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sabato 28 luglio 2018
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fosche tinte nella notte
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Due gli aspetti che hanno caratterizzato questo fine thriller costruito con sapienza e abilità dal regista De Cubbellis. Da una parte il ruolo del giornalista di cronaca nera. Signori, diciamoci la verità, questa è una professione che sta scomparendo ma che non morirà mai del tutto. Ognuno di noi può costruirsi giornalmente il proprio angolo di informazione attraverso le varie piattaforme telematiche ed i canali di televisivi, ma se si vuole entrare dentro alla notizia passando per gli occhi dei personaggi che l'hanno vissuta devi leggere il giornale. Passare attraverso il filtro del cuore del cronista che è lì presente e vive l'accaduto in prima persona. Il nostro protagonista è un cronista di nera che vive stancamente ogni giorno della sua vita avvolto in malessere cronico che si chiama New York.
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Due gli aspetti che hanno caratterizzato questo fine thriller costruito con sapienza e abilità dal regista De Cubbellis. Da una parte il ruolo del giornalista di cronaca nera. Signori, diciamoci la verità, questa è una professione che sta scomparendo ma che non morirà mai del tutto. Ognuno di noi può costruirsi giornalmente il proprio angolo di informazione attraverso le varie piattaforme telematiche ed i canali di televisivi, ma se si vuole entrare dentro alla notizia passando per gli occhi dei personaggi che l'hanno vissuta devi leggere il giornale. Passare attraverso il filtro del cuore del cronista che è lì presente e vive l'accaduto in prima persona. Il nostro protagonista è un cronista di nera che vive stancamente ogni giorno della sua vita avvolto in malessere cronico che si chiama New York. Una città viva e buia che nasconde segreti e in cui si incanalano le vite di milioni di persone. Un altro aspetto che mi ha colpito del film è la sottile carica erotica e una latente sensualità sia dei protagonisti che della stessa trama. Questo rincorrersi dei personaggi e nello stesso tempo tempo quest'ansia frenetica di verità qualunque essa sia si aggrovigliano in un vortice di passione e di intrigo. Sullo sfondo la certezza della famiglia che per Peter resta un baluardo da difendere ma che crolla facilmente al primo assalto della bella Carolina. Si disintegra la sua vita sulle curve di Caroline, sul suo viso sempre proto ad accettare qualunque sfida. Allora, tornando al concetto del cronista di nera che legge la vita degli altri, è la sua stessa vita che adesso deve raccontare raccogliendone i cocci e costruendo su di essa il nuovo capitolo della vita.
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onufrio
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mercoledì 24 maggio 2017
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uno strano noir
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Porter Wren è un reporter di New York dedito alla cronaca nera e che per dirla in maniera brutta, vive sulle disgrazie altrui. L'incontro con una femme fatale (Caroline Crowley) lo porta ad investigare sulla morte del marito, pazzoide regista dalle azioni alquanto discutibili; Porter si lascia prendere dal caso, e molto di più dalla bella ragazza arrivando ad un punto di non ritorno, messo alle strette dalle circostanze in cui ci si è ritrovato, mettendo a rischio l'incolumità della propria famiglia. Appare tutto molto ingarbugliato, il regista ne esce fuori a fatica da questa matassa in una sceneggiatura che aveva un grosso potenziale ma è stato poco sfruttato, lavorando su ritmi lenti che non permettono a questa sorta di Noir di compiacere più di tanto alla maggioranza degli spettatori.
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Porter Wren è un reporter di New York dedito alla cronaca nera e che per dirla in maniera brutta, vive sulle disgrazie altrui. L'incontro con una femme fatale (Caroline Crowley) lo porta ad investigare sulla morte del marito, pazzoide regista dalle azioni alquanto discutibili; Porter si lascia prendere dal caso, e molto di più dalla bella ragazza arrivando ad un punto di non ritorno, messo alle strette dalle circostanze in cui ci si è ritrovato, mettendo a rischio l'incolumità della propria famiglia. Appare tutto molto ingarbugliato, il regista ne esce fuori a fatica da questa matassa in una sceneggiatura che aveva un grosso potenziale ma è stato poco sfruttato, lavorando su ritmi lenti che non permettono a questa sorta di Noir di compiacere più di tanto alla maggioranza degli spettatori.
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louifla
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martedì 21 febbraio 2017
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noiosissimo e scontato
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Sono arrivato a 1.32' minuti di visione e ho abbandonato per sfinimento. Noiosissimi i dialoghi, con le solite inutili pause di silenzi che vorrebbero essere significativi e non significano assolutamente nulla. Si salva la bellezza della sig.ra Yvonne, decisamente splendida e che si apprezza in sommo grado anche perché si tratta di uno dei pochi elementi apprezzabili; so salvano anche i lineamenti del sig. Brody, il cui "naso triste come una salita" (ma non certo "triste da italiano allegro") ben si adatta alla pesantezza della trama. Di fatto, come tanti film recenti, poteva durare 20 - 25 minuti in meno senza perdere nulla, anzi, guadagnando alla grande. Parzialmente OT, è davvero spassoso che si sia passati da Manhattan Night a Manhattan Nocturne.
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Sono arrivato a 1.32' minuti di visione e ho abbandonato per sfinimento. Noiosissimi i dialoghi, con le solite inutili pause di silenzi che vorrebbero essere significativi e non significano assolutamente nulla. Si salva la bellezza della sig.ra Yvonne, decisamente splendida e che si apprezza in sommo grado anche perché si tratta di uno dei pochi elementi apprezzabili; so salvano anche i lineamenti del sig. Brody, il cui "naso triste come una salita" (ma non certo "triste da italiano allegro") ben si adatta alla pesantezza della trama. Di fatto, come tanti film recenti, poteva durare 20 - 25 minuti in meno senza perdere nulla, anzi, guadagnando alla grande. Parzialmente OT, è davvero spassoso che si sia passati da Manhattan Night a Manhattan Nocturne. Sono, questi, abissi stellari, parafrasando A. Z.
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alex62
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sabato 24 dicembre 2016
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ah, il cinema noir!
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C'è un certo cinema che è capace di risalire fino alle fondamenta della nostra memoria emotiva, certo dipende dai gusti personali, non si può pretendere che i 10 film fondamentali siano identici per tutti…però c'è del cinema indimenticabile, che è dolce riassaporare, che ci ha scosso nel profondo. Nel mio caso appartiene quasi per intero al genere noir, e quando dico NOIR non intende un'accezione larga e inattendibile che comprenderebbe anche storie recenti e poco convincenti, bensì quando dico noir riaffiorano immediatamente dal mio immaginario le perle preziosissime dei primi anni '40 del secolo scorso. Brillano nella mia mente i ritratti di Humphrey Bogart, Alan Ledd, Veronika Lake, Robert Mitchum, Gloria Graham, Barbara Stanwick, etc.
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C'è un certo cinema che è capace di risalire fino alle fondamenta della nostra memoria emotiva, certo dipende dai gusti personali, non si può pretendere che i 10 film fondamentali siano identici per tutti…però c'è del cinema indimenticabile, che è dolce riassaporare, che ci ha scosso nel profondo. Nel mio caso appartiene quasi per intero al genere noir, e quando dico NOIR non intende un'accezione larga e inattendibile che comprenderebbe anche storie recenti e poco convincenti, bensì quando dico noir riaffiorano immediatamente dal mio immaginario le perle preziosissime dei primi anni '40 del secolo scorso. Brillano nella mia mente i ritratti di Humphrey Bogart, Alan Ledd, Veronika Lake, Robert Mitchum, Gloria Graham, Barbara Stanwick, etc. etc.
Questo film è un canto d'amore e nostalgia a quel cinema, alle sue inimitabili atmosfere bianconero, un canto d'amore a tratti stonato (e vedremo perché), ma pur di vero amore si tratta, non di una banale sfilza di citazioni o nostalgiche e trite rievocazioni, come è di moda da tempo.
Cominciamo dal soggetto, vero mototre di tutta l'operazione, voluta anche come produttore dal protagonista, Adrien Brody. Nasce dalla penna felice di un vero scrittore, anche se non particolarmente premiato, né famoso: Colin Harrison. Classe 1960, quindi che ha una conoscenza indiretta, ma molto viva (grazie ai suoi genitori) di quell'epoca indimenticabile. Il pretesto è degno di una buona novella metropolitana, sporca e cruda, ovviamente la stupenda New York.
Il protagonista è appena sopra la sufficienza, soprattutto perché privo di quell'aura di mistero che deve necessariamente circonfondere l'investigatore, giornalista, gangster, insomma il protagonista del vero film noir.
Lei invece è proprio impresentabile, l'attrice australiana, con la faccia da cocker spaniel, Yvonne Strahovsky, una tavola da stiro, per niente sensuale, per nulla pericolosa, come ogni femme fatale da film noir dev'essere, insomma proprio per niente nella parte…eh, sappiamo bene chi ci sarebbe voluta al suo posto, anzi avrebbero ben figurato alcune attrici molto interessanti dell'attuale generazione. Però mi piacerebbe pensare in questo ruolo Lana Turner, lei sarebbe stata perfetta!
Che meraviglia quelle donne bellissime, capaci di travolgere in un turbine di passioni anche gli uomini più centrati e onesti, promiscue, manipolatrici, abilissime mistificatrici, che confondono verità e menzogna come un truffatore a dadi. E come sono capaci di precipitare in basso pur di averle, quei poveracci che capitano a loro tiro. Oppure i pochi eroi capaci di resistere e intuire le loro lusinghe e di riuscire a renderle inoffensive.
Scenografia più che dimenticabile, nonostante la stupenda, eterna New York!
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uppercut
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giovedì 22 dicembre 2016
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un progetto perso nel noir
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La ricchezza del romanzo è nel suo doppio sforzo investigativo: nelle pieghe della psiche umana e verso un caso da risolvere. Il film fartica enrmemente a mantenere entrambe le rotte e dopo una bella partenza (e qualcosa di più) fa naufragio. Sembra che dopo le prime cinquanta pagine gli sceneggiatori si siano calati qualcosa di sbagliato: passaggi narrativi affrettati, forzatissimi, inspiegabili. Basterebbe seguire il percorso dell'oggetto "chiave" per realizzare l'insostenibilità del plot. Purtroppo non basta un cast indovinato per fare un bel film. Perché nel noir è un attimo sprofondare nel buio.
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elgatoloco
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giovedì 15 dicembre 2016
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film che insegue molte tracce
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Molte le suggestioni presenti in"Manhattan Night": il "hard boiled"di chandleriana memoria, ripreso poi in tanti film, con molta detection e non poche sequenze violente, l'"erotic thriller"dominante negli anni '80(forte questo elemento, probabilmente anche nel romanzo, che però non conosco), il citazionismo dalle video-cassette e dunque il film nel fim di Sodebergh: il tutto è shakerato in maniere non sempre propria, per cui un finale non del tutto(ma in parte invece sì)prevedibile viene anticipato e"negato"da molti passaggi. Lo stile registico di Brian DeCubellis insegue tutte queste suggestioni(dove la prima è i"notturno", comunque), senza mai soffermarsi su un aspetto in particolare e rimane discutibile se e e in che misura questa"fusion"sia effettivamente convincente.
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Molte le suggestioni presenti in"Manhattan Night": il "hard boiled"di chandleriana memoria, ripreso poi in tanti film, con molta detection e non poche sequenze violente, l'"erotic thriller"dominante negli anni '80(forte questo elemento, probabilmente anche nel romanzo, che però non conosco), il citazionismo dalle video-cassette e dunque il film nel fim di Sodebergh: il tutto è shakerato in maniere non sempre propria, per cui un finale non del tutto(ma in parte invece sì)prevedibile viene anticipato e"negato"da molti passaggi. Lo stile registico di Brian DeCubellis insegue tutte queste suggestioni(dove la prima è i"notturno", comunque), senza mai soffermarsi su un aspetto in particolare e rimane discutibile se e e in che misura questa"fusion"sia effettivamente convincente. Rimane anche da verificare quanto del"déjà vu"riciclato e immesso in nuovi contenitori(fughe nella città, relativi inseguimenti, notte partout)serva a una nuova produzione di senso che, direi, rimane invece"latitante". Probabilmente l'illusione di un"new cinema", peraltro sempre ricorrente, quasi stagionalmente, ha giocato non diremmo uno scherzo ma almeno un ruolo determinante in un film dalla molte(troppe?)ambizioni, che non sembra aver rivoluzionato per nulla, invece, il panorama filmico di questi anni. Sarà che, appunto, quanto si intuisce facilmente e quanto"è dietro l'angolo"è troppo scopertamente presente, quanto gli /le interpreti mostrano nel gioco del dire/non ndire/negare facendo intuire viene ad essere fin troppo scoperto, ma "Manhattan Night"non convince. Inutile e fastidioso, anzi pletorico, anche l'espediente della voce narrante del protagonista, con una volontà moraleggiante di "tinteggiare"la storia, che invece, se condotta diversamente, varrebbe di per sé, senza bisogno di questo"trucco", di questo elmento in più, assolutamente inessenziale sul piano narrativo se non, forse, per spettatori/spettatrici non abituati al linguaggio filmico... Dire sic et simpliciter"un'occasione mancata"suona troppo perentorio, forse, ma la dimensione nella quale ci troviamo è invero questa... El Gato
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