gurthang
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sabato 1 gennaio 2022
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mortalmente noioso, totalmente implausibile
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Oggi la moda radical-chic è quella di fare film lentissimi, mutistici, con una splendida scenografia e velleità intellettualeggianti dietro cui riposa la ferrea subordinazione al regime devozionale politicamente corretto.
Questo film si inserisce perfettamente in questa tendenza: noia mortale, mutismo assoluto, scene che si ripetono senza interruzione per un ora e mezzo, decisioni del personaggio totalmente impalusibili (una ragazza in bilico fra la vita e la morte sopravvive a giorni di spostamenti e capitomboli nel gelo polare??? Dove sono finiti la radio e il transponder dell'elicottero? Gli elicotteristi non hanno lanciato l'allarme prima di precipitare? Ecc.
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Oggi la moda radical-chic è quella di fare film lentissimi, mutistici, con una splendida scenografia e velleità intellettualeggianti dietro cui riposa la ferrea subordinazione al regime devozionale politicamente corretto.
Questo film si inserisce perfettamente in questa tendenza: noia mortale, mutismo assoluto, scene che si ripetono senza interruzione per un ora e mezzo, decisioni del personaggio totalmente impalusibili (una ragazza in bilico fra la vita e la morte sopravvive a giorni di spostamenti e capitomboli nel gelo polare??? Dove sono finiti la radio e il transponder dell'elicottero? Gli elicotteristi non hanno lanciato l'allarme prima di precipitare? Ecc. ecc. ecc.) e - peggio di tutto il resto messo insieme - la celebrazione di disvalori umanitari (conditi con un pizzico di antirazzismo).
Da appendere agli spaventapasseri assieme al resto dell'arte degenerata.
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claudio
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venerdì 15 ottobre 2021
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un film intenso, emozionante con un grande attore.
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Dopo tanto cinema di supereroi finalmente un film più che umano interpretato da una grande attore. Un film sulla vita e l'amore per questa , uno svolgere della trama con un gesto di grande solidarietà che è un grande monito di amore verso il prossimo. Grande musica e panorami bellissimi e mortali. Un film che ti tiene in apprensione fino all'utimo che conserva suspence fino a un lieto fine senza retorica e lontano dai films buonisti americani. Un ottimo film probabilmente poco pubblicizzato a differenza dii altre produzioni molto mediocri e famose.
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vecchiomio
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venerdì 15 ottobre 2021
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film scarno e coraggioso
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Scarno, essenziaole, consigliabile solo a chi crede che un film possa vivere senza dialoghi. Mi vengono in mente "Il Grande silenzio" e quello di Redford naufrago che parla col pupazzo in mezzo all'Oceano. Regista bravo e anche coraggioso per essersi cimentato in una prova così ardua.
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charlie uniform tango
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giovedì 28 gennaio 2021
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film ben girato e che fa riflettere
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Considerati i risultati di questo suo primo lungometraggio, c'è da attendersi un proficuo futuro dal giovane regista e musicante brasiliano. La trama non è nuova: l'uomo di fronte alle avversità della natura estrema. I paralleli possono essere molti: l'ambientazione e le circostanze ricordano Alive, per rimanere al genere del disastro aereo fra i ghiacci; ma il parallelo corretto sarebbe piuttosto Castaway o meglio ancora All is lost, se si volesse privilegiare piuttosto l'aspetto solitario della vicenda: un uomo solo in condizioni proibitive che si trova ad amministrare il proprio futuro senza l'aiuto o il consiglio di alcuno. La trama, dicevo: un pilota si ritrova con il relitto del proprio aereo in un punto dell'Artico completamente disabitato.
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Considerati i risultati di questo suo primo lungometraggio, c'è da attendersi un proficuo futuro dal giovane regista e musicante brasiliano. La trama non è nuova: l'uomo di fronte alle avversità della natura estrema. I paralleli possono essere molti: l'ambientazione e le circostanze ricordano Alive, per rimanere al genere del disastro aereo fra i ghiacci; ma il parallelo corretto sarebbe piuttosto Castaway o meglio ancora All is lost, se si volesse privilegiare piuttosto l'aspetto solitario della vicenda: un uomo solo in condizioni proibitive che si trova ad amministrare il proprio futuro senza l'aiuto o il consiglio di alcuno. La trama, dicevo: un pilota si ritrova con il relitto del proprio aereo in un punto dell'Artico completamente disabitato. Si arrangia alla meglio per sopravvivere. Dopo qualche tempo è posto di fronte al bivio se rimanere e aspettare che i soccorsi prima o poi lo raggiungano per salvarlo o tentare il tutto per tutto per evitare che altri muoiano. L'aspetto peculiare del film sta negli interrogativi che la visione solleva in noi e nel dilemma che io stesso mi sono posto: è giusto aiutare il prossimo a costo di sacrificare se stessi? E se sì, fino a che punto? Chi vedrà il film non potrà non riconoscere che il dubbio se l'è posto anche il protagonista, quando torna a guardare, e più volte, la comoda discesa in valle piuttosto che il lungo percorso alternativo necessario per raggiungere la base. E' un film aperto: l'obiettivo è la base distante pochi durissimi chilometri, ma quello che conta è il mezzo per arrivarci e le conseguenze della dura scelta di non avvalersi di scorciatoie. La scorciatoia è comoda, ma comporta pesanti deroghe ai princìpi; la strada lunga è difficile, ma anche a costo della propria vita terrena, non violenta la propria anima. Che poi alla fine vi sia il lieto fine cambia poco: è la decisione presa che segna la cifra del film. Letto così, il disegno del regista è allora quasi banale. Eppure il film fa riflettere. Il protagonista, già da me apprezzato in Casino Royale e sulle prime nemmeno riconosciuto, è molto bravo. Sebbene il panorama sia monotono, riesce a non rendere mai noiosa la visione e ad esaltare il senso del film, non distogliendo lo spettatore dal vero obiettivo del regista: indurlo a riflettere e a porsi domande esistenziali ed etiche. Per far ciò forse era proprio necessario circondarsi del bianco della neve e del silenzio dell'Artico.
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carloalberto
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mercoledì 27 gennaio 2021
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la noia potè più che il freddo
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Joe Penna, un giovane regista brasiliano, si cimenta, al suo esordio, nel genere non facile dei film di sopravvivenza. Infatti, l’impresa si rivela più che ardua, non solo perché il budget a disposizione è risicato, ma anche perché il plot non si basa su una storia vera, il che priva il film della forza drammatica di cui necessiterebbe per destare un minimo di empatia nello spettatore, ed infine si basa sulla recitazione dell’unico protagonista, Mads Mikkelsen, che, con tutto il rispetto per la professionalità dell’attore, che non si discute, non è paragonabile a Liam Neeson, che, in un film analogo, The Grey, regge tutta la pellicola quasi esclusivamente sulle sue spalle.
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Joe Penna, un giovane regista brasiliano, si cimenta, al suo esordio, nel genere non facile dei film di sopravvivenza. Infatti, l’impresa si rivela più che ardua, non solo perché il budget a disposizione è risicato, ma anche perché il plot non si basa su una storia vera, il che priva il film della forza drammatica di cui necessiterebbe per destare un minimo di empatia nello spettatore, ed infine si basa sulla recitazione dell’unico protagonista, Mads Mikkelsen, che, con tutto il rispetto per la professionalità dell’attore, che non si discute, non è paragonabile a Liam Neeson, che, in un film analogo, The Grey, regge tutta la pellicola quasi esclusivamente sulle sue spalle.
Il ritmo è molto lento e per la prima mezz’ora non succede nulla. Il sopravvissuto ad un disastro aereo, poco più di un monoplano, si muove avanti e indietro, lungo interminabili distese di ghiaccio, cercando un punto buono da dove inviare messaggi di soccorso via radio oppure per dedicarsi alla pesca di qualche trota.
Poi finalmente accade qualcosa. Un elicottero che dovrebbe venire in aiuto del nostro eroe, a causa di un’improvvisa tempesta di neve, precipita davanti all’esterrefatto Mikkelsen. Altra superstite, ma ancora più laconica del protagonista, poiché, ferita gravemente, non dirà, per tutta la durata del film, nemmeno una parola.
Spoilerare un film che si definisce di sopravvivenza è paradossale perché già si sa come finisce. Altrimenti si chiamerebbe di soprammorienza. Quindi il lieto fine è assicurato, ma quanto ci ha fatto penare il regista per farci arrivare al the end senza che la palpebra calasse. Alla monotonia dei paesaggi, ovviamente all’artico invariabilmente bianchi, si aggiunge la ripetizione ossessiva e monocorde delle azioni del superstite e l’assoluta mancanza di dialoghi non aiuta a tenere desta l’attenzione. Una piccola scossa la dà, provvidenziale, l’attacco dell’orso polare, ma è un attimo e poi tutto torna nel soporifero tran tran di un’avventura che non coinvolge minimamente e di cui si aspetta con ansia che finisca, sia per il bene del quasi assiderato Mikkelsen, sia per quello degli spettatori sopraffatti ormai dal torpore.
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sellerone
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martedì 10 novembre 2020
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innanzitutto... la sfiga!
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Cosa dire, il protagonista è ottimo, la storia pure,sulle tracce di Robinson Crusoe versione surgelata. Un uomo alla fine si adatta a tutto, si organizza, si rassegna in un certo modo. Poi arriva l'imprevisto, la salvezza è a portata di mano ed invece tutto diventa peggio di prima. Queste altalene a mio avviso sono alla base di questo ottimo film. Ovviamente vi assicuro che il bello viene alla fine... e non come uno ci si aspetterebbe.
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mirko tommasi
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mercoledì 7 ottobre 2020
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credibilità zero
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Storia di survivalismo estremo raccontata bene ed interpretata con ardore, ma realmente troppo implausibile per poter risultare totalmente coinvolgente.
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