Venom: The Last Dance non riesce ad alzare l’asticella della mini-saga, riprendendo il racconto direttamente dalla fine del film precedente
Un gran pasticcio, che diventa paradossalmente ancora più caotico in via di una sceneggiatura tanto superficiale quanto piena di deviazioni inutili.
Incapace di trovare il tempo ma soprattutto la capacità di prendersi cura dei nuovi personaggi, appiccicandoci giusto sopra i cliché della scienziata geniale e del militare arrogante, e via andare.
Un film problematico, totalmente squilibrato tra la dimensione tragica e quella comica, ritmicamente fiacco e privo di un cattivo interessante, dal momento che le uniche emanazioni sono degli anonimi mostri in computer grafica che paiono usciti da un film di inizio Duemila.
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Venom: The Last Dance non riesce ad alzare l’asticella della mini-saga, riprendendo il racconto direttamente dalla fine del film precedente
Un gran pasticcio, che diventa paradossalmente ancora più caotico in via di una sceneggiatura tanto superficiale quanto piena di deviazioni inutili.
Incapace di trovare il tempo ma soprattutto la capacità di prendersi cura dei nuovi personaggi, appiccicandoci giusto sopra i cliché della scienziata geniale e del militare arrogante, e via andare.
Un film problematico, totalmente squilibrato tra la dimensione tragica e quella comica, ritmicamente fiacco e privo di un cattivo interessante, dal momento che le uniche emanazioni sono degli anonimi mostri in computer grafica che paiono usciti da un film di inizio Duemila.
Restano a galla giusto i siparietti tra Eddie e il simbionte, ché Tom Hardy è duro da affondare, e una certa simpatia legata alla confusione che avvolge l’intero film, a volte talmente iperbolica da fare, come si dice, il giro. Però non è abbastanza per salvare la baracca.
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