|
venerdì 4 ottobre 2024
|
un buon film senza pretese da oscar
|
|
|
|
La narrazione affonda le radici in un'Italia ancora in guerra, ma gli echi del conflitto arrivano attutiti nel piccolo borgo montanaro di Vermiglio. La povertà e la vita rurale dei pochi abitanti vengono travolte da un singolo evento il cui nesso logico con la guerra è più che evidente. Malgrado la buona sceneggiatura, manca una trama robusta che si contrapponga ai tempi lenti della montagna e che sostenga l'attenzione dello spettatore. Ottima la fotografia e le luci, come pure la ricerca dei dettagli che raccontano senza mai svelare troppo, lasciando così allo spettatore la necessaria libertà di interpretazione. Di contro, i troppi stereotipi sottraggono piuttosto che aggiungere qualcosa nei momenti di debolezza della trama: Il maschio meridionale senza troppi scrupoli, il suo omicidio da parte della legittima moglie siciliana.
[+]
La narrazione affonda le radici in un'Italia ancora in guerra, ma gli echi del conflitto arrivano attutiti nel piccolo borgo montanaro di Vermiglio. La povertà e la vita rurale dei pochi abitanti vengono travolte da un singolo evento il cui nesso logico con la guerra è più che evidente. Malgrado la buona sceneggiatura, manca una trama robusta che si contrapponga ai tempi lenti della montagna e che sostenga l'attenzione dello spettatore. Ottima la fotografia e le luci, come pure la ricerca dei dettagli che raccontano senza mai svelare troppo, lasciando così allo spettatore la necessaria libertà di interpretazione. Di contro, i troppi stereotipi sottraggono piuttosto che aggiungere qualcosa nei momenti di debolezza della trama: Il maschio meridionale senza troppi scrupoli, il suo omicidio da parte della legittima moglie siciliana. Oppure le tentazioni omosessuali della giovane sorella della protagonista che, tra una penitenza e l'altra, finisce per farsi suora. La religione come unica cultura disponibile e un patriarcato opprimente e severo che pervade la vita della piccola comunità. Insomma, un buon film a cui non bisognerebbe assegnare pretese da Oscar.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
rosanna
|
martedì 1 ottobre 2024
|
vermiglio, bellezza e epifania
|
|
|
|
Che sorpresa Vermiglio! Cioè, da Tommaso Ragno mi aspettavo un’interpretazione magistrale e puntualmente me l’ha regalata. Ma per il resto sono entrata in sala un po’ perplessa, al buio sulla regista, Maura Delpero (bravissima), sulla trama (che ti avvolge), sul resto del cast (i bambini, in particolare, sono strepitosi). Insomma su tutto. E sono uscita dal cinema con l’entusiasmo della meraviglia, con gli occhi pieni di immagini, luce e suoni da cui ho fatto fatica a staccarmi. E con un’incazzatura che non mi ha abbandonato e tutto sommato ho deciso di portare con me - cercando di tradurla in serena, funzionale consapevolezza - con tutta la grazia e la gentilezza possibile. Proprio come fa questo film, a mio parere, con una messa a fuoco nitida e mite, al limite del tenero e non avara in speranza, sul principale motivo degli squilibri e della sofferenza che da secoli ci portiamo appresso, ancora oggi: l’essere umano.
[+]
Che sorpresa Vermiglio! Cioè, da Tommaso Ragno mi aspettavo un’interpretazione magistrale e puntualmente me l’ha regalata. Ma per il resto sono entrata in sala un po’ perplessa, al buio sulla regista, Maura Delpero (bravissima), sulla trama (che ti avvolge), sul resto del cast (i bambini, in particolare, sono strepitosi). Insomma su tutto. E sono uscita dal cinema con l’entusiasmo della meraviglia, con gli occhi pieni di immagini, luce e suoni da cui ho fatto fatica a staccarmi. E con un’incazzatura che non mi ha abbandonato e tutto sommato ho deciso di portare con me - cercando di tradurla in serena, funzionale consapevolezza - con tutta la grazia e la gentilezza possibile. Proprio come fa questo film, a mio parere, con una messa a fuoco nitida e mite, al limite del tenero e non avara in speranza, sul principale motivo degli squilibri e della sofferenza che da secoli ci portiamo appresso, ancora oggi: l’essere umano. Maschio. Demiurgo di una società fondata sul rispetto (per se stesso), sul rigore necessario a mantenere l’ordine costituito (e a far sì che non vengano alla luce le sue umane fragilità), sull’emarginazione/punizione di chi nei suoi costrutti non crede o comunque non si ritrova. Non necessariamente cattivo. Forse, a pensarci, solo terrorizzato all’idea di perdere posizione. Il film è ambientato nel ‘45. Oggi che giorno è? Possibile si senta ancora l’eco di questa paura?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rosanna »
[ - ] lascia un commento a rosanna »
|
|
d'accordo? |
|
goldy
|
domenica 29 settembre 2024
|
molto perplessa
|
|
|
|
Concordo con quanto già ampiamente detto da Angelo Umana Il flm è ben fatto ma a che scopo? Più che racconatre una storia, documenta uno stile di vita delle nosre zone montane. Dovremmo rimpiangere un mondo che proponeva una ripetitività senza speranza fondato su una tradizione cattolica consolatoria mai sfiorata dal dubbio, su destini di donne condannate a produrre figl in quantità con la speranza che qualcuno sopravvivesse prive di qualsiasi futuro alternativio. Ma anche ai bambini che ce l'avevano fatta a crescere, la scoperta del mondo e delle sue immense, progettualità di vita erano del tutto negate.
[+]
Concordo con quanto già ampiamente detto da Angelo Umana Il flm è ben fatto ma a che scopo? Più che racconatre una storia, documenta uno stile di vita delle nosre zone montane. Dovremmo rimpiangere un mondo che proponeva una ripetitività senza speranza fondato su una tradizione cattolica consolatoria mai sfiorata dal dubbio, su destini di donne condannate a produrre figl in quantità con la speranza che qualcuno sopravvivesse prive di qualsiasi futuro alternativio. Ma anche ai bambini che ce l'avevano fatta a crescere, la scoperta del mondo e delle sue immense, progettualità di vita erano del tutto negate.
Le colazioni del mattino non erano fatte con merendine zuccherate foriere di diabete, è vero , e le scarse minestre di cereeali non contenevano conservanti . Ma era solo nelle feste che era previsto un secondo, un dolce. un , conmfortino.
Non provo rimpianto anche perchè la viita in quei luoghi isolati contiua anche oggi, ma è resa più
piacevole dai vantaggi della tecnologia e dalle scoperte delle biologia. Chi vive in monyagna oggi si scalda adeguatamente , si lava con acqua calda i neonati non muoiono e i rragazzi vanno a scuola.
Ora la pllicola è candidata all'Oscar e mi domando come verrà recepita da un pubblico internazionale totalmente estraneo a realtà così ,peculiari come quelle documentate e che magari possono venire scambiata come ancora attuali oppure idealizzate. secondo me, in modo inappropriato.
[-]
[+] non soltanto documenta
(di gabriella)
[ - ] non soltanto documenta
|
|
[+] lascia un commento a goldy »
[ - ] lascia un commento a goldy »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
mercoledì 25 settembre 2024
|
che avrà voluto dire?
|
|
|
|
“Ma che avrà voluto dire?”: così si concludeva un breve racconto di comuni vicende familiari che raccontava Simona Marchini, nella parte di moglie sognatrice irriducibile e “finta” sempliciotta del bel programma radio Black-Out di Radio2 alcuni anni fa. E che avrà voluto dire in questo Vermiglio la regista Maura Delpero, lodevole autrice del precedente e apprezzato Maternal del 2021?
Un come vivevamo nei paesotti delle montagne innevate del Tonale o in tanti altrove, in famiglia dove si producevano figli in case ridotte e i bambini non nati o morti di povere malattie da piccoli erano angioletti volati in cielo.
[+]
“Ma che avrà voluto dire?”: così si concludeva un breve racconto di comuni vicende familiari che raccontava Simona Marchini, nella parte di moglie sognatrice irriducibile e “finta” sempliciotta del bel programma radio Black-Out di Radio2 alcuni anni fa. E che avrà voluto dire in questo Vermiglio la regista Maura Delpero, lodevole autrice del precedente e apprezzato Maternal del 2021?
Un come vivevamo nei paesotti delle montagne innevate del Tonale o in tanti altrove, in famiglia dove si producevano figli in case ridotte e i bambini non nati o morti di povere malattie da piccoli erano angioletti volati in cielo. A quei tempi si dormiva vari bambini in lettoni grandi, uno coi piedi sul cuscino dell'altro e viceversa, per sfruttare tutti gli spazi e darsi calore. C'era il latte delle mucche però, e il gatto, la capra, le galline e gli asini (anche a scuola). C'era la guerra lontana e chissà se i figli-soldato in guerra ricevevano le lettere dei familiari o se qualcuno di essi era già morto in battaglia. Qualche lettera che giungeva dal fronte faceva pianger la mamma.
Un film che sa tanto di Albero degli zoccoli o perfino di Piccolo mondo antico: ricordi, sentimenti delicati e appena accennati, cose non dette in famiglia ma intuite, discipline familiari di costume, quando il capofamiglia e procreatore di bambini - pure insegnante di una piccola e di varia età scolaresca in questo caso – pretendeva che la moglie fattrice non gli mancasse di rispetto davanti ai figli.
Apprendiamo che la scuola era ed è un grande insegnamento perché ci mostra i nostri limiti, che andare a messa era un dovere e ascoltarla in latino sapeva di solennità. Che una donna andava purificata dopo il parto e che chi va al mulino si sporca di farina: così accade alla figlia femmina (Sara Serraiocco) in età da marito che si invaghisce del siciliano Pietro, disertore fuggito dal fronte e ospitato in questa piccola comunità di montagna. Il piccolo mondo antico si “arricchisce”, per così dire, della piccola storia ignobile (da De André), siciliana, dello sposo Pietro che alla fine della guerra può tornare in isola e far sapere alla famiglia di esser vivo, di esser futuro papà lassù sui monti ma rimanere ucciso in quella terra perché fedifrago, essendo già promesso sposo ad una siciliana. La moglie di montagna “tradita” e travagliata orba di notizie del marito lontano, aspetterà la piccola Antonia fino dal primo mese(questa la cantava Lucio Dalla), e sarà l'abbraccio più amorevole del film. Un commento breve: mah?! “Che avrà voluto dire” la regista? Che, come è detto nel film, ognuno ha bisogno del suo cielo!, e dei suoi ricordi.
[-]
[+] ho pensato lo stesso
(di amaryllis)
[ - ] ho pensato lo stesso
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
athos
|
martedì 24 settembre 2024
|
la curiosità dei bambini
|
|
|
|
Un film bellissimo con il passo lento dell'anno antecedente la fine della guerra mondiale. Una sorta di come erano i nostri nonni. Mi ha colpito la curiosità dei bambini al cospetto delle storie dei grandi. Il viaggio di Lucia verso Milano e il nuovo lavoro mi ha ricordato le storie ascoltate nell'Appennino reggiano. Anche lì dopo la guerra centinaia di donne partirono verso le grandi città del nord a servizio di ricchi signori. Nella loro povertà e semplicità andavano incontro a un futuro migliore. Oggi è ancora cosi?
|
|
[+] lascia un commento a athos »
[ - ] lascia un commento a athos »
|
|
d'accordo? |
|
aled
|
domenica 22 settembre 2024
|
dolce e crudo realismo in un film magistrale
|
|
|
|
ll film "Vermiglio" è una straordinaria opera che viaggia tra semplicità e realismo assoluto, facendo entrare lo spettatore nel paese, nei suoni, nelle espressioni e nelle voci del quotidiano del 1944 in Trentino. Sorprendente la partecipazione totale che consente a chi assiste, permettendogli in breve di far parte della vita dei personaggi, con la sensazione di star camminando con loro sulla neve, di avvertire il gelo dell'inverno nelle ossa o di stringersi con loro nei letti per scaldarsi e trovare quell'affettivita' fraterna e ovvia dei bambini. Recitato in maniera mirabilmente credibile, ogni vicenda, naturale riflesso possibile della cultura comunitaria e del cattolicesimo di allora (la ricerca di un erotismo immaginativo, le sigarette di nascosto, lo scegliere di spendere denaro per un disco piuttosto che per le patate ai figli, il far l'amore nella stalla prima del matrimonio), ci porta a vivere intensamente la realtà interiore del singolo, avvicinarsi alla sua psicologia, insieme così prevedibile e così contorta.
[+]
ll film "Vermiglio" è una straordinaria opera che viaggia tra semplicità e realismo assoluto, facendo entrare lo spettatore nel paese, nei suoni, nelle espressioni e nelle voci del quotidiano del 1944 in Trentino. Sorprendente la partecipazione totale che consente a chi assiste, permettendogli in breve di far parte della vita dei personaggi, con la sensazione di star camminando con loro sulla neve, di avvertire il gelo dell'inverno nelle ossa o di stringersi con loro nei letti per scaldarsi e trovare quell'affettivita' fraterna e ovvia dei bambini. Recitato in maniera mirabilmente credibile, ogni vicenda, naturale riflesso possibile della cultura comunitaria e del cattolicesimo di allora (la ricerca di un erotismo immaginativo, le sigarette di nascosto, lo scegliere di spendere denaro per un disco piuttosto che per le patate ai figli, il far l'amore nella stalla prima del matrimonio), ci porta a vivere intensamente la realtà interiore del singolo, avvicinarsi alla sua psicologia, insieme così prevedibile e così contorta. Bella la figura di Lucia, candida e non priva di coraggio, ma anche quella del padre, pur nelle sue contraddizioni, quella di Ada e della sua lotta interiore e quella di Flavia, la figlia forse più facilitata dalla sorte, e tenerissima la figura di Dino, il figlio maggiore cui forse la vita
riserverà un destino di frustrazione e rabbia poco espresse, se
non nell'alcol.
Un bel film, che bel film. In cui il dolore non risparmia nessuno ma viene accolto, senza patimenti eccessivi, con naturalezza, come il freddo, il lavoro, il dormire insieme, il poco cibo, le decisioni irrevocabili di un padre che decide per tutti, la morte dei bambini e la nascita di innumerevoli altri. "Vermiglio" va visto. Per la sua delicatezza, la sua bellezza, la sua poesia e l'infinita tenerezza dei discorsi dei bambini e la dolcezza commovente delle risposte di Dino al fratellino. Ma va visto anche perché non era nemmeno un secolo fa che tutto ciò accadeva e il mondo, da allora, è diventatao un altro mondo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a aled »
[ - ] lascia un commento a aled »
|
|
d'accordo? |
|
fulviowetzl
|
venerdì 20 settembre 2024
|
lessico familiare in quattro stagioni
|
|
|
|
Vi invito caldamente a non perdere assolutamente questo scrigno di film, un lessico familiare amoroso ed attentissimo, denso di originalità d'approccio, sensibilmente autobiografico, che ci ha commosso vedere ieri sera, in presenza della regista Maura Delpero, accompagnata ed introdotta in sala da Giuseppe Tornatore, giurato a Venezia dove Vermiglio ha vinto il premio speciale della Giuria e Andrea Occhipinti produttore e distributore. Due ore di tenerezza ma anche della presa di consapevolezza delle nostre radici che ci accomunano dalla Sicilia al Trentino. Cercatelo in tutta Italia, è uscito in solo 25 copie, ma con il passaparola può, deve crescere. È un film necessario, parlatene.
[+]
Vi invito caldamente a non perdere assolutamente questo scrigno di film, un lessico familiare amoroso ed attentissimo, denso di originalità d'approccio, sensibilmente autobiografico, che ci ha commosso vedere ieri sera, in presenza della regista Maura Delpero, accompagnata ed introdotta in sala da Giuseppe Tornatore, giurato a Venezia dove Vermiglio ha vinto il premio speciale della Giuria e Andrea Occhipinti produttore e distributore. Due ore di tenerezza ma anche della presa di consapevolezza delle nostre radici che ci accomunano dalla Sicilia al Trentino. Cercatelo in tutta Italia, è uscito in solo 25 copie, ma con il passaparola può, deve crescere. È un film necessario, parlatene. ❤️
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fulviowetzl »
[ - ] lascia un commento a fulviowetzl »
|
|
d'accordo? |
|
cardclau
|
venerdì 20 settembre 2024
|
cristo si è fermato a vermiglio
|
|
|
|
Il film Vermiglio di Maura Delpero ci presenta una Italia alla fine della seconda guerra mondiale quasi sconosciuta, in un paesino di montagna tra il Trentino e la Lombardia, accompagnato per tutta la sua durata da immagini di una bellezza stupefacente, naturali o antropizzate. Una economia povera, in gran parte autarchica, con pochi scambi col mondo esterno, chiusa a riccio a difesa, e gelosa, delle memorie, notizie e testimonianze trasmesse oralmente da una generazione all’altra. Dice Simone Weil (1936): “ … Tra tutte le forme d’organizzazione sociale ben poche sono quelle che appaiono veramente pure d’oppressione; … corrispondono tutte ad un livello estremamente basso della produzione, così basso che la divisione del lavoro è praticamente sconosciuta, se non tra i sessi, e che ogni famiglia non produce tanto più di quello di cui ha bisogno di consumare … ogni essere umano, impegnato a nutrire sé stesso, è continuamente alle prese con la natura esterna.
[+]
Il film Vermiglio di Maura Delpero ci presenta una Italia alla fine della seconda guerra mondiale quasi sconosciuta, in un paesino di montagna tra il Trentino e la Lombardia, accompagnato per tutta la sua durata da immagini di una bellezza stupefacente, naturali o antropizzate. Una economia povera, in gran parte autarchica, con pochi scambi col mondo esterno, chiusa a riccio a difesa, e gelosa, delle memorie, notizie e testimonianze trasmesse oralmente da una generazione all’altra. Dice Simone Weil (1936): “ … Tra tutte le forme d’organizzazione sociale ben poche sono quelle che appaiono veramente pure d’oppressione; … corrispondono tutte ad un livello estremamente basso della produzione, così basso che la divisione del lavoro è praticamente sconosciuta, se non tra i sessi, e che ogni famiglia non produce tanto più di quello di cui ha bisogno di consumare … ogni essere umano, impegnato a nutrire sé stesso, è continuamente alle prese con la natura esterna.” La guerra si intuisce per gli effetti distruttivi sulla vitalità dell’essere umano, con un numero di morti infinitamente più grande di quello reale. Come contrappeso la relazione d’amore, potente, irrazionale (“ … che la ragion sommettono al talento …), ma generalmente di breve durata.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cardclau »
[ - ] lascia un commento a cardclau »
|
|
d'accordo? |
|
francesca meneghetti
|
venerdì 20 settembre 2024
|
la versione montanara di c''è ancora domani
|
|
|
|
Vermiglio è una tinta rosso brillante. Ma in questo caso è il nome di un paesino dell’estrema Val di Sole, vicino al passo del Tonale che viene raccontato da Maura Delpero in assenza quasi totale di colore: non è in bianco e nero (scelta che comporta una voluta cifra documentaria o neorealistica), ma prevalgono i neri, i marroni, i grigi, le tonalità fredde, tanto più per il fatto che il paesaggio, nella prima parte, è nevoso e invernale. Anche gli interni, tenebrosi, non sfuggono alla regola.
[+]
Vermiglio è una tinta rosso brillante. Ma in questo caso è il nome di un paesino dell’estrema Val di Sole, vicino al passo del Tonale che viene raccontato da Maura Delpero in assenza quasi totale di colore: non è in bianco e nero (scelta che comporta una voluta cifra documentaria o neorealistica), ma prevalgono i neri, i marroni, i grigi, le tonalità fredde, tanto più per il fatto che il paesaggio, nella prima parte, è nevoso e invernale. Anche gli interni, tenebrosi, non sfuggono alla regola. Il villaggio in realtà non si vede: le scene si svolgono prevalentemente nella casa isolata tra i monti dei Graziadei cui si aggiungono l’osteria, la scuola, la chiesa (interni). La storia familiare, drammatica, è al centro della vicenda. È vero che all’inizio si insinua un tema storico-politico: in una baita solitaria hanno trovato riparo dei disertori (siamo nel ’44), e la cosa fa discutere in osteria, con punti di vista diversi, ma non sembra quello l’interesse principale della regista. Anzi, potrebbe essere un’occasione per introdurre, in una luce favorevole, il capofamiglia, che è anche maestro elementare: illuminato, pacato, distinto e pulto, anche nel vestire. In realtà Cesare Graziadei (Tommaso Ragno) è un uomo dai chiaro-scuri, finanche ambiguo: predica bene ai suoi scolari, figli inclusi, insegna l’onestà e la bellezza (della natura, della poesia, della musica), ma nel privato razzola male, pur senza perdere in controllo. Quando compra un disco per il grammofono, e sua moglie protesta di dover contare le patate per sfamare i figli (ne partorisce dieci, ma due sono morti), la invita a stare calma per non danneggiare l’ennesimo bimbo in pancia. Quando la stessa osserva, dopo il parto, che il figlio maggiore, disprezzato dal padre perché poco incline allo studio, le ha portato dei fiori, cosa che il marito non hai mai fatto, Cesare redarguisce il ragazzo, che avrebbe rubato i fiori ai vicini, e “perdona” la moglie per questa osservazione fatta di fronte ai figli in quanto puerpera e quindi un po’ folle. Inoltre il maestro-padrone decide in modo insindacabile quale sarà l’unica figlia a cui sarà consentito di studiare. Il film potrebbe essere la versione montanara di “C’è ancora domani”, ma con tre differenze: la maggior ambiguità di Cesare, che non alza mai le mani e neppure la voce, a differenza di Ivano-Mastandrea; il contesto rurale che induce la solitudine (nel film della Cortellesi la vicenda si svolge nel quartiere popolare del Testaccio, che offre possibilità di condivisione dei propri dolori); infine, l’assenza di speranza (Delia vede nel voto una possibilità di riscatto femminile, qui pare negata). Il pessimismo del film si accentua dato che il focus del film ricade sulla figlia maggiore dei Graziadei, Lucia, che si innamora di uno dei due disertori, siciliano, ne rimane incinta, lo sposa, ma la storia non avrà affatto un lieto fine. Così si esce da film con un sentimento di tristezza infinita, accentuato dall’effetto emotivo più o meno devastate prodotto dai numerosi pianti disperati di neonati affamati o ammalati.
Questo non significa che il film non sia valido. La regista ha colto bene la lezione realista di Ermanno Olmi, ma anche di Giorgio Diritti (L’uomo che verrà). La parlata è dialettale, sottotitolata. La ricostruzione degli ambienti interni (pochi come si è detto, anche perché il budget della produzione era ristretto, a quanto abbiamo capito) è accurata. Qualche dubbio di verosimiglianza sul lavatoio dove corre acqua fresca, e non ghiaccio, in pieno inverno. Le luci, i controluce perfetti, come il sonoro (il fischio del vento, il chiocciare delle galline, lo scricchiolio e i tondi dei passi sui pavimenti di legno, il bisbigliare dei bambini, due o tre per letto, che sono il momento più tenero della narrazione). Insomma, un film da vedere, ma corazzati (almeno i più sensibili). Un bicchiere di Teroldego, visto che siamo in Trentino, non guasta dopo la visione, pensando a quanta strada è stata compiuta in ottant'anni, malgrado tutto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesca meneghetti »
[ - ] lascia un commento a francesca meneghetti »
|
|
d'accordo? |
|
|