montefalcone antonio
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giovedì 23 novembre 2023
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quando l''impegno civile si fa arte ed emozione
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L’87enne Ken Loach, insieme al fedele sceneggiatore Paul Laverty, gira ancora una volta un altro dramma sociale, amaro ma necessario, sugli ultimi. “The Old Oak” (La vecchia quercia) è semplice e trasparente nella forma, ma umanistico e vigoroso nell’anima.
Questa pellicola, con tutti i suoi pregi e malgrado alcuni suoi difetti, rappresenta un concentrato efficace degli elementi tipici del cinema del regista inglese, a partire da quell’approccio sensibile e rispettoso nei confronti di tematiche sociali attuali e importanti, all’affidarsi a quella centralità di sequenze e dialoghi ricchi di naturalezza; all’eloquenza di dettagli e sguardi espressivi dei suoi personaggi; alla rappresentazione sincera e veritiera, chiara e lineare dei fatti raccontati.
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L’87enne Ken Loach, insieme al fedele sceneggiatore Paul Laverty, gira ancora una volta un altro dramma sociale, amaro ma necessario, sugli ultimi. “The Old Oak” (La vecchia quercia) è semplice e trasparente nella forma, ma umanistico e vigoroso nell’anima.
Questa pellicola, con tutti i suoi pregi e malgrado alcuni suoi difetti, rappresenta un concentrato efficace degli elementi tipici del cinema del regista inglese, a partire da quell’approccio sensibile e rispettoso nei confronti di tematiche sociali attuali e importanti, all’affidarsi a quella centralità di sequenze e dialoghi ricchi di naturalezza; all’eloquenza di dettagli e sguardi espressivi dei suoi personaggi; alla rappresentazione sincera e veritiera, chiara e lineare dei fatti raccontati.
L’opera evidenza le cause e gli effetti di tradimenti morali, rabbia, diffidenza, disperazione, disillusione diffusi soprattutto in comunità povere ed abbandonate dallo Stato, nonché nei cuori di uomini sfiancati sempre più dal malessere esistenziale.
Soltanto la condivisione e l’unione di forze/capacità/risorse di ogni singolo individuo possono colmare quelle mancanze della politica e l’incuranza o incapacità delle istituzioni.
Film dolente ma carico di speranza nonostante tutto, "The Old Oak" riesce a trasmettere (e ribadire l’utilità del)la forza di valori umani come l’accoglienza, la solidarietà, la lotta convinta a qualsiasi inciviltà e ostilità, la resistenza al disagio sociale, il rifiuto di ogni forma di discriminazione. Fino all’utopico desiderio di un mondo migliore a cui ambire.
Per questo alla fine riesce a coinvolgere, emozionare e commuovere i nostri cuori.
Voto: 7.50
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gabriella
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domenica 26 novembre 2023
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if you eat together, we stick together
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Inossidabile Ken che a 87 anni mantiene ancora viva la speranza di un’umanità migliore e ci regala quello che definisce il suo ultimo film, per motivi anagrafici, ma io mi auguro non sia così, c’è bisogno del suo cinema necessario e sincero. Siamo nella contea di Duhran , un piccolo villaggio inglese un tempo zona mineraria, unica risorsa e fonte di reddito per il paese, prima che il governo Thatcher chiudesse tutto. Unico punto di ritrovo, un vecchio pub malandato con l’insegna traballante gestito da T. J. Ballantyne, un uomo di buon cuore nonostante i suoi guai familiari ed economici, non altrettanto gli avventori, uomini arrabbiati, polemici e critici contro tutti e tutto.
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Inossidabile Ken che a 87 anni mantiene ancora viva la speranza di un’umanità migliore e ci regala quello che definisce il suo ultimo film, per motivi anagrafici, ma io mi auguro non sia così, c’è bisogno del suo cinema necessario e sincero. Siamo nella contea di Duhran , un piccolo villaggio inglese un tempo zona mineraria, unica risorsa e fonte di reddito per il paese, prima che il governo Thatcher chiudesse tutto. Unico punto di ritrovo, un vecchio pub malandato con l’insegna traballante gestito da T. J. Ballantyne, un uomo di buon cuore nonostante i suoi guai familiari ed economici, non altrettanto gli avventori, uomini arrabbiati, polemici e critici contro tutti e tutto. Il fatto poi che alcune famiglie siriane , in fuga dalla guerra siano ospitate proprio in quel villaggio, esacerba ulteriormente gli animi, le frustrazioni vengono così scaricate su chi sta peggio, chi ha perso tutto,persone martoriate dalla guerra che trovano un altro conflitto, da chi, senza rendersene conto esercita il potere del più forte sui più deboli. Ma T.J. non è dello stesso parere, lui intende aiutare quella gente, creare un ponte di comunicazione , organizzando delle cene solidali proprio all’interno del pub, concretizzando così una scritta che si trova all’interno del locale, “ se mangiamo insieme , rimaniamo un gruppo unito”.naturalmente la frangia conservatrice cercherà di osteggiare il progetto. Ma la rivoluzione gentile di T.J. riuscirà a sfondare il muro della diffidenza e delle distanze. Ken Loach ha le idee chiare e uno sguardo partecipe che abbraccia tutti, perché sa bene che la disperazione e la miseria sono terreno fertile per il razzismo e la prevaricazione, genera paura, la working class è la fascia di popolazione con gli standard di vita più bassi, mentre il profitto dei ricchi cresce, lo sa bene il regista, quando una comunità si sente abbandonata è allo sbando. L’unica via d’uscita è la collettività e ci auguriamo tutti che la scena finale del film possa veramente realizzarsi, nel frattempo dobbiamo crederci senza mollare e impegnarci quotidianamente, basta un semplice gesto, una parola gentile, un sorriso. The old oak è un film solido come una quercia, Ken Loach è sempre animato da passione e da condivisibile sdegno verso le ingiustizie, però a differenza di altri suoi lavori, risulta più fluido, più morbido, e nella sua coerente direzione ostinata e contraria, commuove e accoglie.
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michele polito
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martedì 26 marzo 2024
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profughi siriani e aplomb inglese
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The Old Oak, di Ken Loach.
Il film descrive la situazione di Durham, una cittadina del nord Inghilterra, duramente provata dalla crisi economica.
I cambiamenti in atto, la crescente incertezza, lo scontento diffuso, vengono acuiti, per alcune persone, dall''arrivo di profughi siriani.
L''unico pub rimasto, di proprietà di T. J. Ballantine, raccoglie la variegata umanità del quartiere.
Emergono frustrazioni, rancori, nostalgie di un passato di minatori, buone intenzioni, ed anche gelosie e cattiverie.
Loach non si smentisce, infilando nel film alcuni proclami, mezzi comizi e slogan di cui avrei fatto a meno... il film ne avrebbe guadagnato, si reggeva comunque bene con la storia e le buone interpretazioni.
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The Old Oak, di Ken Loach.
Il film descrive la situazione di Durham, una cittadina del nord Inghilterra, duramente provata dalla crisi economica.
I cambiamenti in atto, la crescente incertezza, lo scontento diffuso, vengono acuiti, per alcune persone, dall''arrivo di profughi siriani.
L''unico pub rimasto, di proprietà di T. J. Ballantine, raccoglie la variegata umanità del quartiere.
Emergono frustrazioni, rancori, nostalgie di un passato di minatori, buone intenzioni, ed anche gelosie e cattiverie.
Loach non si smentisce, infilando nel film alcuni proclami, mezzi comizi e slogan di cui avrei fatto a meno... il film ne avrebbe guadagnato, si reggeva comunque bene con la storia e le buone interpretazioni.
Gli attori non sono professionisti, ma molto azzeccati.
Ben distinti i buoni, i "tiepidi" e i malvagi...
I primi piccoli gesti di solidarietà, di accoglienza, di attenzione da parte di alcuni volontari, generano man mano una bella trama di rapporti in particolare tra T. J. e Yara, ragazza siriana che spicca per intelligenza e maturità.
Altra cosa "furba" del film...
la ragazza, oltre ad essere carina, attraente, empatica, parlare fluent english, essere sveglia etc, è anche l''unica donna a non portare il velo, hijab chador etc. pur essendo di famiglia siriana osservante...
Notevole il risveglio umano di alcune persone che via via si coinvolgono.
Molto bello il passaggio in cui un''acida e brusca signora locale, chiede scusa a Yara per un malinteso, ed inizia un rapporto.
Emerge con naturalezza la possibilità di un cambiamento, quando non si parte da un pregiudizio.
A mio avviso le cose si sviluppano molto -troppo rapidamente (del resto il film è abbastanza breve) o almeno io non ho colto segni di quanto tempo passi... settimane? mesi? anni?
Alcune figure (T.J. in primis) lasciano intravvedere un trascorso, una storia, che
avrebbe meritato qualche approfondimento visivo, non solo un racconto verbale.
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paolorol
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sabato 27 aprile 2024
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grazie loach ! addio..
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"Un'opera che resta nel cuore e nella mente di chi ancora conservi un minimo di sensibilità" dice Zappoli nella sua critica. Condivido. Non resterà di certo nei cuori aridi e nella mente povera di tanta povera gente che bollerà il film come un'opera "BUONISTA". Il lemma "bontà" dovrebbe essere esiliato dal dizionazio, ormai soppiantato dall'orrendo neologismo "buonismo". Loach dipinge un piccolo grande affresco dall'aspetto surreale, così lontano dalla rappresentazione del mondo attuale che conosciamo.
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"Un'opera che resta nel cuore e nella mente di chi ancora conservi un minimo di sensibilità" dice Zappoli nella sua critica. Condivido. Non resterà di certo nei cuori aridi e nella mente povera di tanta povera gente che bollerà il film come un'opera "BUONISTA". Il lemma "bontà" dovrebbe essere esiliato dal dizionazio, ormai soppiantato dall'orrendo neologismo "buonismo". Loach dipinge un piccolo grande affresco dall'aspetto surreale, così lontano dalla rappresentazione del mondo attuale che conosciamo. Ci sono parecchi "cattivisti", nati cattivi o diventati cattivi a seguito di disgrazie e sventure. Ci sono tanti poveri che lottano contro altri poveri, è vero, ma ci sono anche personaggi che, come il protagonista TJ Ballantine, si ostinano a restare umani e a non abbandonarsi all'odio ed all'astio.
Loach è vecchissimo e, prima di scomparire, ci ha voluto regalare questo film, che probabilmente potrà essere il suo ultimo, non tanto come un messaggio di speranza ("la speranza è oscena") quanto come un messaggio di disperazione e di sconforto. Nella vita reale di TJ e di Mimmi Lucani non ne esistono in gran numero. In compenso gli haters imperano, nei social e non solo. Il film è una bella fiaba dove succedono cose che normalmente succedono solo nelle fiabe. La storia è splendidamente raccontata ed è destinata ad essere considerata retorica solo da chi ha perso la rappresentazione della bontà. Grazie Loach !! E addio ! (forse)
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felicity
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martedì 14 maggio 2024
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avvincente, premuroso, sincero e arrabbiato
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The old oak è l'unico pub aperto in un ex cittadina mineraria nel Nord Est dell'Inghilterra ed è anche l'unico posto pubblico in cui ritrovarsi e connettersi con gli altri. Qualcosa rischia però di cambiare - e di sgretolarsi - quando nel quartiere vengono accolti alcuni rifugiati siriani.
TJ Ballantyne, sua anima e gestore, rischia di perdere gli assidui frequentatori e comprende, non solo per sua necessità, che ha il dovere di fare in modo che le due comunità debbano conoscersi, confrontarsi e imparare a convivere.
In "The Old Oak" c'è un po' di retorica, un po' di didascalismo e un po' di manicheismo, però non sminuisce il problema degli inglesi che vedono arrivarsi in casa gli immigrati mentre intorno si sgretola buona parte del loro mondo.
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The old oak è l'unico pub aperto in un ex cittadina mineraria nel Nord Est dell'Inghilterra ed è anche l'unico posto pubblico in cui ritrovarsi e connettersi con gli altri. Qualcosa rischia però di cambiare - e di sgretolarsi - quando nel quartiere vengono accolti alcuni rifugiati siriani.
TJ Ballantyne, sua anima e gestore, rischia di perdere gli assidui frequentatori e comprende, non solo per sua necessità, che ha il dovere di fare in modo che le due comunità debbano conoscersi, confrontarsi e imparare a convivere.
In "The Old Oak" c'è un po' di retorica, un po' di didascalismo e un po' di manicheismo, però non sminuisce il problema degli inglesi che vedono arrivarsi in casa gli immigrati mentre intorno si sgretola buona parte del loro mondo. Semplicemente gli pone un limite invalicabile: lamentati finché vuoi, il sistema in effetti ti sta fottendo, e come dici ti fotte molto più di quelli che stanno nei quartieri alti, ma se pensi anche solo per un minuto che quei disgraziati scappati dalla guerra, coi parenti morti o incarcerati e con il mondo che gli è crollato tutto intorno siano più vittime di te, beh, allora sei un idiota.
La grande forza cinematografica sta tutta in quelle sequenze con una sala piena di facce di tutti i colori, che mangiano insieme, mentre dalle pareti li guardano, forti dell'epica del bianco e nero fotografico, i minatori che 40 anni prima rivendicarono i loro diritti e lottarono per dare un futuro che pensavano migliore ai loro figli. C'è l'identità di un'intera comunità nella sala di quel pub, che decenni dopo l'ultima volta apre le sue porte a una comunità nuova, che non dimentica quella vecchia.
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fabio silvestre
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sabato 5 luglio 2025
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un pub come centro di solidariet
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il film è ambientato in un paesino nel nord/est all'Inghilterra dove un tempo abitavano molti minatori e dove oggi viene data ospitalità e assistenza ad un gruppo di rifugiati siriani. Il fulcro della storia ruota attorno al pub "The Old Oak" di proprietà del sig. TJ, divorziato e con una cagnetta Marra, che nonostante le tante difficoltà economiche cerca di dare il proprio contributo aiutando i siriani, stringendo amicizia con la ragazza Yara, e mettendo a disposizione il pub per delle serate in cui gratuitamente tutti (inglesi e siriani) possano mangiare insieme e condividere dei momenti per facilitare l'integrazione dei nuovi arrivati. Questo che è un gesto di solidarietà verso i più poveri viene però vissuto con pregiudizio e razzismo dai clienti abituali del pub che sono soliti incontrarsi per bere una pinta di birra e fare due chiacchiere che accusano TJ di aver fatto dal pub un centro profughi.
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il film è ambientato in un paesino nel nord/est all'Inghilterra dove un tempo abitavano molti minatori e dove oggi viene data ospitalità e assistenza ad un gruppo di rifugiati siriani. Il fulcro della storia ruota attorno al pub "The Old Oak" di proprietà del sig. TJ, divorziato e con una cagnetta Marra, che nonostante le tante difficoltà economiche cerca di dare il proprio contributo aiutando i siriani, stringendo amicizia con la ragazza Yara, e mettendo a disposizione il pub per delle serate in cui gratuitamente tutti (inglesi e siriani) possano mangiare insieme e condividere dei momenti per facilitare l'integrazione dei nuovi arrivati. Questo che è un gesto di solidarietà verso i più poveri viene però vissuto con pregiudizio e razzismo dai clienti abituali del pub che sono soliti incontrarsi per bere una pinta di birra e fare due chiacchiere che accusano TJ di aver fatto dal pub un centro profughi. Il maestro Ken Loach, grazie anche ad una solida sceneggiatura, affronta temi sempre attuali con grande realismo e drammaticita avvalendosi di attori non professionisti. Il risultato è un film sulla vita, sulla speranza di un futuro migliore, ma anche sui pregiudizi razziali e sul tentativo di abbattere questi ultimi dando una mano a coloro che fuggono dalla propria terra in preda alla guerra civile. È un film che fa riflettere sulla complessa realtà di oggi quando si trovano a confronto persone di cultura e religione diversa ma che fa anche emozioane nella sua parte finale. Voto: 7,5/10.
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