siper
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mercoledì 13 ottobre 2010
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così anche il calcio può essere romantico
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“Il maledetto United” narra le vicende calcistiche di Brian Clough (Michael Sheen) , uno dei più grandi allenatori che il calcio inglese abbia mai visto. La carriera di Clough è legata indissolubilmente al suo assistente Peter Taylor (Timothy Spall) assieme al quale conduce il piccolo club del Derby County dalla seconda divisione ai vertici della Premier League, dove duella con gli odiatissimi rivali del Leeds United, la squadra più forte d’Inghilterra nei primi anni ’70, allenata da Don Revie (Colm Meaney). Quest’ultimo è letteralmente odiato da Brian Clough per non avergli stretto la mano al termine di un Derby County - Leeds United. Quando Revie viene chiamato ad allenare la nazionale inglese, Clough diventa il nuovo manager del Leeds United, deludendo con questa scelta il romantico assistente Taylor che si rifiuta di seguirlo nell’avventura al Leeds.
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“Il maledetto United” narra le vicende calcistiche di Brian Clough (Michael Sheen) , uno dei più grandi allenatori che il calcio inglese abbia mai visto. La carriera di Clough è legata indissolubilmente al suo assistente Peter Taylor (Timothy Spall) assieme al quale conduce il piccolo club del Derby County dalla seconda divisione ai vertici della Premier League, dove duella con gli odiatissimi rivali del Leeds United, la squadra più forte d’Inghilterra nei primi anni ’70, allenata da Don Revie (Colm Meaney). Quest’ultimo è letteralmente odiato da Brian Clough per non avergli stretto la mano al termine di un Derby County - Leeds United. Quando Revie viene chiamato ad allenare la nazionale inglese, Clough diventa il nuovo manager del Leeds United, deludendo con questa scelta il romantico assistente Taylor che si rifiuta di seguirlo nell’avventura al Leeds. I risultati per Brian Clough saranno disastrosi.
Il film, per la regia di Tom Hooper, è un tuffo nel meraviglioso calcio inglese degli anni ’70, un calcio fatto di passione, romanticismo più che di soldi. La storia si può definire (fatto insolito per un film calcistico) romantica poiché evidenzia le differenze tra il calcio di quegli anni e il calcio moderno divenuto tristemente un business. Romantico è anche il legame tra i due personaggi principali, un legame che quando viene spezzato crea danni irreparabili. Da un punto di vista squisitamente tecnico, il film è ben fatto. Molto gradevole la scelta di un ping-pong cronologico (che comunque non crea confusione nello spettatore) tra i tempi del Derby e quelli del Leeds. Unico neo è quello di un finale un po’ troppo frettoloso e superficiale, meritava, infatti, un maggiore spazio l’esperienza di Clough al Nottingham Forest che lo rese una leggenda del calcio di sua maestà. Ovvio che il film tratta un argomento troppo specifico per interessare un pubblico vasto, ma nella sua specificità esso è comunque molto apprezzabile. E’ infatti uno dei migliori film calcistici in circolazione. Per queste ragioni avrebbe meritato, forse, un maggiore spazio e maggiore visibilità nella distribuzione e nelle sale italiane, le quali troppo spesso non scommettono su prodotti ben fatti ma difficilmente commerciabili come questo, per puntare su pellicole più popolari
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ilpredicatore
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sabato 11 settembre 2010
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un gioiello oscurato dalla distribuzione
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Sorprende questo piccolo gioiello inglese da noi passato inosservato, ineluttabile segno della distrazione di certa distribuzione nostrana. Non c'è dubbio ormai, siamo nell'era della decadenza della distribuzione italiana, dove passano nelle sale solo blockbuster spesso inguardabili e vengono emarginati direttamente all'uscita in dvd film come questo. E' già capitato, tanto per restare nel tema, a We Are The Marshall, altro dramma sportivo interpretato da star del calibro di Matthew Fox e Matthew McConaughey. Il Maledetto United è una coinvolgente storia vera su Brian Coulgh, allenatore in ordine cronologico del Derby County, che ha riportato dalla seconda divisione alla vittoria della prima, e poi del Leeds, il nemico giurato, dove la sua permanenza durò solo quarantaquattro giorni.
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Sorprende questo piccolo gioiello inglese da noi passato inosservato, ineluttabile segno della distrazione di certa distribuzione nostrana. Non c'è dubbio ormai, siamo nell'era della decadenza della distribuzione italiana, dove passano nelle sale solo blockbuster spesso inguardabili e vengono emarginati direttamente all'uscita in dvd film come questo. E' già capitato, tanto per restare nel tema, a We Are The Marshall, altro dramma sportivo interpretato da star del calibro di Matthew Fox e Matthew McConaughey. Il Maledetto United è una coinvolgente storia vera su Brian Coulgh, allenatore in ordine cronologico del Derby County, che ha riportato dalla seconda divisione alla vittoria della prima, e poi del Leeds, il nemico giurato, dove la sua permanenza durò solo quarantaquattro giorni. La sceneggiatura è ben scritta e calibrata, flashback e presente sono amalgamati alla grande, raccontando le gesta del tecnico fino a portarci dritti dritti a un epilogo intimo e realista. Tutto si riduce all'orgoglio ferito dell'allenatore, che vede in questo Leeds campione e imbattibile ma scorretto e sleale e in special modo nel suo allenatore non solo un nemico, ma una vera ossessione scaturita dal primo match nel quale non sarà la sconfitta a bruciargli, quanto il trattamento da inferiore che il tecnico avversario gli riserverà. Pieno di ambizioni, orgoglioso fino ad autoesaltarsi, un novello Muhammad Ali inglese, che parla alle telecamere senza peli sulla lingua sparando a zero su chiunque, Brian Coulgh, attraverso successi e fallimenti, scopre limiti e dure consapevolezze. Sincera storia di uomini, rivalità, sfide e principi, ma anche di amicizia, quella tra il tecnico e il suo allenatore in seconda, Peter Taylor. Buoni ritmo e fotografia per questo biopic diretto da Tom Hopper, che si appoggia completamente sull'interpretazione degli attori, dando al film uno stile all british, dalle atmosfere alle ambientazioni, un'unica critica forse potrebbe essere la sintesi un po' troppo eccessiva, sebbene non sfiguri. Inutile sottolineare la bravura del sempre più interessante Michael Sheen (The Queen, Frost/Nixon) nei panni dell'allenatore, ma ottimi anche gli altri, Timothy Spall, Colm Meaney (incredibilmente assomigliante al personaggio reale) e Jim Broadbent. Una parola di encomio anche per il doppiaggio italiano ben fatto (ma la lingua originale rimane insuperabile). A chi piacessero film sportivi come il crepuscolare Ultimo Minuto (col quale il film di Hopper ha tantissime affinità), Il Sapore della vittoria, Ogni Maledetta Domenica e biopic come Ali e Best, Il Maledetto United è assolutamente consigliato. Non perdete questo tonificante film inglese che avrebbe meritato da noi più attenzione, dato inoltre il tema (il calcio) che dovrebbe rientrare nelle nostre corde.
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cristianmayers
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sabato 6 novembre 2010
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alla scoperta del calcio perduto.
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Il maledetto United è un piccolo capolavoro del cinema inglese che racconta la biografia del più forte allenatore inglese di tutti i tempi Bryan Clough. Questo film tocca il cuore per i sentimenti e i valori che sa proporre e di certo è un bel film da far vedere soprattutto ai giovani calciatori e ai ragazzi che devono fare dello sport e del calcio la loro vita. Il maledetto United è anche la dimostrazione di come tutti nella vita meritano una seconda chance e che tutti gli uomini possono sbagliare. Ne è la prova Bryan Clough che dopo aver toccato il fondo con l' esonero di Leeds ha riscoperto i valori della vita e abbandonato l' ambizione, la boria e l' avidità raggiungendo la vittoria di due champions league consecutive con la squadra provinciale del Nottingham Forest, un risultato che rimarrà nella storia del calcio mondiale.
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ilsagace
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martedì 7 giugno 2011
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un biopic calcistico in salsa inglese
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E' la storia di Brian Clough, prima giocatore poi allenatore divenuto una leggenda calcistica in Gran Bretagna. Il film ripercorre la prima parte della sua carriera; dagli esordi come tecnico del modesto Derby County alla rivalità con il Leeds United e con il suo allenatore storico Don Revie. La trama si sviluppa grazie alla sapiente alternanza tra flashback e presente, con un sorta di analessi in coda.
Tom Hooper legittima la sua affermazione nella cinematografia mondiale come regista emergente con scelte tecniche notevoli: mai banali le inquadrature, non eccezionali ma efficaci le musiche, fotografia quasi "acquatica" e molto pulita (analoga a quella del pluripremiato "Il discorso del re").
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E' la storia di Brian Clough, prima giocatore poi allenatore divenuto una leggenda calcistica in Gran Bretagna. Il film ripercorre la prima parte della sua carriera; dagli esordi come tecnico del modesto Derby County alla rivalità con il Leeds United e con il suo allenatore storico Don Revie. La trama si sviluppa grazie alla sapiente alternanza tra flashback e presente, con un sorta di analessi in coda.
Tom Hooper legittima la sua affermazione nella cinematografia mondiale come regista emergente con scelte tecniche notevoli: mai banali le inquadrature, non eccezionali ma efficaci le musiche, fotografia quasi "acquatica" e molto pulita (analoga a quella del pluripremiato "Il discorso del re"). Prove recitative più che discrete degli interpreti principali, a cominciare dall'ottimo Michael Sheen nei panni del manager-showman dai tratti "mourinhani". Consigliato anche a chi lo sport al cinema non entusiasma.
Voto: 7
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buluspi
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domenica 13 novembre 2011
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un nuovo ed innovativo film sul calcio
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Di film sul calcio ce ne sono e ce ne saranno sempre tanti ma per una volta The damned United ci consente di guardare al football da un diverso punto di vista: dagli uffici delle società, dagli occhi dei dirigenti, dai campi di allenamento. Poco spettacolo dunque ma tante pillole sul mondo del calcio e sulle sue dinamiche logistiche e dirigenziali. Tutto questo attraverso lo studio introspettivo e contemplativo di un personaggio moderno: Brian Clough, interpretato da uno straordinario Michael Sheen. Un uomo tutto orgoglio ed ambizione che, dapprima, si rovina con le sue stesse mani ed a causa dei suoi difetti e, poi, si redime, impara dai suoi errori e diviene il manager, a tutt' oggi, migliore della storia del calcio inglese.
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Di film sul calcio ce ne sono e ce ne saranno sempre tanti ma per una volta The damned United ci consente di guardare al football da un diverso punto di vista: dagli uffici delle società, dagli occhi dei dirigenti, dai campi di allenamento. Poco spettacolo dunque ma tante pillole sul mondo del calcio e sulle sue dinamiche logistiche e dirigenziali. Tutto questo attraverso lo studio introspettivo e contemplativo di un personaggio moderno: Brian Clough, interpretato da uno straordinario Michael Sheen. Un uomo tutto orgoglio ed ambizione che, dapprima, si rovina con le sue stesse mani ed a causa dei suoi difetti e, poi, si redime, impara dai suoi errori e diviene il manager, a tutt' oggi, migliore della storia del calcio inglese. Un grande insegnamento ed uno splendido messaggio che ci viene da una storia vera. Una crescita umana che passa attraverso una splendida amicizia professionele. Insomma per una volta non è l' amore a nobilitare l' uomo ma l' affetto tra compagni e colleghi. Infine, ma chissà perchè, per quanto si possa non aver vissuto quel periodo, i film ambientati negli anni '70, con tanto di capelli alla Beatles ed automobili rimaste leggendarie, hanno sempre il loro "damned" fascino!
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dissonato
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martedì 6 marzo 2012
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un film al di là del mondo del calcio
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A certi film si affaccia l'appassionato, lo sportivo. In questo caso è diverso. Il fondo della vicenda umana tra Clough e il suo vice è un insegnamento di vita per chiunque. Tecnicamente il film si sviluppa bene in maniera originale andando avanti e indietro sulla timeline della storia.
La tipologia di film sarà molto gradita a chi ama il movie "all'inglese", un bel po' più grigio di quello americano, meno pomposo in genere.
Di grande carattere emotivo alcune scene come quella dell'allenatore ignaro del risultato chiuso nel suo spogliatoio e l'ombra dei tifosi che traspare dal finestrone a dettare gli eventi dell'incontro, senza pero' avere idea di quanti gol abbia segnato l'avversario.
Un cast non formato da attoroni di grido, ma nonostante tutto, di ottima levatura e recitazione.
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A certi film si affaccia l'appassionato, lo sportivo. In questo caso è diverso. Il fondo della vicenda umana tra Clough e il suo vice è un insegnamento di vita per chiunque. Tecnicamente il film si sviluppa bene in maniera originale andando avanti e indietro sulla timeline della storia.
La tipologia di film sarà molto gradita a chi ama il movie "all'inglese", un bel po' più grigio di quello americano, meno pomposo in genere.
Di grande carattere emotivo alcune scene come quella dell'allenatore ignaro del risultato chiuso nel suo spogliatoio e l'ombra dei tifosi che traspare dal finestrone a dettare gli eventi dell'incontro, senza pero' avere idea di quanti gol abbia segnato l'avversario.
Un cast non formato da attoroni di grido, ma nonostante tutto, di ottima levatura e recitazione.
Unica pecca la sensazione di essere "breve", che io ho personalmente vissuto come lato negativo, ma probabilmente potrebbe essere il frutto di una buona scioglievolezza degli eventi che ha portato i 97 minuti di film a scorrere lisci e in fretta.
CONSIGLIATO
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shiningeyes
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domenica 12 gennaio 2014
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gran bel film calcistico!
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A parte “Fuga per la vittoria", non ci sono mai stati veri esempi di bei film sul calcio, e il capolavoro di John Huston ci rientra anche a fatica nel genere. Se però andiamo a vedere “Il Maledetto United”, possiamo dire che questo film entra nella categoria dei pochi football movies che valgono la pena di essere visti. La storia racconta del chiacchierone e arrogante allenatore inglese Brian Clough, che dopo aver fatto fortuna col piccolo Derby County, è assunto dal Leeds United, allenata prima dal tecnico Don Revie, suo odiato rivale. Clough si troverà in una pesante realtà fatta da giocatori primedonne che sono ancora affezionati al loro storico coach e che ostacolano il lavoro di Clough.
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A parte “Fuga per la vittoria", non ci sono mai stati veri esempi di bei film sul calcio, e il capolavoro di John Huston ci rientra anche a fatica nel genere. Se però andiamo a vedere “Il Maledetto United”, possiamo dire che questo film entra nella categoria dei pochi football movies che valgono la pena di essere visti. La storia racconta del chiacchierone e arrogante allenatore inglese Brian Clough, che dopo aver fatto fortuna col piccolo Derby County, è assunto dal Leeds United, allenata prima dal tecnico Don Revie, suo odiato rivale. Clough si troverà in una pesante realtà fatta da giocatori primedonne che sono ancora affezionati al loro storico coach e che ostacolano il lavoro di Clough. Innanzitutto, si coglie pienamente lo spirito del calcio inglese, fatto di contrasti duri e gioco maschio nelle partite e di piccole realtà cittadine con stadi fatiscenti ma con un pubblico sempre in prima posizione per difendere e tifare la loro squadra; viene colta benissimo, tra l’altro, la forte differenziazione tra il vecchio e nuovo metodo calcistico, che stava venendo a galla negli anni 70, in cui si vuole favorire il bel gioco a dispetto di quello robusto e tattico. Più di tutto viene ripreso il lato personale di Brian Clough, ambiziosissimo allenatore che ha però l’incubo del fallimento e si nutre fin troppo per l’odio nei confronti del Leeds e del suo allenatore, che comunque non riesce a esprimere tutte le sue potenzialità senza il fido braccio destro Pete Taylor. Tale aspetto è reso benissimo soprattutto dalla grande prova recitativa di Michael Sheen, che è affiancato (come lo era veramente il vero Clough) da un validissimo Timothy Spall. La sceneggiatura, presa dall’omonimo romanzo, è ben trattata dal bravissimo Peter Morgan, e risulta scorrevolissima grazie anche all’alternato impianto narrativo che si divide tra il Clough affermato al Leeds a quello sconosciuto dei tempi del Derby. Finiamo col menzionare una perfetta regia di Tom Hooper, che a di lì a poco girerà il suo capolavoro “Il discorso del Re” e che già farà intravedere le sue potenzialità. Difficile dirlo, ma potrebbe trattarsi del miglior film sul calcio mai fatto, per ora.
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andrejuve
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lunedì 28 dicembre 2015
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quando l'ammirazione si trasforma in rivalità
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“Il giovane favoloso” è un film del 2014 diretto da Mario Martone. Giacomo Leopardi è un giovane ragazzo di Recanate appartenente ad una famiglia benestante. Giacomo vive in una lussuosa casa in questo paesino delle Marche assieme al fratello Carlo, alla sorella Paolina, alla madre e al padre Monaldo, il quale nutre nei confronti del figlio una grandissima ammirazione che tende addirittura ad un’idolatrazione. Questo perché Giacomo è dotato di una mente brillante che riesce ad esprimersi al meglio attraverso la sua vena poetica. Lo zio di Giacomo, il quale lavora all’interno del mondo ecclesiastico di Roma, spera in una carriera che sfoci nell’investitura di cardinale, mentre il padre vede per il figlio un futuro come filologo.
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“Il giovane favoloso” è un film del 2014 diretto da Mario Martone. Giacomo Leopardi è un giovane ragazzo di Recanate appartenente ad una famiglia benestante. Giacomo vive in una lussuosa casa in questo paesino delle Marche assieme al fratello Carlo, alla sorella Paolina, alla madre e al padre Monaldo, il quale nutre nei confronti del figlio una grandissima ammirazione che tende addirittura ad un’idolatrazione. Questo perché Giacomo è dotato di una mente brillante che riesce ad esprimersi al meglio attraverso la sua vena poetica. Lo zio di Giacomo, il quale lavora all’interno del mondo ecclesiastico di Roma, spera in una carriera che sfoci nell’investitura di cardinale, mentre il padre vede per il figlio un futuro come filologo. Giacomo, oltre ai gravi problemi fisici legati ad una malformazione delle ossa e a forti bruciori agli occhi che ne condizionano la vista, soffre questa situazione che lo condiziona psicologicamente e lo porta ad un perenne stato di depressione e tristezza causato anche dall’incessante e irrefrenabile studio che l’ha sempre accompagnato nel corso dell’esistenza. L’ambiente di Recanati è troppo stretto per Giacomo e non riesce più a sopportare le convenzioni, le restrizioni e la staticità delle idee del padre e, dopo l’incontro col letterato Pietro Giordani avvenuto a seguito di un’intensa corrispondenza epistolare, decide di partire per Firenze nonostante le forti opposizioni del padre. Giacomo infatti vuole scoprire il mondo a lui circostante nella speranza di un futuro per lui più roseo e ricco di scoperte. A Firenze abita assieme al suo grande amico Antonio Ranieri, di origine napoletana, il quale instaurerà un rapporto sentimentale con la borghese Fanny Targioni Tozzetti della quale Giacomo è innamorato ma, suo malgrado, l’amore non viene corrisposto e il protagonista ne soffrirà parecchio. Leopardi acquisisce una fama sempre maggiore grazie alle sue poesie inizialmente osannate ma che col tempo sono diventate oggetto di critica perché, a detta di alcuni, sono monotematiche e sempre incentrate sulla malinconia. Dopo qualche anno, a seguito dell’insistenza di Ranieri, Giacomo accetta di trasferirsi a Napoli. Nella città campana Giacomo sembra apparentemente aver trovato degli sprazzi di felicità, ma purtroppo non sarà realmente cosi. Nel frattempo i problemi fisici lo rendono sempre più gobbo e gli provocano evidenti difficoltà nei movimenti. Il regista attraverso questa pellicola focalizza brillantemente l’attenzione sulla figura di Giacomo Leopardi soprattutto dal punto di vista psicologico, riuscendo a fornire una dettagliata analisi di uno dei migliori poeti della storia italiana. Leopardi sin da piccolo è stato indirizzato dal padre ad una vita incentrata sullo studio e sull’apprendimento quasi maniacale che ha contribuito al suo sviluppo intellettivo e alla sua capacità di comporre versi poetici. Leopardi è sempre stato pervaso da un forte pessimismo e da un senso di insoddisfazione totale che, se inizialmente sembrava essere esclusivamente frutto dell’insofferenza e delle restrizioni imposte dal padre, successivamente si è rivelato essere conseguenza di una generale repulsione nei confronti dell’umanità e della natura. Sicuramente la salute precaria ha contribuito a maturare questi sentimenti di avversità ma, accanto a ciò, ha avuto un peso enorme l’incapacità del protagonista di relazionarsi con le altre persone e di socializzare. Leopardi è sempre stato ancorato ai ricordi di un passato corrispondente agli anni della giovinezza caratterizzati dalla spensieratezza e dalla voglia irrefrenabile di vivere e di gioire quotidianamente. Col passare del tempo ha preso il sopravvento il mal di vivere e con esso anche la timidezza, l’inquietudine e il tormento interiore. Sicuramente la forte sensibilità di Leopardi ha causato in lui una rassegnazione nei confronti di una società egoista e spesso disinteressata a tutto quello che le accade attorno. Questo disagio è giustificabile ma è necessario reagire e a mio avviso il Leopardi descritto nel film è un ragazzo che, nonostante nutra la volontà di reagire, in concreto non attua alcun cambiamento. Di conseguenza non ha saputo godere a pieno dei piaceri della vita e non è riuscito ad apprezzare pienamente coloro che gli sono stati accanto a partire dal padre, col quale si era instaurato un rapporto controverso di amore e odio, sino ad arrivare ad Antonio Ranieri. Leopardi aveva bisogno di amore a qualsiasi livello però il suo atteggiamento lo ha portato ad una sorta di distacco con la realtà. Anche l’incapacità di avere contatti col mondo femminile non ha contribuito ad un miglioramento della sua situazione esistenziale. Ma nonostante questo le persone che lo hanno accompagnato nella vita hanno sempre nutrito nei suoi confronti un sentimento di ammirazione e hanno dato dimostrazione di tutto il bene che hanno provato per lui. La poesia ha rappresentato l’unico mezzo per esternare tutte le sensazioni negative, anche quelle più difficili da esprimere. Leopardi è stato un genio spesso incompreso a causa della sua intelligenza superiore e dell’incredibile capacità di analizzare la realtà esterna ma, allo stesso tempo, è stato lui stesso l’artefice dell’inesorabile declino per via del suo atteggiamento di accettazione nei confronti della condizione in cui versava. Un bel film reso tale grazie alla capacità del regista Martone di trasmettere allo spettatore quella costante sensazione di sofferenza e insoddisfazione che pervadono il protagonista, riuscendo ad immedesimarsi in lui. Eccezionale e di alto livello la prova di Elio Germano nella parte di Leopardi, in quanto riesce ad interpretare un ruolo a dir poco complesso a causa delle variegate sfaccettature all’interno della mente di un personaggio tanto geniale quanto psicologicamente instabile. Un film da vedere.
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