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eugen
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mercoledì 27 novembre 2024
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importante atto d''accusa
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Dalll'autrobriografia di Brian Stevenson "Just Mercy"(Destin Daniel Cretton, 2019)mostra un avvocato afroamericanao che difende un altro afroamericano, operaio agricolo in uno stato razzista degli USA(e ce ne ne sono ancora, contrariamente all'idea di chi ritiene gli USA"il migliore dei mondi possibili", quasi replicando Leibiniz...)con grande coerenza e indubbie capacita' oratorie ma soprattutto di documentazione. Un raro esempiio di film da ascoltare oltre che da vedere, dove ogni parte del dialogo non e'banale. Da apprezzare comunque, cogliendo anche la finezza interprretaztiva di Michel B.Jorddan, protagonsita di noteovlissimo livello.
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Dalll'autrobriografia di Brian Stevenson "Just Mercy"(Destin Daniel Cretton, 2019)mostra un avvocato afroamericanao che difende un altro afroamericano, operaio agricolo in uno stato razzista degli USA(e ce ne ne sono ancora, contrariamente all'idea di chi ritiene gli USA"il migliore dei mondi possibili", quasi replicando Leibiniz...)con grande coerenza e indubbie capacita' oratorie ma soprattutto di documentazione. Un raro esempiio di film da ascoltare oltre che da vedere, dove ogni parte del dialogo non e'banale. Da apprezzare comunque, cogliendo anche la finezza interprretaztiva di Michel B.Jorddan, protagonsita di noteovlissimo livello. Eugen
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eugen
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martedì 26 novembre 2024
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pelicula importante
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"JUst Mercy"de Destin Daniel, Cretton2019,scado del livro autobiografico y biografico del defensor de Walter Mac Millan, injustamente enculpado de matanza de una michacha en un estado racista de los EStados Unidos es una pelicula de ver y apreciar, tambien escuchandola con mucha atencion, porque monstra como el derecho fundamental de la persona, quiere decir el habeas corpus, muchas vezes va ser olviado(mejor dicho hecho olvidar)para condemnar un inocente, en este caso de color8afroamerican)para salvar otra persona. La pelicula se puede decit hecha en el principio funamental de la machina de afeitar de Ockham, quere decir dejando a fuera lo que es inutil o sobreabundante.
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"JUst Mercy"de Destin Daniel, Cretton2019,scado del livro autobiografico y biografico del defensor de Walter Mac Millan, injustamente enculpado de matanza de una michacha en un estado racista de los EStados Unidos es una pelicula de ver y apreciar, tambien escuchandola con mucha atencion, porque monstra como el derecho fundamental de la persona, quiere decir el habeas corpus, muchas vezes va ser olviado(mejor dicho hecho olvidar)para condemnar un inocente, en este caso de color8afroamerican)para salvar otra persona. La pelicula se puede decit hecha en el principio funamental de la machina de afeitar de Ockham, quere decir dejando a fuera lo que es inutil o sobreabundante... Intepretes de grande nivel, en paritcular el protagonista Michael B.Jordan. Eugen
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fabio silvestre
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sabato 5 febbraio 2022
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la storia vera di un avvocato di colore "pro bono"
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Il film è tratto da libro scritto dall'avvocato di colore Bryan Stevenson, qui interpretato da Michael B. Jordan, che dopo essersi laureato in legge ad Harward decide di lavorare "pro bono" in Alabama per un'associazione che difende i diritti dei detenuti nel braccio della morte. Bryan segue in particolare la vicenda giudiziaria di Walter McMillian alias Jonny D. (Jamie Foxx) ingiustamente accusato di avere ucciso una giovane ragazza bianca in una lavanderia. Nonostante non si trovasse nel luogo dell'omicidio, Walter, sposato con 2 figli, viene arrestato grazie ad una "falsa testimonianza". Si assiste quindi all'impegno dell'avvocato per trovare altre "vere" prove e far riaprire il caso.
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Il film è tratto da libro scritto dall'avvocato di colore Bryan Stevenson, qui interpretato da Michael B. Jordan, che dopo essersi laureato in legge ad Harward decide di lavorare "pro bono" in Alabama per un'associazione che difende i diritti dei detenuti nel braccio della morte. Bryan segue in particolare la vicenda giudiziaria di Walter McMillian alias Jonny D. (Jamie Foxx) ingiustamente accusato di avere ucciso una giovane ragazza bianca in una lavanderia. Nonostante non si trovasse nel luogo dell'omicidio, Walter, sposato con 2 figli, viene arrestato grazie ad una "falsa testimonianza". Si assiste quindi all'impegno dell'avvocato per trovare altre "vere" prove e far riaprire il caso. La pellicola si avvale di una discreta sceneggiatura anche se presenta un ritmo eccessivamente lento che ricade poi su una lunga durata (2 ore e 15 minuti). Il cast di attori è all'altezza della situazione e oltre ai 2 protagonisti si segnala la particina di Brie Larson. Il tema della pena di morte, sempre attuale, ci viene rappresentato in tutta la sua crudeltà soprattutto psicologica dei condannati. In definitiva un buon film che si lascia vedere; voto: 6/10.
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mr.rizzus
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mercoledì 24 febbraio 2021
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wow
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felicity
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venerdì 22 maggio 2020
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storia molto vera e perciò di più molto triste
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Il Diritto di Opporsi è uno di quei film impossibili da giudicare o recensire prettamente dal punto di vista cinematografico.
Ci sono pellicole che apprezziamo per la regia, altri per la fotografia, altri per la trama o per i loro personaggi indimenticabili.
Just Mercy – questo il titolo originale del film – è un film che racconta qualcosa di talmente umano, che supera il concetto stesso di cinematografia.
Perché con questo Il Diritto di Opporsi, film drammatico basato su una storia vera e triste, ci troviamo dinanzi a un confronto col concetto di umanità, analizzato nella sua brutalità basata dal pregiudizio più totale.
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Il Diritto di Opporsi è uno di quei film impossibili da giudicare o recensire prettamente dal punto di vista cinematografico.
Ci sono pellicole che apprezziamo per la regia, altri per la fotografia, altri per la trama o per i loro personaggi indimenticabili.
Just Mercy – questo il titolo originale del film – è un film che racconta qualcosa di talmente umano, che supera il concetto stesso di cinematografia.
Perché con questo Il Diritto di Opporsi, film drammatico basato su una storia vera e triste, ci troviamo dinanzi a un confronto col concetto di umanità, analizzato nella sua brutalità basata dal pregiudizio più totale.
Il Diritto di Opporsi non offre alcun virtuosismo artistico, nonostante alcune inquadrature suggestive e una colonna sonora ben calzante, il film è pienamente riuscito perché riesce ad appassionare, emozionare, commuovere, in molti tratti anche arrabbiare.
Il Diritto di Opporsi è un film vero. Vero come l’evento che trasporta sul grande schermo, vero in ciò che dice, vero nel difendere l’uomo dinanzi all’ingiustizia dell’uomo stesso, capace inspiegabilmente a sbattere la testa contro il muro pur di non accettare la realtà.
Un film drammatico che scivola nel legal thriller, dove ogni snodo è costruito alla perfezione, dove ci si indigna, si partecipa, ci si commuove.
Il coraggio di opporsi ci racconta il passato prossimo americano per parlarci del presente, dove le cose non sembrano cambiate molto.
È anche un film inevitabilmente politico, orgogliosamente anti-Trump.
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emanuele 1968
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martedì 18 febbraio 2020
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fa pensare
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Bello, fa pensare, chissa quanti casi nel mondo
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lord
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domenica 16 febbraio 2020
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il diritto di sperare
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La pellicola denuncia le gravi contraddizioni presenti nel sistema processuale penale nord americano, reo di aver generato un diritto spacchettato, garantista con i cittadini bianchi, giustizialista con quelli di colore. Sulle orme del celebre romanzo “Il buio oltre la siepe” di Harpeer Lee, il regista Destin Daniel Cretton dipinge un drammatico ma allo stesso tempo emozionante affresco sul problema della discriminazione e del razzismo, ambientandolo nello stato dell'Alabama tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta del secolo scorso. La trama, basata su una storia vera, narra la storia di un giovane rampante avvocato appena laureato all'Università di Harvard, che non senza difficoltà decide di assistere legalmente i detenuti internati nel c.
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La pellicola denuncia le gravi contraddizioni presenti nel sistema processuale penale nord americano, reo di aver generato un diritto spacchettato, garantista con i cittadini bianchi, giustizialista con quelli di colore. Sulle orme del celebre romanzo “Il buio oltre la siepe” di Harpeer Lee, il regista Destin Daniel Cretton dipinge un drammatico ma allo stesso tempo emozionante affresco sul problema della discriminazione e del razzismo, ambientandolo nello stato dell'Alabama tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta del secolo scorso. La trama, basata su una storia vera, narra la storia di un giovane rampante avvocato appena laureato all'Università di Harvard, che non senza difficoltà decide di assistere legalmente i detenuti internati nel c.d. braccio della morte, istituto penitenziario all'interno del quale dominavano razzismo e sopraffazione, soprattutto nei confronti dei condannati di colore. Tra colpi di scena e ingiustizie, l'avvocato Stevenson – che a tratti ricorda il suo più celebre precedessore Atticus Finch – seguirà fino al successo il caso di un operaio nero ingiustamente condannato a morte per l'omicidio di una giovane ragazza bianca. La pellicola, che suggerisce inevitabili riflessioni su temi inopinatamente caldi e ancora attuali, tra cui il ricorso alla pena di morte come forma di giustizialismo repressivo nei confronti dei più deboli, merita una menzione speciale per la sceneggiatura, inserendosi con merito tra i migliori legal drama prodotti dal cinema americano. In un Stato di polizia ove sembra che i diritti fondamentali siano privilegio di pochi, la speranza nella ricerca della giustizia è ancora una volta l'unica ancora di salvezza che permette agli uomini di vivere, con la consapevolezza che non sia la legge del più forte a prevalere, bensì quella della onestà e della ragione.
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fabriziog
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domenica 9 febbraio 2020
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razzismo.giustizia,pena di morte negli usa
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Alla corposa produzione cinematografica sulla questione razziale negli Stati Uniti, in merito al sistema giudiziario americano che porta alla condanna molti neri solo per il colore della pelle e relativa alla pena di morte e alla “vecchia scintillante” che uccide crudelmente colpevoli e innocenti (1 su 9), in questi giorni si è aggiunto un ulteriore tassello cineastico: “Il diritto di opporsi” (che riprende il titolo “Il diritto di contare” di Theodore Melfi) di Destin Daniel Cretton.
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Alla corposa produzione cinematografica sulla questione razziale negli Stati Uniti, in merito al sistema giudiziario americano che porta alla condanna molti neri solo per il colore della pelle e relativa alla pena di morte e alla “vecchia scintillante” che uccide crudelmente colpevoli e innocenti (1 su 9), in questi giorni si è aggiunto un ulteriore tassello cineastico: “Il diritto di opporsi” (che riprende il titolo “Il diritto di contare” di Theodore Melfi) di Destin Daniel Cretton.
La storia lascia sgomenti anche perché è ambientata nell’Alabama (storicamente razzista) fra il 1987 e il 1992, quindi in tempi relativamente recenti.
La trama è vera e narra di un giovane black uscito da Harvard, Bryan Stevenson - con una inevitabile brillante carriera dinanzi - che, invece, impegna il proprio tempo – con tutti i rischi del caso – ad aiutare legalmente i disperati gettati nel braccio della morte anche solo per ragioni lombrosiane.
La battaglia dell’avvocato Stevenson (l’abilissimo Michael B. Jordan) nelle aule di (in)giustizia a stelle e strisce per dimostrare la palese innocenza di Walter McMillian, interpretato dal grande Jamie Foxx (ve lo ricordate protagonista in “Django Unchained” di Quentin Tarantino?), fa alzare abbondantemente le transaminasi allo spettatore.
L’approccio filmico del regista ricorda “Amistad” di Steven Spielberg quando i coprotagonisti siedono dinanzi alla Corte Suprema dell’Alabama e “Dead Man Walking” di Tim Robbins nello sviluppo scenico del tragitto dalla cella al luogo della esecuzione, senza tralasciare “Selma – la strada per la liberta” di Ava DuVernay e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” di Martin McDonagh.
Pellicola didattica e didascalica, “Il diritto di opporsi entra nella sanguinolenta carne viva della (persistente) tragedia della discriminazione negli States senza sbavature né eccessi: il garbo va a braccetto con la “banalità del Male”.
Fabrizio Giulimondi
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flaw54
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domenica 9 febbraio 2020
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mi ha emozionato
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Argomento drammatico, ma visto è rivisto e nonostante questo regista e attori sono riusciti a creare un film potente, asciutto, realistico e profondamente coinvolgente .la realtà razzista dell' Alabama, l'impossibilità di lottare contro un potere dominante volto solo a distruggere il diverso è un messaggio forte e necessario nella società contemporanea dominata dall'odio e da un razzismo sempre meno strisciante e purtroppo sempre più esplicito. Film contro la pena di morte, contro la mentalità degli stati del sud, ma anche metafora di una necessaria lotta contro un sovranismo sempre più dilagante. Un grande Jamie Fox rende perfettamente l'immagine dell'uomo di colore che, pur innocente, sa di dover lottare contro un Leviathan invincibile.
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Argomento drammatico, ma visto è rivisto e nonostante questo regista e attori sono riusciti a creare un film potente, asciutto, realistico e profondamente coinvolgente .la realtà razzista dell' Alabama, l'impossibilità di lottare contro un potere dominante volto solo a distruggere il diverso è un messaggio forte e necessario nella società contemporanea dominata dall'odio e da un razzismo sempre meno strisciante e purtroppo sempre più esplicito. Film contro la pena di morte, contro la mentalità degli stati del sud, ma anche metafora di una necessaria lotta contro un sovranismo sempre più dilagante. Un grande Jamie Fox rende perfettamente l'immagine dell'uomo di colore che, pur innocente, sa di dover lottare contro un Leviathan invincibile. Bravo anche il giovane avvocato con la sua ingenuità iniziale che si trasforma progressivamente in decisa forza morale contro tutte le ingiustizie che incontra, capaci di negare anche ciò che è evidente.
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jonnylogan
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martedì 4 febbraio 2020
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il colore della giustizia
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Walter McMillian, un boscaiolo di Monroeville, in Alabama, viene arrestato con l’accusa di aver assassinato una diciottenne all’interno di una lavanderia. A difenderlo, dopo che i primi processi lo avevano spinto nel braccio della morte, se ne occupa un giovane avvocato idealista proveniente da Harvard.
Scoprire che in una società elitaria e soprattutto in alcune sue aree, la giustizia funzioni a strappi e sussulti, colpendo in molte occasioni prima di tutto il colore della pelle dell’imputato non è certo una novità. Scoprirlo attraverso le scelte di vita di un giovane avvocato con le fattezze di Michael B. Jordan, amante della giustizia e idealista quanto basta per arrivare ad un’assoluzione per buona parte dei propri clienti, tutti assistiti rigorosamente pro-bono, prova come il sistema contenga falle evidenti.
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Walter McMillian, un boscaiolo di Monroeville, in Alabama, viene arrestato con l’accusa di aver assassinato una diciottenne all’interno di una lavanderia. A difenderlo, dopo che i primi processi lo avevano spinto nel braccio della morte, se ne occupa un giovane avvocato idealista proveniente da Harvard.
Scoprire che in una società elitaria e soprattutto in alcune sue aree, la giustizia funzioni a strappi e sussulti, colpendo in molte occasioni prima di tutto il colore della pelle dell’imputato non è certo una novità. Scoprirlo attraverso le scelte di vita di un giovane avvocato con le fattezze di Michael B. Jordan, amante della giustizia e idealista quanto basta per arrivare ad un’assoluzione per buona parte dei propri clienti, tutti assistiti rigorosamente pro-bono, prova come il sistema contenga falle evidenti. Alla sua quarta pellicola, ma al suo primo blockbuster, Destin Cretton firma una sceneggiatura a quattro mani assieme Andrew Lanham, riuscendo ad rielaborare l’omonimo romanzo dell’avvocato Stevenson, riguardante il caso McMillen, e l’impatto che per lui ebbe l’essere arrivato dal nord in uno degli stati più rurali e pieno di preconcetti di tutta la nazione. Il percorso di Stevenson nella comunità di Monroe fu difatti costellato di avvertimenti e minacce, da sguardi torvi dei locali contro la sua persona portandolo a radicalizzarsi ancora di più della correttezza delle sue convinzioni. Jordan e Foxx lavorano spalla a spalla in un crescendo di evidente pathos, riuscendo a confezionare un legal-drama pieno di energia con un evidente messaggio anti pena capitale. Al tempo stesso i due non riescono però ad aggiungere nulla di nuovo a una convinzione diffusa e ampiamente discussa nel corso di molti altri film del medesimo genere, a iniziare da Il buio oltre la siepe, più volte citato nel corso della pellicola a causa della location nel quale si svolse il romanzo di Harper Lee, sino ad arrivare a Mississippi Burning di Alan Parker. Alla fine è proprio questo il limite di una pellicola dal valore civile prezioso e potente e che non lascia di certo indifferenti gli spettatori, ma che rischia di smarrirsi nel mezzo di prodotti dal messaggio molto simile.
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