Seconda parte della trilogia dedicata alle avventure dei moschettieri del re di Francia raccontate nelle pagine di Alexandre Dumas. Come già il primo film, Milady non tradisce le attese, regalando al pubblico un film spettacolare e appassionante. Se da una parte è vero che trarre un brutto film da questa storia è praticamente impossibile, dall’altra bisogna rendere atto a Martin Bourboulon di essere un regista dalla tecnica ineccepibile e anche dalla peculiare sensibilità.
Milady è girato con uno stile magnifico, che unisce una narrazione visiva classica, fatta di campi sempre correttamente piazzati e giustificati, con scene di battaglie e combattimento caratterizzate da piani sequenza coreografati al millimetro che non tradiscono mai la tradizione del genere.
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Seconda parte della trilogia dedicata alle avventure dei moschettieri del re di Francia raccontate nelle pagine di Alexandre Dumas. Come già il primo film, Milady non tradisce le attese, regalando al pubblico un film spettacolare e appassionante. Se da una parte è vero che trarre un brutto film da questa storia è praticamente impossibile, dall’altra bisogna rendere atto a Martin Bourboulon di essere un regista dalla tecnica ineccepibile e anche dalla peculiare sensibilità.
Milady è girato con uno stile magnifico, che unisce una narrazione visiva classica, fatta di campi sempre correttamente piazzati e giustificati, con scene di battaglie e combattimento caratterizzate da piani sequenza coreografati al millimetro che non tradiscono mai la tradizione del genere.
Oltre ciò, il cast è perfettamente assortito, con l’atletico François Civil ottimo e atletico D’Artagnan, Romain Duris perfetto Aramis e Pio Marmaï che abbraccia con entusiasmo la linea comica del film.
Su tutti però Louis Garrel, un Luigi XIII che più regale non si può, e la coppia Vincent Cassel ed Eva Green, che con una sola scena spaccano il film e i cuori degli spettatori, Athos e Milady meravigliosi, gli amanti maledetti per eccellenza della letteratura d’appendice.
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