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La serie che vale l'abbonamento a Sky, la produzione più intelligente, incisiva, rivelatrice del terzo millennio. La terza stagione carica i suoi colpi con tempi dilatatissimi, quasi estenuanti, funzionali però ad un'esplosione, nell'ultima puntata, davvero memorabile. Non ci sono parole per esprimere la finezza dei dialoghi, dei gesti, delle soluzioni narrative che arrivano a commuoverti, farti sbellicare dalle risate, incupirti, illuminarti in una girandola di emozioni che lascia un segno profondo. Per capire lo stato dell'arte della nostra civiltà occidentale, evidentemente vicinissima al tramonto definitivo, non c'è che seguirne il profilo, in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più imbarazzanti, seguendola lontano dai suoi confini protettivi, difesi con orgoglioso cipiglio: i confini del Nulla. In una foresta, su una spiaggia esotica, tra scimmie e frutti assassini, gli attori di una scena allo sfacelo esibiscono la loro tuonante inconsistenza, convinti di potersi dire i privilegiati, gli eletti da un Destino fin troppo generoso nel fornire loro le esclusive formule della Felicità. Il loro teatrino è però destinato a manifestare tutta la sua boriosa inconsistenza, negando allo spettatore qualsiasi gratificazione finale: vediamo affondare coloro che avremmo voluto difendere e galleggiare i mostri che avremmo voluto bersagliare... Ingiustizia è fatta. Perché altro, purtroppo, non è più dato intravedere, nemmeno alle latitudini dove l'umanità potrebbe ancora dire se stessa in forma non più lieta, ma sicuramente meno contaminata. Non resta quindi che raccontare, con afflitto divertimento, il paradosso di una specie che va a scomparire per propria inadeguatezza, prima ancora dell'intervento di chissà quale angelo sterminatore.
Luis Bunuel è in effetti il nome che viene per primo da accostare a un capolavoro che ne recupera la robusta, implacabile genialità. Una serie sublime.
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