gozer
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giovedì 20 gennaio 2011
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clerks in italy
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Santa Maradona è praticamente il remake, non dichiarato, di Clerks di Kevin Smith, in cui i personaggi di Andrea e Bart prendono il posto di queli di Dante e Randall.
Molte delle situazioni sono riproposte in modo simile, ne cito alcune a memoria: l'"aggressione" di Bart alla cliente in libreria richiama quella di Randall alla cliente nel videonoleggio ("Non so signora, non guardo i film che vendo"); la sequenza del "trapana e succhia" in auto è l'omologa di quella del cugino morto mentre cercava di farsi un ***pino; la scena finale con Bart che striglia Andrea è simile a quella in cui Randall rinfaccia a Dante tutte le sue incoerenze.
Il film è piacevole, a tratti divertente. Per quanto mi riguarda, però, aver visto prima Clerks ha svelato il gioco e reso il film un po' prevedibile.
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Santa Maradona è praticamente il remake, non dichiarato, di Clerks di Kevin Smith, in cui i personaggi di Andrea e Bart prendono il posto di queli di Dante e Randall.
Molte delle situazioni sono riproposte in modo simile, ne cito alcune a memoria: l'"aggressione" di Bart alla cliente in libreria richiama quella di Randall alla cliente nel videonoleggio ("Non so signora, non guardo i film che vendo"); la sequenza del "trapana e succhia" in auto è l'omologa di quella del cugino morto mentre cercava di farsi un ***pino; la scena finale con Bart che striglia Andrea è simile a quella in cui Randall rinfaccia a Dante tutte le sue incoerenze.
Il film è piacevole, a tratti divertente. Per quanto mi riguarda, però, aver visto prima Clerks ha svelato il gioco e reso il film un po' prevedibile.
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claibba
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giovedì 30 aprile 2009
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santa maradona: un film a senso unico
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Marco Ponti descrive una società al cui interno si muovono dei ragazzi. Una società vista da parte dei ragazzi. Andrea è laureato e cerca lavoro. Bart è il suo inquilino. Vivono assieme. Giocano assieme. Escono assieme. Condividono tutto. Un giorno Andrea, per caso, conosce una ragazza, Dolores. Andrea si innamora, un amore perfetto fino a quando incominciano le incomprensioni.
Andrea (Stefano Accorsi) rappresenta quel filone di ragazzi che cerca lavoro e si innamora; Bart (De Rienzo) rappresenta quel filone di ragazzi, che già sapendo come andrà a finire, preferisce rimanere a casa a giocare con i video giochi e leggere fumetti. Due ragazzi opposti ma che comunque convivono assieme nella stessa casa.
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Marco Ponti descrive una società al cui interno si muovono dei ragazzi. Una società vista da parte dei ragazzi. Andrea è laureato e cerca lavoro. Bart è il suo inquilino. Vivono assieme. Giocano assieme. Escono assieme. Condividono tutto. Un giorno Andrea, per caso, conosce una ragazza, Dolores. Andrea si innamora, un amore perfetto fino a quando incominciano le incomprensioni.
Andrea (Stefano Accorsi) rappresenta quel filone di ragazzi che cerca lavoro e si innamora; Bart (De Rienzo) rappresenta quel filone di ragazzi, che già sapendo come andrà a finire, preferisce rimanere a casa a giocare con i video giochi e leggere fumetti. Due ragazzi opposti ma che comunque convivono assieme nella stessa casa.
Ponti usa come archetipo di una società giovanile due ragazzi apparentemente opposti. Forse è questo il “limite” di questo film: l’apparenza. Inizialmente il film marca queste differenze (dei due ragazzi) ma più i minuti scorrono più queste differenze si assottigliano diventando un film a senso unico. Un film senza l’opposto. Scritto e diretto da Marco Ponti.
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alessandro catalano
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venerdì 24 maggio 2002
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santa maradona
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Mi dispiace dover ammazzare così il film d’esordio di Marco Ponti, premiato con due David di Donatello (migliore attore non protagonista Libero De Rienzo, e migliore regista esordiente), ma dire che è noioso e fiacco è dire poco. Il vero problema della pellicola è che non si distacca per niente dal filone, tutto italiano, della sindrome di Peter Pan, filone divenuto famosissimo con le opere di Gabriele Muccino. E le similitudini tra L’ultimo bacio e Santa Maradona non si riducono allo stesso attore protagonista Stefano Accorsi, il trentenne preferito del cinema italiano.
Al centro della storia c’è Andrea, ventenne torinese che divide un appartamento con l’amico Bartolomeo (Libero De Rienzo), perditempo che crede di assomigliare a Bart Simpson, e che vivacchia rubacchiando qua e la e passando i pomeriggi davanti alla televisione.
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Mi dispiace dover ammazzare così il film d’esordio di Marco Ponti, premiato con due David di Donatello (migliore attore non protagonista Libero De Rienzo, e migliore regista esordiente), ma dire che è noioso e fiacco è dire poco. Il vero problema della pellicola è che non si distacca per niente dal filone, tutto italiano, della sindrome di Peter Pan, filone divenuto famosissimo con le opere di Gabriele Muccino. E le similitudini tra L’ultimo bacio e Santa Maradona non si riducono allo stesso attore protagonista Stefano Accorsi, il trentenne preferito del cinema italiano.
Al centro della storia c’è Andrea, ventenne torinese che divide un appartamento con l’amico Bartolomeo (Libero De Rienzo), perditempo che crede di assomigliare a Bart Simpson, e che vivacchia rubacchiando qua e la e passando i pomeriggi davanti alla televisione. La vita di Andrea è destinata a cambiare quando incontra Dolores (Anita Caprioli), attrice in erba di cui si innamora, ma che poi scoprirà, salta da un letto ad un altro per avere piccole parti nei film. Allo scombinato trio si unisce l’indiana Lucia, modella di Playboy a tempo perso.
Non vale la pena spendere altre parole sulla trama, solo il finale è tristemente degno di nota: dopo aver rifiutato un posto di lavoro perfetto, e dopo aver mollato Dolores, Andrea parla con Bartolomeo, ed entrambi convengono nel dire che è ora di mettere la testa a posto, e di diventare grandi, normali, maturi. Se non vale la pena parlare della trama è perché non offre niente di nuovo ed originale: il tutto è girato come fosse un lunghissimo videoclip musicale, zeppo di luci colorate e musichette di tendenza (di Subsonica e Metal Connection), “condito” da una serie di battutine più o meno carine (anche qui bisogna riconoscere che ogni gag decente, come quella del bar, viene riproposta fino allo svenimento), riflessioni cinefile piuttosto banali, ma il più delle volte semplicemente cretine (Le più squallide sono quelle su Basic Instinct e John Travolta).
Il cast potrebbe salvare il film da una completa bocciatura, ma S. Accorsi è ai suoi minimi storici, De Rienzo è alle prese con un personaggio insulso, A. Caprioli e M. Tayde devono solo sorridere, e non danno certo una grande prova d’attrici. Non si sa poi cosa c'entri Maradona. Che altro dire? Il pubblico ha apprezzato, i due David di Donatello il film li ha presi, ma speriamo che Ponti faccia di meglio con le sue prossime opere.
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