flyanto
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lunedì 29 gennaio 2018
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una coppia profondamente disillusa
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Dopo circa 20 anni, ritorna alla regia e dunque nelle sale cinematografiche italiane, il cantante Luciano Ligabue con il film "Made in Italy", un ritratto quanto mai realistico di una coppia che vive in una cittadina della provincia emiliana. La coppia in questione è formata da individui di circa 40/45 anni, di modesta estrazione sociale e con un figlio adolescente con la passione per la regia che ambisce a frequentare il DAMS di Bologna. I due coniugi vivono un'esistenza ormai stanca in seguito a svariati avvenimenti e conseguenti delusioni che hanno contribuito a raffreddare di molto il loro rapporto, arrivando anche a tradirsi entrambi con altri partners.
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Dopo circa 20 anni, ritorna alla regia e dunque nelle sale cinematografiche italiane, il cantante Luciano Ligabue con il film "Made in Italy", un ritratto quanto mai realistico di una coppia che vive in una cittadina della provincia emiliana. La coppia in questione è formata da individui di circa 40/45 anni, di modesta estrazione sociale e con un figlio adolescente con la passione per la regia che ambisce a frequentare il DAMS di Bologna. I due coniugi vivono un'esistenza ormai stanca in seguito a svariati avvenimenti e conseguenti delusioni che hanno contribuito a raffreddare di molto il loro rapporto, arrivando anche a tradirsi entrambi con altri partners. L'uomo, che lavora in uno stabilimento dove si producono insaccati, cerca di sopportare la propria grigia esistenza frequentando spesso nei momenti liberi ed alla sera i propri amici di vecchia data a cui è molto legato. Nel corso della vicenda, accadranno ulteriori eventi quali, per esempio, quello della morte improvvisa di un caro amico e quello finale di venire improvvisamente licenziato dallo stabilimento, che condurranno il protagonista verso un profondo stato depressivo da cui sarà per lui difficile uscire.....
Dopo "Radio Freccia" , il più maturo Ligabue presenta un altro ritratto della vita della sua natia provincia emiliana: se prima aveva preso in esame gli anni '70 con la nascita delle radio libere e l'abuso facile delle droghe da parte dei giovani e, dunque, del protagonista, in "Made in Italy" il regista ritrae la vita quotidiana di una contemporanea coppia di persone sulla quarantina che nel corso degli anni è approdata ad una seria e profonda crisi del proprio rapporto. Quanto mai realistico, ma anche piuttosto crudamente, Ligabue fa il punto della situazione o, meglio, di una situazione comune, che, ovviamente con le dovute differenze, indurrà molti a rispecchiarvisi. Il suo ritratto più che pessimista è reale dove, a momenti bui (per lo più) si alternano anche momenti più positivi e carichi di speranza. Il film, infatti, termina con un finale perfettamente confacente alla situazione rappresentata: un filo di speranza esiste, ma non è certo. In ogni caso, quello che rende di pregio questa pellicola è il realismo, la profondità e la lucida precisione con cui Ligabue è riuscito a delineare e raccontare la storia in generale e soprattutto l'infrangersi degli eventuali progetti e sogni, le situazioni e gli stati d'animo dei protagonisti stessi, arrivando così a creare un'opera vera e toccante. A tutto ciò si deve anche aggiungere la presenza determinante dei due attori che impersonano la coppia dei protagonisti, Stefano Accorsi e Kasia Smutniak, che risultano quanto mai azzeccati da parte del regista. Infine, anche la colonna sonora, con le canzoni composte e cantate da Ligabue stesso, non manca di fare la sua parte e di creare un certo effetto.
Insomma, una pellicola affatto allegra ma sicuramente consigliabile.
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lucapallucca
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lunedì 29 gennaio 2018
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onesto
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Incedere lento e soffuso, qualche slancio quà e la, trama non originalissima, probabilmente già masticata , una storia di ordinaria normalità impreziosita però da due belle interpretazioni, soprattutto quella di Kasia Smutniak, davvero in grande spolvero!
Un film onesto, con qualche spigolo da smussare, che ci rispecchia abbastanza fedelmente..nelle nostre piccole grandi battaglie quotidiane.
si puo vedere
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albatros
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lunedì 29 gennaio 2018
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troppo frammentato
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IMO Vengono affrontati temi importanti della vita in modo però molto scontato, troppe sue canzoni che rendono il film un pò auto celebrativo, molto banale l'elenco delle città italiane nel finale. Molto bene gli attori e la recitazione, oltre l'ambientazione e i luoghi. Mi è piaciuto molto la differenza fra la famiglia indiana e quella italiana, forse doveva essere sviluppato di più questo punto. Film nel complesso comunque da sufficienza.
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domenica 28 gennaio 2018
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stupendo
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Un film che ti fa venire assolutamente voglia di rivederlo una seconda volta, emozionante.
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freerider
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domenica 28 gennaio 2018
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il film funziona bene e lascia un buon messaggio
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Diamo a Cesare quel che è di Cesare: Made in Italy non è (ovviamente) un film da concorso ma è un lavoro sentito a cui non manca sincerità, che funziona bene e che riesce anche a lasciare un messaggio positivo e incoraggiante.
Ligabue è partito col piede giusto innanzitutto ponendosi un obiettivo ragionevole e cioè puntando su un cinema che fa proprio della medietà il suo punto di forza, dove per medietà si intende grande popolarità degli interpreti, condivisibilità della storia, trasparenza dei significati e accessibilità del linguaggio filmico, in altre parole coscienza delle proprie potenzialità e assenza di presunzione.
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Diamo a Cesare quel che è di Cesare: Made in Italy non è (ovviamente) un film da concorso ma è un lavoro sentito a cui non manca sincerità, che funziona bene e che riesce anche a lasciare un messaggio positivo e incoraggiante.
Ligabue è partito col piede giusto innanzitutto ponendosi un obiettivo ragionevole e cioè puntando su un cinema che fa proprio della medietà il suo punto di forza, dove per medietà si intende grande popolarità degli interpreti, condivisibilità della storia, trasparenza dei significati e accessibilità del linguaggio filmico, in altre parole coscienza delle proprie potenzialità e assenza di presunzione. Si tratta di uno sguardo critico e piuttosto disincantato sull'Italia odierna, che non manca di qualche passaggio obbligato su ultranoti temi di attualità ma che sa evitare il pamphlet sociologico mantenendosi comunque aperto al futuro e rispettoso in particolar modo della dignità dei personaggi. Le tematiche del lavoro e della vita di coppia sono naturalmente un po' semplificate ma mantengono una sufficiente aderenza alla realtà, così come anche alcune scene di carattere un po' didascalico (la cena indiana) si alternano ad altre in cui ci si poteva aspettare prese di posizione molto più facili (come onestamente temevo conoscendo l'orientamento ideologico dell'autore) e sulle quali invece si è lavorato con un certo apprezzabile equilibrio (si veda ad esempio la schiettezza dell'intervista sullo scontro con la polizia).
Rimanendo, come si diceva, nell'ambito del nostro comparto attori con cui il grande pubblico ha più familiarità abbiamo trovato Stefano Accorsi in parte e molto a suo agio, apprezzabile anche l'impegno di Kasia Smutniak anche se il suo naturale allure la fa sempre sembrare un elemento un po' alieno in mezzo alla "gente comune". Messaggio finale positivo ma non retorico, che mi sento di sottoscrivere: basta lamentarsi, rimbocchiamoci le maniche.
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albachiara
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domenica 28 gennaio 2018
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reggio emilia, italia, mondo
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Un film provinciale, familiare, fatto da un regista che non è un regista, che se la canta e se la suona con le canzoni che ha, e che non saranno capolavori musicali, ma che arrivano dove devono arrivare. Perché l'essenza di noi risiede nella semplicità, in quei valori che sopravvivono a stento in questo mondo ingiusto e imperfetto. Il bar da Mario non c'è più ( l'avranno comprato I cinesi ) ma resta ognuno di noi in un mondo che cambia. E restiamo noi ( per chi ha la fortuna di restare) ognuno col suo modo di affrontare la vita. Ognuno a modo suo. Ognuno col meglio che può. Non sarà candidato agli Oscar ma è vero più del vero, perché fatto col cuore di chi non è entrato nel mondo dello show business, ma ha conservato il contatto con la realtà, l'unica maniera per conservarlo davvero quel cuore, vivo e pulsante.
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Un film provinciale, familiare, fatto da un regista che non è un regista, che se la canta e se la suona con le canzoni che ha, e che non saranno capolavori musicali, ma che arrivano dove devono arrivare. Perché l'essenza di noi risiede nella semplicità, in quei valori che sopravvivono a stento in questo mondo ingiusto e imperfetto. Il bar da Mario non c'è più ( l'avranno comprato I cinesi ) ma resta ognuno di noi in un mondo che cambia. E restiamo noi ( per chi ha la fortuna di restare) ognuno col suo modo di affrontare la vita. Ognuno a modo suo. Ognuno col meglio che può. Non sarà candidato agli Oscar ma è vero più del vero, perché fatto col cuore di chi non è entrato nel mondo dello show business, ma ha conservato il contatto con la realtà, l'unica maniera per conservarlo davvero quel cuore, vivo e pulsante.
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simosera92
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sabato 27 gennaio 2018
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un ritratto sbiadito di un'italia che sopravvive
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Luciano Ligabue torna nei panni di regista dopo 16 anni dal suo ultimo film. Più vicino a "Radiofreccia" che a "Da zero a dieci" Made in Italy è una dichiarazione d'amore frustato verso l'Italia come dichiarato più volte dallo stesso cantautore. Riko e Sara, interpretati rispettivamente da un'eccezionale Stefano Accorsi e da una sorprendente Kasia Smutniak sono i protagonisti di questo racconto tratto dall'ononimo concept album di Ligabue. Il film è fluido ma trova i suoi punti deboli proprio nella traslazione, a tratti forzata, dalle canzoni alle immagini dove Riko apprare a tratti inverosimilmente sfigato. Ligabue tira fuori il meglio della storia proprio nella parte iniziale e finale dove spicca una certa libertà nella scenaggiatura.
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Luciano Ligabue torna nei panni di regista dopo 16 anni dal suo ultimo film. Più vicino a "Radiofreccia" che a "Da zero a dieci" Made in Italy è una dichiarazione d'amore frustato verso l'Italia come dichiarato più volte dallo stesso cantautore. Riko e Sara, interpretati rispettivamente da un'eccezionale Stefano Accorsi e da una sorprendente Kasia Smutniak sono i protagonisti di questo racconto tratto dall'ononimo concept album di Ligabue. Il film è fluido ma trova i suoi punti deboli proprio nella traslazione, a tratti forzata, dalle canzoni alle immagini dove Riko apprare a tratti inverosimilmente sfigato. Ligabue tira fuori il meglio della storia proprio nella parte iniziale e finale dove spicca una certa libertà nella scenaggiatura. Made in Italy è un degno ritorno alla regia di Ligabue, non un capolavoro ma sicuramente una bella, sincera e amara fotografia di un'Italia che sopravvive.
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axel
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sabato 27 gennaio 2018
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cosa ci fanno li?
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Lento, telefonato, assurdo nei dialoghi ,povero . Radio freccia da pensionati.
Non si può guardare.
Caro Liga, suona che è meglio.
Con affetto.
[+] un pianto
(di giannaccio)
[ - ] un pianto
[+] inutile e banale
(di cla_66s)
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sabato 27 gennaio 2018
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da vefere
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rosita
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sabato 27 gennaio 2018
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l'italia di oggi
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Un film inquadrato in un contesto di forte disagio socio-economico -politico di cui si trova l'Italia di oggi ,in cui le vicende quotidiane vissute dai protagonisti cadono nelle mani dell'indifferenza di un potere politico per il quale il lavoratore è solo un numero e senza pietà ti azzera .Ti fa fuori costringendoti a lasciare,tuo malgrado,la tua Terra alla quale si è legati nonostante gli aspetti positivi e/o negativi ad essa annessi e connessi. Ed è in tali circostanze che sviluppi un nuovo modo di vivere e vedere la vita diventando attore/spettatore della tua vita nel tuo presente, del tuo passato in proiezione del futuro legato al desiderio di ritorno alla madre Terra lì dove tradizione usi e costumi ,profumi e sapori ,amori e dissapori ti hanno portato a capire col distacco "cosa ci faccio io qui" ,e con determinazione esplode il "tornerò " perché infondo io sono "quello" legato alle sue origini.
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Un film inquadrato in un contesto di forte disagio socio-economico -politico di cui si trova l'Italia di oggi ,in cui le vicende quotidiane vissute dai protagonisti cadono nelle mani dell'indifferenza di un potere politico per il quale il lavoratore è solo un numero e senza pietà ti azzera .Ti fa fuori costringendoti a lasciare,tuo malgrado,la tua Terra alla quale si è legati nonostante gli aspetti positivi e/o negativi ad essa annessi e connessi. Ed è in tali circostanze che sviluppi un nuovo modo di vivere e vedere la vita diventando attore/spettatore della tua vita nel tuo presente, del tuo passato in proiezione del futuro legato al desiderio di ritorno alla madre Terra lì dove tradizione usi e costumi ,profumi e sapori ,amori e dissapori ti hanno portato a capire col distacco "cosa ci faccio io qui" ,e con determinazione esplode il "tornerò " perché infondo io sono "quello" legato alle sue origini. Film molto introspettivo che tocca tematiche delicate e profonde.
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