steffa
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martedì 25 marzo 2025
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da evitare
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metto una stellina in più per realizzazione, il cast, e la direzione di Olivia Wild, ma nel complesso un idiozia colossale che continui a vedere solo per capire come si andrà a finire, pessimo
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felicity
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mercoledì 5 aprile 2023
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un film sul controllo dell’uomo sulla donna
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Don't Worry Darling è un'opera perfettamente rientrante nei canoni del genere distopico e pieno di citazioni e omaggi da ricercare e apprezzare.
Non sarà perfetto, ma è comunque un film coeso e interessante dove le interpreti femminili dominano la scena, guidate da una Florence Pugh che con la sua Alice si mangia lo schermo. Un progetto ambizioso sulla carta, ma non sempre all'altezza nella sua messinscena.
Visivamente raffinato, con un’estetica delineata e precisa e delle intuizioni registiche riuscite, Don’t Worry Darling però non mantiene intatta la stessa forza narrativa. Quello di Olivia Wilde è un film sul controllo dell’uomo sulla donna, sulla libertà fisica e intellettuale e sul piacere femminile con svolte distopiche e un colpo di scena che, in virtù di tutto il cinema e la serialità che lo precede, non arriva potente e inaspettato come nelle intenzioni di chi il film l’ha scritto e diretto.
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Don't Worry Darling è un'opera perfettamente rientrante nei canoni del genere distopico e pieno di citazioni e omaggi da ricercare e apprezzare.
Non sarà perfetto, ma è comunque un film coeso e interessante dove le interpreti femminili dominano la scena, guidate da una Florence Pugh che con la sua Alice si mangia lo schermo. Un progetto ambizioso sulla carta, ma non sempre all'altezza nella sua messinscena.
Visivamente raffinato, con un’estetica delineata e precisa e delle intuizioni registiche riuscite, Don’t Worry Darling però non mantiene intatta la stessa forza narrativa. Quello di Olivia Wilde è un film sul controllo dell’uomo sulla donna, sulla libertà fisica e intellettuale e sul piacere femminile con svolte distopiche e un colpo di scena che, in virtù di tutto il cinema e la serialità che lo precede, non arriva potente e inaspettato come nelle intenzioni di chi il film l’ha scritto e diretto. Un film che ribadisce concetti sacrosanti legati all’onda lunga scatenata dal #MeToo ma che finisce per dare allo spettatore un senso di déjà-vu perenne che non aggiunge nulla di più di quello che è già stato detto altrove e con maggiore incisività.
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luca scialo
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sabato 26 novembre 2022
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don't be bored darling
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Terzo film alla regia per Olivia Wilde, attrice Under 40 protagonista di diversi ruoli grazie al suo volto conturbante e seducente ma anche enigmatico. Questa pellicola però di tutto questo ha ben poco. Più che raccomandare alla propria cara di non preoccuparsi, diremmo che forse sarebbe meglio raccomandargli di non annoiarsi. Già perché questo film è una sorta di The Truman Show in salsa thriller-psicologico con velature horror. Un uomo ha realizzato una sorta di Metaverso che traspone le persone infelici in un mondo immaginario, ambientato in una tranquilla cittadina anni '50. Dietro famiglie tranquille e modello si nasconde però una profonda infelicità, nascosta come polvere sotto al tappeto da una tecnologia ai confini dell'immoralismo.
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Terzo film alla regia per Olivia Wilde, attrice Under 40 protagonista di diversi ruoli grazie al suo volto conturbante e seducente ma anche enigmatico. Questa pellicola però di tutto questo ha ben poco. Più che raccomandare alla propria cara di non preoccuparsi, diremmo che forse sarebbe meglio raccomandargli di non annoiarsi. Già perché questo film è una sorta di The Truman Show in salsa thriller-psicologico con velature horror. Un uomo ha realizzato una sorta di Metaverso che traspone le persone infelici in un mondo immaginario, ambientato in una tranquilla cittadina anni '50. Dietro famiglie tranquille e modello si nasconde però una profonda infelicità, nascosta come polvere sotto al tappeto da una tecnologia ai confini dell'immoralismo. A svelare il sistema e a cercare di combatterlo è Alice, casalinga premurosa interpretata da Florence Pugh. Attrice ormai consolidata in ruoli di protagonista del genere, se si pensa anche al precedente Midsommar (di altro livello però). Suo marito Jack però non vuole credergli, annebbiato da un mondo virtuale gli sta dando grandi soddisfazioni professionali. Che non ha avuto nella vita reale. Ad interpretarlo è Harry Style, stella del Pop sempre più calato nel ruolo di attore. Ma anche Alice era insoddisfatta nella sua vita reale, essendo una infermiera dai turni massacranti. Quanto meno però, come ammetterà ella stessa al marito, quella era la sua vita. Per quanto il progetto sia interessante, e sia stato anche mediaticamente molto pompato, il risultato finale è uno dei tanti lungometraggi che si inseriscono nel genere Thriller/Horror-psicologico. Di quelli che si svelano gradualmente nel tentativo di spiazzare lo spettatore facendo emergere tutta un'altra realtà rispetto a quella che ci proponeva all'inizio. Ma dal succitato The Truman Show ne sono passati di anni e il giochino comincia a non funzionare più.
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eugenio
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mercoledì 26 ottobre 2022
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minestrone di truman speziato alla matrix
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Tutto scorre placido e sereno a Victory in California. Villette ordinate di una piccola comunità degli anni ’50 che si muove ogni giorno in maniera sempre uguale, in sincronia, come una cosa sola. Le mogli a casa a rassettare, preparare la colazione, fare i lavori domestici; i mariti a lavorare per una misteriosa azienda, la Victory appunto, in mezzo al deserto per un progetto di cui non è dato sapere. Così ogni giorno, secondo un ritmico e perfetto meccanismo, capace di preservare l’oasi di tranquillità.
La mina però è in agguato e si chiama Alice (Florence Pugh), moglie biondissima di Jack (interpretato dal “divo” delle giovanissime, Harry Styles) recentemente promosso dal direttore generale di questa società, tal Frank (Chris Pine) per la sua fedeltà al lavoro. Alice, non curandosi delle avvisaglie di Margaret, una sua amica che violando il precetto di allontanarsi dalla comunità, si avvicina troppo alla tana del nemico finendo, come in ogni distopia malamente, un bel giorno vede un aereo schiantarsi nel deserto e ponendosi qualche dubbio sulla bellezza nel controllo, sulla grazia della simmetria e sul movimento insieme, continui proclami da Grande Fratello, si incaponisce per cercare di salvare i superstiti. Ma finisce in mezzo al deserto, proprio alla sede di controllo della Victory dove, toccando quelle misteriose vetrate, inizia ad accusare delle allucinazioni con sprazzi che la riportano a un “altro” presente dove tutto non è come sembra e dove la complessità del mondo fatato svanisce in ostilità.
Don't Worry my Darling di Olivia Wilde, è un Truman Show distopico, giusto per usare un eufemismo, che del film di Weir presenta solo l’aurea di fondo di una società perfetta basata sul controllo del libero arbitrio. A renderlo patinato, oltre alla sovrabbondanza di scene sensuali, sta il retrogusto metaforico fatto di superfici lisce, impeccabili, vetri che riflettono solo l’irrealtà di un’anima inesistente e paradossalmente, mura che stringono sino a soffocare il pensiero di ogni persona. Poi, lentamente, dopo l’iniziale Fabbrica delle mogli con Nicole Kidman, la pellicola vira poi a tutto verso un Matrix dei Wachwoski, dove il volto di quella precisione, quelle feste lucenti, quella socialità solo fra colleghi e quelle coppie così felici, è incrinata da una sovrabbondanza di elementi virtuali e retorici da far accapponare la pelle.
Il risultato è un minestrone di pellicole famose (almeno una decina) che giocano tutte sul clichè della rivolta del singolo contro una società totalitaria, incarnata dal cattivone di turno (Frank-Chris Pine) una rivolta quasi vana, nel segno di un amore totalizzante (ma anche malato come si scoprirà) a cui tuttavia, va dato il merito di garantire una buona tensione nel corso di due ore di spettacolo, non propriamente pochissime, complice un’azzeccata fotografia. Tutto resta però in superficie e alla fine, lasciato il cinema, la sensazione di una famosa opera di Shakesperare, Tanto rumore per nulla, domina imperitura tra manifesti e bandiere ideologiche sulla mascolinità imperante e una logica femminista al lumicino, per fortuna oggetto di realtà solo virtuali.
Ma è davvero così?
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mercoledì 12 ottobre 2022
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idea carina, finale troppo frettoloso
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L' idea poteva anche starci ma trovo che sia stata sviluppata male. Tutto l' inizio della storia è allungata con scene di cui non ho trovato il senso, non è stato spiegato praticamente nulla alla fine, è stato tutto letteralmente buttato addosso allo spettatore in 10 minuti scarsi.
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nino pellino
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domenica 9 ottobre 2022
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film non innovativo ma ben fatto
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Questo film americano della regista Olivia Wilde, per gli esperti appassionati del genere sci-fi, ricalca un tema come quello della realtà virtuale già visto ovviamente in altri film precedenti, come ad esempio la saga di Matrix o, ancora meglio, nella pellicola del 2009 dal titolo "Il mondo dei replicanti" del regista Jonathan Mostow e interpretata dall'attore Bruce Willis. Eppure tale evidente copiatura pur facendo figurare questa pellicola come assolutamente non innovativa, non ha creato in me un senso di disprezzo o nel ridurla a considerare come un prodotto da seconda linea. Diciamo che la regista Olivia Wilde ci regala un prodotto intrigantemente patinato, soprattutto per le spettatrici di giovanissima età che magari sono attratte dall'andare a vedere il film per la presenza del cantante di successo Harry Styles, ma allo stesso tempo ella ha saputo amalgamare tale piacevole facciata con una trama che ha saputo unire un'apparente commedia romantica con un genere diametralmente opposto quale appunto è il thriller addirittura dalle venature horror.
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Questo film americano della regista Olivia Wilde, per gli esperti appassionati del genere sci-fi, ricalca un tema come quello della realtà virtuale già visto ovviamente in altri film precedenti, come ad esempio la saga di Matrix o, ancora meglio, nella pellicola del 2009 dal titolo "Il mondo dei replicanti" del regista Jonathan Mostow e interpretata dall'attore Bruce Willis. Eppure tale evidente copiatura pur facendo figurare questa pellicola come assolutamente non innovativa, non ha creato in me un senso di disprezzo o nel ridurla a considerare come un prodotto da seconda linea. Diciamo che la regista Olivia Wilde ci regala un prodotto intrigantemente patinato, soprattutto per le spettatrici di giovanissima età che magari sono attratte dall'andare a vedere il film per la presenza del cantante di successo Harry Styles, ma allo stesso tempo ella ha saputo amalgamare tale piacevole facciata con una trama che ha saputo unire un'apparente commedia romantica con un genere diametralmente opposto quale appunto è il thriller addirittura dalle venature horror. Inoltre ci appare logico che, per come viene sviluppata la trama e per come ci viene descritta la maniera in cui certa società ( in questo caso quella americana degli anni '50, ma io direi non solo quella) ha spesso oppresso e tenuto sotto controllo l'universo femminile, tale pellicola non poteva che essere diretta da una donna. Prodotto ben confezionato, ma con dei significati, anche profondi.
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niki
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venerdì 30 settembre 2022
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bello
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Interpretazione magistrale della protagonista quanto di Harry Styles. Un film piacevole dalla psicologia contorta ma azzeccata.
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athos
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lunedì 26 settembre 2022
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boh
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Il finale comico rovina un film pessimo.
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peer gynt
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martedì 6 settembre 2022
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ancora un film-fotocopia!
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Produzione puramente commerciale questo secondo film diretto da Olivia Wilde, che gioca tutte le sue carte sui nomi illustri dei suoi attori, da Florence Pugh a Chris Pine alla stessa Wilde, per finire con Harry Styles (cantante degli One Direction). La vicenda narrata è solo una rifrittura, noiosa e banale, di film come Matrix, Truman Show, La fabbrica delle mogli (anzi sembra più in linea con il remake di quest'ultimo titolo, il mediocre La donna perfetta di Frank Oz). La finta realtà caramellosa e coloratissima ispirata agli anni '50 l'abbiamo già vista, e Florence Pugh se è in parte nel ruolo della Barbie bionda, mogliettina perfetta e un po' scema, tutta dedita a pulire la casa e a fare la cuoca, non è più credibile quando si mette a contestare il sistema e ad indagare per scoprirne le magagne.
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Produzione puramente commerciale questo secondo film diretto da Olivia Wilde, che gioca tutte le sue carte sui nomi illustri dei suoi attori, da Florence Pugh a Chris Pine alla stessa Wilde, per finire con Harry Styles (cantante degli One Direction). La vicenda narrata è solo una rifrittura, noiosa e banale, di film come Matrix, Truman Show, La fabbrica delle mogli (anzi sembra più in linea con il remake di quest'ultimo titolo, il mediocre La donna perfetta di Frank Oz). La finta realtà caramellosa e coloratissima ispirata agli anni '50 l'abbiamo già vista, e Florence Pugh se è in parte nel ruolo della Barbie bionda, mogliettina perfetta e un po' scema, tutta dedita a pulire la casa e a fare la cuoca, non è più credibile quando si mette a contestare il sistema e ad indagare per scoprirne le magagne. Il film è inoltre tutto sbilanciato a favore della ricostruzione della perfetta società di cartapesta, che puzza di maschilismo esibito e di setta massonica, mentre il versante della scoperta dell'altra realtà, quella nascosta, è abborracciato in un finale tirato via. Fantascienza risibile e sempliciotta, questo film va inviato con un calcio nel magazzino dei film inutili.
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