Contratto con la Morte |
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Un film di Keith Snyder.
Con Scott Wolf, Gabriel Byrne, Tim Roth, Khandi Alexander, Talia Balsam
Titolo originale Emmett's Mark.
Thriller,
durata 104 min.
- USA 2002.
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Sto morendo, anzi, vivrò.di Piero SurianoFeedback: 6 | altri commenti e recensioni di Piero Suriano |
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venerdì 25 ottobre 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A Philadelphia il giovane detective Emmett Young che lavora nella squadra omicidi ha puntato tutto sul lavoro. Non ha una famiglia, né riesce a staccare la spina quando è a casa. Anche quando indaga preferisce agire da solo, senza aspettare i rinforzi. e quando la collega si offre di aiutarlo, preferisce recuperare la sua macchina. Così, quando l’oncologo gli diagnostica un tumore, in fase terminale, il mondo gli cade addosso. Non riuscendo a sopportare l’idea di affrontare la malattia da solo decide di porre fine alla sua vita. Ma non lo fa suicidandosi, come parrebbe più logico, ma, dopo un incontro fortuito in un locale con un agente governativo, ingaggia, tramite quest’ultimo, un killer professionista, che ponga fine ai suoi tormenti. C’è però una clausola: non saprà mai il giorno, né il modo, né l’esecutore dell’omicidio su commissione. Nel frattempo, ha un’indagine fra le mani da portare a termine, coadiuvato dalla sua protettiva collega. Rapimenti di giovani ragazze. Ma non tutto va come sempre vogliamo. E gli “attacchi di mal di testa” e le” perdite di sangue” non sempre portano a diagnosi esatte. Anzi, ciò che noi desideriamo in un preciso momento della nostra vita, può essere contraddetto da una decisione opposta in seguito. Solo che quando hai contratto un impegno con qualcuno che ha intenzione di svolgere l’incarico fino in fondo è praticamente impossibile tornare sui propri passi. Anche se “uccidere non è facile” per chiunque, incluso il killer professionista, la cui fiducia verso le donne che hanno “un debole per gli animali feriti” e vogliono “solo divertirsi un po’”, gli sarà fatale. È un film che potrebbe non piacere ai fautori dell’eutanasia, data la mutevolezza delle decisioni umane, che quasi mai aspirano ad essere inappellabili. Un buon thriller, con poche scene veramente d’azione, dove però scarseggiano i dialoghi. Nei panni dell’agente governativo, alquanto doppiogiochista, si rivede l’irlandese Gabriel Byrne, diventato famoso in televisione con Cristoforo Colombo e al cinema con I soliti sospetti. Suspense e riflessione su argomenti che possono toccare tutti quanti ne fanno una pellicola consigliabile non solo ai patiti del genere poliziesco.
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