Il Varco

Dopo il recente clamore e i dibattiti sulle immagini d'archivio usate da Pietro Marcello in Martin Eden sembra proprio che la strada verso il cinema dei prossimi tempi sia sempre più caratterizzata dalla riscoperta dei materiali d'archivio. I recenti sviluppi nel campo del restauro e la necessità di dialogare in modi sempre più innovativi col passato non fanno altro che incrementare i lavori confezionati con l'ausilio di vecchi documenti filmici che trovano nuova luce per essere non solo riscoperti ma anche rielaborati con nuove funzioni che non siano quelle del mero documentario ma di immagine significante al servizio di una storia di finzione.

E' su queste note che prende vita "Il Varco" di Federico Ferrone e Michele Manzolini che utilizzano i materiali reperiti negli archivi Luce e dei filmati amatoriali della Home Movies dai soldati italiani partiti per la tragica campagna di Russia, plasmando un lungometraggio di finzione usando quasi interamente filmati d'epoca e arricchendolo con alcuni mirati interventi girati dagli autori in Ucraina per trovare un filo diretto con l'attuale conflitto tra russi e ucraini.

Un flusso di coscienza narrato da Emidio Clementi dei Massimo Volume che dà voce alle vicende di un soldato fascista disilluso dalla guerra che con la sua soggettiva ci aiuta a rivivere i momenti di entusiasmo iniziale per scontrarsi con la crudezza della realtà di una delle campagne più disastrose della nostra storia. Un veterano la cui motivazione è già stata fiaccata dalla campagna d'Africa di cui appaiono ulteriori frammenti d'archivio e che servono a testimoniare come chi passi dalla guerra porti delle cicatrici profonde ed immutabili.
 
Mentre il precedente lavoro "Il Treno Va a Mosca" usava ancora i materiali d'archivio per ricostruire in maniera documentaria la vicenda di un solo uomo, questo film cerca di condensare le storie di vari reduci nella visione personale del soldato sviluppata da una sceneggiatura scritta insieme aWu Ming2 che approfitta per scardinare la visione guerrafondaia del fascismo che si scontra con la realtà dei fatti e con i desideri più basilari dell'essere umano invischiato nelle sabbie mobili del gelido inverno.

"Il Varco" forse non è il primo dei lavori di questo tipo, ma la sua presenza a Venezia ne fa sicuramente un importante apripista per sviluppi sempre più interessanti ed approfonditi, dove giovani soggetti come la Kiné e grandi istituzioni come l'Istituto Luce, possano dare luogo sempre più di frequente ad avventure cinematografiche in grado di valorizzare lo sconfinato patrimonio filmico nascosto e di fornire attraverso tale sottobosco linfa vitale alle nuove creazioni cinematografiche.