“Barbie” è il primo lungometraggio live-action dopo numerosi film animati al computer e rivolti alla tv.
Dopo un’astuta campagna promozionale, di marketing e commerciale che ha fatto crescere attese, aspettative e una vera e propria Barbie-Mania, ecco finalmente arrivare nelle sale cinematografiche l’ultimo film diretto da Greta Gerwig (“Lady Bird” e “Piccole donne”), basato sull’omonima e famosa linea di fashion doll nata dalla mente di Ruth Hendler e commercializzata dalla Mattel a partire dal 1959.
“Barbie”, sceneggiata con acume e arguzia dalla regista assieme al compagno Noah Baumbach (“Storia di un matrimonio”), è una pellicola ambiziosa in cui l’omaggio alla bambola più iconica di sempre, non solo è forte di un’estetica elegante e di un cuore surrealista intriso di ricche e colte citazioni e riferimenti cinefili, ma diventa anche occasione per ragionare su cosa significhi essere donna oggi, nonché sulle difficoltà e le lotte quotidiane che questo porta con sé.
L’opera non è solo celebrativa, ma è anche un mix di critica (vedi le stoccate a Hollywood, alla Mattel – qui nella figura del CEO interpretato da Will Ferrell, a tutte le umane contraddizioni) e satira sociale (i controversi standard di perfezione e bellezza associati a Barbie), oltre che un cinema che parla di emancipazione femminile direttamente dalle voci sensibili di Margot Robbie e Greta Gerwig.
In questa brillante, eccentrica e fantasiosa pellicola, la bambola più famosa al mondo sperimenta la sua crescita personale, il passaggio da un mondo utopico ad uno reale, e in sostanza la sua evoluzione nel diventareessere umana e essere donna.
La protagonista sperimenta su di sé il valore delle donne e trasmette l'impossibilità della perfezione estetica (e non solo); e soprattutto afferma un forte senso di umanesimo da dover rispettare e portare avanti.
Non può esserci consapevolezza, maturità e rinascita senza (aver provato prima) sofferenza e dolore.
Il film è godibile, divertente ma anche diseguale. Alterna momenti molto riusciti ad altri meno risolti.
I suoi più efficaci punti di forza sono l’ironia, la fotografia color pastello, la scenografia dolcemente in rosa di Barbieland, i costumi, le convincenti interpretazioni di tutto il cast, le ben coreografate sequenze musical tra canzoni e balletti (c'è anche Dua Lipa – sua la hit “Dance the Night”), la colonna sonora composta da Alexandre Desplat, alcune folgoranti idee della coinvolgente sceneggiatura (valga su tutte l’incipit rievocativo del monolite di “2001: Odissea nello spazio”).
Tra i punti di debolezza, un eccessivo peso dato sia all’aspetto “sovversivo” verso ciò che ha da sempre raffigurato e rappresentato la bambola in plastica Barbie (l’ideale di corpo femminile irrealizzabile dal comportamento consumista e anarco-capitalista), sia nei riguardi di una specifica ambizione didascalica che, se potrebbero funzionare ad affermare l’intento educativo della pellicola, dall’altra frenano parecchio la fluidità narrativa, una maggiore inventiva in essa profusa, e in definitiva la carica empatica/emozionale.
Malgrado questo non equilibrio di fondo e malgrado una mescolanza di generi, toni e registri poco coesi tra loro, la pellicola è stratificata e, andando oltre le superficiali apparenze, nasconde molto di più di quel che mostra e che si potrebbe ricavare da una sua prima lettura.
Apprezzabile sono in tal senso i concetti di esistenzialismo e individualismo che in un qualche modo sono stati argomentati e trattati negli intrecci di vicende e personaggi: sia Barbie sia Ken intraprendono percorsi simili che li porterà alla consapevolezza di se stessi, dopo essersi avventurati nel mondo reale e aver scoperto che si tratta di una società patriarcale repressiva e divergente dall'utopia matriarcale di Barbieland; un mondo reale in netto contrasto con l’autonomia di pensiero di una persona, con il rispetto dell’altro nelle sue differenze da noi, e con l’idea di ciò che ci rende umani.
Il pensarti dunque come un individuo autodeterminante ti fa mettere in discussione norme e aspettative condizionanti della società.
Inoltre, sceneggiatura, stile di regia e messinscena si muovono in modo funzionale anche al principale discorso ideologico che è alla base dell’intera opera (quell’essere semplicemente se stessi che è già abbastanza; oppure quel fatto che ogni ragazza è libera di trasformare la propria fashion doll Barbie in qualcosa di alternativo all’icona bionda ed elegante progettata originariamente dalla Mattel), però ciò malgrado lungo tutto il percorso, in precario equilibrio tra fedeltà e ribellione aziendale, rimangono un po’ troppo prigionieri di questi validi “messaggi” e della propria natura intellettuale, lasciando un po’ disordinate e disorganiche le modalità con le quali si sono affrontate le tematiche accennate, oltre che un po’ lacunosi e incompleti i loro approfondimenti (soprattutto nell'atto centrale e nell'epilogo).
Al netto di ciò, al netto di rinunce e limiti (generati anche dalla voglia di parlare a tutti e a tutte, ad ogni generazione), il film resta un intrattenimento divertente, intelligente e umanistico che si può apprezzare sia nella sua dimensione visiva-sonora, molto curata e raffinata, sia in quella più socialmente/esistenzialmente “educativa”…
Voto: 6 / 7 su 10.
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quintiliano
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giovedì 3 agosto 2023
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si può dire molto di più copn molto meno
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Condivido buona parte sul senso del contentuto di questa critica, ma all''esposizione manca il cuore dell''autore e il dono della sintesi. Mi è risultata prolissa, appiccicaticcia e a tratti autoapplaudente. La conclusione poi é Donabbondiana. In sintesi: Un falò di illuminanti spunti lontano lontano.
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(di montefalcone antonio)
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montefalcone antonio
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sabato 5 agosto 2023
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Quintiliano ho letto il suo commento. Se il contenuto si riferiva alla mia recensione e non al film in questione, le rispondo che si, il mio testo poteva essere migliorato e ulteriormente ridotto (anche se alcuni passaggi fondamentali avrei voluto approfondirli di più e, di solito, non sono così sprovvisto del dono della sintesi...) però non mi è sembrato poi così inutilmente lungo. Ho letto recensioni, sia in questo sito web sia in altri, molto più lunghe o prolisse come dice lei, di questa mia e, spesso, neanche tanto stimolanti. Il fatto è che l''ho scritta a caldo e, cercando di non dimenticare tutti gli aspetti più rilevanti che volevo comunicare, forse sarà risultata un po'' lunghetta e assemblata.
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Quintiliano ho letto il suo commento. Se il contenuto si riferiva alla mia recensione e non al film in questione, le rispondo che si, il mio testo poteva essere migliorato e ulteriormente ridotto (anche se alcuni passaggi fondamentali avrei voluto approfondirli di più e, di solito, non sono così sprovvisto del dono della sintesi...) però non mi è sembrato poi così inutilmente lungo. Ho letto recensioni, sia in questo sito web sia in altri, molto più lunghe o prolisse come dice lei, di questa mia e, spesso, neanche tanto stimolanti. Il fatto è che l''ho scritta a caldo e, cercando di non dimenticare tutti gli aspetti più rilevanti che volevo comunicare, forse sarà risultata un po'' lunghetta e assemblata. Ognuno ha il suo modo di ''giudicare'', analizzare e valutare un film; io cerco sempre di farlo nel totale rispetto dell''opera visionata (anche la meno riuscita) in modo onesto ed equilibrato, mirando al suo linguaggio, alla sua essenza ed evidenziando sia i lati positivi sia quelli negativi. Se questo essere il più imparziali e ''oggettivi'' possibili nell''analisi e nel giudizio critico, può scavalcare il pathos o essere scambiato per mancanza di cuore dell''autore, pazienza. Non si può piacere a tutti ed è inutile discutere sui diversi gusti che ognuno può avere. Per quanto riguarda la mia conclusione, mi sono voluto rivolgere a chi stronca troppo facilmente questa pellicola. Il mio era un invito a "salvare" comunque quest''opera, sia considerando quantomeno i suoi lati più riusciti, sia perché in giro ci sono film peggiori, e sia perché avrà pure i suoi limiti e difetti, però onestamente non sono poi così spregevoli. O perlomeno personalmente non mi hanno pesato più di tanto su tutto il resto. Un saluto. P. S. : Sarei curioso di leggere i suoi giudizi e opinioni anche riguardo al film e non soltanto verso le recensioni presenti in questo forum...
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samanta
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mercoledì 27 settembre 2023
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un buon marketing
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Troppe parole per un''operazione riuscita di marketing con cui la casa produttrice della bambola ha voluto rimediare ai conti in declino. Ottimi gli attori e i colori, ma resta un film molto superficiale che non merita un''interpretazione filosofica. Tra 20 anni i critici cinematografici chiederanno "Barbie chi?".
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montefalcone antonio
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mercoledì 4 ottobre 2023
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Gentile Samanta, ho letto questo suo commento e anche la sua recensione sul film "Barbie", e, posso dirle, che almeno sull''''abilità/furbizia che hanno avuto finanziatori (con l''''ottima strategia di marketing) e realizzatori (in fondo è una pellicola attraente da un punto di vista scenico/visivo/sonoro, dai costumi alla scenografia e coreografie musicali, ma anche bravura degli attori, giusta eguaglianza nella dignità tra uomini e donne, ecc) mi trova d''''accordissimo. Sulla trama: pur concordando con lei e con chi la vede esile e inconsistente, ho cercato di apprezzarne almeno alcune brillanti idee e alcuni spunti interessanti che offre a livello narrativo e tematico in riferimento a contenuti di tipo sociale e umanistico (adoro fare analisi e interpretazioni, talvolta anche andando al di là dell''''effettiva o più immediata lettura che può offrire un film).
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Gentile Samanta, ho letto questo suo commento e anche la sua recensione sul film "Barbie", e, posso dirle, che almeno sull''''abilità/furbizia che hanno avuto finanziatori (con l''''ottima strategia di marketing) e realizzatori (in fondo è una pellicola attraente da un punto di vista scenico/visivo/sonoro, dai costumi alla scenografia e coreografie musicali, ma anche bravura degli attori, giusta eguaglianza nella dignità tra uomini e donne, ecc) mi trova d''''accordissimo. Sulla trama: pur concordando con lei e con chi la vede esile e inconsistente, ho cercato di apprezzarne almeno alcune brillanti idee e alcuni spunti interessanti che offre a livello narrativo e tematico in riferimento a contenuti di tipo sociale e umanistico (adoro fare analisi e interpretazioni, talvolta anche andando al di là dell''''effettiva o più immediata lettura che può offrire un film). Io ho solo suggerito le tematiche, i concetti e gli argomenti che il film (più o meno volontariamente) ha proposto, sfiorato, toccato e discutibilmente trattato (molti di questi contenuti in fase di sceneggiatura non sono stati approfonditi a dovere e l''''ho scritto pure io nella mia recensione), che ho ritenuto utili citare non solo ai fini della comprensione del senso generale dell''''opera, ma anche per alcune riflessioni che potrebbero suscitare e stimolare nella mente dello spettatore dopo (e oltre) la visione del film stesso. Non sono così miope da non rendermi conto che non è come un film di Bergman, e che non è un capolavoro della storia del cinema, ci mancherebbe altro; e, infatti, la mia valutazione finale si è assestata sulla sufficienza e solo per i motivi che ho (fin troppo...) esposto nella mia recensione e che non ripeto per non tediarla; ma almeno su un piano soggettivo il film non mi è dispiaciuto e anche su un piano oggettivo non l''''ho trovato poi così disprezzabile. Poi ognuno ha il suo legittimo metro di giudizio e di gradimento da rispettare, e io li rispetto tutti. Grazie Samanta per questa sua condivisione. Un saluto e alle prossime.
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