spione
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venerdì 4 luglio 2025
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obbligatorio
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Film diligentemente costruito e gestito, prevedibilmente agiografico e non sempre recitato benissimo, ma con l’indubbio merito di aver risollevato il sipario su una vicenda orribile su cui non sorprendentemente è calato troppo presto il silenzio.
La sceneggiatura è piuttosto prudente e non indulge a ipotesi “scomode” su quanto accadde sulla Route Irish, a due passi dall'aeroporto di Baghdad, quella sera di marzo di vent’anni fa. Viene detto in modo molto chiaro, però, che l'ipotesi del “tragico incidente” è solo l’ennesima smargiassata yankee e che quel posto di blocco (concetto assai diverso da quello di “check-point” che la narrazione ufficiale ha cercato di accreditare) era lì ad aspettare proprio le vittime, fuori da ogni regola d’ingaggio e da ben 80 minuti: un tempo inusitato per le condizioni di sicurezza in cui si è trovato ad operare.
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Film diligentemente costruito e gestito, prevedibilmente agiografico e non sempre recitato benissimo, ma con l’indubbio merito di aver risollevato il sipario su una vicenda orribile su cui non sorprendentemente è calato troppo presto il silenzio.
La sceneggiatura è piuttosto prudente e non indulge a ipotesi “scomode” su quanto accadde sulla Route Irish, a due passi dall'aeroporto di Baghdad, quella sera di marzo di vent’anni fa. Viene detto in modo molto chiaro, però, che l'ipotesi del “tragico incidente” è solo l’ennesima smargiassata yankee e che quel posto di blocco (concetto assai diverso da quello di “check-point” che la narrazione ufficiale ha cercato di accreditare) era lì ad aspettare proprio le vittime, fuori da ogni regola d’ingaggio e da ben 80 minuti: un tempo inusitato per le condizioni di sicurezza in cui si è trovato ad operare.
Ovviamente non ha molto senso chiedere a un film di andare oltre un’ordinata descrizione dei fatti, soprattutto in un episodio così delicato. Per quello ci sono i documenti. I file di WikiLeaks, prima di tutto. È da lì che capiamo come il governo italiano abbia subito assai realisticamente accettato di rinunciare – quando mai avrebbe potuto? - a processare i colpevoli “per mancanza di giurisdizione” in cambio di qualche contentino, come la possibilità di partecipare ai lavori di una commissione militare americana in stile Cermis (dove per altro gli omicidi furono molto più numerosi, ma per lo meno preterintenzionali) e altre briciole a conoscenza solo degli addetti ai lavori. Al povero Calipari rimasero così solo il “cordoglio delle istituzioni” e una bella medaglia d'oro alla memoria, come nella canzone di De Andrè. E stiamo parlando del Vice-Direttore generale del Servizio d'intelligence: uno di quelli che la retorica di regime non esiterebbe un secondo a definire “un servitore dello Stato”! "A chi tocca nun se 'ngrugna", si dice a quelle latitudini, ma figuriamoci se la sua sorte fosse toccata a un pòrocristo qualsiasi.
Il film era uscito al cinema quattro mesi fa, in occasione del ventennale, passando però praticamente inosservato. Che ora lo proponga Netflix mi fa dire che vale la fatica di vederlo. Anche ai non-fans di Mestizia Santamaria, e se non altro per la scena in cui, poco dopo il rilascio dell’ostaggio, un Berlusconi che appare solo di spalle dice a Pier Scolari: "È finita la pacchia, eh? Ora la moglie torna a casa!"
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stefano73
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venerdì 28 marzo 2025
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tra roma, baghdad e dubai...tensione e diplomazia
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“IL NIBBIO”. Il Film che ripercorre la vicenda del rapimento e liberazione della giornalista Giuliana Sgrena a Baghdad nel 2005. Gli intrecci militari e investigativi del mediatore Nicola Calipari del SISMI vengono seguiti con fedeltà e realismo senza distrazioni. Tutto il racconto si svolge tra Roma,Baghdad e Dubai…immagini, dialoghi e colonna sonora potenti e tesissimi. Pur essendo una produzione italiana…quindi senza pretese spettacolari…si seguono con attenzione tutte le attività investigative, diplomatiche e logistiche.
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“IL NIBBIO”. Il Film che ripercorre la vicenda del rapimento e liberazione della giornalista Giuliana Sgrena a Baghdad nel 2005. Gli intrecci militari e investigativi del mediatore Nicola Calipari del SISMI vengono seguiti con fedeltà e realismo senza distrazioni. Tutto il racconto si svolge tra Roma,Baghdad e Dubai…immagini, dialoghi e colonna sonora potenti e tesissimi. Pur essendo una produzione italiana…quindi senza pretese spettacolari…si seguono con attenzione tutte le attività investigative, diplomatiche e logistiche. Voto:8.
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ivan il matto
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mercoledì 19 marzo 2025
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nome in codice: santamaria
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Nome in codice: Santamaria
Dopo essere stato il recente porcaro Eumeo in “Itaca il ritorno” di Uberto Pasolini ed Eros l’assatanato nel grande successo di pubblico “Follemente” di Paolo Genovese, ecco ricomparire Claudio Santamaria nei panni de “Il Nibbio”, nome in codice del dirigente del SISMI (servizio informazioni e sicurezza militare) Nicola Calipari, ma anche titolo del film di Alessandro Tonda che racconta gli ultimi 28 giorni di vita dell’agente. Esattamente 20 anni fa veniva rapita a Bagdad, da una cellula terroristica sunnita, la giornalista de “Il Manifesto”, nativa dell’Ossola, Giuliana Sgrena.
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Nome in codice: Santamaria
Dopo essere stato il recente porcaro Eumeo in “Itaca il ritorno” di Uberto Pasolini ed Eros l’assatanato nel grande successo di pubblico “Follemente” di Paolo Genovese, ecco ricomparire Claudio Santamaria nei panni de “Il Nibbio”, nome in codice del dirigente del SISMI (servizio informazioni e sicurezza militare) Nicola Calipari, ma anche titolo del film di Alessandro Tonda che racconta gli ultimi 28 giorni di vita dell’agente. Esattamente 20 anni fa veniva rapita a Bagdad, da una cellula terroristica sunnita, la giornalista de “Il Manifesto”, nativa dell’Ossola, Giuliana Sgrena. All’agente segreto, appena partito con la famiglia per le vacanze, venne richiesto di recarsi nella capitale irachena, all’epoca davvero un girone infernale fra forze d’occupazione statunitensi e resistenza armata musulmana, al fine di tentare una trattativa utile a riportare a casa la professionista, senza implicazioni ufficiali del governo italiano e senza intaccare i delicati equilibri politico-militari esistenti. Come camminando sulle uova il militare riuscì nella disperata impresa durata 28 frenetici giorni, superando anche ostacoli di ordine ‘interno’, ma tutto questo gli costò la vita, poiché ad un maledetto check point americano che aprì colpevolmente il fuoco sulla vettura che li portava in salvo, coprì col suo corpo quello della giornalista, salvandola. Sceneggiato dal nome illustre di Sandro Petraglia (quante importanti pellicole in coppia con Stefano Rulli), la pellicola di Tonda si muove fra spy story e film d’azione ambientato in una metropoli mediorientale in guerra, rispettando i migliori standard del genere quali “The Hurt Locker” (2008) e “Green Zone” (2010). Con piglio e precisione da docufilm, pur non essendolo affatto, il regista disegna la figura di un nuovo “Eroe borghese” (1995), tutto dovere, famiglia e serietà professionale, come abbiamo già visto con Giorgio Ambrosoli, nel titolo citato di Michele Placido, che affidò all’ottimo Fabrizio Bentivoglio il ruolo dell’avvocato milanese, trucidato anche lui in circostanze mai del tutto chiarite. Non gli è certo da meno Claudio Santamaria che, dimagrito di 12 chili per l’occasione, dà corpo ad un funzionario statale credibile ed esperto, ma soprattutto onesto e sincero, quale Calipari era sempre stato…e scusate se è poco parlando di servizi segreti italiani! La pellicola, dal tono basso e lievemente dolente, asciutta e per niente ricattatoria, trova in Sonia Bergamasco una perfetta Giuliana Sgrena: coraggiosa, fiera, “resistente”, possono testimoniarlo tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla! Come in Anna Ferzetti (La signora Calipari a Roma) un’incisiva prova attoriale. Personaggi a tutto tondo nella finzione cinematografica…Persone delle quali la Repubblica può andare orgogliosa nella vita reale!
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umberto
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martedì 18 marzo 2025
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santamaria in gran spolvero
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IL NIBBIO... Alessandro Tonda racconta egregiamente i 28 giorni della prigionia, ma soprattutto della trattativa portata avanti da Nicola Calipari per la liberazione di Giuliana Sgrena, giornalista de Il Manifesto, sequestrata nel 2005 durante la guerra in Iraq. Interpretazione impeccabile di Claudio Santamaria che ci da una visione a tutto tondo sia del funzionario del SISMI che del padre di famiglia, ucciso durante il tragitto per portare la giornalista, appena liberata, all'aereoporto di Baghdad. Molto ben curata anche la fotografia, soprattutto nelle scene girate in Medio Oriente i cui toni caldi e "sabbiosi" contrastano con i colori delle riprese fatte in Italia. Voto: 9
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pargolo
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lunedì 10 marzo 2025
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grandissimo film
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Il film ha una trama semplice ma non si riesce a staccare gli occhi dal video : Santamaria è magistrale in tutte le sue parti nel film da quelle di azione a quelle intime. Lo ami perché è un eroe positivo, perché vuole il bene e non puoi non identificarti in lui. La sua morte, attesa, è comunque inaspettata tanto banalmente è stato ucciso che risulta una sorpresa anch'essa e non ci si rassegna alla sua morte.
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uppercut
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lunedì 10 marzo 2025
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grazie di cuore!
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Il Nibbio è tra i migliori film italiani dell'ultimo decennio. Segna il ritorno del cinema civile, al di là di ogni ideologismo, in un'epoca in cui di civiltà ne apprezziamo sempre meno. Ma al di là dei contenuti, che si offrono ad un dibattito lasciato volutamente aperto, Il Nibbio è un film finalmente realizzato con cura, con un senso di responsabilità professionale davvero commovente. Ad ogni livello: artistico, tecnico, produttivo, si legge un impegno del tutto proporzionato alla causa. Verrebbe da fare un applauso specifico ad ogni componente della troupe, ma in primis, è doveroso sottolinearlo, a Sandro Petraglia, autore di una sceneggiatura bilanciatissima su un terreno tutto affollato di trappole e asperità proprio come il fondo stradale su cui viaggiano, reggendo gli scossoni, i protagonisti del film.
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Il Nibbio è tra i migliori film italiani dell'ultimo decennio. Segna il ritorno del cinema civile, al di là di ogni ideologismo, in un'epoca in cui di civiltà ne apprezziamo sempre meno. Ma al di là dei contenuti, che si offrono ad un dibattito lasciato volutamente aperto, Il Nibbio è un film finalmente realizzato con cura, con un senso di responsabilità professionale davvero commovente. Ad ogni livello: artistico, tecnico, produttivo, si legge un impegno del tutto proporzionato alla causa. Verrebbe da fare un applauso specifico ad ogni componente della troupe, ma in primis, è doveroso sottolinearlo, a Sandro Petraglia, autore di una sceneggiatura bilanciatissima su un terreno tutto affollato di trappole e asperità proprio come il fondo stradale su cui viaggiano, reggendo gli scossoni, i protagonisti del film. Era un attimo uscire di strada, e invece il racconto procede con una naturalezza incalzante, coinvolgente, mai ricattatoria o sopra le righe. Splendido lavoro. Così come bravissimo Alessandro Tonda a guidare un fuoristrada che non pare mai a corto di benzina. Santamaria offre forse la sua interpretazione migliore di sempre, portando in alto, con sé, tutti gli altri interpreti. Ma perfetta ogni componente: la fotografia, la scenografia, il suono, il montaggio, l'amministrazione delle risorse... Come al solito, mentre va il film, trovo Paola Casella tutta distratta a guardare altrove. C'ha da misurare le distanze dai suoi parametri di valutazione da consegnare a fine anno scolastico, dimenticandosi che lì, sullo schermo, c'è qualcuno che le sta tendendo un abbraccio. Grazie di cuore agli autori di questa meravigliosa impresa!
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cinema
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lunedì 10 marzo 2025
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film pessimo
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Un film banale, scontato senza nessuna qualit? artistica. Girato male con attori pur bravi che sono indecisi e sempre tesi. Belle le musiche ma per il resto assolutamente il classico film italiano preconfezionato che non lascia niente. Mediocre per un genere che richiede ben altro.
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anna rosa
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sabato 8 marzo 2025
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grande film
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Per errore ho sfiorato il pollice verso e non ? stato possibile annullare l'operazione. Volevo per? dirLe che sono d'accordo su tutto quello che scrive tranne sulle riserve che esprime verso la fine circa le manchevolezze del film. Se il regista avesse raccontato anche altri aspetti della vicenda, il film sarebbe durato tre ore e la narrazione avrebbe perso mordente e non si sarebbe resa a sufficienza l'urgenza dell'azione.
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