|
enzo70
|
domenica 12 gennaio 2025
|
lorrain racconta la callas oltre la diva
|
|
|
|
Pablo Larrain propone una sua versione degli ultimi giorni della diva per eccellenza, Maria Callas, con un film intenso e struggente. La Callas ha perso la sua straordinaria voce e non riesce ad accettare la sua condizione attuale. Anche la sorte della storia di amore con Aristotele Onassis, sposato successivamente all’inizio della loro relazione con Jacqueline Kennedy, turba la condizione psichica della Callas che trova rifugio negli psicofarmaci che le distruggono il fegato. Gli unici suo veri amici sono il maggiordomo Ferruccio e la domestica bruna che provano a farla uscire con grande affatto dal suo stato di torpore. Il risultato è un film doloroso in cui emerge il dramma della donna che sovrasta il ricordo della gloria e del grande successo dell’artista.
[+]
Pablo Larrain propone una sua versione degli ultimi giorni della diva per eccellenza, Maria Callas, con un film intenso e struggente. La Callas ha perso la sua straordinaria voce e non riesce ad accettare la sua condizione attuale. Anche la sorte della storia di amore con Aristotele Onassis, sposato successivamente all’inizio della loro relazione con Jacqueline Kennedy, turba la condizione psichica della Callas che trova rifugio negli psicofarmaci che le distruggono il fegato. Gli unici suo veri amici sono il maggiordomo Ferruccio e la domestica bruna che provano a farla uscire con grande affatto dal suo stato di torpore. Il risultato è un film doloroso in cui emerge il dramma della donna che sovrasta il ricordo della gloria e del grande successo dell’artista. La nota che dà valore al film è l’ottima interpretazione di Angelina Jolie e di Pierfrancesco Favino, oramai uno dei migliori attori a livello internazionale. Il film è lento, non semplice, ma consigliato.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
maramaldo
|
domenica 9 febbraio 2025
|
cast a diva
|
|
|
|
vorrebbe dire che è un film strutturato artificiosamente. Giochino di parole escogitato da una mai sentita prima Lyndsy Spence. Divertente ma è bene rientrare nella metafora pregnante del titolo dell'aria di Bellini. Pallida luna adorata dai Celti i quali ignoravano trattarsi del volto incandescente di un astro nel retro deserto oscuro e gelido. Casta Diva. Su diva non ci piove: talento, fascino, capriccio, centro dell'universo, se "Lei" viene a sapere che comparirà nella nuova banconota di 5 Euro non sarà felice. Su casta, temo, lo stesso. Non si scorge propensione godereccia in chi passò dal talamo di un commenda alla cuccetta di uno che a 14 anni faceva soldi carpendo informazioni.
[+]
vorrebbe dire che è un film strutturato artificiosamente. Giochino di parole escogitato da una mai sentita prima Lyndsy Spence. Divertente ma è bene rientrare nella metafora pregnante del titolo dell'aria di Bellini. Pallida luna adorata dai Celti i quali ignoravano trattarsi del volto incandescente di un astro nel retro deserto oscuro e gelido. Casta Diva. Su diva non ci piove: talento, fascino, capriccio, centro dell'universo, se "Lei" viene a sapere che comparirà nella nuova banconota di 5 Euro non sarà felice. Su casta, temo, lo stesso. Non si scorge propensione godereccia in chi passò dal talamo di un commenda alla cuccetta di uno che a 14 anni faceva soldi carpendo informazioni.
Pregiato il film per tanti versi ma soprattutto perchè qualcuno ne è uscito trasognato, inebriato da quel mixage di brani immortali che Angelina Jolie ha reso stupefacendo. Eppure si tratta di un ritratto immaginario, segretamente allucinato e surreale. Basta dire che si trascura un episodio significativo. Era il 1958, una democrazia ancora impubere non affollava il palco reale. Pienone alla Scala, appassionati competenti, danarosi incompetenti. Al ferale annuncio che la Divina, dopo il I Atto non avrebbe proseguito nell'esecuzione della Norma, un pubblico, dianzi azzimato e distinto, esplose in un berciante tumulto. Non fu atto di vanità, già malandata ebbe un calo di voce, stonacchiò il castadiva alla stessa maniera in cui la Jolie l'ha mirabilmente imitata, in vestaglia, in cucina, nel giudizio severo di chi sa rivoltare un'omelette.
Ma lei chi era realmente, che ne fa capire Larraìn? Nacque da emigranti rimasti poveri ma Ugola d'oro volle appartenere all'élite con la quale piacque strofinarsi. Ribelle, poi, s'illuse. Si adeguò, accettò masochista l'oltraggio becero. Dalla sorella: che la musica si fotta. Da Aristotele: sono greco, ladro, pure brutto, però ricco, con me ti devi mettere.
L'italianità. Costretta Angelina ad acquisirla con splendidi risultati. Lei tutt'al più si sentì milanese. Più genuino appare il carattere italico di personaggi di contorno. Nella cafonetta Yakinthi a suo agio Valeria Golino. I domestici. Ferruccio, Favino manco a dirlo, affezionato e protettivo, factotum maneggione. Bruna, Alba Rohwacher, sempre giusta nella parte, qui dimessa e incolore, materna dominante, serva padrona.
La vedette non si era mai piaciuta. Bruciò le robe di scena come volesse rigenerarsi, quanto meno cambiar pelle, patetica, teatralità e niente più. Voce maliosa di sirena, Omero finisce qui. Non si scorge il profilo rettilineo di Prassitele. Come il tycoon, non proprio figlia di Ellade. Non greco ma naso a gnocco, impronta ottomana, retaggio saraceno, senza offesa. Meno riguardoso il perfido Pablito che, in ultimo s'improvvisa documentarista e posta alcune foto originali. Trasudano nel film cattiverie che mi rammarico di averne rilevato alcune. Rimediate, lanciando un fiore di rimpianto alla sublime interprete di tante eroine sventurate. Canto divinamente Vissi d'Arte, avrebbe voluto sussurrare vissi d'amore.
P.S. Con l'aria sciagurata che tira nessuno ha voglia di dir malizie sulle donne, sia pur condivisibili e banalucce. Se ne sono accorti tutti ma tocca allo sprovveduto farne cenno. Larraìn completa un trittico, stavo per dire una trimurti. Dedicate giudiziosamente a facoltosi, quelle tre femmine di lusso "non portarono bene". La litote mi eviti di passare per superstizioso che, come dice De Filippo, è un ignorante e porta pure male. Fatti i debiti scongiuri invito ad unirvi nell'afflato struggente di va pensiero, non c'entrava granchè, ma non si sa mai, può giovare.
P.P.S. Dopo la caduta di stile, un rifugio nella cultura. Callas, Coppi e Maradona sono divinità anche per chi non sa di lirica, di ciclismo e di calcio (Nicola Piovani, La Musica è pericolosa). Grato per le preziose considerazioni, vorrei tenermi strette, tuttavia, talune competenze. Sul calcio, voglio dire perchè sulla lirica il discorso si complica. Intanto osservo che quasi tutti i motivi orecchiati nel film vengono usati da pubblicitari. Questi conoscono il proprio mestiere come il Cileno conosce il suo. Sanno chi sono i destinatari e come funziona. Certa musica di ogni tipo si ascolta e si riascolta volentieri perchè procura piacere, non importa a quale livello, quanto meno predispone favorevolmente. Può regalare languori e spasimi, moti di entusiasmo, incitazioni ad ardimenti. Anche frenesie di violenza, spesso veicola imbonimenti, diffonde idolatrie. Non è la Musica pericolosa in sè, ma pernicioso può essere non solo chi la fa, ma peggio chi se ne serve anche senza saperla fare. Le melodie del Catanese deliziarono Chopin ma la Norma fu proibita in anni ruggenti. Solo per un'espressione scorretta sempre al I Atto, qualcosa coma morte a Roma o roba del genere. Si può, ancora oggi? Tollerabile appena nella melopea brutalista di Venditti: roma capoccia der mondo infame...
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a maramaldo »
[ - ] lascia un commento a maramaldo »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
la criticadora de pelicula
|
mercoledì 16 aprile 2025
|
maria: un film ipnotico
|
|
|
|
Tra i delusi e gli entusiasti del film "Maria" mi colloco convintamente tra questi ultimi.
Un esempio di come, pur non replicando la mera realtà di persone e fatti, si possa dare un' interpretazione se possibile ancora più vivida e credibile, poiché resa attraverso sentimenti universali, stati d'animo, evocazioni.
Interpretazione che si incarna in modo stupefacente in Angiolina Jolie, nei suoi sguardi, negli atteggiamenti e perfino nei silenzi.
Jolie-Maria si muove con eleganza in una Parigi sfocata, città ideale per restituire un senso profondo di nostalgia per la giovinezza, gli amori sbagliati o finiti, la gloria coi giorni contati.
[+]
Tra i delusi e gli entusiasti del film "Maria" mi colloco convintamente tra questi ultimi.
Un esempio di come, pur non replicando la mera realtà di persone e fatti, si possa dare un' interpretazione se possibile ancora più vivida e credibile, poiché resa attraverso sentimenti universali, stati d'animo, evocazioni.
Interpretazione che si incarna in modo stupefacente in Angiolina Jolie, nei suoi sguardi, negli atteggiamenti e perfino nei silenzi.
Jolie-Maria si muove con eleganza in una Parigi sfocata, città ideale per restituire un senso profondo di nostalgia per la giovinezza, gli amori sbagliati o finiti, la gloria coi giorni contati.
Un film ipnotico, che invade l'anima e i pensieri come un sogno a dormiveglia.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a la criticadora de pelicula »
[ - ] lascia un commento a la criticadora de pelicula »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
felicity
|
venerdì 30 maggio 2025
|
una donna sola con il suo senso di fallimento
|
|
|
|
Maria Callas, cui il regista assegna il volto e il corpo di Angelina Jolie, ben poco somigliante nell’aspetto, ma con un’assonanza che potremmo definire spirituale, di diva decadente, piuttosto accentuata è qui un’eroina tragica, destinata alla morte come la protagonista di un’opera e fusa talmente alla propria arte da non poterla disgiungere dalla vita reale.
Proprio per questo la dimensione reale non esiste in Maria – «non c’è stato un solo giorno normale» dice il fedele maggiordomo-padre interpretato da Pierfrancesco Favino – e niente e nessuno intorno a lei pare dotato di un vero afflato vitale.
E la bravura degli autori sta nel ricalcare attraverso il racconto l’incedere di un’opera lirica, con una confezione volutamente sopra le righe e un ritmo punteggiato da arie celeberrime scelte volutamente per il loro contenuto narrativo.
[+]
Maria Callas, cui il regista assegna il volto e il corpo di Angelina Jolie, ben poco somigliante nell’aspetto, ma con un’assonanza che potremmo definire spirituale, di diva decadente, piuttosto accentuata è qui un’eroina tragica, destinata alla morte come la protagonista di un’opera e fusa talmente alla propria arte da non poterla disgiungere dalla vita reale.
Proprio per questo la dimensione reale non esiste in Maria – «non c’è stato un solo giorno normale» dice il fedele maggiordomo-padre interpretato da Pierfrancesco Favino – e niente e nessuno intorno a lei pare dotato di un vero afflato vitale.
E la bravura degli autori sta nel ricalcare attraverso il racconto l’incedere di un’opera lirica, con una confezione volutamente sopra le righe e un ritmo punteggiato da arie celeberrime scelte volutamente per il loro contenuto narrativo.
Ad ogni momento della vita della Divina corrisponde infatti un’aria che parla, metaforicamente, dello stato d’animo di Maria in quel momento. E così opere come Otello, Norma, La traviata, Tosca e tante altre diventano il modo in cui viene raccontato il declino progressivo di un’icona troppo grande per sopravvivere a sé stessa e al mondo che le sta intorno.
Larraín per celebrare quell’incredibile voce, quella vita tumultuosa, accompagna la Callas per le strade parigine dell’epoca in un continuo perdersi tra la proiezione di una realtà immaginata e l’immaginazione di un presente in continuo dialogo con i momenti più significativi della sua esistenza, tra vita privata ed esibizioni monumentali in ogni parte del pianeta.
Al punto il cui il film colloca la vicenda, Maria non è già più la Callas, è una donna consumata da ricordi venefici e da un amore malato, una donna stranita che solo talvolta ritorna ad essere la Callas. Ma solo per capire che non potrà farcela.
Condividiamo così il quotidiano rarefatto di una donna sola con il suo senso di fallimento, che si nutre dei ricordi di un unico uomo. Un uomo mediocre e tutto sommato volgare, incomprensibilmente amato da una donna come Maria, una donna che si è lasciata sminuire, tradire, alla fine abbandonare, e, ciò nonostante, ha continuato a vivere nel rimpianto di un legame fondato soprattutto sui suoi sentimenti, sulla sua volontà e sulla sua capacità di amare. Anche a costo del travolgimento della sua arte e della sua voce.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
francesca meneghetti
|
giovedì 9 gennaio 2025
|
il bel canto che nasce dal dolore
|
|
|
|
16 settembre 1977: in un lussuoso e centralissimo appartamento parigino della Rve gauche, viene trovata morta la Divina, all?et? di soli 53 anni. Arresto cardiaco, sar? la diagnosi. In realt? aleggia un certo mistero sulla fine di Maria Callas. Pu? essere che il cuore si sia arrestato spontaneamente, ma lei era drogata di farmaci, a combattere la depressione e quella malattia autoimmune, dal nome difficile, dermatomiosite, che le aveva compromesso la voce. Il film Maria di del regista cileno Pablo Larrain parte da qui (aggiungendo al dramma la scena dell?incendio dei meravigliosi abiti di scena), per procedere retrospettivamente su due piani temporali. Il primo livello in flashback riguarda l?ultima settimana di vita di Maria, colta nella sua quotidianit?, tra l?appartamento in cui tiranneggia i due fedeli servitori Ferruccio (Pierfrancesco Favino) e Bruna (Alba Rohrwacher), preoccupati della sua salute e della sua magrezza quasi anoressica e le passeggiate nei viali e sui ponti parigini.
[+]
16 settembre 1977: in un lussuoso e centralissimo appartamento parigino della Rve gauche, viene trovata morta la Divina, all?et? di soli 53 anni. Arresto cardiaco, sar? la diagnosi. In realt? aleggia un certo mistero sulla fine di Maria Callas. Pu? essere che il cuore si sia arrestato spontaneamente, ma lei era drogata di farmaci, a combattere la depressione e quella malattia autoimmune, dal nome difficile, dermatomiosite, che le aveva compromesso la voce. Il film Maria di del regista cileno Pablo Larrain parte da qui (aggiungendo al dramma la scena dell?incendio dei meravigliosi abiti di scena), per procedere retrospettivamente su due piani temporali. Il primo livello in flashback riguarda l?ultima settimana di vita di Maria, colta nella sua quotidianit?, tra l?appartamento in cui tiranneggia i due fedeli servitori Ferruccio (Pierfrancesco Favino) e Bruna (Alba Rohrwacher), preoccupati della sua salute e della sua magrezza quasi anoressica e le passeggiate nei viali e sui ponti parigini. Sono i momenti in cui, in preda a uno stato semi-allucinatorio, individua luoghi di memoria e recupera il suo passato intessendo un?autobiografia puramente mentale. Ecco allora il secondo livello retrospettivo, che procede a flash, in modo discontinuo. Qui si evidenzia un grande lavoro di montaggio, con l?inserimento di sequenze invecchiate in stile anni ?60, a colori e in BN. Ne escono l?esaltazione che le procuravano i trionfi sulla scena, brani della sua vita sentimentale (il marito italiano Meneghini, e, soprattutto, il grande amore, il ricchissimo armatore greco Onassis, che si rifiut? di sposare per non finire in gabbia), schegge di incontri famosi (Kennedy, Marylin Monroe; manca Pasolini), e penosi ricordi del periodo greco, quando la madre faceva prostituire le figlie con i tedeschi. Il regista ricorre per ci? all?espediente di un biopic in costruzione, con un giovane intervistatore che pone a Maria, o alla Callas, domande che la costringono a scavare nel passato. Il presente ? molto doloroso. I ricordi tristi premono e quelli felici contrastano con la solitudine e la perdita dell?ugola d?oro del passato, a cui la Divina non si rassegna del tutto, fino all?ultimo canto del cigno (E lucevan le stelle, dalla Tosca, che riesce a calamitare i passanti in strada e a trasformarli in spettatori di un concerto improvvisato). Ma a compensare la tristezza giunge una bellissima colonna sonora, che recupera le romanze pi? famose della Callas, a partire dall?iniziale Ave Maria fino alla celeberrima Casta diva, e la straordinaria performance di un?Angelina Jolie elegantissima, i cui lineamenti sono esaltati dalla magrezza: si ? sottoposta a un corso intensivo di canto lirico, raggiungendo una perfetta intonazione, potenza, controllo delle dinamiche e un?intensa interpretazione drammatica. Film da vedere!
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a francesca meneghetti »
[ - ] lascia un commento a francesca meneghetti »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
fabriziog
|
sabato 11 gennaio 2025
|
intenso
|
|
|
|
Una grandiosa Angelina Jolie interpreta il crepuscolo del soprano greco, la Divina Maria Callas (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), in “Maria” di Pablo Larraín.
La fotografia di Edward Lachman -probabile vincitore di Premi al pari dell’Oscar – tratteggia immagini stupefacenti, con primi piani intensi e tragici carichi di quella ellenicità che accompagna la voce potente, senza spazio né tempo, oltre il visibile e l’invisibile, della Callas; una voce che sprigionava l’essenza dell’animo di Maria, massima cantrice di Puccini, le cui opere costituiscono l’ossatura della colonna sonore del film di Larraín.
[+]
Una grandiosa Angelina Jolie interpreta il crepuscolo del soprano greco, la Divina Maria Callas (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), in “Maria” di Pablo Larraín.
La fotografia di Edward Lachman -probabile vincitore di Premi al pari dell’Oscar – tratteggia immagini stupefacenti, con primi piani intensi e tragici carichi di quella ellenicità che accompagna la voce potente, senza spazio né tempo, oltre il visibile e l’invisibile, della Callas; una voce che sprigionava l’essenza dell’animo di Maria, massima cantrice di Puccini, le cui opere costituiscono l’ossatura della colonna sonore del film di Larraín.
La tristezza colora il viso, gli occhi della protagonista, colora la sua esistenza e la sua voce, il portamento e l’incedere, il non volersi dare sconfitta mentre già ci si è dati per sconfitti. La voce che non è più quella di prima; l’amore per Onassis che però prediligerà come moglie Jacqueline Kennedy; la Diva, che come tutte le grandi Dive, non accetta il proprio inesorabile declino. Le visioni. Le allucinazioni. Il torpore della mente. Gli psicofarmaci. L’alcol. Lo sforzo sino alla morte di tirare fuori la potenza vocale di un tempo. I fedeli servitori, veri e unici amici (due grandi attori: Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher), con cui la Callas condivide momenti di autentica serenità, sciolti in una semplicità quotidiana e domestica che contrasta con lo scintillio di tempi andati.
Alti livelli di recitazione fusi nella intensa tragicità ateniese di volti e occhi che divengono un tutt’uno con l’atmosfera originata da un mobilio ancienne e da una Parigi distratta e punteggiata da cori pucciniani come presenze ectoplasmatiche.
Fabrizio Giulimondi
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a fabriziog »
[ - ] lascia un commento a fabriziog »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
gianni quilici
|
giovedì 16 gennaio 2025
|
maria callas: un ritratto acuto e affascinante
|
|
|
|
Un film emozionante e realizzato con grande maestria. Per due ragioni. La prima: Pablo Larrain ha intelligentemente intrecciato il presente disperato della Callas con ci? che lei ha vissuto e che ora immagina, ricorda, sogna, compresa un?intervista mai avvenuta, che ha tuttavia il merito di ampliare la sua personalit? complessa e contraddittoria. E questo Pablo Larrain lo realizza con un montaggio dove il presente e l?immaginazione si alternano e si fondono felicemente, senza banali racconti flashback. La seconda ragione: Angelina Jolie ha saputo incarnare con grande efficacia due aspetti contrapposti della personalit? di Maria Callas: l?angoscia per aver perso la forza della sua voce, per essere percepita come voce, ma non come corpo, per il rapporto strumentale subito
[+]
Un film emozionante e realizzato con grande maestria. Per due ragioni. La prima: Pablo Larrain ha intelligentemente intrecciato il presente disperato della Callas con ci? che lei ha vissuto e che ora immagina, ricorda, sogna, compresa un?intervista mai avvenuta, che ha tuttavia il merito di ampliare la sua personalit? complessa e contraddittoria. E questo Pablo Larrain lo realizza con un montaggio dove il presente e l?immaginazione si alternano e si fondono felicemente, senza banali racconti flashback. La seconda ragione: Angelina Jolie ha saputo incarnare con grande efficacia due aspetti contrapposti della personalit? di Maria Callas: l?angoscia per aver perso la forza della sua voce, per essere percepita come voce, ma non come corpo, per il rapporto strumentale subito da parte di Onassis, ma anche l?aura della diva solitaria, tagliente e ironica animata da una quasi indicibile drammaticit? di grande fascino
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a gianni quilici »
[ - ] lascia un commento a gianni quilici »
|
|
d'accordo? |
|
|
|