b.29
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lunedì 24 ottobre 2016
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la delusione sta al cinema
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Qualcosa è andato storto. Il parere è modesto e personale, il format del film di "girato, ma non realmente girato" è stato coraggioso, ma non efficace. Ho subito pensato ad una rappresentazione d'inchiesta, in stile Sabina Guzzanti in "La trattativa", ma così non era. Non me ne vogliano gli altri autori di recensioni, ma dov'è questa minuziosità nei dettagli? Dov'è la chiarezza narrativa? Un film che lascia un vuoto nello spettatore: cinematograficamente gradevole nelle parti di esposizione dei fatti degli anni 80, ma un'inutilità disarmante nella guida narrante ambientata nel 2015, un capovolgimento che portava lo spettatore a domandarsi "ma cosa sto guardando?", un documentario? Un film? La risposta è: nessuno dei due.
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Qualcosa è andato storto. Il parere è modesto e personale, il format del film di "girato, ma non realmente girato" è stato coraggioso, ma non efficace. Ho subito pensato ad una rappresentazione d'inchiesta, in stile Sabina Guzzanti in "La trattativa", ma così non era. Non me ne vogliano gli altri autori di recensioni, ma dov'è questa minuziosità nei dettagli? Dov'è la chiarezza narrativa? Un film che lascia un vuoto nello spettatore: cinematograficamente gradevole nelle parti di esposizione dei fatti degli anni 80, ma un'inutilità disarmante nella guida narrante ambientata nel 2015, un capovolgimento che portava lo spettatore a domandarsi "ma cosa sto guardando?", un documentario? Un film? La risposta è: nessuno dei due. Ci vuole un'ora circa per leggere la pagina di wikipedia dedicata alla sparizione della Orlandi e schiarirsi un pò le idee, ci vogliono 7€ e 2 ore per vedere una mediocre via di mezzo fra un film e un documentario ed uno Scamarcio fatto bello per l'occasione. Senza dubbio Sabrina Minardi resa protagonista attraverso questa sua fantomatica testimonianza non tanto sul caso Orlandi, quanto sulla vita (in grandi linee) di De Pedis. C'è certamente tanto da raccontare sia su De Pedis che sulla Minardi, ma non era questa la pellicola giusta. Deludente, annoia una persona informata sui fatti e non crea curiosità su chi invece non lo è.
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fabriziog
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domenica 16 ottobre 2016
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film interessante ma con troppe sbavature
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“La verità sta in cielo” del bravo regista Roberto Faenza si fa vedere, ben strutturato, dotato di una narrazione agile con taglio giornalistico, di un ottimo cast di attoriche vede Scamarcio come loro fulcro, oltre che di una tecnica del linguaggio filmico impregnata su immagini di ampio respiro, mai troppo incentrate sui volti dei personaggi o su particolari corporei, a parte una stravagante sequela di passaggi scenici di richiamo feticistico tutti concentrati sui piedi in movimento della avvenente attrice Greta Scarano, interprete della Minardi, “donna” di De Pisis.
Una ingenuità ed una criticità ridimensionano sfortunatamente la qualità del lavoro cinematografico.
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“La verità sta in cielo” del bravo regista Roberto Faenza si fa vedere, ben strutturato, dotato di una narrazione agile con taglio giornalistico, di un ottimo cast di attoriche vede Scamarcio come loro fulcro, oltre che di una tecnica del linguaggio filmico impregnata su immagini di ampio respiro, mai troppo incentrate sui volti dei personaggi o su particolari corporei, a parte una stravagante sequela di passaggi scenici di richiamo feticistico tutti concentrati sui piedi in movimento della avvenente attrice Greta Scarano, interprete della Minardi, “donna” di De Pisis.
Una ingenuità ed una criticità ridimensionano sfortunatamente la qualità del lavoro cinematografico.
Atteso che la storia è prevalentemente ambientata nel 2005, vede come set le zone di Roma limitrofe a San Pietro e cerca di dare una soluzione il più possibile convincente al mistero di Emanuela Orlandi, la ragazzina quindicenne cittadina vaticana sparita nel nulla il 22 giugno 1983, Faenza non indica né all’inizio né al termine del film su quali elementi testimoniali o documentali abbia poggiato la propria ricostruzione delle vicende raccontate. A questo elemento critico si affianca la grave ingenuità evidenziata in alcune scene che mostrano una delegazione di inquirenti statunitensi che si reca nella Santa Sede per arrestare il cardinal Marcinkus, Presidente dello Ior: come potevano pensare costoro di trarre in vinculis un cardinale cittadino vaticano, dominus della banca centrale vaticana, dentro le mura di uno Stato sovrano privo di accordi e convenzioni internazionali di assistenza giudiziaria o di estradizione?
Lo sviluppo de “La verità sta in cielo” si incastra in una costellazione di accadimenti che vedono protagonisti ”Renatino” detto il Dendi, uno dei capi della Banda della Magliana, lo Ior di Marcinkus, il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e il riciclaggio di massive somme di denaro di origine mafiosa. La fictio artistica della inchiesta portata avanti da una valente giornalista italiana di stanza a Londra, inviata a Roma da una testata inglese per riaprire il “caso Orlandi”, che riprende e si interseca con quella già iniziata da un’altra coraggiosa reporter RAI, è indubbiamente stimolante e ben congeniata. Le conclusioni, purtroppo, risultano fumose, forse assenti, o confuse, rimandando la palla Oltretevere, ad un (fantomatico?) dossier che tutto rivelerebbe sulla povera Emanuela Orlandi. La comparsa sul finale di Pietro Orlandi, fratello della ragazza, da un tocco di valore documentaristico all’opera.
Fabrizio Giulimondi
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giuliog02
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lunedì 10 ottobre 2016
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ombre, fruscii e chiaroscuri amari
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Un film inchiesta che dà da pensare. Una fedele puntualizzazione di fatti noti e testimonianze, ben inquadrati temporalmente e resi efficacemente dalla recitazione degli attori e dalla impostazione scenografica. Buona la recitazioni di tutti, in particolare di Scamarcio. Forse un poco " calcata " la raffigurazione della teste Minardi da parte della Scarano. La narrazione ha il pregio di porre in evidenza gli intrecci e gli accadimenti malavitosi romani ai diversi livelli e nella scansione dei tempi. Anche quelli apparentemente non connessi alla vicenda del rapimento in questione.
Il passaggio della povera Emanuela Orlandi, probabilmente narcotizzata, dall'auto della testimone Minardi a quella di un nuovo custode sembra indicare la direzione presa da quest'ultimo.
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Un film inchiesta che dà da pensare. Una fedele puntualizzazione di fatti noti e testimonianze, ben inquadrati temporalmente e resi efficacemente dalla recitazione degli attori e dalla impostazione scenografica. Buona la recitazioni di tutti, in particolare di Scamarcio. Forse un poco " calcata " la raffigurazione della teste Minardi da parte della Scarano. La narrazione ha il pregio di porre in evidenza gli intrecci e gli accadimenti malavitosi romani ai diversi livelli e nella scansione dei tempi. Anche quelli apparentemente non connessi alla vicenda del rapimento in questione.
Il passaggio della povera Emanuela Orlandi, probabilmente narcotizzata, dall'auto della testimone Minardi a quella di un nuovo custode sembra indicare la direzione presa da quest'ultimo. E la riproduzione del tentativo di imboccare la giornalista italo-inglese con un " boccone avvelenato " si presta a ipotesi intriganti.
Molto ben reso il finale con l'accordo tra Magistrato italiano e Monsignore vaticano perché la Magistratura italiana si faccia carico di far togliere l'ingombrante tomba del bandito De Pedis dalla basilica di Sant' Apolinare in cambio del dossier raccolto dagli investigatori vaticani sul caso.
Un'ora e mezza ben spesa. Film da vedere, perchè serve a ricordare un bell'insieme dei misteri nazionali mai ben sviscerati al pubblico. .
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filippo catani
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giovedì 13 ottobre 2016
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coraggioso
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Ad oltre 30 anni dalla sua scomparsa, non si hanno ancora notizie di Emanuela Orlandi. Il film ricostruisce con dovizia di particolari la rete di malaffare che potrebbe esserlesi chiusa addosso.
La virtù maggiormente apprezzabile in questo film è il coraggio. Questo perchè chi è informato sui fatti può tranquillamente assisstere al dipanarsi della trama mentre chi non lo è avrà un'ottima occasione per farsi un'idea. Inoltre dare alla grande distribuzione un film che in Italia parla apertamente di collusioni tra servizi segreti deviati, malavita, politica e Santa Sede non è cosa da poco anche perchè una pellicola ha un impatto ben più immediato di quello che potrebbe avere una seppur altrettando accurata ricostruzione giornalistica.
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Ad oltre 30 anni dalla sua scomparsa, non si hanno ancora notizie di Emanuela Orlandi. Il film ricostruisce con dovizia di particolari la rete di malaffare che potrebbe esserlesi chiusa addosso.
La virtù maggiormente apprezzabile in questo film è il coraggio. Questo perchè chi è informato sui fatti può tranquillamente assisstere al dipanarsi della trama mentre chi non lo è avrà un'ottima occasione per farsi un'idea. Inoltre dare alla grande distribuzione un film che in Italia parla apertamente di collusioni tra servizi segreti deviati, malavita, politica e Santa Sede non è cosa da poco anche perchè una pellicola ha un impatto ben più immediato di quello che potrebbe avere una seppur altrettando accurata ricostruzione giornalistica. Il film si regge su un buon impianto ed è molto azzeccata la scelta di ricostruire i fatti attraverso una giornalista mandata a Roma per indagare su Mafia Capitale. Bene anche il cast.
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marce84
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sabato 26 novembre 2016
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un'innocente vittima del marcio del vaticano
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Il film cerca di ricostruire i pezzi di una vicenda ancora per molti aspetti misteriosa ed oscura, offrendo ipotesi e chiavi di lettura, ma senza mai dare giudizi o interpretazioni definitive, com’è normale che sia per un fatto ancora avvolto dal mistero.
La ricostruzione storica è molto precisa e dettagliata: si fa riferimento al boss romano Renatino De Pedis, interpretato ottimamente da Riccardo Scamarcio e alla commistione economica con Vaticano e politica.
La scelta narrativa di utilizzare la giornalista inglese, interpretata da Maya Sansa, ad indagare sulla vicenda sembra azzeccata, così come l’utilizzo di una fonte, interpretata da Valentina Lodovini, l’intervistatrice della testimone Sabrina Mainardi.
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Il film cerca di ricostruire i pezzi di una vicenda ancora per molti aspetti misteriosa ed oscura, offrendo ipotesi e chiavi di lettura, ma senza mai dare giudizi o interpretazioni definitive, com’è normale che sia per un fatto ancora avvolto dal mistero.
La ricostruzione storica è molto precisa e dettagliata: si fa riferimento al boss romano Renatino De Pedis, interpretato ottimamente da Riccardo Scamarcio e alla commistione economica con Vaticano e politica.
La scelta narrativa di utilizzare la giornalista inglese, interpretata da Maya Sansa, ad indagare sulla vicenda sembra azzeccata, così come l’utilizzo di una fonte, interpretata da Valentina Lodovini, l’intervistatrice della testimone Sabrina Mainardi. In particolare è il personaggio di Sabrina Mainardi/Greta Scarano a colpire maggiormente in questo film: pupa del boss De Pedis, attratta dal suo fascino, dal fascino dei suoi soldi e dal suo potere in modo magnetico e quasi impossibilitata a sottrarsene.
Fa rabbia vedere molte persone che sapevano, ma che non sono state in grado o non hanno voluto impedire un evento drammatico. Fa rabbia sapere che la classe dirigente che dovrebbe guidarci sia invischiata in questioni corrotte e che alla fine a rimetterci sia una povera ragazza di 15 anni, colpevole solamente di trovarsi al posto sbagliato, nel momento sbagliato.
Inoltre a fare una pessima figura vi è soprattutto il Vaticano: visto qui non come un’istituzione religiosa e culturale, ma come un entità interessata a fare soldi e a condizionare la politica italiana e più in generale europea e mondiale. Anche a scapito della povera gente, che invece dovrebbe proteggere e consolare.
In sostanza la vicenda seppur intricata viene raccontata con molta semplicità e chiarezza, ma senza scadere nel banale e lasciando sempre quell’alone di mistero inevitabile per una storia come questa.
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roberto
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venerdì 10 febbraio 2017
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ibrido che si è rivelato un aborto
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Finalmente ho visto il film "la verità sta in cielo". Pur interessante il documento, devo dire che mi sia difficile pensare ad un film piu' brutto. Cioe', hai il Vaticano, intrighi, mistero, cronaca d'inchiesta, la storia contemporanea piu' oscura del Paese, e riesci a far una simile immondizia. Imperdonabile, come le due giornaliste auto doppiate (malissimo), e dei dialoghi piu' falsi delle banconote da 15 euro. Shel Shapiro che fa il direttore fricchettone di un giornale londinese fa anche sorridere.
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Finalmente ho visto il film "la verità sta in cielo". Pur interessante il documento, devo dire che mi sia difficile pensare ad un film piu' brutto. Cioe', hai il Vaticano, intrighi, mistero, cronaca d'inchiesta, la storia contemporanea piu' oscura del Paese, e riesci a far una simile immondizia. Imperdonabile, come le due giornaliste auto doppiate (malissimo), e dei dialoghi piu' falsi delle banconote da 15 euro. Shel Shapiro che fa il direttore fricchettone di un giornale londinese fa anche sorridere. Chi conosce il caso sa delle due teorie presentate dal film, esposte in qualsiasi trafiletto di youtube, mentre chi vi è all'oscuro non riesce a capire tutto, molte cose sono abbozzate e si sparano input e nomi di personaggi a mitraglia che necessitano di conoscenze previe sull'argomento. Gli unici personaggi con un minimo di costruzione sono De Pedis e chiaramente la Minardi, della quale sembra volerne scavare la storia personale di amante dei potenti con un tocco di morbosità della quale non si ha poi il coraggio di rappresentare, (basta leggere qualsiasi articolo con le affermazioni della Minardi, come quando portava a Marcinkus borse piene di soldi e delle "amiche" per avere una costruzione narrativa maggiore a quella del film) mentre grave è la carenza di sviluppo su Marcinkus, a parte il "divertente" paragone con Al Capone. Quando si vuole trattare argomenti cosi' delicati si dovrebbe cercare di esserne all'altezza, senza abbordare sceneggiature improbabili ed abbozzare montaggi di dialogo esplicativo che rivelano pecche tecniche da primo anno di scuola di cinema e di recitazione (salvo Scamarcio). Vorrei dire a Faenza di far fare queste cose a chi le sa fare, e tornare a fare documentari per la tv, come difatti nelle intenzioni doveva essere questo film, un ibrido tra film storico e documentario che invece si è rivelato un aborto
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pintaz
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lunedì 10 ottobre 2016
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la verita' affogata
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Il regista Roberto Faenza si è basato su testimonianze, fatti e dossier processuali per mettere in scena questa pellicola sul rapimento della povera cittadina vaticana Emanuela Orlandi avvenuto nel giugno del 1983. Non conoscendo tutt'oggi la verità, il film si rifà all'indagine di una giornalista che fece riaprire il caso dopo essere venuta a conoscenza di circostanziate novità. Sicuramente le note positive sono ampiamente maggiori rispetto a qualche stonatura soprattutto di interpretazione. La macchina da presa non si limita solo alla cronologia dei fatti andando a richiamare immagini di repertorio; il profilo e l'ambizione è quella di scovare nuove ipotesi oltre a quelle che sono state raccontate nel corso di decenni.
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Il regista Roberto Faenza si è basato su testimonianze, fatti e dossier processuali per mettere in scena questa pellicola sul rapimento della povera cittadina vaticana Emanuela Orlandi avvenuto nel giugno del 1983. Non conoscendo tutt'oggi la verità, il film si rifà all'indagine di una giornalista che fece riaprire il caso dopo essere venuta a conoscenza di circostanziate novità. Sicuramente le note positive sono ampiamente maggiori rispetto a qualche stonatura soprattutto di interpretazione. La macchina da presa non si limita solo alla cronologia dei fatti andando a richiamare immagini di repertorio; il profilo e l'ambizione è quella di scovare nuove ipotesi oltre a quelle che sono state raccontate nel corso di decenni.
Bravissima Greta Scarano nel rappresentare la donna di Renatino vera e unica testimone di quanto accaduto. La tossicodipendenza e le movenze borderline creano un personaggio sopra le righe scorgendo la fragile personalità, non solo di fronte ai giudici, ma anche e soprattutto nei confronti della giornalista. Ottima l'interpretazione di Scamarcio che in maniera encomiabile, ma mai caricaturale, rappresenta la figura del De Pedis: sprezzante e sbruffone allo stesso tempo. Ho trovato un peccato, non solo veniale, l'errore tecnico della mancata sincronia con il labiale di alcuni attori. Questo non lo considero affatto marginale in quanto in alcuni frangenti sembra di assistere a un dialogo di una soap opera.
Il film, però, nella ricostruzione è molto lineare e, nel complesso ci mostra una versione dei fatti veramente ben risucita dove ogni attore riesce a far evadere dal proprio personaggio il disagio, la vigliaccheria, la spietatezza e l'avidità. Il finale, che volutamente devo tralasciare, lascia lo spettatore attonito sulla poltroncina. Si ha la stessa sensazione di quando il mago di turno apre la propria mano, dopo averci soffiato sopra, aprendola fin troppo lentamente facendo scorgere il niente...
In fondo, come urlava una meravigliosa scrittrice con il proprio inchiostro, "non si fa il proprio dovere perchè qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi e per la propria dignità"!
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elgatoloco
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lunedì 10 ottobre 2016
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film probo, non c'è altro da dire, ben realizzato
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Forse non avrà mai toccato"le alte vette", Roberto Faenza, ma da sempre è sulla breccia con opere mai banali, attente alla costruzione del plot, della trama(si confronti U.Eco-il plot non è=la trama), del racconto filmico, essendo anche e forse soprattutto, in certi momenti, uno studioso(mass-mediologo)di vaglia. In questo caso, poi, non aveva dietro di sé, come nel film sull'innamoramento con una paziente di Carl Gustav Jung("controtransfert", tecnicamente)documenti storici acclarati, ma testimonianze, orali e scritte, in realtà contraddittorie tra loro, dunque un"fil rouge"portante e assolutamente probante sarebbe stato, in qualche modo arbitrario e comunque fuorviante.
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Forse non avrà mai toccato"le alte vette", Roberto Faenza, ma da sempre è sulla breccia con opere mai banali, attente alla costruzione del plot, della trama(si confronti U.Eco-il plot non è=la trama), del racconto filmico, essendo anche e forse soprattutto, in certi momenti, uno studioso(mass-mediologo)di vaglia. In questo caso, poi, non aveva dietro di sé, come nel film sull'innamoramento con una paziente di Carl Gustav Jung("controtransfert", tecnicamente)documenti storici acclarati, ma testimonianze, orali e scritte, in realtà contraddittorie tra loro, dunque un"fil rouge"portante e assolutamente probante sarebbe stato, in qualche modo arbitrario e comunque fuorviante. Così, invece, Faenza è attento a non perdere per strada gli elementi testimoniali importanti e comunque, anche se non proprio importantissimi, significativi, le testimonianze(cfr.anche sopra), tutto ciò che nel film passa in forma anche di narrazione, appunto, ma(e non poteva essere altrimenti, certo)di ricostruzione, soprattutto, ma non è vero che l'autore si limiti a darci un docufilm mascherato da qualcosa d'altro. Dare una verità predefinita sarebbe stato assolutamente assurdo e Faenza lo sa benissimo, perdersi, d'altro canto, "per li rami"idem, dunque era necessario un tramite in qualche modo mediano, dove il fil rouge, dando a chi guarda il film sperabilmente con una certa attenzione, soprattutto se non è bene a conoscenza di quanto sta dietro(personalmente devo fare senz'altro outing, avendo seguito poco la vicenda, se non per aver visto qualche servizio giornaliastico nel corso del tempo, dove sappiamo quanto questo tipo di informazione possa veicolare-esistono TG e programmi di approfondimento-o presunto tale-di livello ben diverso tra loro, il problema è scegliere, magari anche conoscendo meglio la questione, idem vale, con alcune differenze, per la carta stampata, anch'essa spesso alla ricerca di effettacci, del particolare morboso-scandaloso etc., come nella nostra società e nel nostro sistema culturale(ove si intenda il termine in senso ampio, antropologico, non solo di cultura alta). "Soluzioni"il film non ne dà, ipotesi e piste interpretative invece sì. Tra gli interpreti, nei ruoli principali, molto bene Shel Shapiro ma anche CERTO NONB MALE Carlo Simoni, attore teatrale che qualche volta si"CONCEDE"AL CINEMA. eL gATO
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flyanto
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martedì 11 ottobre 2016
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il caso di e. orlandi secondo faenza
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Con "La Verità Sta in Cielo" Roberto Faenza prende nuovamente in esame il caso, già ampiamente studiato e dibattuto in questi anni, di Emanuela Orlandi, la quindicenne figlia di un messo pontificio, rapita e poi scomparsa il 22 Giugno del 1983. Grazie a studi dettagliati ed il più possibile precisi Faenza ripercorre gli avvenimenti e le svariate indagini che nel corso degli anni sono avvenuti senza però arrivare ad una verità definitiva. Quello che sostiene e presenta nella sua pellicola il regista costituisce la sua opinione personale e, dunque, la possibile verità che egli ritiene più confacente alla spiegazione del terribile misfatto, ma ovviamente tutto l'intero accaduto rimane ancora avvolto nel pieno mistero.
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Con "La Verità Sta in Cielo" Roberto Faenza prende nuovamente in esame il caso, già ampiamente studiato e dibattuto in questi anni, di Emanuela Orlandi, la quindicenne figlia di un messo pontificio, rapita e poi scomparsa il 22 Giugno del 1983. Grazie a studi dettagliati ed il più possibile precisi Faenza ripercorre gli avvenimenti e le svariate indagini che nel corso degli anni sono avvenuti senza però arrivare ad una verità definitiva. Quello che sostiene e presenta nella sua pellicola il regista costituisce la sua opinione personale e, dunque, la possibile verità che egli ritiene più confacente alla spiegazione del terribile misfatto, ma ovviamente tutto l'intero accaduto rimane ancora avvolto nel pieno mistero. Così, anche lo spettatore può, o meno, accogliere la tesi avanzata da Roberto Faenza ma senza alcun dubbio non può non riconoscere che il film indagine non sia ben girato e provvisto di un'analisi lucida e lineare, nonchè accurata, per la ricostruzione dei fatti e delle varie ricerche.
Gli attori scelti da Faenza cercando tutti di adempiere in pieno all'immagine nel complesso degli autori del rapimento sospettati a quei tempi: Ricardo Scamarcio piuttosto convincente nella sua performance del delinquente Renato De Pedis direttamente coinvolto nel rapimento della povera Emanuela, Greta Scarano in quella della sua donna di piuttosto facili costumi e da lui stesso mantenuta, Maya Sansa in quella dell' accanita ed onesta giornalista che riapre l'indagine del caso per un quotidiano inglese e Valentina Lodovini, forse la meno azzeccata rispetto agli altri, in quella della giornalista italiana che collabora con la giornalista proveniente da Londra.
Insomma, un film senza alcun dubbio vedibile e nel complesso anche interessante, ma senza alcun exploit di alcun genere in particolare.
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maria
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giovedì 13 ottobre 2016
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molto interesse, poca emozione
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Roberto Faenza ha lavorato con grande serietà alla ricostruzione della storia, del contesto e dell'ambiente, e non potevamo aspettarci altro da un regista che ha diretto film come "Alla luce del sole" e "Sostiene Pereira", per citare quelli che più possono avvicinarsi a questo genere. Il film inchiesta è comunque un'esperienza nuova per lui e questo spiega la minuziosità nel mettere insieme e analizzare tutti i dati possibili. Forse un po' troppi. Manca, infatti, quella chiave interpretativa che trasforma l'inchiesta giornalistica in una vera narrazione e un interesse in un'autentica emozione; mancano, anche nelle scene più drammatiche, quello spessore e quelle connotazioni epiche e liriche che avevano caratterizzato i due film sopra citati, e anche altri.
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Roberto Faenza ha lavorato con grande serietà alla ricostruzione della storia, del contesto e dell'ambiente, e non potevamo aspettarci altro da un regista che ha diretto film come "Alla luce del sole" e "Sostiene Pereira", per citare quelli che più possono avvicinarsi a questo genere. Il film inchiesta è comunque un'esperienza nuova per lui e questo spiega la minuziosità nel mettere insieme e analizzare tutti i dati possibili. Forse un po' troppi. Manca, infatti, quella chiave interpretativa che trasforma l'inchiesta giornalistica in una vera narrazione e un interesse in un'autentica emozione; mancano, anche nelle scene più drammatiche, quello spessore e quelle connotazioni epiche e liriche che avevano caratterizzato i due film sopra citati, e anche altri.Il film suscita riflessioni e presenta problemi fondamentali ma non offre allo spettatore molte possibilità di immedesimazione e tanto meno di elaborazione. Gli attori non sono in grado di sopperire a questa mancanza, ad eccezione forse di Greta Scarano, e il personaggio - guida, la giornalista interpretata da Maya Sansa, risulta piuttosto anonimo, non si capisce se per inadeguatezza dell'interprete o per una scelta stilistica del regista. Con un tema così importante( anche al di là della tragica vicenda di Emanuela Orlandi), si poteva volare molto alto e Roberto Faenza ne era certamente consapevole ma non mi sembra che ci sia riuscito. Ci ha dato comunque un buon film,un vago senso di inquietudine e forse il desiderio di approfondire. Non è poco ma non è quello che mi aspettavo.
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