dontacc
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sabato 6 gennaio 2018
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come si vive senza amore?
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Loveless: non ha un città, una paese, una nazione, un luogo geografico definito. E' lo stile di vita di chi non ama! E' lo stile di vita di chi non è mai stato amato.
Si può vivere senza amore? SI! Ma come? Andando sempre alla ricerca di altro che possa riempirci. La mamma del film fugge dai toni accusatori della sua mamma cercando l'amore in un uomo che non ha mai amato e in una gravidanza che non ha mai desiderato. Poi fugge di nuovo cercando in una nuova storia di essere riconosciuta come donna bella e attraente.
NON si può vivere senza amore! Il pianto disperato dei due genitori è un grido al bisogno d'amore dinanzi al fallimento delle loro vite personali.
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Loveless: non ha un città, una paese, una nazione, un luogo geografico definito. E' lo stile di vita di chi non ama! E' lo stile di vita di chi non è mai stato amato.
Si può vivere senza amore? SI! Ma come? Andando sempre alla ricerca di altro che possa riempirci. La mamma del film fugge dai toni accusatori della sua mamma cercando l'amore in un uomo che non ha mai amato e in una gravidanza che non ha mai desiderato. Poi fugge di nuovo cercando in una nuova storia di essere riconosciuta come donna bella e attraente.
NON si può vivere senza amore! Il pianto disperato dei due genitori è un grido al bisogno d'amore dinanzi al fallimento delle loro vite personali.
E' un film che ci invita a mettere i piedi per terra. Ci invita alla consapevolezza delle nostre responsabilità. Ci invita a confrontare le nostre scelte con l'amore!
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leonardo2018
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sabato 6 gennaio 2018
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mi aspettavo di più
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Bella la fotografia e la musica, ma la regia e il montaggio lasciano a desiderare. Un film lento, molto scontato nella sua evoluzione, che al termine finisce di punto in bianco senza che si possa capire cosa è successo. Anche i sentimenti dei personaggi potrebbero essere esplicitati e raccontati meglio. Così si esce dalla sala con l'amaro in bocca. Il tema è importante e meriterebbe un maggiore approfondimento e sviluppo nella dinamica delle relazioni tra i personaggi. Ed invece viene lasciato all'apatia delle fredde riprese. Mi spiace.
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iconologo
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mercoledì 3 gennaio 2018
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quando z. esce dal simbolo pasticcia
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Quando Z. esce dalla simbologia che gli era riiuscita potente in leviathan pasticcia. A parte lentezze e calligrafismo di alberi piegati dalla neve e falansteri, ci vuole un pò di grammatica ( e di montaggio) per fare il noir. alla russa Se tutti i personaggi sono egoisti e aggressivi (e neppure il nuovo fidanzato di lei mostra delle qualità, se lei va fuori casa a fare cyclette al freddo con la maglia "Russia"), se perfino le ragazze in strada o al ristorante si mostrano ubriache, self-iose o disponibili,se neppure capiamo se il bambino è morto o ritrovato in ospedale quando lo continuano a cercare, se anni dopo continuano a restare affissi i volantini che lo danno per disperso, parleremo di nichilismo, dunque come giustificare a elogio del volontariato il pistolotto su come fare una efficace ricerca dei dispersi che il regista ci ammannisce? Non capisco come a Berlinio abbia avuto l'Orso d'oro, se non per dare una botta a Putin; certo non è una esplorazione dei traumi dei bambini.
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Quando Z. esce dalla simbologia che gli era riiuscita potente in leviathan pasticcia. A parte lentezze e calligrafismo di alberi piegati dalla neve e falansteri, ci vuole un pò di grammatica ( e di montaggio) per fare il noir. alla russa Se tutti i personaggi sono egoisti e aggressivi (e neppure il nuovo fidanzato di lei mostra delle qualità, se lei va fuori casa a fare cyclette al freddo con la maglia "Russia"), se perfino le ragazze in strada o al ristorante si mostrano ubriache, self-iose o disponibili,se neppure capiamo se il bambino è morto o ritrovato in ospedale quando lo continuano a cercare, se anni dopo continuano a restare affissi i volantini che lo danno per disperso, parleremo di nichilismo, dunque come giustificare a elogio del volontariato il pistolotto su come fare una efficace ricerca dei dispersi che il regista ci ammannisce? Non capisco come a Berlinio abbia avuto l'Orso d'oro, se non per dare una botta a Putin; certo non è una esplorazione dei traumi dei bambini. Stop
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rickyantolini
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mercoledì 20 dicembre 2017
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per non perdere il futuro
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Il film è un aspra e amara critica alla società moderna persa nella superficialità dell'amore delle relazioni, della fede, accecata dal banale, che pone la domanda -che cosa cerchiamo? Ma è soprattutto una società che rischia di perdere un futuro (o forse lo ha già perso) - tema centrale secondo me - dove la speranza è affidata a pochi baluardi coraggiosi (anche se spinti da un moto quasi asettico e clinico). Una mancanza di amore appunto (come dal titolo). Forse il messaggio diventa anche troppo calcato alla fine, e sembra quasi che il regista non voglia perdere del tutto la speranza su come andranno le cose, e non riuscendo a sbilanciarsi fatica a non lasciare la chiusura sospesa. Belle le scene dove la macchina da presa esita a lasciare l'azione ed indugia oltre la scena ad aspettare un dopo, sconsolata, quasi annoiata ed in cerca di qualcos'altro, in cerca come i personaggi di qualcosa oltre al vetro, un desiderio e nostalgia di natura.
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Il film è un aspra e amara critica alla società moderna persa nella superficialità dell'amore delle relazioni, della fede, accecata dal banale, che pone la domanda -che cosa cerchiamo? Ma è soprattutto una società che rischia di perdere un futuro (o forse lo ha già perso) - tema centrale secondo me - dove la speranza è affidata a pochi baluardi coraggiosi (anche se spinti da un moto quasi asettico e clinico). Una mancanza di amore appunto (come dal titolo). Forse il messaggio diventa anche troppo calcato alla fine, e sembra quasi che il regista non voglia perdere del tutto la speranza su come andranno le cose, e non riuscendo a sbilanciarsi fatica a non lasciare la chiusura sospesa. Belle le scene dove la macchina da presa esita a lasciare l'azione ed indugia oltre la scena ad aspettare un dopo, sconsolata, quasi annoiata ed in cerca di qualcos'altro, in cerca come i personaggi di qualcosa oltre al vetro, un desiderio e nostalgia di natura. Bella la fotografia e molto bravi gli attori. Il triste pessimismo si spera che serva a svegliare una coscienza collettiva, anche se non dispiacerebbe piacerebbe vedere un po più poesia sognante, come le prime scene della fiume e degli alberi.
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angeloumana
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martedì 19 dicembre 2017
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l'abbandono
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Loveless, ovvero ciò che non si dovrebbe mai dire e fare nei confronti dei bambini. Si provi a chiedere a un bambino come è sentirsi rifiutato o senza importanza. Due genitori nel fiore degli anni, che ancora sentono forti i sintomi di innamoramenti facili per altri partner, presi dalle loro rispettive storie segrete ma “poveri” di sentimenti, vite modeste: l'una con gli occhi sempre sul suo smartphone – quegli aggeggi che fanno sentire moderni ai giorni nostri, moderni e forse anaffettivi – l'altro è un anonimo impiegato di una grande azienda, vite di scarsa comunicazione e di ancor meno calore. L'appartamento che si vende perché ci si separa, Alyosha 12enne che sente i litigi dei genitori, parlano di un istituto a cui affidarlo, le sue spalle ancora piccole scosse dai pianti terribili la notte.
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Loveless, ovvero ciò che non si dovrebbe mai dire e fare nei confronti dei bambini. Si provi a chiedere a un bambino come è sentirsi rifiutato o senza importanza. Due genitori nel fiore degli anni, che ancora sentono forti i sintomi di innamoramenti facili per altri partner, presi dalle loro rispettive storie segrete ma “poveri” di sentimenti, vite modeste: l'una con gli occhi sempre sul suo smartphone – quegli aggeggi che fanno sentire moderni ai giorni nostri, moderni e forse anaffettivi – l'altro è un anonimo impiegato di una grande azienda, vite di scarsa comunicazione e di ancor meno calore. L'appartamento che si vende perché ci si separa, Alyosha 12enne che sente i litigi dei genitori, parlano di un istituto a cui affidarlo, le sue spalle ancora piccole scosse dai pianti terribili la notte. Già quando usciva da scuola all'inizio del film appariva differente dai compagni che uscivano in gruppo, saltellanti e allegri e lui con nessuna fretta di arrivare a casa, attraversava il bosco come unico ambiente amico. Non si può trattar così, come un oggetto qualsiasi da piazzare in qualche luogo, un bambino anche nato per sbaglio, quando i due ancora amoreggiavano. La loro vita è davvero modesta, breve come sono brevi gli amplessi clandestini che praticano con i rispettivi nuovi amanti: che contrasto con la grandezza del far crescere un figlio, quanto sono di breve durata la cura per il bel corpo levigato della giovane moglie Zhenya e la smania di conquiste del marito Boris .
Resteranno soli perché Alyosha, indesiderato, se ne va, sparisce e, assente, diventa l'assoluto protagonista del film, quando in tanti lo ricercano. La sua assenza ha lasciato vuoti i due, le loro vite ancora più vuote e insignificanti, con una mancanza infinitamente più grande dei loro miseri litigi e voglie di evasione. Un regista, il 53enne russo Andrey Zvyagintsev, che non si lascia passare inosservato, i suoi precedenti non furono per caso: Il ritorno (Leone d'oro a Venezia 2003) e Leviathan (migliore sceneggiatura a Cannes 2014). Esemplificativi i giudizi di Gabriele Niola su questo secondo film, giudizi che accomunano tutti e tre i film: “uno sguardo sul popolo russo … la solitudine umana … percorsi di sofferenza dei protagonisti … mancanza di senso superiore nelle vite individuali … vuotezza di anime”. Piccola nota: in ambedue i film c'è il conducente dell'auto che lascia a piedi un familiare, il padre lascia per strada il figlio ne Il ritorno, e il marito lascia a piedi la moglie in Loveless, piccole gentilezze familiari, o russe.
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domenica 17 dicembre 2017
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loveless
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manuelazarattini
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giovedì 14 dicembre 2017
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toccante e profondo
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Un groviglio di relazioni senza amore dove il dramma della fuga piccolo Aliosha è solo la punta dell'iceberg. Un film che scava dentro l'animo in profondità. L'incapacità di amare viene rappresentata non solo mediante l'ottima interpretazione dei protagonisti ma anche con le immagini: interni sempre in penombra o bui, un clima freddo e ostile, inquadrature spesso cristallizzate e ferme. Tutto gelido, come le persone che animano questa storia angosciante. Che però vale la pena di vedere. Verrà trovato infine il bambino? La risposta rimane dentro di noi.
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fabiofeli
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mercoledì 13 dicembre 2017
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il grande freddo nell'impero dell'egoismo
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Nella periferia di una metropoli russa (Mosca? Novosibirsk? Chissà? Però gli zombi con gli smartphone e i fanatici dei selfie sono identici a quelli delle nostre città) una coppia visita una casa in vendita, ma ancora abitata da Zhenya (Maryana Spivak) e Aliosha (Matvey Novikow), il figlio dodicenne. Il marito della donna, Boris (Aleksey Rozin) è al lavoro e quando torna a casa, scoppia una violenta scenata tra i due che stanno separandosi. Aliosha non dorme; è in bagno e apprende in malo modo cosa gli sta precipitando addosso: nessuno dei due genitori, già impegnati in nuove relazioni, vuole occuparsi di lui; si tira persino in ballo la nonna materna, ma non c’è accordo.
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Nella periferia di una metropoli russa (Mosca? Novosibirsk? Chissà? Però gli zombi con gli smartphone e i fanatici dei selfie sono identici a quelli delle nostre città) una coppia visita una casa in vendita, ma ancora abitata da Zhenya (Maryana Spivak) e Aliosha (Matvey Novikow), il figlio dodicenne. Il marito della donna, Boris (Aleksey Rozin) è al lavoro e quando torna a casa, scoppia una violenta scenata tra i due che stanno separandosi. Aliosha non dorme; è in bagno e apprende in malo modo cosa gli sta precipitando addosso: nessuno dei due genitori, già impegnati in nuove relazioni, vuole occuparsi di lui; si tira persino in ballo la nonna materna, ma non c’è accordo. Zhenya non ha mai amato il marito; si è sposata con lui perché aspettava un figlio ed è stata a lungo incerta se continuare o no la gravidanza. E’ una donna dura, severa con Aliosha, come lo fu con lei la madre che da tempo ha tagliato i rapporti. Zhenya si unisce ad un facoltoso uomo maturo al quale confessa di provare amore per qualcuno per la prima volta. Per Boris la storia si ripete: ha messo incinta una bella ragazza giovane e lo preoccupa soltanto che il rigido principale – un vero padrone, un uomo bigotto e integralista che odia divorzi e coppie “irregolari” – sappia quello che sta accadendo e lo licenzi. Aliosha capisce che non gli resta che andarsene, sparire. Solo al secondo giorno di assenza i genitori si rendono conto di cosa è successo. La denuncia alla polizia sortisce solo il suggerimento di interessare una associazione di volontari che si occupano di cercare persone scomparse …
Zvygantsiev, dopo i successi clamorosi de Il ritorno e di Leviathan, cala un altro asso di briscola che gli ha procurato il Premio della Giuria a Cannes 2017 e la candidatura all’Oscar in rappresentanza della Russia per i film in lingua straniera. Nelle interviste il regista dice di essersi ispirato al cinema di Ingmar Bergman. Egli descrive una nazione gelida per clima e sentimenti, il grande freddo nell’impero dell’egoismo. Non è un paese per adolescenti, ma, a quanto dicono, neanche per giornalisti e oppositori dell’odierno Zar. La storia è incorniciata tra due paesaggi di un bosco spoglio lungo un corso d’acqua. La fotografia è splendida come le simmetriche immagini minimaliste di scuole e ospedali, palazzi abitati o disabitati come vuote carcasse senza più senso, che hanno il potere di disumanizzare le persone che vi si aggirano. E la musica di Arvo Pӓrt, anche essa a suo modo minimalista, quasi una unica nota martellante (forse è un “re” che domina, come la nota di allarme delle ambulanze) accompagna il finale drammatico: la sparizione di una persona che nessuno vuole veramente ritrovare come nella vicenda de “L’avventura”, opera di esordio di Antonioni che si svolgeva, sì, nel paesaggio mediterraneo delle Eolie, ma altrettanto ostile e impervio per vento e mare in burrasca. La grande scritta “Russia” sulla tuta di Zhenya – non in cirillico, ma in caratteri occidentali – che sembra infastidita dalle cupe notizie del telegiornale sulla situazione politica dell’Ucraina e va a esercitarsi sul tapis-roulant, accelerando fino alla corsa e poi fermandosi stremata, la dice lunga sulla probabile sparizione del futuro di un grande paese, approdato troppo presto al grande sogno dell’uguaglianza nel 1917 e tornato al capolinea 100 anni dopo.
Un film da non mancare.
Valutazione **** e 1/2
FabioFeli
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flyanto
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martedì 12 dicembre 2017
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un figlio che non appartiene a nessuno
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Andrey Zvyagintsev ritorna felicemente nelle sale cinematografiche con il suo ultimo film "Loveless". Dal titolo stesso si evince che la totale mancanza di amore e di una qualsiasi manifestazione di affetto non reca nulla di buono ed è ciò che puntualmente avviene nel corso della storia qui presentata.
Una giovane coppia sta per divorziare e la loro separazione non procede affatto in maniera serena, bensì piena di rancori, di dispetti, di litigi e di insulti.
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Andrey Zvyagintsev ritorna felicemente nelle sale cinematografiche con il suo ultimo film "Loveless". Dal titolo stesso si evince che la totale mancanza di amore e di una qualsiasi manifestazione di affetto non reca nulla di buono ed è ciò che puntualmente avviene nel corso della storia qui presentata.
Una giovane coppia sta per divorziare e la loro separazione non procede affatto in maniera serena, bensì piena di rancori, di dispetti, di litigi e di insulti. Entrambi hanno già nuovi compagni accanto ed Il proprio figlio dodicenne costituisce per loro un grosso problema perchè nessuno dei due se ne vuole prendere cura a tal punto che hanno come progetto di mandarlo in qualche collegio. Finchè un giorno il ragazzino scompare improvvisamente senza lasciare alcuna traccia dando così inizio a delle ricerche da parte di un corpo di volontari per trovarlo e riportarlo a casa. Sarà per la coppia un duro colpo e, forse, un invito, seppure tardivo, a riflettere seriamente sulla situazione.
Andrey Zvyagintsev ancora una volta presenta un rapporto tra genitori e figli che dall'ambito privato si sposta a quello più esteso riguardante la società russa contemporanea. Analizzando profondamente e senza edulcorazioni i sentimenti o, più precisamente, la totale mancanza di sentimenti in una coppia, il regista ne mette in luce le bassezze morali, il reciproco egoismo e tutte le caratteristiche negative che corrispondono poi a tutta la società in generale del paese composta da individui bramosi di raggiungere ad ogni costo un benessere economico, intrisi di un profondo menefreghismo nei confronti altrui, quando non addirittura pieni di cattiveria o di violenza. La coppia in questione avrebbe sicuramente fatto meglio ad non unirsi mai al fine di formare una famiglia e dare così vita ad un bambino affatto voluto e, pertanto, di conseguenza non amato. Zvyagintsev, giustamente premiato per questa pellicola quest'anno all'ultimo Festival del Cinema a Cannes, ha creato un'opera quanto mai realistica, vera, seppure cruda e molto spietata, rivolgendo l'unico sguardo dolente e pieno di comprensione, per quanto, purtroppo, impotente, nei confronti del bambino adolescente, il solo personaggio ancora innocente e "pulito" in un sistema generale che, nella visione pessimistica dell'autore del film, presto contamina gli esseri umani.
Ottimi, in quanto convincenti nei propri ruoli, gli attori impersonanti la coppia di coniugi.
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nanni
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lunedì 11 dicembre 2017
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loveless
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Loveless o la disgregazione della famiglia tradizionale nel primo mondo all'inzio del terzo millennio. La famiglia è storicamente e strutturalmente un soggetto economico fondato su una rigida divisione dei ruoli uomo/donna la cui stabilità e solidità dipende esclusivamente dalla subalternità femminile e mai dall'affettività che semmai è accessoria. E' bastato liberare, giustamente, la donna da quel ricatto, aprendola al mondo del lavoro e la priorità per tutti è diventata la realizzazione della propria libertà individuale.........ed i figli....???...Andrej Zvjagincev con una scrittura asciutta, scarna, essenziale e nelle mani di attori perfetti, narrandoci i litiggi, i conflitti che precedeno il divorzio di Zhenya e Boris, affonda il coltello nella carne viva di queste problematiche e senza la pretesa di dare risposte prova ad indagarle ed in maniera incisiva a svelarne origini e dinamiche.
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Loveless o la disgregazione della famiglia tradizionale nel primo mondo all'inzio del terzo millennio. La famiglia è storicamente e strutturalmente un soggetto economico fondato su una rigida divisione dei ruoli uomo/donna la cui stabilità e solidità dipende esclusivamente dalla subalternità femminile e mai dall'affettività che semmai è accessoria. E' bastato liberare, giustamente, la donna da quel ricatto, aprendola al mondo del lavoro e la priorità per tutti è diventata la realizzazione della propria libertà individuale.........ed i figli....???...Andrej Zvjagincev con una scrittura asciutta, scarna, essenziale e nelle mani di attori perfetti, narrandoci i litiggi, i conflitti che precedeno il divorzio di Zhenya e Boris, affonda il coltello nella carne viva di queste problematiche e senza la pretesa di dare risposte prova ad indagarle ed in maniera incisiva a svelarne origini e dinamiche. Interessanti anche i sottotesti conseguenti; la coazione a ripetere, il sesso, l'ingenuo e fallimentare ricorso a forme di integralismo religioso come argine al disfacimento....etc....etc....il film, anche se soprattutto nella parte finale, ha qualche lungagine di troppo che ne depotenzia e ridimansiona l'estetica, rimane efficace. Tema ineludibile. da vedere. Ciao Nanni
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(di dandeber)
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