maurizio meres
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giovedì 10 novembre 2016
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il dramma dei più deboli
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Questo film rappresenta quello è diventato ai giorni nostri il lavoro,una lotta continua per la sopravvivenza dell'essere,lo schiavismo camuffato da parole rassicuranti e sorrisetti,il voler dividere l'unita dei lavoratori al solo scopo di creare confusione e sospetti,ogni concetto di dignità tende ad essere cancellato,decidere che cosa? Il nulla.
I sette minuti che nel film rappresentano forse il futuro non sono altro che una tuffa,economicamente utili per l'azienda,ma deprimenti per il lavoratore,mangiare in otto minuti invece che di quindici,purtroppo è verità che non tutti sanno che esiste nel mondo del lavoro,ma qui il discorso diventerebbe talmente complesso,da coinvolgere anche il concetto stesso della vita,e di porsi una domanda alla coscienza di ognuno,conoscere lo scopo della vita.
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Questo film rappresenta quello è diventato ai giorni nostri il lavoro,una lotta continua per la sopravvivenza dell'essere,lo schiavismo camuffato da parole rassicuranti e sorrisetti,il voler dividere l'unita dei lavoratori al solo scopo di creare confusione e sospetti,ogni concetto di dignità tende ad essere cancellato,decidere che cosa? Il nulla.
I sette minuti che nel film rappresentano forse il futuro non sono altro che una tuffa,economicamente utili per l'azienda,ma deprimenti per il lavoratore,mangiare in otto minuti invece che di quindici,purtroppo è verità che non tutti sanno che esiste nel mondo del lavoro,ma qui il discorso diventerebbe talmente complesso,da coinvolgere anche il concetto stesso della vita,e di porsi una domanda alla coscienza di ognuno,conoscere lo scopo della vita.....
Placido come suo solito coglie ogni attimo di sofferenza attraverso una realtà attuale mettendo a nudo i problemi esistenziale di ogni personaggio,senza lasciarsi andare in pietosi vittimismi,ma semplicemente con l'assoluta sincerità di ogni personaggio,messa a nudo da un confronto dove ognuno rappresenta non solo se stesso.
Ottima la scelta multietnica delle operaie,e la scelta di dare alla più giovane la responsabilità dell'ultimo voto,segno di continuità e soprattutto di un futuro migliore.
Attori tutti senza distinzione bravissimi,in una ambientazione quasi teatrale,ma non poteva essere diverso,la loro recitazione è stata perfetta senza sovrapposizioni,undici donne che discutono non è poco,con in cabina di regia per dettare i tempi un Ottavia Piccolo teatrale e si vede,ma i drammi e questo era,anzi è un dramma di vita la teatralità diventa fondamentale.
Film da vedere anche se la sua programmazione non avrà un duraturo seguito nelle sale cinematografiche,come del resto quasi tutti i film verità.
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flaw54
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domenica 13 novembre 2016
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questo è teatro!
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Argomento serio e profondo che tocca i diritti dei lavoratori, anzi delle lavoratrici, e le lotte sindacali. Il tutto viene affrontato attraverso lo scontro dialettico tra le 11 rappresentanti sindacali di una fabbrica passata in mano ad un gruppo francese. Si devono accettare le richieste apparentemente minimali dei nuovi padroni o è necessario lottare ad ogni costo per la propria dignità ed evitare una escaletion di nuove decisioni negative come conseguenza di una chiara dimostraziine di debolezza. I problemi della vita quotidiana si scontrano con il diritto di essere personr: ma è più importante il pane o la dignità? Recitazione da Oscar di tutte le protagoniste, capaci di coinvolgere lo spettaore in maniera assoluta con la loro violenza espressiva o conla pacatezza delle loro parole.
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Argomento serio e profondo che tocca i diritti dei lavoratori, anzi delle lavoratrici, e le lotte sindacali. Il tutto viene affrontato attraverso lo scontro dialettico tra le 11 rappresentanti sindacali di una fabbrica passata in mano ad un gruppo francese. Si devono accettare le richieste apparentemente minimali dei nuovi padroni o è necessario lottare ad ogni costo per la propria dignità ed evitare una escaletion di nuove decisioni negative come conseguenza di una chiara dimostraziine di debolezza. I problemi della vita quotidiana si scontrano con il diritto di essere personr: ma è più importante il pane o la dignità? Recitazione da Oscar di tutte le protagoniste, capaci di coinvolgere lo spettaore in maniera assoluta con la loro violenza espressiva o conla pacatezza delle loro parole. Chiara l' influenza de La parola ai giurati. I film di Placido continuano ad essere attraenti e ben fatti, anche se il pubblico sembra talvolta, come i n questo caso, tras urarli in modo eccessivo.
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maurizio d'anna
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martedì 15 novembre 2016
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libertà è partecipazione...
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Un grande film... grazie ad un Michele affatto Placido, anzi energico nel grattar via la ruggine dalle lotte di classe. Il risultato è uno spaccato di una realtà che si sviluppa sostanzialmente davanti ad un tavolo della pausa lavoro di una fabbrica in crisi. Un tavolo attorno al quale ruotano 11 vite, 11 profili di donna forgiati a colpi di martello, dentro una stanza che, come un Vaso di Pandora scoperchiato dalla paura del licenziamento, diventa Teatro sociale. Ecco allora che 11 donne si trasformano in 11 monadi impazzite: emergono rabbia, disagio, frustrazione, fragilità, disperazione, emarginazione ma anche la forza, la volontà, il coraggio dell'autodeterminazione al cospetto di un destino che le vuole succubi o sconfitte.
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Un grande film... grazie ad un Michele affatto Placido, anzi energico nel grattar via la ruggine dalle lotte di classe. Il risultato è uno spaccato di una realtà che si sviluppa sostanzialmente davanti ad un tavolo della pausa lavoro di una fabbrica in crisi. Un tavolo attorno al quale ruotano 11 vite, 11 profili di donna forgiati a colpi di martello, dentro una stanza che, come un Vaso di Pandora scoperchiato dalla paura del licenziamento, diventa Teatro sociale. Ecco allora che 11 donne si trasformano in 11 monadi impazzite: emergono rabbia, disagio, frustrazione, fragilità, disperazione, emarginazione ma anche la forza, la volontà, il coraggio dell'autodeterminazione al cospetto di un destino che le vuole succubi o sconfitte. Un film per idealisti e sognatori in un mondo di individualisti e pecoroni. Lo consiglio ai poco furbi come me che credono ancora che gli interessi personali possono entrare in conflitto con quelli altrui ma possono ancora generare parole come solidarietà, partecipazione, unione... libertà.
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robertotonini
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mercoledì 22 novembre 2017
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ho compreso si e no il 30% di cosa è stato detto
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Più che un critico sono uno che dorme male, a spezzoni, e specie la notte guardo film. Non sopporto Thriller, Cappa e Spada, Fantascienza e Azione. Per il resto guardo quasi tutto. Amo la commedia italiana, certi film francesi, i film di Mel Brooks e Tarantino, con moderazione Pedro Almodovar. Ovviamente anche i grandi italiani come De Sica, Monicelli, Germi, Olmi, fratelli Taviani, Sergio Leone.
Certi film italiani non riesco a capirli e quindi ad apprezzare. Come questo 7 minuti. Il cast è senz’altro interessante. La storia mi sembra raccontata un po’ sopra le righe, ma sono considerazioni personali che lasciano forse il tempo che trovano. Quello che veramente mi ha disturbato è che riuscivo a comprendere si e no il 30% di quello che veniva detto.
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Più che un critico sono uno che dorme male, a spezzoni, e specie la notte guardo film. Non sopporto Thriller, Cappa e Spada, Fantascienza e Azione. Per il resto guardo quasi tutto. Amo la commedia italiana, certi film francesi, i film di Mel Brooks e Tarantino, con moderazione Pedro Almodovar. Ovviamente anche i grandi italiani come De Sica, Monicelli, Germi, Olmi, fratelli Taviani, Sergio Leone.
Certi film italiani non riesco a capirli e quindi ad apprezzare. Come questo 7 minuti. Il cast è senz’altro interessante. La storia mi sembra raccontata un po’ sopra le righe, ma sono considerazioni personali che lasciano forse il tempo che trovano. Quello che veramente mi ha disturbato è che riuscivo a comprendere si e no il 30% di quello che veniva detto. Sia da un punto di vista fonico (si dice così?), certe volte con volume bassissimo – non son sordo -, certe altre volte strillato. Ma quelle che veramente mi ha colpito è stato il parlare veloce, a scatti, a mitraglietta, di molte attrici. Confesso che mi parava che parlassero a scatti e schizzi un po’ come parla e recita Michele Placido. La cosa risultava assai evidente con le due che risultavano comprensibili: Fiorella Mannoia e Ottavia Piccolo. La prima una bella sorpresa, sempre ben misurata. Ma quella che veramente era “fuori dal coro” era Ottavia Piccolo. Bellissima recitazione, ma soprattutto non ho perso una parola di quello che ha detto. Sarà il suo passato da attrice di teatro?
Peccato, perché ci avevo messo molto impegno, non è un genere che amo particolarmente, ma il tema e le attrici mi invitavano a restare. Peccato! Non si può apprezzare un film in cui i dialoghi risultano comprensibili forse al 30%.
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jonnylogan
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lunedì 11 marzo 2024
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poche ore all''alba
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Un thriller sindacale basato sull'opera teatrale omonima, firmata dallo scrittore Stefano Massini, a sua volta creata sulle ceneri della reale lotta delle operaie di un’azienda francese in difesa dei propri diritti. Questa la parte nevralgica della pellicola diretta da Michele Placido, presente nel ruolo di un ex proprietario di azienda dal fare molto paternalista, e assistito in fase di sceneggiatura dallo stesso Massini e dal regista Toni Trupia.
Impossibile non citare ciascun membro del cast a iniziare da una combattiva Bianca (Ottavia Piccolo), operaia afflitta da acciacchi e con trent’anni di lavoro e aneddoti sindacali sulle spalle, tutti pronti per essere narrati alle più giovani e inesperte colleghe, fra le quali s’intravedono vari stereotipi umani ben delineati da ogni attrice.
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Un thriller sindacale basato sull'opera teatrale omonima, firmata dallo scrittore Stefano Massini, a sua volta creata sulle ceneri della reale lotta delle operaie di un’azienda francese in difesa dei propri diritti. Questa la parte nevralgica della pellicola diretta da Michele Placido, presente nel ruolo di un ex proprietario di azienda dal fare molto paternalista, e assistito in fase di sceneggiatura dallo stesso Massini e dal regista Toni Trupia.
Impossibile non citare ciascun membro del cast a iniziare da una combattiva Bianca (Ottavia Piccolo), operaia afflitta da acciacchi e con trent’anni di lavoro e aneddoti sindacali sulle spalle, tutti pronti per essere narrati alle più giovani e inesperte colleghe, fra le quali s’intravedono vari stereotipi umani ben delineati da ogni attrice. Ambra Angiolini, nel ruolo della combattiva Greta. Ornella (Fiorella Mannoia), trentennale amica di Bianca e madre di Isabella (Cristiana Capotondi), anche lei operaia e al nono mese di gravidanza, fino a Marianna (Violante Placido), impiegata costretta, per un grave incidente sul lavoro, su una sedia a rotelle.
Un film capace di sviscerare le diverse ragioni che porteranno a una scelta sofferta per ogni membro del consiglio, per il quale è difficile inizialmente non cedere a una lusinga tanto semplice e seducente, al punto di essere quasi scontata perché: “cosa sono in fin dei conti sette minuti di lavoro in cambio di uno stipendio”. Una lusinga tanto banale da racchiudere pericoli che nel corso di ore di lotte fisiche e verbali saranno sviscerati.
Film che alla fine non convince però del tutto a causa di una sceneggiatura troppo sopra le righe e per le interpretazioni che vedono negli eccessi d’ira e disperazione il loro marchio preponderante, il tutto nonostante la nobiltà d’intenti iniziali e l’indubbia bravura delle attrici in gioco.
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marce84
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giovedì 9 novembre 2017
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un inno la coraggio
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Un’azienda tessile cambia proprietà e passa da una gestione familiare a una proprietà francese.
I nuovi proprietari garantiscono che nulla verrà modificato per le lavoratrici, se non una sensibile riduzione della pausa pranzo, i 7 minuti del titolo.
Un gruppo di donne, scelte come consiglio di fabbrica deve prendere una decisione importante per il loro futuro e per quello della fabbrica. Cedere al ricatto della proprietà o difendere i propri diritti? Cedere alla paura di perdere tutto o mantenere la propria dignità?
Splendida opera di Michele Placido che mette in scena il mondo operaio al giorno d'oggi, fra precarietà, contrasti, egoismi personali e individualismi.
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Un’azienda tessile cambia proprietà e passa da una gestione familiare a una proprietà francese.
I nuovi proprietari garantiscono che nulla verrà modificato per le lavoratrici, se non una sensibile riduzione della pausa pranzo, i 7 minuti del titolo.
Un gruppo di donne, scelte come consiglio di fabbrica deve prendere una decisione importante per il loro futuro e per quello della fabbrica. Cedere al ricatto della proprietà o difendere i propri diritti? Cedere alla paura di perdere tutto o mantenere la propria dignità?
Splendida opera di Michele Placido che mette in scena il mondo operaio al giorno d'oggi, fra precarietà, contrasti, egoismi personali e individualismi. Eccellenti tutte le interpreti, che si differenziano per età, nazionalità e carattere.
Il film si concentra interamente sul dibattito fra le donne operaie, mentre la proprietà resta sullo sfondo.
In particolare spiccano Ottavia Piccolo, veterana e saggia del gruppo che cerca di far ragionare le colleghe e di incentivare e stimolare il dibattito, il dialogo, simbolo di un modo di pensare il mondo del lavoro che non c’è più, dove le organizzazioni sindacali sono praticamente estinte e dove il lavoratore cerca di pararsi il proprio tornaconto ma senza stare ad ascoltare pareri ed opinioni dei colleghi e fare fronte unito per difendere i propri diritti.
Il regista e lo sceneggiatore sono abili nell’orchestrare il dramma del dibattito con un costante climax e diversi picchi drammatici. Pur essendo ambientato nello stesso luogo, nel grigiore della fabbrica, il film non annoia, anzi proprio grazie all’interpretazione delle attrici e a una eccellente sceneggiatura mantiene lo spettatore incollato allo schermo e a riconoscere che ognuna delle operaie ha delle ragioni da difendere. Ma soprattutto, sullo sfondo, la vera protagonista è sempre la paura, compagna dei giorni nostri, sempre in agguato a rendere le persone più fragili, più vulnerabili, più ricattabili. Ecco, il film è un inno al coraggio; reso ancora più potente dal fatto che il film è tratto da una storia vera.
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kimkiduk
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sabato 5 novembre 2016
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12 ... anzi parecchio meno
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La storia è di un lavoro teatrale e quindi non di Placido ma il film fa acqua quasi ovunque. L'idea è una storia vera ma in Francia (luogo dell'accaduto) tutti questi stereotipi non ci possono essere stati.
La donna di colore, la rumena e l'albanese alla ricerca del lavoro a tutti i costi, che pur di lavorare lavorerebbero gratis svendendo il lavoro di tutti. La ragazza in cinta con madre presente (una non male Fiorella Mannoia). L'ex operaia ora impiegata vittima di infortunio sul lavoro. L'anziana operaia che lavora con l'artrosi. Ma soprattutto la napoletana come sempre becera, menefreghista e poco sociale, peggio degli extracomunitari.
Un tema importante quello della lotta per il posto di lavoro rivolto almeno a salvare il rispetto e l'onore, ma qui il linguaggio che dovrebbe arrivare al pubblico non arriva, geme e rantola.
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La storia è di un lavoro teatrale e quindi non di Placido ma il film fa acqua quasi ovunque. L'idea è una storia vera ma in Francia (luogo dell'accaduto) tutti questi stereotipi non ci possono essere stati.
La donna di colore, la rumena e l'albanese alla ricerca del lavoro a tutti i costi, che pur di lavorare lavorerebbero gratis svendendo il lavoro di tutti. La ragazza in cinta con madre presente (una non male Fiorella Mannoia). L'ex operaia ora impiegata vittima di infortunio sul lavoro. L'anziana operaia che lavora con l'artrosi. Ma soprattutto la napoletana come sempre becera, menefreghista e poco sociale, peggio degli extracomunitari.
Un tema importante quello della lotta per il posto di lavoro rivolto almeno a salvare il rispetto e l'onore, ma qui il linguaggio che dovrebbe arrivare al pubblico non arriva, geme e rantola. Dentro la fabbrica la scena si svolge con dialoghi che dovrebbero o far arrabbiare o far piangere e che invece rischiano di far chiudere gli occhi. Quello che dovrebbe essere un dialogo tra operaie incazzate diventa uno scontro sociale tra extracomunitari, italani e donne isteriche. Fuori gli altri operai sembrano "alla festa di beneficenza di Lornano" ed i giornalisti quelli della televisione locale appena assunti a vaucher. Purtroppo quando il film è italiano e si propone per impegno civile e civico, si va a finire sempre o quasi nella fiction e nella banalità.
Il tentativo buono è quello di rappresentare il film sulla falsariga di La parola ai giurati e di 12 ma qui sicuramente non si arriva nemmeno a 10.
Spesso nemmeno si capisce il perchè del cambiamento di voto. Chi non ha visto i citati film li guardi e capirà le differenze.
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[+] la solita critica del critico
(di santodio )
[ - ] la solita critica del critico
[+] troppo severo
(di maria)
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