dodo
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mercoledì 6 febbraio 2008
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comunicare è possibile
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La poesia che ti avvolge come un morbido telo, quando esci dall’acqua e la brezza ti ricorda che sei vivo, ovvero per asciugare le lacrime che sgorgano quando la tua anima si fa gonfia di emozioni, che non ce la fa più a trattenerle: ecco che cosa ho provato guardando questo meraviglioso film. Colpisce la difficoltà di comunicare. La bambina che altri non è se non la protagonista (Batya) proiettata nel suo mondo infantile ancora irrisolto, non parla mai. Le cose non vanno certo meglio con la madre che le parla in segretria telefonica. La badante filippina ha notevoli problemi con la lingua locale. La coppia di novelli sposi fanno fatica a dirsi ciò che pensano veramente, e il gesso alla gamba simboleggia questa immobilità.
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La poesia che ti avvolge come un morbido telo, quando esci dall’acqua e la brezza ti ricorda che sei vivo, ovvero per asciugare le lacrime che sgorgano quando la tua anima si fa gonfia di emozioni, che non ce la fa più a trattenerle: ecco che cosa ho provato guardando questo meraviglioso film. Colpisce la difficoltà di comunicare. La bambina che altri non è se non la protagonista (Batya) proiettata nel suo mondo infantile ancora irrisolto, non parla mai. Le cose non vanno certo meglio con la madre che le parla in segretria telefonica. La badante filippina ha notevoli problemi con la lingua locale. La coppia di novelli sposi fanno fatica a dirsi ciò che pensano veramente, e il gesso alla gamba simboleggia questa immobilità. Ma poi Batya ha un incidente (guarda caso inseguendo i suoi sogni di bambina-enorme salvagente che rotola per la strada- e perchè la madre ha disdetto l’appuntamento ma in segreteria telefonica), e aiutata dalla filippina, in un sottile gioco di attenzioni, in cui solo i più sensibili sono davvero in grado di aiutare l’altro seppure sconosciuto, finalmente va a trovare la ragazza fotografa. Grazie alla sua amicizia, e al potere della fotografia, in grado di fissare e metabolizzare i ricordi, Batya ritrova la bambina: a questo punto l’accompagna nel mare, quel mare ricco di meduse da dove qualche giorno prima era miracolosamente apparsa, quel mare che ha invaso anche la sua casa mandando alla deriva telefono e segreteria, quel mare che piovendo dal cielo la sorprende, rendendo vano quel soffocante desiderio materno di proteggerla da tutto e da tutti (straordinaria l’immagine del manifesto della madre con le mani giunte sopra la figlia inebriata da quella pioggia purificatrice). E la tentazione di rimanere negli abissi dell’inconscio rinunciando a vivere, viene meno grazie all’amica che la salva e le regala la vita, sottoforma di gelataio che simboleggia dunque, nell’esaudire il suo eterno desiderio, il definitivo passaggio alla maturità. Nel caso degli sposi sembra che l’elemento decisivo per il superamento delle incomprensioni sia l’incontro con la scrittrice. Lei tira fuori i loro problemi latenti, e poi la sua morte scuote i loro cuori e un drammatico gioco di incomprensioni (la poesia, il messaggio dove viene annunciato il suicidio) spinge la sposa ad affrontare un’epica prova d’amore: scendere le scale anitincendio (atipico luogo di passaggio in un albergo di lusso, ma è proprio quello il luogo dove lo sposo approfondisce la conoscenza della scrittrice!) nonostante il gesso, per correre in aiuto del suo sposo, che per altro passeggiava in riva al mare (e dove se non al limitare del proprio inconscio, interrogandosi più o meno consapevolmente sui suoi sentimenti?).
Infine la storia della badante: nel complesso mondo della parola e della cultura a volte non si trova la chiave per comunicare, per toccarsi. Laddove fallisce il meritevole tentativo di mettersi in discussione invitando la propria madre a uno spettacolo teatrale, sortisce tutt’altro risultato una gentilezza, la semplice e ingenua sensibilità per cogliere i bisogni dell’altro. Così la madre dell’attrice, che intuisce quale potesse essere il regalo che la badante voleva fare a suo figlio. E la rabbia di quest’ultima che non trova più al negozio quell’unico regalo, che amplifica in maniera assordante la rabbia della figlia che si sente incompresa e non amata dalla madre, trova sfogo in quell’abbraccio liberatore, come a dire che comunicare è possibile.
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cineromanzo
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giovedì 22 novembre 2007
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una favola leggera, comica e commovente
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Frammenti di umanità che si intrecciano come una favola, leggera, comica, impalpabile che scivola via che è un piacere, con lo sfondo di Tel Aviv. Meduse scivola come l'acqua, che la fa da padrona nella pioggia, nel mare, nei manifesti, nelle pubblicità e anche dentro casa, quando non esce dal rubinetto ma ti gocciola dal soffitto e alla fine ti trasforma l'appartamento in una piscina.
I personaggi sono tutti tratteggiati, parlano poco – la Bambina mai, una volta sola strilla, quando si cerca di toglierle il salvagente – ma le quattro parole che dicono ci dicono tutto di loro, ce li fanno rimanere impressi come fotografie indelebili: la cameriera, la coppia di sposi, la madre e il padre della cameriera, la bulimica, la poetessa, l'attrice e sua madre, la badante filippina, il poliziotto, il venditore di gelati (si vede solo due volte, ma bastano per fissarlo) e, naturalmente, la splendida bambina-col-salvagente.
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Frammenti di umanità che si intrecciano come una favola, leggera, comica, impalpabile che scivola via che è un piacere, con lo sfondo di Tel Aviv. Meduse scivola come l'acqua, che la fa da padrona nella pioggia, nel mare, nei manifesti, nelle pubblicità e anche dentro casa, quando non esce dal rubinetto ma ti gocciola dal soffitto e alla fine ti trasforma l'appartamento in una piscina.
I personaggi sono tutti tratteggiati, parlano poco – la Bambina mai, una volta sola strilla, quando si cerca di toglierle il salvagente – ma le quattro parole che dicono ci dicono tutto di loro, ce li fanno rimanere impressi come fotografie indelebili: la cameriera, la coppia di sposi, la madre e il padre della cameriera, la bulimica, la poetessa, l'attrice e sua madre, la badante filippina, il poliziotto, il venditore di gelati (si vede solo due volte, ma bastano per fissarlo) e, naturalmente, la splendida bambina-col-salvagente.
Che peccato che al cinema il biglietto valga per una sola visione. Questo film andrebbe visto e rivisto almeno tre volte al giorno...
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zonekiller
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venerdì 23 novembre 2007
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andate a vederlo se potete
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Un film che merita di essere visto. I volti, le strade, i rumori, le spiagge, le vite dei protagonisti... tutto appare reale eppure basta un'inquadratura, un quadro, un istante e ad un tratto sembra un sogno. Molte immagini e molti suoni rievocano dei sentimenti forti durante la visione che suscitano malinconia, amore ma anche allegria nello spettatore. Bravi gli attori, da sottolineare la sceneggiatura che lascia un paio di cose volutamente "in sospeso" (è accaduto o no?) e molte trovate tecniche che sicuramente piaceranno ai più. Trascorrerete quasi un'ora e mezza guardando divertiti anche se la distribuzione non è certo ottimale. Qui a Roma viene proiettato in sole due sale ma a quanto pare sembra già una fortuna!
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luigi chierico
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mercoledì 23 marzo 2016
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racconti
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Un libro che non sia un romanzo, ma soltanto una raccolta di racconti, può essere bellissimo,come ad esempio “L’amante fedele“di M. Bontempelli, premio Strega 1953,che costituisce fascino per la Lettura;chi può dimenticare Medina?. Così dicasi per questo delizioso e poetico film,vedendolo pare sfogliare le pagine di un libro illustrato,soffermarsi a guardare più che a leggere, e il girar pagina è la musica che accompagna tutto la proiezione, una musica che è armonia non frastuono, come armonia è il sentimento che traspare da tutte le figure femminili che vanno a comporre un puzzle che solo dopo averlo composto con i suoi pezzi confusi, dà un senso,un’ immagine perfetta e razionale.Il film si svolge a Tel Aviv, non dilaniata dall’odio,dalla guerra, dalla morte, ma illuminata dall’amore.
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Un libro che non sia un romanzo, ma soltanto una raccolta di racconti, può essere bellissimo,come ad esempio “L’amante fedele“di M. Bontempelli, premio Strega 1953,che costituisce fascino per la Lettura;chi può dimenticare Medina?. Così dicasi per questo delizioso e poetico film,vedendolo pare sfogliare le pagine di un libro illustrato,soffermarsi a guardare più che a leggere, e il girar pagina è la musica che accompagna tutto la proiezione, una musica che è armonia non frastuono, come armonia è il sentimento che traspare da tutte le figure femminili che vanno a comporre un puzzle che solo dopo averlo composto con i suoi pezzi confusi, dà un senso,un’ immagine perfetta e razionale.Il film si svolge a Tel Aviv, non dilaniata dall’odio,dalla guerra, dalla morte, ma illuminata dall’amore. Le protagoniste di questi flash, infatti non raccontano la loro storia,ma ciascuno solo un momento, pochi giorni,forse appena tre della loro vita.Cosa ne sia stato prima o cosa ne sarà in futuro, è proprio come accade quando si fa una fotografia di gruppo.E’,infatti, come sfogliare un album di belle fotografie che ricordano qualcuno che hai soltanto conosciuto per poco in un viaggio, in villeggiatura,,in treno, al mare o a teatro.Le donne sono Keren (Noa Knoller),una bella sfortunata fanciulla che il giorno delle nozze si rompe una gamba e deve rinunciare al viaggio di nozze per trascorrere la luna di miele in una stanza d’albergo rumorosa e non di sua soddisfazione.Non si vede se il matrimonio è stato consumato perché il regista non cerca il pretesto per riprendere immagini di corpi nudi che sarebbero state stonate in un film del genere,casto e nobile. Batya (Sarah Adler),una cameriera del locale dove Keren è caduta,è sola col suo passato dinanzi al mare, forse ancora bambina in attesa del gelataio,quando vede uscire dalle acque,bella come una medusa, una bambina graziosissima(Nicol Leidman) che l’accompagnerà per tre giorni sino a rivederla sparire al ritorno del gelataio della sua infanzia.Questa è poesia non cinema. Joi (Ma-nenita De Latorre) è un’altra figura femminile venuta dalle Filippine per portare con grazia amore e carità in una famiglia in cui hanno tanto bisogno una vecchia mamma ammalata ed una figlia,bizzarra attrice. Infine vi sono altre due donne a completare l’album: una bella affascinante scrittrice, anch’essa generosa ma infelice, la sola a conoscere il peso ed il buio della solitudine al punto di voler rinunciare alla luce per conoscere le tenebre. Per finire una fotografa che rappresenta l’amicizia,è l’unica a restare accanto a Batya. Volti nuovi per un cinema nuovo, tutti bravi,veri e spontanei. Anche la fotografia non è artefatta, la macchina da presa raccoglie dal vivo ciò che vede non si inventa nulla. Circoli con lei per la strada,sulla spiaggia, in ospedale,al bar,in casa e nella sala dove si festeggia un matrimonio tra balli e sorrisi in un chiasso che soffoca la voce di chieda aiuto.Alcune riprese sono geniali come la grande cascata che finisce in un minuscolo quadretto, un grande sogno svanito in un cassetto, come tanti castelli in aria. Ma è tutto bene quel che finisce bene.Merita l’ottimo,ma non lo consiglio a tutti,molti resterebbero delusi,pochi insoddisfatti,pochissimi lieti di aver trascorso serenamente,senza complessi di colpa, senza volgarità un sol momento di una vita che offrendo invece solo frastuono,volgarità, delitti e stragi porta a non apprezzare e cercare più quel che resta di questo buon film: la Bontà.
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dario
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giovedì 30 luglio 2015
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faticoso
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L'impegno c'è, anzi è sin troppo e questo eccesso, poco controllato, rischia di rovinare il film. C'è la sensazione di qualcosa di inespresso rispetto alle premesse e qualcos'altro di facile per le decisioni rappresentative, tutte eccessivamente al limite. La tensione è creata da questo eccesso, mancando la capacità di svilupparla nella storia. La regia comunque è buona e gli attori molto credibili.
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guidobaldo maria riccardelli
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sabato 7 maggio 2016
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quadretti israeliani
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Le vite di tre donne, diverse per età, nazionalità ed estrazione, saranno cambiate, più o meno casualmente, dall'incontro con altrettanti personaggi femminili, anche questi opposti per svariati aspetti.
Buona produzione premiata a suo tempo a Cannes, pecca di un certa superficialità nella traduzione delle emozioni; a scanso di equivoci: con superficialità non intendiamo una mancanza di cura stilistica, al contrario. Proprio per la spasmodica ricerca di istantanee poetiche, a tutti i costi, la pellicola cade in esagerazioni, in un lirismo forzato e totalizzante, volto ad un richiamo troppo esplicito a tutta quella schiera di emozioni immediate, con il rischio di perdere la direzione di marcia, il senso globale che per forza deve uscire dalla rappresentazione.
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Le vite di tre donne, diverse per età, nazionalità ed estrazione, saranno cambiate, più o meno casualmente, dall'incontro con altrettanti personaggi femminili, anche questi opposti per svariati aspetti.
Buona produzione premiata a suo tempo a Cannes, pecca di un certa superficialità nella traduzione delle emozioni; a scanso di equivoci: con superficialità non intendiamo una mancanza di cura stilistica, al contrario. Proprio per la spasmodica ricerca di istantanee poetiche, a tutti i costi, la pellicola cade in esagerazioni, in un lirismo forzato e totalizzante, volto ad un richiamo troppo esplicito a tutta quella schiera di emozioni immediate, con il rischio di perdere la direzione di marcia, il senso globale che per forza deve uscire dalla rappresentazione.
Si rilevano quindi una serie di poetiche costruzioni, ben scritte e fotografate, ma in alcuni casi piuttosto immediate e dirette, poco consone ad un prodotto come questo, evidentemente dotto e alto.
Oltre a ciò ravvisiamo una certa sbrigatività nel chiudere le varie storie affrontate, non permettendo loro di maturare a dovere, tranciandole in modo piuttosto netto.
Tra i tre racconti, spicca facilmente quello della cameriera, Batya, grazie anche all'ottima interpretazione di Sarah Adler.
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twoems
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sabato 26 dicembre 2009
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non ci siamo
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Un film banale, inconcludente, noioso, non si capisce dove vuole andare a parare. Inutile.
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