ashtray_bliss
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martedì 3 luglio 2018
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ritratto sociale, doloroso e tagliente ma attuale.
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Layla M. riflette con una disarmante e a tratti sconcertante verosimiglianza e autenticità la realtà di giovani attratti dall'islam radicale che finiscono senza nemmeno accorgersene in quella macchina tritacarne che li consuma, li cambia profondamente e alla fine li svuota della loro identità sociale, culturale e nazionale tanto da emarginarli del tutto e renderli quasi invisibili. Il film segue uno schema narrativo talmente realistico e verosimile che ben presto ci si scorda che si tratta prodotto di finzione e pare assistere ad un attualissimo e tagliente documentario. De Jong analizza in maniera profonda, ma senza perdere la delicatezza e la sensibilità, quella condizione - grave - nella quale si ritrovano centinaia di ragazzi musulmani nati nei Paesi dell'Europa Occidentale, ponendo una riflessione di elevato valore sociale nonchè politico e attuale che riguarda ognuno di noi, indistintamente.
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Layla M. riflette con una disarmante e a tratti sconcertante verosimiglianza e autenticità la realtà di giovani attratti dall'islam radicale che finiscono senza nemmeno accorgersene in quella macchina tritacarne che li consuma, li cambia profondamente e alla fine li svuota della loro identità sociale, culturale e nazionale tanto da emarginarli del tutto e renderli quasi invisibili. Il film segue uno schema narrativo talmente realistico e verosimile che ben presto ci si scorda che si tratta prodotto di finzione e pare assistere ad un attualissimo e tagliente documentario. De Jong analizza in maniera profonda, ma senza perdere la delicatezza e la sensibilità, quella condizione - grave - nella quale si ritrovano centinaia di ragazzi musulmani nati nei Paesi dell'Europa Occidentale, ponendo una riflessione di elevato valore sociale nonchè politico e attuale che riguarda ognuno di noi, indistintamente. Il pericolo della radicalizzazione è una minaccia che grava costantemente sulle teste di questi giovani europei che spesso vivono un conflitto culturale e identitario non indifferente. Musulmani nella fede, col Corano e suoi insegnamenti intransigibili e con l'arabo come lingua di riferimento e simbolo di appartenenza, ma europei di nascita, nella lingua, nelle abitudini, nell'istruzione. Due forze opposte, quella occidentale e quella islamica, che si attraggono ma allo stesso tempo si respingono e talvolta faticano a convivere sullo stesso territorio e sopratutto faticano a diventare, indissolubilmente, parte integrale della personalità individuale.
Al giorno d'oggi assistiamo a delle nuove ondate, e manifestazioni, di rabbia e violenza che come fin troppo bene sappiamo sfociano anche in efferati, barbari, insensati e sotto ogni punto di vista ingiustificabili e vili atti terroristici che sconvolgono e scuotono l'Europa, esattamente come una scossa sismica talmente grande da lasciare delle ferite indelebili, aperte come crateri, nel cuore dell'Occidente.
Naturalmente, il fenomeno della radicalizzazione è complesso e multisfaccettato e la sua comprensione e analisi non si esaurisce con la pellicola in questione. Layla M. tuttavia, si presta ad addentrarsi e documentare, come un reporter silenzioso e in modo decisamente plausibile e verosimile, come scaturisce questo bisogno di aderire ad un processo, molto simile ad un movimento (in quanto interessa un numero sostanziale di individui con visioni comuni), volto a radicalizzare e fanatizzare i suoi adepti, nonchè conquistarli nonostante si alimenti prevalentemente di odio e violenza.
De Jong si focalizza molto sul perchè di questa adesione, il principale motore che spinge questi giovani a parteciparvi; ossia il fattore adolescenza, la rabbia, la voglia di ribellarsi al sistema e cambiare lo stato delle cose, il desiderio di manifestare l'indipendenza e riaffermare se stessi e la propria identità abbattendo i muri dei pregiudizi razziali e religiosi, anche attraverso questo arduo percorso e senza pensare alle conseguenze per sè e per gli altri. In questo modo Layla, 17enne olandese di origini marocchine, si addentra sempre più nella spirale oscura dell'Islam radicale senza dare alcun segno di pentimento o ripensamento. Per lei abbracciare questo lato oscuro è l'unico modo per ritrovare e riaffermare la propria identità e libertà. In una società che diventa sempre più islamofobica nonchè ostile, intollerante e rancorosa nei confronti dei cittadini musulmani, Layla inizia ad interpretare qualsiasi rimprovero o critica come un insulto e affronto su base razziale e religiosa, spingendosi progressivamente verso l'estremismo, vista come unica arma di difesa in una società tuttora incapace di accettare la diversità culturale e religiosa. Questa sua scelta, inequivocabile ed assoluta, traspare sin da subito nella decisione di indossare il niqab al posto dell'hijab, persino a scuola, e continuando con lezioni da autodidatta di arabo e persino seguendo canali youtube vicini al fondamentalismo oltre ai drammatici video delle stragi in Syria. In questo contesto, per Layla, la ribellione tipica degli adolescenti è indissolubilmente legata con la protesta, la voglia di abbattere gli stereotipi e riconfermare con orgoglio la sua origine e appartenenza culturale. Solo che sceglie il canale sbagliato per dare sfogo al suo disagio, sociale e psicologico, cadendo nella rete della radicalizzazione e abbracciando le cause sbagliate. Incompresa dalla famiglia e compressa da una società che non l'accetta, Layla azzarderà la scelta più estrema; sposandosi di nascosto e mandando all'aria tutti i piani per il suo futuro universitario. Passando prima dal Belgio e finendo in un Paese Mediorientale, teatro di guerra e dilaniato da veri scontri a fuoco e attacchi terroristici che nulla hanno a che vedere con le immagini che conosceva da youtube, Layla inizierà a riconsiderare le scelte compiute e l'effetto che queste hanno sulle vite delle persone, la sua in primis. Attraverso un processo di rapida maturazione e presa di coscienza, la ragazza inizierà a vedere gli effetti devastanti della sua scelta senza filtri e verra' a patti col futuro, incerto, che l'attende a casa, nel suo paese natale, l'Olanda.
Grazie all'approccio estremamente realista De Jong costruisce un film che supera di gran lunga i limiti di semplice prodotto cinematografico volto all'intrattenimento o magari anche alla sensibilizzazione. Mantenendo il giusto equilibrio e senza edulcorare o forzare alcuna situazione riesce a fornire quella che si avvicina di più ad un'analisi sociologica propria di un documentario piuttosto che ad un prodotto di finzione.
Il regista non si schiera mai apertamente, non giudica, non critica ma piuttosto registra, come un muto osservatore, i movimenti e i cambiamenti ai quali la sua protagonista va incontro. E sarà proprio attraverso la sua maturazione a porre le riflessioni scomode e pungenti sugli effetti della radicalizzazione, sul futuro di questi giovani foreign fighters e sul loro reinserimento nel tessuto sociale Occidentale. Giovani che si lasciano abbagliare e abbracciano la causa sbagliata pagando a caro prezzo gli errori commessi. Proprio come Layla, simbolo di questa genererazione spaesata e arrabbiata, che torna in un paese che ormai le è definitivamente ostile e che non può facilmente chiamare "casa". Le lacrime, sulle quali zooma la cinepresa racchiudono tutti i sensi di colpa, i rimorsi, la presa di coscienza, la realizzazione che il futuro è una terra bruciata da ambedue i lati del mondo senza alcuna via d'uscita.
Film bellissimo, amaro, crudele ma anche sensibile ed emozionante ed estremamente realistico con una meravigliosa Nora el Koussour calatissima nel ruolo che riesce a trasmettere ogni singola emozione che vive il suo personaggio. Dalla rabbia, alla gioia, alla timidezza, agli attimi felici coi bambini dei campi profughi. Un piccolo gioiello di cinema indipendente, fieramente europeo e neorealista, da scoprire e custodire, ma sopratutto da guardare per osservare, riflettere, comprendere al di là di ogni stereotipo o pregiudizio. Perchè infine ciò che resta sono solo frammenti di umanità e gioventù letteralmente bruciata e perduta tra i tentacoli del fondamentalismo . 4.5/ 5.
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