violetta federico
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mercoledì 25 gennaio 2023
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il filo rosso della memoria, continua!
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Nel mondo ma non Del mondo
con questo sguardo ho scelto di percorrere, come un falco, questo documentario di Fulvio Wetzl dal primo minuto all'ultimo, agevolata dai movimenti e dalle inquadrature scelte dal regista. Ho viaggiato da straniera (quale sono - più o meno - nel territorio natìo di Montale, sebbene inserita e cresciuta nella cultura italiana), con atteggiamento da principiante, dilettante, esplorativo, attenta a vedere finestre spalancate od orizzonti a perdita d'occhio nelle parole, che poco uso per produrre poesia vera e propria, curiosa verso chi invece la scrive, chiedendomi cosa spinge, ognuno di noi, a scegliere un veicolo diverso per trasmettere emozioni, le nostre urgenze più profonde, e con la voglia ancora, qui volevo arrivare, di potermi stupire e meravigliare.
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Nel mondo ma non Del mondo
con questo sguardo ho scelto di percorrere, come un falco, questo documentario di Fulvio Wetzl dal primo minuto all'ultimo, agevolata dai movimenti e dalle inquadrature scelte dal regista. Ho viaggiato da straniera (quale sono - più o meno - nel territorio natìo di Montale, sebbene inserita e cresciuta nella cultura italiana), con atteggiamento da principiante, dilettante, esplorativo, attenta a vedere finestre spalancate od orizzonti a perdita d'occhio nelle parole, che poco uso per produrre poesia vera e propria, curiosa verso chi invece la scrive, chiedendomi cosa spinge, ognuno di noi, a scegliere un veicolo diverso per trasmettere emozioni, le nostre urgenze più profonde, e con la voglia ancora, qui volevo arrivare, di potermi stupire e meravigliare.
Sin dalle prime parole mi è giunto l'Amore e la volontà di tramandare e salvare ben 25 anni di Storia che, sono certa, avrebbero ancora tantissimo da raccontare, perché sono infinite le storie nella Storia, ci sono sfumature, suoni, immagini, ed è stato fatto un lavoro notevole. Le parole che ho ascoltato le ho anche viste nella scelta cromatica dei sottotitoli, un filo rosso vibrante d'amore per la poesia, di sensibilità e di rispetto per l'Essere umano, che indipendentemente dai motivi per cui compie e produce azioni, lascia una traccia poetica nel vero senso del termine. Io non so che cosa sia la poesia ma riconosco quando la sento ha scritto il poeta inglese Alfred Edward Hausman e questo conforta gli stranieri come me, che non praticano costantemente con i versi ma la possiamo riconoscere nella melodia, nel campo di emozioni che suscita e quando riusciamo a vederla nelle forme del mondo, pur se dis-formi.
Un documentario che rende accessibile il viaggio in uno spaccato culturale italiano e internazionale anche a chi non ha familiarità con tutti i nomi, i luoghi e quindi con le storie narrate, ma ne viene toccata, come dalle parole di Guia Falck, di Fabio Concato, di Giuseppe Conte, di Tomaso Kemeny, di Rodolfo Vettorello, dall'ideatrice Adriana Beverini, dallo stesso Montale ovviamente e dei suoi prestigiosi antenati, Dante, Leopardi.
In effetti, almeno con me, Fulvio Wetzl ha centrato l'obiettivo, mi ha portato Fuori di Casa.
Il filo rosso della memoria, così tanto prezioso averla ma presa di mira per vari motivi...continua.
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vincenzo patanè
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domenica 22 gennaio 2023
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un viaggio appassionante
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Impresa non facile quella tentata da Fulvio Wetzl: raccontare per immagini la storia di uno dei più prestigiosi premi letterari italiani – il Montale Fuori di Casa – senza cadere nel didascalico o nelle pastoie tipiche della tassonomia. Il premio nacque nel 1996, su volontà di Adriana Beverini, in omaggio a Eugenio Montale, di cui si celebrava il centenario della nascita cosicché lo stesso nome si rifà a un libro di stampo giornalistico del poeta ligure, che esercitò anche quel lavoro. Non a caso il primo premiato fu, nel 1997, il giornalista Stefano Malatesta. Da allora ce se ne sono stati, fino al 2021, altri 126. Si tratta della crème della cultura italiana su più versanti: giornalismo, narrativa, poesia, saggistica, fotogiornalismo nonché talora musica e arte.
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Impresa non facile quella tentata da Fulvio Wetzl: raccontare per immagini la storia di uno dei più prestigiosi premi letterari italiani – il Montale Fuori di Casa – senza cadere nel didascalico o nelle pastoie tipiche della tassonomia. Il premio nacque nel 1996, su volontà di Adriana Beverini, in omaggio a Eugenio Montale, di cui si celebrava il centenario della nascita cosicché lo stesso nome si rifà a un libro di stampo giornalistico del poeta ligure, che esercitò anche quel lavoro. Non a caso il primo premiato fu, nel 1997, il giornalista Stefano Malatesta. Da allora ce se ne sono stati, fino al 2021, altri 126. Si tratta della crème della cultura italiana su più versanti: giornalismo, narrativa, poesia, saggistica, fotogiornalismo nonché talora musica e arte. Nel doc, nato su un’idea di Adriana Beverini. Wetzl ha sapientemente corroborato il discorso con immagini di repertorio, premiazioni, copertine di libri, stralci di opere, frasi pregnanti e squarci delle località dove sono avvenute le premiazioni (il premio viene consegnato quasi sempre in località che sono state significative nella vita di Montale) e altro ancora. La struttura di In Viaggio con Montale, lungo due ore, si sviluppa in una sorta di crescendo. Mentre all’inizio le presentazioni dei premiati si susseguono in maniera più agile, man mano ci si avvicina ai giorni nostri il discorso si fa più sfaccettato e articolato, grazie anche alla maggiore ricchezza di materiale a disposizione del regista. Accompagnato da una bella colonna sonora (che va da Gino Paoli a Rachmaninov, da Vivaldi a Piero Ciampi), talvolta però un po’ preponderante, le scene si susseguono fluidamente, avvicendando Truffaut e Claudio Magris, Paolo Mieli e Pabst. Così il discorso si allarga in un brillante excursus che dal versante culturale, che pure rimane il baricentro, coinvolge l’Italia degli ultimi venticinque anni, le sue bellezze e le sue insicurezze, i momenti gioiosi e quelli tragici, non escluso il Covid.
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