fabian t.
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giovedì 10 febbraio 2011
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anarchico e bizzarro
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Gilliam riesce a spiazzare e a divertire con un film in cui il genere fantastico, con relatico scorazzamento nel tempo, è solo un irresistibile pretesto per sconvolgere i luoghi comuni e invitare a riflettere, con situazioni e parodie argute e originali. Apparentemente confuso e imprevedibile, il film contiene tante tracce interessanti che nel complesso non fanno altro che porre a confronto gli ideali delle antiche società (in particolare di quella greca al tempo di Agamennone) e i fuorvianti idoli consumistici della modernità. Esilarante e intelligente la battuta finale - senza voler anticipare nulla - in cui il piccolo protagonista ammonisce i suoi insensibili genitori con in mano uno dei loro amati elettrodomestici elettronici: "Non lo toccate; è il male!".
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howlingfantod
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domenica 10 marzo 2019
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barocco, anarchia, gilliam
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Primo della trilogia dell’ immaginazione al quale farà seguito quel Brazil, il secondo della serie, che è unanimemente riconosciuto come il suo capolavoro, anche in Banditi del tempo, il film di maggior successo della Handmade Films, la casa di produzione dell’ex Beatles George Harrison, l’ex Monty Python ci prende per mano e ci guida come un Virgilio dantesco, usando usa il filtro della distopia per mettere al servizio della sua sferzante e grottesca ironia la narrazione di una storia a metà strada fra i Viaggi di Gulliver, giganti compresi e Alice dietro lo specchio.
Il male si annida in una tranquilla casa borghese di una cittadina di provincia dell’ Inghilterra del nostro ipertrofico e consumistico mondo, quasi quanrant’anni fa (il film è del 1981) come oggi.
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Primo della trilogia dell’ immaginazione al quale farà seguito quel Brazil, il secondo della serie, che è unanimemente riconosciuto come il suo capolavoro, anche in Banditi del tempo, il film di maggior successo della Handmade Films, la casa di produzione dell’ex Beatles George Harrison, l’ex Monty Python ci prende per mano e ci guida come un Virgilio dantesco, usando usa il filtro della distopia per mettere al servizio della sua sferzante e grottesca ironia la narrazione di una storia a metà strada fra i Viaggi di Gulliver, giganti compresi e Alice dietro lo specchio.
Il male si annida in una tranquilla casa borghese di una cittadina di provincia dell’ Inghilterra del nostro ipertrofico e consumistico mondo, quasi quanrant’anni fa (il film è del 1981) come oggi. La mamma del bambino protagonista delle avventure, si scoprirà nel finale incendio della casa rimprovera al marito di non aver salvato dal rogo della casa, originato dal nuovo modernissimo forno a microonde del quale la coppia andava orgogliosissima, il frullatore, mentre il bambino fautore e archetipo della forza estraniante della fantasia creatrice è stato completamente ignorato, infatti l’origine di tutto sta nelle fantasie del bambino appassionato di letture fantastiche e che nella sua cameretta vede uscire dall’ armadio dei nani, i suoi compagni di viaggio che si sono impossessati della mappa dei buchi neri e inseguiti, dall’”Essere supremo” il genio razionale, il sommo creatore che si suppone ne sia il proprietario e fautore. Attraversando i vari buchi neri si snoda il viaggio nello spazio tempo della sgangherata compagnia che si può trovare indifferentemente di fronte a Napoleone impegnato nelle battaglie nel lombardo veneto, ma più interessato a uno spettacolo di burattini (geniale metafora, a proposito di ironia, sul potere), oppure trovarsi direttamente nell’antica Grecia, sempre inseguiti dall’essere supremo al cospetto di Agamennone o sul Titanic dove grazie al tesoro proprio trafugato al re degli Achei fanno la vita da signori, fino a prima dell’iceberg e trovarsi di seguito in mare e da lì attraverso altri buchi nello spazio tempo di questo mondo groviera in altri fantastici e ancora verosimili luoghi e tempi, fino all’era delle leggende per entrare nella “Fortezza delle tenebre eterne” per impadronirsi del "Più favoloso oggetto del mondo”. Tutto il resto è da vedere godere e meditare, non solo con la fantasia.
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