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Succedere a Succession non era cosa semplice, ma Jesse Armstrong, l'autore di una delle serie più potenti di sempre, firma il suo primo lungometraggio con un piglio, una rabbia, un'ironia all'altezza del titolo: con Mountainhead siamo veramente in vetta. Nella prima parte si fa un po' fatica a inseguire la verbosità straripante dei quattro chicchi ricchi ma quando finalmente arriva la sera e tutto rallenta... mamma mia! lì il grottesco va progressivamente a scalare la montagna sino a regalarci un disvelamento, lassù in alto, da far morir dal ridere e di paura. Sì, perché quei quattro emeriti idioti, con il numero dei loro miliardi scritti sul petto, altro non sono che i totem della nostra resa, incondizionata, al Nulla. Finalmente un film politico-esistenziale tanto denso quanto leggero da gustare. Come un frullato al cavolo verde. L'unico rimpianto è che non si tratti di una serie. Alla fine è troppo forte la curiosità nei confronti degli sviluppi futuri di una sceneggiatura tanto coinvolgente. Ma più di un indizio regala la speranza che di Mountainhead non tarderà a deliziarci il sequel. Insomma: vogliamo la succession! Altrimenti sarà rivolta...!
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