Il film di maggior successo (e forse il migliore) di Brass negli anni '90 insieme a "Monella" si caratterizza anch'esso per la presenza di una spogliatissima giovane Deborah Caprioglio, che unisce alla spontaneità e alla naturalezza adolescenziali una abbondanza matronale tradizionale, su cui Brass esercita la sua ossessione per le pose ginecologiche che da un certo momento in poi hanno cominciato a caratterizzare la sua opera. Il regista mostra il suo grande talento visionario nella ricostruzione d'epoca, molto curata, aiutata dalla vivace musica di Ritz Ortolani. Qualcosa nelle scenografie ricrea un un po' il Brass della seconda metà degli anni '70 con qualche spunto orrorifico ma il tono del film è allegro, con molte battute.
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Il film di maggior successo (e forse il migliore) di Brass negli anni '90 insieme a "Monella" si caratterizza anch'esso per la presenza di una spogliatissima giovane Deborah Caprioglio, che unisce alla spontaneità e alla naturalezza adolescenziali una abbondanza matronale tradizionale, su cui Brass esercita la sua ossessione per le pose ginecologiche che da un certo momento in poi hanno cominciato a caratterizzare la sua opera. Il regista mostra il suo grande talento visionario nella ricostruzione d'epoca, molto curata, aiutata dalla vivace musica di Ritz Ortolani. Qualcosa nelle scenografie ricrea un un po' il Brass della seconda metà degli anni '70 con qualche spunto orrorifico ma il tono del film è allegro, con molte battute. Puro Tinto Brass, anche nella bravura al montaggio, almeno sul quale deve essere riconosciuto come uno degli indiscussi maestri italiani. Sulla presunta apologia delle case chiuse, mi sembra che il regista faccia soltanto una operazione di sentimentale ricordo, come dimostra la fotografia antica di Silvano Ippoliti. Tinto Brass le riapre soltanto nella memoria, certo in una luce nostalgica (sentimento che gli riesce bene rappresentare) per il mondo che fu.
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