montefalcone antonio
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venerdì 11 ottobre 2024
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uno dei più memorabili film d''animazione dell''anno
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L’ultimo cartoon targato DreamWorks Animation, “The Wild Robot”, è tratto dall'omonimo romanzo illustrato del pluripremiato Peter Brown, bestseller e primo libro di una trilogia per ragazzi che comprende “La fuga del robot selvatico” e “The Wild Robot Protects”.
Alla pari di una fiaba moderna, tenera, emozionante e ricca di dolcezza, l’opera non soltanto è affascinante per l’accurata e raffinata qualità dell’animazione e della grafica (descritti come «un dipinto di Monet in una foresta di Miyazaki»), ma anche per l’aspetto narrativo, tutto focalizzato su interessanti tematiche, come il rapporto tra natura e tecnologia, la scoperta di se stessi, il significato di essere vivi e connessi ad ogni creatura, l’importanza della gentilezza come metodo di sopravvivenza in contesti avversi e dell’amore come motore del mondo, e soprattutto l’accettazione delle diversità altrui.
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L’ultimo cartoon targato DreamWorks Animation, “The Wild Robot”, è tratto dall'omonimo romanzo illustrato del pluripremiato Peter Brown, bestseller e primo libro di una trilogia per ragazzi che comprende “La fuga del robot selvatico” e “The Wild Robot Protects”.
Alla pari di una fiaba moderna, tenera, emozionante e ricca di dolcezza, l’opera non soltanto è affascinante per l’accurata e raffinata qualità dell’animazione e della grafica (descritti come «un dipinto di Monet in una foresta di Miyazaki»), ma anche per l’aspetto narrativo, tutto focalizzato su interessanti tematiche, come il rapporto tra natura e tecnologia, la scoperta di se stessi, il significato di essere vivi e connessi ad ogni creatura, l’importanza della gentilezza come metodo di sopravvivenza in contesti avversi e dell’amore come motore del mondo, e soprattutto l’accettazione delle diversità altrui.
La godibile pellicola, scritta e diretta dal pluricandidato all’Oscar Chris Sanders (sceneggiatore e regista di “Dragon Trainer”, “I Croods” e “Lilo & Stitch”), diverte, commuove e fa riflettere, coinvolgendo adulti e bambini attraverso le caratterizzazioni dei suoi personaggi; ma anche nel presentarsi con molteplici livelli di lettura dietro la parvenza di semplicità intrinseca alla trama. Nulla è forzato o invadente, il film trasmette tutta la sua magia, la sua carica di umorismo e intrattenimento, la sua forza emozionale con equilibrio e delicatezza, senza ricorrere a scene madri, all’azione spettacolare o a lunghi monologhi.
Impreziosita dalla sapiente unione di CGI e disegno a mano, la solida e lineare sceneggiatura esplora il difficile ruolo di essere genitori, la complessa relazione che si viene ad instaurare tra genitori e figli, nella quale nessuno è mai preparato o pronto a gestire nei migliori dei modi ruoli e rapporti: fondamentale è in tal senso la necessità di superare pregiudizi e diffidenze, ma anche l’apporto di altri elementi utili a farci fare cose che mai avremmo pensato possibili. Tra questi, non possono mancare lo spirito di dedizione, il sacrificio, la cooperazione, l’empatia, e soprattutto la gentilezza: il più nobile tra gli strumenti educativi, che insieme all’amore ci rende più umani e solidali con il prossimo.
Un’altra vera chiave per la sopravvivenza, ci dice chiaramente questa pellicola, è la solidarietà.
Un concetto basilare per la sopravvivenza singola e collettiva, perché capace di prevalere sulle avversità, su differenze innate e sulla legge del più forte.
Argomenti questi che rimandano anche ad altre bellissime pellicole d’animazione, come ad esempio “Il castello nel cielo”, La gabbianella e il gatto”, “Il gigante di ferro”, solo per citarne alcune; e che focalizzano il rapporto dell’uomo non soltanto con l’ambiente e il prossimo, ma soprattutto con se stesso.
La figura del robot diventa allora in questo cartoon l’efficace allegoria di tutto ciò che ruota intorno alla complessa sfera riguardante l’umanità, il Creato, le creature, il progresso, la tutela dell’ambiente, le conseguenze delle nostre scelte/azioni (vedi oggi il cambiamento climatico, la mancanza di empatia nei rapporti interpersonali, la violenza e i malesseri sociali, lo sviluppo tecnologico e i dilemmi morali, etc.), ma anche un urgente invito a convivere e a (soprav)vivere imparando ad avere rispetto di ogni cosa ed essere vivente, ricercando sintesi ed equilibrio tra le varie correlate parti.
In conclusione, “Il robot selvaggio” è uno dei migliori film d’animazione dell’anno, e non solo; una pellicola riuscita ed efficace, che coniuga benissimo l’apparato visivo a quello narrativo, le emozioni alle riflessioni. Imperdibile. Voto (in decimi): 8.25 / 8.50
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imperior max
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lunedì 28 ottobre 2024
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unione, famiglia e cuore
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IL ROBOT SELVAGGIO, ultima sfornata della Dreamworks fatta da Chris Sanders, noto per aver diretto tra gli altri Lilo & Stitch e Dragon Trainer.
In un futuro non precisato un robot naufraga con il suo cargo su un’isola piena di animali selvatici. Essendo programmato per eseguire dei compiti assegnatigli si adatta all’ambiente e alla comprensione delle creature. Si imbatte in una volpe e in un’ochetta appena nata e insieme se ne prenderanno cura fino a quando non imparerà a volare. Per tutta la durata ci saranno disavventure, scoperte, alleanze e crescite personali.
Sicuramente un film ben fatto, bello animato tra cgi e tratti disegnati, belle musiche con almeno tre pezzi ben cantati e con dei personaggi niente male.
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IL ROBOT SELVAGGIO, ultima sfornata della Dreamworks fatta da Chris Sanders, noto per aver diretto tra gli altri Lilo & Stitch e Dragon Trainer.
In un futuro non precisato un robot naufraga con il suo cargo su un’isola piena di animali selvatici. Essendo programmato per eseguire dei compiti assegnatigli si adatta all’ambiente e alla comprensione delle creature. Si imbatte in una volpe e in un’ochetta appena nata e insieme se ne prenderanno cura fino a quando non imparerà a volare. Per tutta la durata ci saranno disavventure, scoperte, alleanze e crescite personali.
Sicuramente un film ben fatto, bello animato tra cgi e tratti disegnati, belle musiche con almeno tre pezzi ben cantati e con dei personaggi niente male. Molto il divertimento tra tematiche per bambini, ma anche per gli adulti. Le scene d’azione tra inseguimenti, cadute e voli spettacolari sono belle girate. La storia sicuramente non ha un soggetto originale dato che prende un po’ da La Gabbianella e il gatto, da Tarzan e Il richiamo della foresta, però è interessante com’è adattata l’idea che il robot ROZ diventi più umana degli umani stessi vivendo nella natura selvaggia e gli animali andando oltre la propria programmazione. Si parla di accettazioni, di unione, di diversità, di famiglia, di scelte di vita oltre la propria natura e di convivenza nonostante appunto ci siano varietà di animali che normalmente si ammazzerebbero tra di loro.
Certo ogni tanto scappano fuori un po’ di retoriche. Nonostante ci siano situazioni anche cattivelle, vista la crudezza della natura della foresta, si poteva spingere un po’ di più (non chiedo lo splatter per carità, ma almeno quel sentore di morte messa bene in scena) e infine il doppiaggio italiano, almeno per Roz e la volpe, non è proprio del tutto eccellente (Alessandro Roja, bella voce, ma un po’ frenato).
Comunque sia almeno una volta la lacrimuccia la farà scendere dall’occhio, poco, ma sicuro.
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eleonora panzeri
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martedì 12 novembre 2024
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le regole del cuore
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Il robot selvaggio è un film d’animazione del 2024, scritto e diretto da Chris Sanders. La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo illustrato da Peter Brown. La protagonista è Roz, un robot che, a causa di un naufragio, si ritrova da sola su un’isola deserta. Inizialmente disorientata in un ambiente tanto diverso da quello per cui è stata progettata, Roz è costretta a bypassare la sua programmazione per sopravvivere e tenta in tutti i modi di comunicare con gli animali dell’isola. Tuttavia, le cose non vanno come sperato, e, accidentalmente, uccide una mamma anatra insieme a parte delle sue uova, lasciando un solo uovo intatto.
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Il robot selvaggio è un film d’animazione del 2024, scritto e diretto da Chris Sanders. La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo illustrato da Peter Brown. La protagonista è Roz, un robot che, a causa di un naufragio, si ritrova da sola su un’isola deserta. Inizialmente disorientata in un ambiente tanto diverso da quello per cui è stata progettata, Roz è costretta a bypassare la sua programmazione per sopravvivere e tenta in tutti i modi di comunicare con gli animali dell’isola. Tuttavia, le cose non vanno come sperato, e, accidentalmente, uccide una mamma anatra insieme a parte delle sue uova, lasciando un solo uovo intatto. Roz, sentendosi in colpa, decide di prendersi cura dell’anatroccolo, che chiamerà Becco Lustro. Il film è avvincente e tenero, adatto a grandi e piccini. Affronta con delicatezza i sacrifici della maternità e il valore della cooperazione e dell’amicizia. È un inno all’amore e all’armonia, lontano dalla visione umana di poter controllare e comprendere ogni cosa, poiché le regole del cuore sono a volte inesplicabili.
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tozkino
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giovedì 17 ottobre 2024
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un mondo da... ricostuire con tenacia e dolcezza
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Accerchiato da una frotta di giovani genitori che portavano i figli più piccoli, in un vorticoso vociare intenso e anche stridulo, spinte e ressa, una fila interminabile di bambini, con qualche nonna e qualche zia, anche io sono entrato nella grande Sala del nostro cinema cittadino, per godermi un film toccante ed emozionante, due ore di spettacolo, due ore di immersione nei buoni sentimenti, in una favola moderna, una storia solo apparentemente per bambini, un racconto acceso e impetuoso che scava dentro il cuore un solco profondo, un emozionate storia che mi ha fatto proprio bene: Il robot selvaggio è un film bellissimo da vedere, con quello stile sospeso tra i classici dello Studio Ghibli e la pittura impressionista; uno spettacolo gradevole da ascoltare in virtù del sound design e della colonna sonora composta da Kris Bowers, e senz’altro pieno di buone intenzioni, in quanto celebra i legami non tradizionali, il valore della comprensione reciproca, il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza del diverso, l’inclusione e la bellezza di tutte le forme viventi ed esistenti, in un meraviglioso ambiente naturale disegnato come una dinamica e moderna Arca di Noè dove c’è posto per tutti e dove tutti (anche i nemici naturali o gli avversari più ostili) si sentono accolti e benedetti dalla vita stessa che si realizza dappertutto in quel magico calderone dove tucte le creature cantano al loro Creatore (direbbe Frate Francesco).
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Accerchiato da una frotta di giovani genitori che portavano i figli più piccoli, in un vorticoso vociare intenso e anche stridulo, spinte e ressa, una fila interminabile di bambini, con qualche nonna e qualche zia, anche io sono entrato nella grande Sala del nostro cinema cittadino, per godermi un film toccante ed emozionante, due ore di spettacolo, due ore di immersione nei buoni sentimenti, in una favola moderna, una storia solo apparentemente per bambini, un racconto acceso e impetuoso che scava dentro il cuore un solco profondo, un emozionate storia che mi ha fatto proprio bene: Il robot selvaggio è un film bellissimo da vedere, con quello stile sospeso tra i classici dello Studio Ghibli e la pittura impressionista; uno spettacolo gradevole da ascoltare in virtù del sound design e della colonna sonora composta da Kris Bowers, e senz’altro pieno di buone intenzioni, in quanto celebra i legami non tradizionali, il valore della comprensione reciproca, il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza del diverso, l’inclusione e la bellezza di tutte le forme viventi ed esistenti, in un meraviglioso ambiente naturale disegnato come una dinamica e moderna Arca di Noè dove c’è posto per tutti e dove tutti (anche i nemici naturali o gli avversari più ostili) si sentono accolti e benedetti dalla vita stessa che si realizza dappertutto in quel magico calderone dove tucte le creature cantano al loro Creatore (direbbe Frate Francesco). Uno straordinario film di animazione che ha conquistato il cuore di tutti i presenti: dopo le prime schermaglie infatti, è calato il commosso silenzio in platea, silenzio tipico dei grandi ascolti. Qualche risata (qua e là) ma, soprattutto, tanti sospiri e fiumi di lacrime a iosa. Il Robot Selvaggio, adattamento per il grande schermo del bestseller The Wild Robot di Peter Brown. Questo magnifico romanzo illustrato, nelle sapienti mani dello sceneggiatore e regista Chris Sanders, è diventato non solo un’opera visivamente splendida, ma una autentica fiaba moderna, forte di una morale universale, capace di toccare il cuore dei bipedi di tutte le età. Già, perché nella avventurosa parabola di questa bizzarra famiglia allargata, composta da un robot, una volpe e un’ochetta, si nasconde un messaggio profondamente umano, nonché fortemente contemporaneo, che si rivolge evidentemente a un presente segnato dal dissesto climatico e dalla disgregazione sociale. Anche se mi vergogno un po’ (e ne chiedo scusa ai miei lettori), debbo confessare che ho pianto tanto… ancora una volta sono però felice di aver trascorso qualche ora al cinema (togliendola con forza alla serie infinita di impegni che occupano la mia settimana). Brevemente la linea narrativa: Il Robot Selvaggio è una storia costruita in modo eccellente, un piccolo gioiello di animazione: possiamo dire che narra la storia di una vera famiglia allargata creata, in modo apparentemente maldestro e senza particolari riflessioni da un robot chiamato Roz (i nomi composti e stringati mi sono sempre piaciuti), una volpe chiamata Fink e una tenera ochetta soprannominata Beccolustro.
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fabrizio friuli
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domenica 6 ottobre 2024
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la madre di ferro
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Roz è un automa dispersa in un territorio boschivo che distrugge involontariamente il nido di un' oca selvatica e parallelamente, nota un uovo rimasto integro e da quello stesso uovo, nasce un piccolo di oca che, vedendo l' automa come primo essere inquadrato con la sua vista, si autoconvince che Roz sia la sua mamma, però, l' accudimento di una creatura selvatica non risulta essere un fine per il quale l' automa è stata creata, anche se, il cambiamento può avvenire.
Un attento osservatore, potrebbe capire che il film ricorda " La Gabbianella e il Gatto " ( il celebre film animato che si basa sulla famosa opera letteraria del dipartito scrittore cileno Luis Sepulveda ) dato che, anche in questo film, un volatile viene accudito da un personaggio diverso da lui, infatti, Beccolustro ( il piccolo di oca e Fortunata ( la gabbianella ) vengono accuditi dai protagonisti che, nonostante siano diversi da loro, si sono rivelati in grado di crescerli e di farli volare, come è giusto che sia per gli uccelli.
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Roz è un automa dispersa in un territorio boschivo che distrugge involontariamente il nido di un' oca selvatica e parallelamente, nota un uovo rimasto integro e da quello stesso uovo, nasce un piccolo di oca che, vedendo l' automa come primo essere inquadrato con la sua vista, si autoconvince che Roz sia la sua mamma, però, l' accudimento di una creatura selvatica non risulta essere un fine per il quale l' automa è stata creata, anche se, il cambiamento può avvenire.
Un attento osservatore, potrebbe capire che il film ricorda " La Gabbianella e il Gatto " ( il celebre film animato che si basa sulla famosa opera letteraria del dipartito scrittore cileno Luis Sepulveda ) dato che, anche in questo film, un volatile viene accudito da un personaggio diverso da lui, infatti, Beccolustro ( il piccolo di oca e Fortunata ( la gabbianella ) vengono accuditi dai protagonisti che, nonostante siano diversi da loro, si sono rivelati in grado di crescerli e di farli volare, come è giusto che sia per gli uccelli. Per giunta, viene nuovamente trattato il tema della diversità, poiché Roz, non essendo come gli altri animali, viene vista come un mostro da evitare, il castoro che cerca di abbattere un albero molto grande, viene considerato lo scemo del villaggio ed anche Beccolustro, essendo stato cresciuto dal falso mostro, viene trattato come un reietto dalle altre oche, fin quando lui stesso diventa la nuova guida delle oche, ed anche Roz diventa l' eroina di tutti, dopo aver salvato gli animali da un burrascoso inverno, e durante lo scontro finale con gli altri robot, venuti a prelevare Roz, anche il castoro riesce ad ottenere il suo meritato riscatto, poiché, l' idea di abbattere l' albero più grande si rivela utile per spegnere l' incendio, quindi, coloro che inizialmente, venivano visti come dei reietti, sono diventati degli eroi, perché, come insegna la fiaba di Hans Christian Andersen ( Il brutto anatroccolo ) la diversità non è un difetto, può essere una virtù. Purtroppo, questo film, presenta un' animazione insoddisfacente ( come quella di altri film di animazione del 2024 ) e Roz, sembra essere simile a Baymax di Big Hero 6, dato che offre assistenza ( forse anche di natura sanitaria ) e pone quesiti trattando la scala da uno a dieci.
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eugenio
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giovedì 10 ottobre 2024
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dreamwoks ruz
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La Dreamworks vince ancora, senza necessità di grandi effetti speciali, realizzando un delicato equilibrio tra empatia e trama, con un occhio curioso al presente e al confronto con l’intelligenza artificiale. Aperto alla modernità, ma fedele al libro illustrato di Peter Brown "Il robot selvatico” è una storia semplice ma non per questo superficiale, espressiva nella sua resa ed efficace nella durata. Nemmeno novanta minuti per riflettere sul ruolo dell’intelligenza artificiale oggi, della natura, della cooperazione, della famiglia, con tanti buoni sentimenti che rendono la vicenda commovente ma non melensa.
Un robot tuttofare a seguito di un incidente finisce in un’isola deserta.
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La Dreamworks vince ancora, senza necessità di grandi effetti speciali, realizzando un delicato equilibrio tra empatia e trama, con un occhio curioso al presente e al confronto con l’intelligenza artificiale. Aperto alla modernità, ma fedele al libro illustrato di Peter Brown "Il robot selvatico” è una storia semplice ma non per questo superficiale, espressiva nella sua resa ed efficace nella durata. Nemmeno novanta minuti per riflettere sul ruolo dell’intelligenza artificiale oggi, della natura, della cooperazione, della famiglia, con tanti buoni sentimenti che rendono la vicenda commovente ma non melensa.
Un robot tuttofare a seguito di un incidente finisce in un’isola deserta. Solo animali e natura. Per una serie di simpatiche circostanze tutte da ammirare in sequenza, finisce per far da mamma a una piccola oca orfana. Dal confronto tra i due, con l’ausilio di una volpe sarcastica dal cuore d’oro, nascerà qualcosa che la semplice programmazione non riesce ancora a definire. Amore? Forse o qualcosa di più che lo script non conosce, forse un’identità.
Una sceneggiatura a ben vedere letta centinaia di volte e profetizzata dai tempi di Asimov ma nel film diretto da Chris Sanders, l'impatto, volutamente elementare, rimanda alla genitorialità con passaggi da maternità adottiva ed evolutiva che la piccola oca, battezzata Beccolustro, deve affrontare: i primi passi, il confronto con i suoi simili da cui è bollata come “diverso” perché cresciuto dal “mostro”, il volo, per certi versi a ricordare La gabbianella e il gatto, la colorazione mai eccessiva in una resa fotografica quasi pittorica, mai fine a se stessa. E, ancora una volta, il dubbio sui confini etici di un’intelligenza artificiale in un mondo sempre più automatizzato e cinico. Non è casuale la scelta in un’isola deserta dove gli umani non appaiono. Perché “Il robot selvaggio” in fondo è una storia di un grande gigante gentile (per dirla alla Dahli), di un WALL•E della Pixar che non pulisce ma che è al servizio, senza retorica, di un ambiente gentile e speranzoso: che forse con la collaborazione di tutti, ciascuno di noi può contribuire a far vivere meglio e bene. Senza necessariamente essere una famiglia, nel senso stretto del termine.
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