alcofribas
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sabato 10 marzo 2018
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belle atmosfere ma...
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Come da titolo, atmosfere e fotografia di un certo pregio, che dispongono in maniera positiva lo spettatore.
Prende quindi il via la vicenda, fra riferimenti storici un poco scontati ma a loro modo efficaci e un giusto crescendo di domande e mistero crescendo di domande e mistero.
I problemi (gravi) sorgono nell’ultima parte, con personaggi che vengono totalmente dimenticati e scompaiono come non fossero mai esistiti; e soprattutto senza alcuna spiegazione del mistero, che quindi appare come una specie di ‘avrei voluto stupirvi con una spiegazione inedita ma non mi è venuta in mente, quindi non fornisco nemmeno quella più banale e lascio tutto buttato a caso’.
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Come da titolo, atmosfere e fotografia di un certo pregio, che dispongono in maniera positiva lo spettatore.
Prende quindi il via la vicenda, fra riferimenti storici un poco scontati ma a loro modo efficaci e un giusto crescendo di domande e mistero crescendo di domande e mistero.
I problemi (gravi) sorgono nell’ultima parte, con personaggi che vengono totalmente dimenticati e scompaiono come non fossero mai esistiti; e soprattutto senza alcuna spiegazione del mistero, che quindi appare come una specie di ‘avrei voluto stupirvi con una spiegazione inedita ma non mi è venuta in mente, quindi non fornisco nemmeno quella più banale e lascio tutto buttato a caso’.
Peccato.
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udiego
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sabato 10 marzo 2018
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rispettate le regole
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Brian O’Malley, praticamente un debuttante, porta sul grande schermo questa storia ambientata nelle campagne irlandesi e ci racconto la vita ed i lati oscuri del carattere di questi due fratelli. Da un lato troviamo Rachel, ben interpretata da Charlotte Vega, che non accetta di rassegnarsi a questa vita ed una volta compiuti i 18 anni, è decisa più che mai a liberarsi da questa sorta di maledizione. Dall’altro abbiamo Edward, anche lui sorretto da una buona prova di Bill Milner, più mansueto e spaventato, pronto a lasciarsi prendere e ad accettare la dannazione eterna.
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Brian O’Malley, praticamente un debuttante, porta sul grande schermo questa storia ambientata nelle campagne irlandesi e ci racconto la vita ed i lati oscuri del carattere di questi due fratelli. Da un lato troviamo Rachel, ben interpretata da Charlotte Vega, che non accetta di rassegnarsi a questa vita ed una volta compiuti i 18 anni, è decisa più che mai a liberarsi da questa sorta di maledizione. Dall’altro abbiamo Edward, anche lui sorretto da una buona prova di Bill Milner, più mansueto e spaventato, pronto a lasciarsi prendere e ad accettare la dannazione eterna.
L’opera presenta pregi e difetti. Purtroppo i difetti tendono a sopraffare i pregi ed il lavoro non sembra riuscire a funzionare come dovrebbe. Tra le cose positive troviamo sicuramente una scenografia, una fotografia, ed una struttura ambientale che hanno il merito di creare un’atmosfera adeguata al film che stiamo andando a vedere, aiutando, e non poco, lo spettatore ad immergersi pienamente nella vicenda. Come già detto i personaggi hanno i loro tratti caratteristici ben delineati e sono supportati da un cast tutto sommato in forma.
Le note dolenti arrivano principalmente dalla sceneggiatura. Soprattutto nella seconda metà del lavoro il regista e lo sceneggiatore (David Turpin) non sembrano più proseguire in sintonia tra loro, con l’ovvia conseguenza di determinare uno sviluppo narrativo non ben strutturato e che tende ad essere anche un po’ confusionario. In certi frangenti lo script si dilunga troppo facendo perdere tutta quell’atmosfera e quella tensione che erano venuti a crearsi.
Per concludere “The Lodgers” si presenta come un film horror dalle tinte gotiche ben pensato e ben congeniato, ma che nel prosieguo della storia, tende a sciogliersi come neve al sole, senza mai raggiungere una vera e propria sostanza.
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mercoledì 21 marzo 2018
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gotico con rispetto.
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Arrivato in Italia con l’abominevole sottotitolo “Non infrangere le Regole” (da notare la R maiuscola, la cui ragion d’essere andrebbe chiesta al distributore romano M2 Pictures che pur ringrazio di averci portato il film), The Lodgers è una pellicola che non tradisce nessuno di quei principi e nessuna di quelle caratteristiche di genere che permettono ad un film di definirsi gotico.
Non mi attardo in una estemporanea disamina del cinema gotico dagli albori dell’arte ai giorni nostri, su internet troverete decine di ottimi articoli, ma vorrei comunque porre l’attenzione su un aspetto importante: il gotico è un genere molto particolare e difficile da mettere in scena. Forse è per questo che nell’era della moria neuronale cinematografica post-Michael Bay-Zack Snyder e compagnia bella, più nessuno si azzarda ad avvicinarsi al genere se non in alcuni casi molto autoriali (Burton, del Toro) e, quindi, difficilmente puri.
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Arrivato in Italia con l’abominevole sottotitolo “Non infrangere le Regole” (da notare la R maiuscola, la cui ragion d’essere andrebbe chiesta al distributore romano M2 Pictures che pur ringrazio di averci portato il film), The Lodgers è una pellicola che non tradisce nessuno di quei principi e nessuna di quelle caratteristiche di genere che permettono ad un film di definirsi gotico.
Non mi attardo in una estemporanea disamina del cinema gotico dagli albori dell’arte ai giorni nostri, su internet troverete decine di ottimi articoli, ma vorrei comunque porre l’attenzione su un aspetto importante: il gotico è un genere molto particolare e difficile da mettere in scena. Forse è per questo che nell’era della moria neuronale cinematografica post-Michael Bay-Zack Snyder e compagnia bella, più nessuno si azzarda ad avvicinarsi al genere se non in alcuni casi molto autoriali (Burton, del Toro) e, quindi, difficilmente puri.
Le regole da non infrangere per rispettare il genere sono: ambientare la vicenda in Europa a cavallo tra il XIX e il XX secolo, tra inverno e primavera; muovere i personaggi all’interno di una villa-casa-castello inquietante; scrivere dialoghi eleganti e, cosa più importante, mescolare il 75% di romanticismo e il 25% di horror quindi caratterizzare i personaggi, dargli un’anima, renderli empatici, creare forti conflitti sentimentali e in tutto questo montare una sempre più crescente ansia verso un mostro, uno spettro, una sensazione che dev’esserci senza esserci davvero. Capirete bene perché i registi di oggi preferiscano far esplodere qualche Ferrari e portare a casa la pagnotta.
Brian O’Malley, invece, firma questa che potremmo forse definire la sua opera prima e lo fa tuffandosi a bomba nel genere, per cui tanti applausi a prescindere.
La trama è questa: due gemelli in procinto di raggiungere l’età adulta vivono soli e segregati in un’immensa proprietà sotto il rispetto di tre regole precise: non andare a dormire dopo la mezzanotte, non ospitare estranei, non abbandonare l’altro. Se non rispettano le regole, verranno presi da delle entità che risiedono sotto la casa. Di più non posso dire.
La regia mi è piaciuta soprattutto nelle sequenze iniziali, un aspetto che sto notando spesso al cinema negli ultimi tempi. Film che iniziano alla grande e che poi si appiattiscono fino a risultare registicamente anonimi. Un peccato anche se O’Malley in apertura offre sicuramente degli spunti interessanti che lasciano ben sperare per il futuro.
La fotografia di Richard Kendrick è gotica, poco altro da aggiungere. Bellissime le inquadrature alla casa, l’imponente facciata e gli inquietanti corridoi. Perfetti i toni caldi che raccontano la protagonista nei suoi aspetti più umani: un amore che nasce in riva al lago, una mano che lenta indaga i cambiamenti di una femminilità ormai sbocciata. Altrettanto belle le inquadrature al fratello, dei quadri da appendere in salotto per eleganza e composizione.
Mi è piaciuta la recitazione dei due protagonisti, meno quella degli altri attori in scena (tranne David Bradley che è sempre fantastico). Di certo, non sono stati aiutati da una scrittura caratterizzante adeguata. Rimane la scoperta (per me) della protagonista (Charlotte Vega), bellissima e molto brava, con un viso che ricorda incredibilmente una candida Gwyneth Paltrow in alcune inquadrature e del co-protagonista (Bill Milner) del quale sicuramente sentiremo parlare in futuro: il suo lavoro sul personaggio è stato strabiliante, il perfetto esempio di personaggio gotico per estetica e sentimenti.
Molto bene il montaggio di Tony Kearns, il film non annoia, non è scontato, è coraggioso, freschissimo nelle sequenze d’apertura. Spettacolare il montaggio sonoro, anche per la totale assenza di jumpscare. Senz’altro uno dei punti di forza del film.
The Lodgers ha ricevuto inoltre diversi premi per gli effetti speciali, un aspetto che non mi lascia mai a bocca aperta ma il lavoro fatto è stato sicuramente buono e valevole di menzione.
In definitiva, sono contento di consigliare questo film nonostante i difetti di sceneggiatura (non ultimo un finale decisamente da rivedere). Il gotico latita troppo nella cinematografia contemporanea quindi quando esce un film, tra l’altro buono come The Lodgers, va visto.
Il fatto poi che in America sia stato causa di critiche negative non può che essere un vanto per l’opera, dato che lì non potranno mai capire un genere fatto di sentimenti, romanticismo e cultura. Lo dimostra il fatto che lo considerino un horror.
A tal proposito ci tengo moltissimo a dire una cosa: spero che l’Oscar dato a del Toro per La forma dell’acqua non generi dei mostri. Mi spiego: negli anni abbiamo visto il massacro del genere horror con centinaia di film spregevoli, con la solita tramina stupida della bambina indemoniata e l’esorcismo finale. Hanno distrutto un genere nato al top con film come The Exorcist fino ad arrivare a The Conjuring passando per The Exorcism of Emily Rose. Tre perle e poco altro in un mare di fango. Ecco, non vorrei che il gotico diventasse il nuovo merchandising, il nuovo filone da dare in pasto al mostro dell’industria. Un Oscar può scatenare tutto questo e ci rimarrei veramente malissimo perché il gotico è soprattutto eleganza, ricercatezza e romanticismo. L’esatto opposto della macchina seriale hollywoodiana. Un genere puramente europeo, nostro (Mario Bava, grazie di essere esistito) e che vorrei fosse rispettato, magari con altre buone produzioni europee come questo The Lodgers.
PS Bravo O’Malley, ti tengo d’occhio ;)
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elgatoloco
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venerdì 18 gennaio 2019
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rispettare il mistero
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"The Lodgers"/2017, Brian O'Malley)è un film "fantastico-gotico"(ma le definizioni sono relative, spesso non attingono il senso della cosa da designare(tipicamente irlandese(mai casuali i riferimenti alla Prima Guerra Mondiale, in cui vari Irlandesi, "traditori"avevano combattutto con gli Inglesi-l'ambientazione è collocata nel 1920, in questo film), dove la tematica ancestrale, dei due gemelli-the lodgers-- che non possono oltrepassare certe regole ferree, determinate da potenze occulte, tendenzialmente ma non necessariamente(la ragazza, Rachel, cerca in tutti i moddi di sfuggire alla"logica inesorabile) incestuosi come lo erano i genitori e gli avi, si fonde con quella più generale(endogamia versus esogamia-il tabù dell'incesto, come noto, è creazione relativamente tardiva-Freud, non da solo, docet), con quella del voler travalicare le"colonne d'Ercole"dell'ignoto e del perturbante(das Unheimliche), per non dire dell'uscire dall'adolescenza acquisendo l'autonomia dell'"adultità".
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"The Lodgers"/2017, Brian O'Malley)è un film "fantastico-gotico"(ma le definizioni sono relative, spesso non attingono il senso della cosa da designare(tipicamente irlandese(mai casuali i riferimenti alla Prima Guerra Mondiale, in cui vari Irlandesi, "traditori"avevano combattutto con gli Inglesi-l'ambientazione è collocata nel 1920, in questo film), dove la tematica ancestrale, dei due gemelli-the lodgers-- che non possono oltrepassare certe regole ferree, determinate da potenze occulte, tendenzialmente ma non necessariamente(la ragazza, Rachel, cerca in tutti i moddi di sfuggire alla"logica inesorabile) incestuosi come lo erano i genitori e gli avi, si fonde con quella più generale(endogamia versus esogamia-il tabù dell'incesto, come noto, è creazione relativamente tardiva-Freud, non da solo, docet), con quella del voler travalicare le"colonne d'Ercole"dell'ignoto e del perturbante(das Unheimliche), per non dire dell'uscire dall'adolescenza acquisendo l'autonomia dell'"adultità"... Fusione di tematiche, fantasmi nella duplice accezione("presenze"che si estrinsecano, ma che in primis sono interne-Lacan, non da solo, fa scuola...)in una "sinfonia"(ossia concorso di suoni, che sono anche, con giusto riserbo e"con jucio), "presenze visive"). Eccelsa ambientazione, "hooror", giustamente lesinato"a piccole dosi", interpreti-Charlotte Vega, Rachel e Bill Milner, Edward , i due"lodgers"e Eugene Simon, l'"intruso", ma anche l'inquietantte amministratore dell'antica magione avita, David Bradley, Birmingham, tutti/e assolutamente in parte. Talora sembra di essere in"The Others"(2001, Alejandro Amenàbar), ma facendo un po'di attenzione, si capisce quasi subito che è altra cosa... El Gato
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carloalberto
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lunedì 26 ottobre 2020
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favola nera adolescenziale
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Tre giovani attori sono i protagonisti di questa favola nera adolescenziale girata da Brian O'Malley in un’enorme villa fatiscente abitata sotterraneamente, in un ambiente speculare, da figure demoniache e acquatiche. L’unico anziano è l’amministratore della tenuta e del patrimonio, oramai depauperato, dei due rampolli gemelli, con una maledizione atavica che li condanna all’isolamento, interpretato dal vecchio ottimo caratterista David Bradley, il custode della scuola di magia di Harry Potter, tanto per rimanere in tema.
Le immagini suggestive del paesaggio incantato dei boschi irlandesi che circondano il lago dove si rifugia la protagonista, Charlotte Vega, per sfuggire alla concupiscenza del fratello, desideroso di rinnovare le tradizione incestuose della famiglia che si tramandano da secoli, e la colonna sonora azzeccata non riescono a compensare la debolezza della sceneggiatura, piuttosto logora e ampiamente sfruttata nella filmografia di genere horror, con stanze perennemente in penombra, mura che scricchiolano notte e giorno e fantasmi che camminano carponi.
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Tre giovani attori sono i protagonisti di questa favola nera adolescenziale girata da Brian O'Malley in un’enorme villa fatiscente abitata sotterraneamente, in un ambiente speculare, da figure demoniache e acquatiche. L’unico anziano è l’amministratore della tenuta e del patrimonio, oramai depauperato, dei due rampolli gemelli, con una maledizione atavica che li condanna all’isolamento, interpretato dal vecchio ottimo caratterista David Bradley, il custode della scuola di magia di Harry Potter, tanto per rimanere in tema.
Le immagini suggestive del paesaggio incantato dei boschi irlandesi che circondano il lago dove si rifugia la protagonista, Charlotte Vega, per sfuggire alla concupiscenza del fratello, desideroso di rinnovare le tradizione incestuose della famiglia che si tramandano da secoli, e la colonna sonora azzeccata non riescono a compensare la debolezza della sceneggiatura, piuttosto logora e ampiamente sfruttata nella filmografia di genere horror, con stanze perennemente in penombra, mura che scricchiolano notte e giorno e fantasmi che camminano carponi. Ma sono soprattutto i dialoghi a risultare disturbanti e indigesti per quanto sono infarciti di frasi altisonanti e retoriche e di vocaboli desueti al limite del ridicolo.
Il film è apparentabile alla saga dei Twilight e adatto esclusivamente ad un pubblico di teenagers, per il contenuto melodrammatico sentimentale, con la storia dell’amore impossibile, tra la bella addormentata nel bosco, vittima di un antico sortilegio, ed il principe azzurro, Eugene Simon, umanizzato dalla menomazione riportata dalla guerra, che trionfa, tra mille peripezie, sul male, ovvero i giovani del villaggio, violenti e prevaricatori, e contro la volontà degli adulti, il mondo dei benpensanti, dei genitori apprensivi che dettano regole che appaiono strambe come non fare entrare gli estranei in casa, rappresentato dalla madre del giovane innamorato.
Dimenticabile.
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