giovanni baccanelli
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mercoledì 28 maggio 2025
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denzel non sbaglia un colpo, ma il film zoppica
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Con The Equalizer 3 Senza tregua, si chiude la trilogia dedicata a Robert McCall, ennesima incarnazione del giustiziere silenzioso interpretato con magnetismo da Denzel Washington. Ancora una volta, il protagonista si conferma solido, carismatico, capace di infondere al suo personaggio una calma inquietante e una risolutezza quasi ascetica. La sua sola presenza è sufficiente a tenere alta la tensione, anche nei momenti più statici.
Tuttavia, se confrontato con i primi due capitoli, questo terzo episodio risulta complessivamente meno incisivo. Il problema risiede nella coralità del cast, in particolare nelle interpretazioni degli attori italiani, che purtroppo non reggono il confronto né con il protagonista né con l’atmosfera che il film vorrebbe evocare.
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Con The Equalizer 3 Senza tregua, si chiude la trilogia dedicata a Robert McCall, ennesima incarnazione del giustiziere silenzioso interpretato con magnetismo da Denzel Washington. Ancora una volta, il protagonista si conferma solido, carismatico, capace di infondere al suo personaggio una calma inquietante e una risolutezza quasi ascetica. La sua sola presenza è sufficiente a tenere alta la tensione, anche nei momenti più statici.
Tuttavia, se confrontato con i primi due capitoli, questo terzo episodio risulta complessivamente meno incisivo. Il problema risiede nella coralità del cast, in particolare nelle interpretazioni degli attori italiani, che purtroppo non reggono il confronto né con il protagonista né con l’atmosfera che il film vorrebbe evocare.
La recitazione di molti comprimari italiani appare affettata, talvolta persino caricaturale, e spezza quell’equilibrio narrativo che aveva reso i primi due film così avvincenti. Si avverte una certa artificialità nei dialoghi, una mancanza di naturalezza che appiattisce le interazioni e indebolisce la tensione drammatica. Ne risulta una storia che, pur muovendosi in scenari suggestivi e ben fotografati, perde mordente proprio là dove avrebbe dovuto costruire empatia e coinvolgimento.
Il film rimane comunque godibile, grazie soprattutto alla presenza monumentale di Denzel Washington, che si conferma un interprete di rara intensità. Ma The Equalizer 3 si limita a essere un epilogo dignitoso, senza mai raggiungere le vette emotive o narrative dei suoi predecessori.
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giovanni baccanelli
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mercoledì 28 maggio 2025
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denzel non sbaglia un colpo, ma il film zoppica
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Con The Equalizer 3 Senza tregua, si chiude la trilogia dedicata a Robert McCall, ennesima incarnazione del giustiziere silenzioso interpretato con magnetismo da Denzel Washington. Ancora una volta, il protagonista si conferma solido, carismatico, capace di infondere al suo personaggio una calma inquietante e una risolutezza quasi ascetica. La sua sola presenza è sufficiente a tenere alta la tensione, anche nei momenti più statici.
Tuttavia, se confrontato con i primi due capitoli, questo terzo episodio risulta complessivamente meno incisivo. Il problema risiede nella coralità del cast, in particolare nelle interpretazioni degli attori italiani, che purtroppo non reggono il confronto né con il protagonista né con l’atmosfera che il film vorrebbe evocare.
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Con The Equalizer 3 Senza tregua, si chiude la trilogia dedicata a Robert McCall, ennesima incarnazione del giustiziere silenzioso interpretato con magnetismo da Denzel Washington. Ancora una volta, il protagonista si conferma solido, carismatico, capace di infondere al suo personaggio una calma inquietante e una risolutezza quasi ascetica. La sua sola presenza è sufficiente a tenere alta la tensione, anche nei momenti più statici.
Tuttavia, se confrontato con i primi due capitoli, questo terzo episodio risulta complessivamente meno incisivo. Il problema risiede nella coralità del cast, in particolare nelle interpretazioni degli attori italiani, che purtroppo non reggono il confronto né con il protagonista né con l’atmosfera che il film vorrebbe evocare.
La recitazione di molti comprimari italiani appare affettata, talvolta persino caricaturale, e spezza quell’equilibrio narrativo che aveva reso i primi due film così avvincenti. Si avverte una certa artificialità nei dialoghi, una mancanza di naturalezza che appiattisce le interazioni e indebolisce la tensione drammatica. Ne risulta una storia che, pur muovendosi in scenari suggestivi e ben fotografati, perde mordente proprio là dove avrebbe dovuto costruire empatia e coinvolgimento.
Il film rimane comunque godibile, grazie soprattutto alla presenza monumentale di Denzel Washington, che si conferma un interprete di rara intensità. Ma The Equalizer 3 si limita a essere un epilogo dignitoso, senza mai raggiungere le vette emotive o narrative dei suoi predecessori.
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david aliperti
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domenica 17 marzo 2024
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un monumento alla mediocrità
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Un immondezzaio di stereotipi, siciliani con l’accento romano ( della serie facciamo il casting a roma perché l’organizzatore ci fa risparmiare) dipinge la solita italia dei tempi del padrino, stereotipi ridicoli, non si capisce che epoca sia, anni 40 fine seconda guerra mondiale o il Messico oppure la Colombia di Escobar. Tanta ignoranza e approssimazione.
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panzy
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martedì 12 marzo 2024
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da vedere come una comica strampalata
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Non si capisce il motivo che spinge acclaralte star di holliwood a partecipare a film al confronto dei quali "Ehi, amico, c'è Sabata:hai chiuso" o "Gli fumavano le...colt lo chiamavano Camposanto" apparirebbero dei capolavori degli spaghetti western. Siamo sul terreno del passo falso di Clooney con "L'Americano". Lì, almeno il protagonista alla fine moriva non potendo verosimilmente emendarsi dai delitti passati e poi il film era inequivocabilmente ambientato in Abruzzo. Qui un imbolsito ex sex symbol e ammirato interprete di ben altro ormai trascorso livello, si muove in un Far West spostato ai nostri giorni in un non luogo indefinito tra Sicilia, Napoli, Costiere Salernitana, Roma, il tutto frullato e montato con stucchevole abbondanza di luoghi comuni che neanche ai tempi di "That's Ammore".
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Non si capisce il motivo che spinge acclaralte star di holliwood a partecipare a film al confronto dei quali "Ehi, amico, c'è Sabata:hai chiuso" o "Gli fumavano le...colt lo chiamavano Camposanto" apparirebbero dei capolavori degli spaghetti western. Siamo sul terreno del passo falso di Clooney con "L'Americano". Lì, almeno il protagonista alla fine moriva non potendo verosimilmente emendarsi dai delitti passati e poi il film era inequivocabilmente ambientato in Abruzzo. Qui un imbolsito ex sex symbol e ammirato interprete di ben altro ormai trascorso livello, si muove in un Far West spostato ai nostri giorni in un non luogo indefinito tra Sicilia, Napoli, Costiere Salernitana, Roma, il tutto frullato e montato con stucchevole abbondanza di luoghi comuni che neanche ai tempi di "That's Ammore". Non si capisce bene se i cattivi siano mafiosi, camorristo o affiliati alla 'drangheta dal momento che il capo ha l'accento napoletano, suo fratello calabrese, altri gaglioffi siciliano. Non si capisce dove viva realmente il capo dei cattivissimi e sudaticci cattivi: se in una delle ville dei Casamonica, nell'Hinterland napoletano o alla Camilluccia.
La decisione di effettuare la spedizione punitiva che dovrebbe rimettere le "cose di cosa nostra a posto" è fatta durante una spaghettata in un'atmosfera di congiura cabonara cui l'omonima pasta avrebbe megglio calzato rispetto ai tipici spaghetti pomodoro e basilico mangiati frettolosamente in piedi, fortunatamente senza le polpette tanto care oltreoceano. Subito, però, Fuqua smentisce questa precisa filologia enogastronomica spacciando per cucina regionale tipica Kebab e Cous cous e facendo riiutare il polpo bollito , forse pensando che almeno sul cibo, il Mediterraneo sia definitivamente affratellato non importa quanti poveri cristi giacciano nelle sue profondità. Insomma, un film con una trama a dir poco improbabile, una sceneggiature tenuta insieme col vinavil e con lo spago, scene comicamente violente ( ma Leone, Tarantino e Rodriguez in questo sonon inimitabili) senza l'ironia gaglioffa di Clint Eastwood o, si parva licet, di Bruce Willis. L'unico che si salva è il nostro Remo Girone nel suo cammeo disaggio medico condotto in pensione che, però, possiede dentro casa una sala operatoria che molti nosocomi del sud invidierebbero, non si capisce relizzata con quale denaro visto che sembra appartenere al tipico filantropo di una volta che curava non per lucro ma per carità verso il prossimo. Anche la presenza di Dakota Fenning non chiarisce se si tratti di una semplice autocitazione del primo film o se sia veramente la bimba cresciuta e divenuta funzionario della CIA: il fatto che McCall mostri di conoscerla così bene parrebbe indicare che, forse presto, prima che l'anagrafe faccia giustizia degli anacronismi, ci possa essere un Equalizer 4. Chi vivrà, cosa che con Mc Call in giro non è così scontato, vedrà.
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spartacus27
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martedì 12 marzo 2024
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vomitevole
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Ho appena visto su Netflix Equalizer 3 con Denzel Washington. Un film vomitevole, pieno di stereotipi sull'Italia, regno incontrastato della mafia, popolato dai soliti piglianculo col mandolino. Pellicola condita di innumerevoli cazzate sui carabinieri, sulle donne regolarmente olivastre e castigate in vestiti anni quaranta, con bambini al seguito e altro. E con preti tonaconi e annesse processioni, e gli immancabili signorotti mafiosi onnipotenti che imperversano neanche fossero Don Rodrigo con i bravi o Scarface, a braccetto con la politica corrotta fino al midollo. Fino al tripudio splatter trash (spoilero così vi risparmio l'incazzatura) del camorrista incolto che nel suo palazzo che sembra la Galleria Borghese, taglia la mano destra niente meno che al capo della polizia, che nemmeno ai tempi di Andreotti o Gava.
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Ho appena visto su Netflix Equalizer 3 con Denzel Washington. Un film vomitevole, pieno di stereotipi sull'Italia, regno incontrastato della mafia, popolato dai soliti piglianculo col mandolino. Pellicola condita di innumerevoli cazzate sui carabinieri, sulle donne regolarmente olivastre e castigate in vestiti anni quaranta, con bambini al seguito e altro. E con preti tonaconi e annesse processioni, e gli immancabili signorotti mafiosi onnipotenti che imperversano neanche fossero Don Rodrigo con i bravi o Scarface, a braccetto con la politica corrotta fino al midollo. Fino al tripudio splatter trash (spoilero così vi risparmio l'incazzatura) del camorrista incolto che nel suo palazzo che sembra la Galleria Borghese, taglia la mano destra niente meno che al capo della polizia, che nemmeno ai tempi di Andreotti o Gava.
Insomma, io che non son proprio un nazionalista, sto ancora qui a bestemmiare manco mi avessero offeso la mamma ... Ah...in Italia si mangia bene e si beve il cappuccino però... ci mancava la pizza, quella ce l'hanno pietosamente risparmiata. Un Remo Girone, senza dignità, del tutto ridicolo : ma si può arrivare al crepuscolo così ? E con fucili, mitra e pistole a gogò, come se l'Italia fosse un'immensa Tijuana.
M'immagino che idea si possono esser fatti in America o nel resto del mondo dopo aver visto questa boiata colossale : qualcuno gli spieghi a sti stronzi delle lobby di Hollywood, ebraiche o no, che in Italia circoliamo alla sera senza pistole e che la criminalità è a livelli scandinavi, che gli americani se la sognano, fanculo yankee del cazzo...
Mi domando come un Denzel Washington con le occhiaie e orribilmente imbolsito si sia prestato ad un'operazione così sporca e maldestra : deve stare proprio alla canna di gasse...
Insomma, porc*******, roba da far incazzare di brutto, da ritiro ambasciatore per consultazioni.
Ma no...su questo siamo dei veri piglianculo senza dignità, e loro lo sanno, basta una pacca sulle spalle mentre sghignazzano alle nostre spalle, o un bacino sulla fronte stile Rimbambiden.
Basta basta...
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figliounico
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martedì 5 marzo 2024
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confuso ed approssimativo
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Fuqua e Washington al loro terzo Equalizer appaiono, il primo confuso, il secondo invecchiato. Le rocambolesche imprese dell’ex giustiziere di New York, ex Marine, ex agente della Cia, Robert McCall vanno definitivamente in pensione in uno sperduto paesello del salernitano, Altomonte, famoso per il buonissimo kebab, almeno secondo Fuqua, mezzo reinventato in un film che abbonda di incantevoli e stereotipati paesaggi marini tra cui si riconosce il suggestivo borgo di Furore. La scenografia è un collage di colorate cartoline dall’Italia mentre il plot è un assemblaggio mal riuscito di luoghi comuni sul Belpaese forse in voga oltreoceano, ed è triste pensare che gli Americani ci vedano così, e dei classici topoi dei gangster movies sulla mafia, con scene efferate che vorrebbero emulare quella della testa del cavallo nel letto de’ Il Padrino ma che in questo caso risultano inverosimili fino al ridicolo come la mano mozzata al capo della polizia messa nel secchiello del ghiaccio.
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Fuqua e Washington al loro terzo Equalizer appaiono, il primo confuso, il secondo invecchiato. Le rocambolesche imprese dell’ex giustiziere di New York, ex Marine, ex agente della Cia, Robert McCall vanno definitivamente in pensione in uno sperduto paesello del salernitano, Altomonte, famoso per il buonissimo kebab, almeno secondo Fuqua, mezzo reinventato in un film che abbonda di incantevoli e stereotipati paesaggi marini tra cui si riconosce il suggestivo borgo di Furore. La scenografia è un collage di colorate cartoline dall’Italia mentre il plot è un assemblaggio mal riuscito di luoghi comuni sul Belpaese forse in voga oltreoceano, ed è triste pensare che gli Americani ci vedano così, e dei classici topoi dei gangster movies sulla mafia, con scene efferate che vorrebbero emulare quella della testa del cavallo nel letto de’ Il Padrino ma che in questo caso risultano inverosimili fino al ridicolo come la mano mozzata al capo della polizia messa nel secchiello del ghiaccio. Ma la sceneggiatura del fantasioso Richard Wenk non si accontenta di camorristi, picciotti e poliziotti corrotti e condisce la trama con la miscela esplosiva dei terroristi mediorientali, che, fatti i debiti scongiuri, fanno saltare la stazione Termini in aria. Ovviamente accorrono sul posto le autoambulanze della croce gialla di Lanciano che forse si stavano facendo un giro turistico a Roma.
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elibook
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sabato 17 febbraio 2024
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the equalizer 3 alias the black angel
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Una sola stella ma da vedere solo perchè c'è Denzel Washington. In merito agli stereotipi del sud Italia, vorrei dire "perchè, non è così forse...?". La sola differenza stà nel fatto che essendo un film d'azione, "i cattivi" sono visibili, mentre nella realtà, non si vedono, tutto quì. In merito ai paesini del sud, alla relazione tra le persone, cosa c'è che non corrisponde alla realtà. Sicilia, Calabria (mia moglie è di Crotone..), Campania, Lazio etc, non sono forse INFESTATI da 'ndrangheta e camorra?, PURTROPPO sì quindi, quale stereotipo. È verità. Un film diverso dai primi 2 verissimo, ma che ha anche poesia, invece che i soliti russi, Ucraini etc, come i cattivi di turno.
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Una sola stella ma da vedere solo perchè c'è Denzel Washington. In merito agli stereotipi del sud Italia, vorrei dire "perchè, non è così forse...?". La sola differenza stà nel fatto che essendo un film d'azione, "i cattivi" sono visibili, mentre nella realtà, non si vedono, tutto quì. In merito ai paesini del sud, alla relazione tra le persone, cosa c'è che non corrisponde alla realtà. Sicilia, Calabria (mia moglie è di Crotone..), Campania, Lazio etc, non sono forse INFESTATI da 'ndrangheta e camorra?, PURTROPPO sì quindi, quale stereotipo. È verità. Un film diverso dai primi 2 verissimo, ma che ha anche poesia, invece che i soliti russi, Ucraini etc, come i cattivi di turno. "Roberto" come in Man of fire, è un uomo che non ha più niente interiormente, a causa del suo passato, ma ancora una volta dopo essere stato impallinato dal ragazzino, tenta di spararsi ma..., la vita gli dà una ulteriore chance che sfrutta come ha sempre fatto. È l'americano che resta incantato da cose e persone, mai incontrate prima. Quindi direi che è un omaggio al sud e non il contrario. Certo Denzel è invecchiato. Ma questa è la vita.. 3 stelle sotto questo aspetto, sciupato da una trama mediocre.
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Una sola stella ma da vedere solo perchè c'è Denzel Washington. In merito agli stereotipi del sud Italia, vorrei dire "perchè, non è così forse...?". La sola differenza stà nel fatto che essendo un film d'azione, "i cattivi" sono visibili, mentre nella realtà, non si vedono, tutto quì. In merito ai paesini del sud, alla relazione tra le persone, cosa c'è che non corrisponde alla realtà. Sicilia, Calabria (mia moglie è di Crotone..), Campania, Lazio etc, non sono forse INFESTATI da 'ndrangheta e camorra?, PURTROPPO sì quindi, quale stereotipo. È verità. Un film diverso dai primi 2 verissimo, ma che ha anche poesia, invece che i soliti russi, Ucraini etc, come i cattivi di turno. "Roberto" come in Man of fire, è un uomo che non ha più niente interiormente, a causa del suo passato, ma ancora una volta dopo essere stato impallinato dal ragazzino, tenta di spararsi ma..., la vita gli dà una ulteriore chance che sfrutta come ha sempre fatto. È l'americano che resta incantato da cose e persone, mai incontrate prima. Quindi direi che è un omaggio al sud e non il contrario. Certo Denzel è invecchiato. Ma questa è la vita.. 3 stelle sotto questo aspetto, sciupato da una trama mediocre.
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Una sola stella ma da vedere solo perchè c'è Denzel Washington. In merito agli stereotipi del sud Italia, vorrei dire "perchè, non è così forse...?". La sola differenza stà nel fatto che essendo un film d'azione, "i cattivi" sono visibili, mentre nella realtà, non si vedono, tutto quì. In merito ai paesini del sud, alla relazione tra le persone, cosa c'è che non corrisponde alla realtà. Sicilia, Calabria (mia moglie è di Crotone..), Campania, Lazio etc, non sono forse INFESTATI da 'ndrangheta e camorra?, PURTROPPO sì quindi, quale stereotipo. È verità. Un film diverso dai primi 2 verissimo, ma che ha anche poesia, invece che i soliti russi, Ucraini etc, come i cattivi di turno. "Roberto" come in Man of fire, è un uomo che non ha più niente interiormente, a causa del suo passato, ma ancora una volta dopo essere stato impallinato dal ragazzino, tenta di spararsi ma..., la vita gli dà una ulteriore chance che sfrutta come ha sempre fatto. È l'americano che resta incantato da cose e persone, mai incontrate prima. Quindi direi che è un omaggio al sud e non il contrario. Certo Denzel è invecchiato. Ma questa è la vita.. 3 stelle sotto questo aspetto, sciupato da una trama mediocre.
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felicity
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giovedì 8 febbraio 2024
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senza dubbio il peggiore dei tre
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The Equalizer 3 richiede di passare sopra a tutto, da una trama confusa e messa insieme con lo sputo, incoerente e indecisa su che strada intraprendere, alla solita vagonata di luoghi comuni sul Sud Italia, un regno magico fatto di paesini arroccati su promontori, in cui le vecchine ti trattano come loro nipote nonostante tu abbia visibilmente settant’anni, nell’aria si spandono le note del Nessun dorma, si mangia bene (il kebab, a quanto pare, in uno dei massimi cortocircuiti del film) e i gangster dicono cose come “Sta’ senza penzieri”. Bisogna pure passare sopra a una babele di accenti: comprensibile che uno spettatore estero non si accorgerà mai che il fratello del cattivo principale, napoletano, parla calabrese, eppure nondimeno ciò è fastidioso.
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The Equalizer 3 richiede di passare sopra a tutto, da una trama confusa e messa insieme con lo sputo, incoerente e indecisa su che strada intraprendere, alla solita vagonata di luoghi comuni sul Sud Italia, un regno magico fatto di paesini arroccati su promontori, in cui le vecchine ti trattano come loro nipote nonostante tu abbia visibilmente settant’anni, nell’aria si spandono le note del Nessun dorma, si mangia bene (il kebab, a quanto pare, in uno dei massimi cortocircuiti del film) e i gangster dicono cose come “Sta’ senza penzieri”. Bisogna pure passare sopra a una babele di accenti: comprensibile che uno spettatore estero non si accorgerà mai che il fratello del cattivo principale, napoletano, parla calabrese, eppure nondimeno ciò è fastidioso.
Niente di eclatante, il film procede spedito, mette tutte le pedine al loro posto e crea aspettative con il giusto mestiere. Peccato che poi, quando il momento che tutti aspettavano arriva, si concluda tutto in fretta e furia, con una faciloneria inusitata. Robert McCall non è più solo il vendicatore della porta accanto: è diventato un supereroe, una specie di imbattibile angelo della morte che, nonostante l’età, non sbaglia un colpo, non ha mai paura, non rischia mai davvero la pelle.
Nei due film precedenti la sensazione che qualcosa potesse andare storto c’era sempre, o per lo meno c’era la voglia di mettere in scena dei confronti finali più complessi e imprevedibili, ma soprattutto soddisfacenti.
Qui tutto si risolve a tarallucci e vino, in un paio di scene rapidissime in cui proprio non c’è storia: non fosse per la violenza davvero copiosa e sopra le righe, sembrerebbe di trovarsi di fronte a un lungo episodio di Don Matteo, o una qualunque fiction di prima serata, in cui tutto deve per forza andare a finire nel migliore dei modi, con tanto di paesello in festa e tutti che si scambiano sorridenti sguardi d’intesa.
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