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la nera
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venerdì 31 luglio 2020
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assolutamente no
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fedenisi
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mercoledì 22 luglio 2020
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per favore....
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Inguardabile. Inquadrature senza senso.. porteranno alla morte del cinema film del genere...
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valterchiappa
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domenica 14 gennaio 2018
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il diritto ad una identità
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Sulle pietrose montagne d’Albania, la durezza della vita impone la privazione della libertà. Le strutture sociali sono rigidamente organizzate e non c’è spazio per l’estro soggettivo. Le donne in particolare sono relegate al loro stretto ambito; nulla è concesso loro al di fuori degli schemi precostituiti, nelle azioni come nei pensieri.
Due sorellastre scelgono vie diverse per uscire di prigione. Lila, per sposare l’uomo che ama, fugge con lui in Italia. Hana è invece innamorata del padre adottivo e le piace sparare col fucile. Prende la strada che la tradizione le concede e, secondo l’uso, diventa una “vergine giurata”.
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Sulle pietrose montagne d’Albania, la durezza della vita impone la privazione della libertà. Le strutture sociali sono rigidamente organizzate e non c’è spazio per l’estro soggettivo. Le donne in particolare sono relegate al loro stretto ambito; nulla è concesso loro al di fuori degli schemi precostituiti, nelle azioni come nei pensieri.
Due sorellastre scelgono vie diverse per uscire di prigione. Lila, per sposare l’uomo che ama, fugge con lui in Italia. Hana è invece innamorata del padre adottivo e le piace sparare col fucile. Prende la strada che la tradizione le concede e, secondo l’uso, diventa una “vergine giurata”. Si chiamerà Mark, potrà vivere da uomo, adottando fattezze ed abbigliamento maschili; il prezzo da pagare è la solenne rinuncia alla sessualità. Insomma, solo una diversa prigione, come quei monti pietrosi, dove solo la sua vita sembra aver senso.
Invece, morti i genitori, Mark / Hana decide di raggiungere Lila in Italia. Il suo sarà un viaggio alla scoperta della donna fino ad allora repressa, ma viva e presente, con tutti i suoi desideri. Hana però non cerca una femminilità precostituita: veste gli stessi abiti maschili ed il reggiseno la costringe come la fascia con cui fino ad allora ha compresso il seno. La sua sarà la battaglia per il diritto di essere quel che si è e difendere una identità finalmente libera da schemi. Anche lontano dalle pietrose montagne dell’Albania non sarà facile.
“Vergine giurata” è innanzitutto una bella storia: il racconto del percorso di un’interiorità che, nel volersi mantenere indipendente da qualsiasi imposizione o condizionamento, diventa portatrice di un messaggio di libertà universale. La sceneggiatura, liberamente tratta dal romanzo della scrittrice albanese Elvira Dones, è estremamente calibrata: il processo di mutazione di Hana viene seguito, anzi accompagnato con delicatezza e disegnato con tocco fluido ed impercettibile.
Sarebbe facile poi elogiare l’ennesima performance attoriale di Alba Rohrwacher, chiamata a raccontare un personaggio così inafferrabile con una manciata di battute, recitate per di più in albanese. Alba è infatti capace di emozionare pur sottraendo al viso ogni parvenza di emozione, di essere attraente pur cancellando dal suo aspetto ogni attrattiva, espressiva nella mancanza di espressione, magnetica nel silenzio.
Ma questa volta diamo il merito di un risultato più che buono alla perfetta sintonia fra due donne: Alba appunto, e la regista, l’esordiente Laura Bispuri; se una cesella il suo personaggio, l’altra la asseconda, le accarezza la testa con movimenti circolari della macchina da presa, la incornicia in inquadrature non centrate, creando una perfetta simbiosi che valorizza il lavoro reciproco.
Bella prova per una ragazza di 34 anni, fattasi notare finora per i suoi premiatissimi cortometraggi (“Passing time”, vincitore del David di Donatello e “Biondina”, per cui ha ottenuto il Nastro d’Argento). La sua opera prima, ben accolta a Berlino, dove era in concorso, si distingue per originalità e scelta stilistica.
Ma, fra i meriti di Laura Bispuri e di chi l’ha prodotta, vogliamo sottolineare il coraggio. Perché “Vergine giurata”, con la sua vicenda intimistica e così scomoda, con i dialoghi ridotti all’essenziale e scritti in una lingua ostica, con la fotografia rinchiusa nella gamma dei blu, non è un film facile ed è consequenziale prevederne una breve permanenza nelle sale.
Ma di questo il nostro cinema ha bisogno: di storie nuove e registe coraggiose; nel dirlo, ci fa piacere declinare gli aggettivi al femminile.
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pier delmonte
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domenica 18 settembre 2016
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buona la prima
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A volte decidi di guardare un film solo per la curiosita’ di sapere in quale guaio di personaggio si e’ cacciata quella tale attrice (in questo caso Alba Rohrwacher ), poi va a finire che scopri un regista, in questo caso la regista Laura Bispuri. Piccola storia ma tratteggiata bene, con delicatezza, nessun personaggio stona e ogni gesto e scena sono calibrati con perizia cinematografica.
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ennas
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sabato 20 giugno 2015
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la negazione
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Le immagini montane dell’Albania , da dove inizia la vicenda narrata nel film “Vergine giurata”, non sono quelle patinate ad uso e consumo del turismo. Sono immagini aspre, dure, incombenti, nella natura ed anche nei colori. Oltre al bianco del paesaggio invernale, la roccia e il verde di queste montagne trasmettono un vago senso di angoscia.
Sono immagini splendide, e questo è uno dei pregi di questo film, fatto anche di magnifiche e ravvicinate riprese ed è anche il suo linguaggio più eloquente, una cifra che la regia riesce a mantenere per l’intero film.
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Le immagini montane dell’Albania , da dove inizia la vicenda narrata nel film “Vergine giurata”, non sono quelle patinate ad uso e consumo del turismo. Sono immagini aspre, dure, incombenti, nella natura ed anche nei colori. Oltre al bianco del paesaggio invernale, la roccia e il verde di queste montagne trasmettono un vago senso di angoscia.
Sono immagini splendide, e questo è uno dei pregi di questo film, fatto anche di magnifiche e ravvicinate riprese ed è anche il suo linguaggio più eloquente, una cifra che la regia riesce a mantenere per l’intero film.
E’ lo stesso linguaggio che ci mostra l’ambiente umano dove cresce Hana Doda, la protagonista, dove le parole e i gesti che contano sono riservati ai maschi, per le donne vige un lungo elenco di interdizioni e tabù, pena la messa al bando o, all’estremo, la violenza e l’eliminazione.
Cosa succede se Hana volesse scegliere di fare ciò che, in quanto donna, le è vietato? L’unica strada praticabile sembra quella di negare se stessa: una arcaica usanza tribale le consente di assumere questa mutilazione in pubblico, davanti ad un consesso di uomini, giurando la propria intoccabilità permanente. Uno di essi le recide i capelli, simbolo di femminilità, d’ora in poi potrà indossare abiti maschili e comportarsi come uno di loro, negando se stessa. Sarà, d’ora in poi, Mark, un finto maschio. per non essere una donna proprietà esclusiva del maschio.
L’attrice Alba Rohrwacher, che da vita a questo personaggio, riesce con magistrale bravura a rendere palpabile il tormentoso disagio di questa metamorfosi fisica e psichica.
Hana-Mark rimane nel suo ambiente, a differenza di Lila, la cugina-sorella. Quest’ultima si sottrae alla prospettiva di un matrimonio obbligato, emigrando con un uomo che ama: è una fuga al quadrato, dalla famiglia, dall’ambiente, da un marito non voluto, da un “destino” già precotto.
Sarà proprio Lila , che Mark.Hana vorrà ritrovare quando, la morte degli zii , avrà reciso i legami che la trattengono in Albania.
Piombando all’improvviso nella casa e nella vita di Lila che vive in Italia, Mark-Hana deve assumere all’istante il peso di ospite inatteso e inquietante. Ma altri impatti sconvolgenti l’aspettano nel nuovo ambiente : i corpi delle persone che vede si impongono con la forza di un urto visivo, le donne che camminano in gruppo,ad esempio. In piscina, il corpo del bagnino, i corpi dei bagnanti. La nipote vi pratica una disciplina, il nuoto sincronizzato che oltre ad essere uno sport di precisione sincronica collettiva è anche un esaltazione organizzata del corpo femminile. La regia, nel film, lo rende con impeccabile maestria. Come rende efficacemente la corazza incrinata di Mark e il desiderio di rinascita di Hana.
L’uso sapiente delle immagini, dialoghi essenziali, assenze di sottofondi musicali sono scelte efficaci che fanno di questa opera prima un esordio davvero promettente per la sua regista Laura Bispuri. Un film da vedere.
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vanessa zarastro
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domenica 5 aprile 2015
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identità ritrovate
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Valbona in Albania con i suoi alti fiordi, è molto poco frequentata da turisti a causa della strada brutta e impervia di accesso. Hana, vestita da uomo, scende a valle si fa traversare lungo il fiume, arriva a Tirana da cui in pullman arriva a Bolzano dove ha rintracciato Lila sua sorella d’adozione. Bellissime le immagini di questa prima parte nel primo lungometraggio di Laura Bispuri tratto dall’omonimo romanzo di Elvira Donesdel 2007.
La vita delle due ragazze a Valbona era stata molto dura: una ferrea impostazione maschilista toglieva loro ogni possibilità sia di libertà sia di impegno nel lavoro in foresta. Le due ragazze hanno dato due risposte diverse al problema: Lila non ha accettato un matrimonio combinato e se n’è scappata con l’uomo che crede di amare trasferendosi all’estero.
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Valbona in Albania con i suoi alti fiordi, è molto poco frequentata da turisti a causa della strada brutta e impervia di accesso. Hana, vestita da uomo, scende a valle si fa traversare lungo il fiume, arriva a Tirana da cui in pullman arriva a Bolzano dove ha rintracciato Lila sua sorella d’adozione. Bellissime le immagini di questa prima parte nel primo lungometraggio di Laura Bispuri tratto dall’omonimo romanzo di Elvira Donesdel 2007.
La vita delle due ragazze a Valbona era stata molto dura: una ferrea impostazione maschilista toglieva loro ogni possibilità sia di libertà sia di impegno nel lavoro in foresta. Le due ragazze hanno dato due risposte diverse al problema: Lila non ha accettato un matrimonio combinato e se n’è scappata con l’uomo che crede di amare trasferendosi all’estero. Hana soccombe alle tradizioni tribali e si traveste da uomo (Mark) per poter lavorare, cacciare in pace e poi accudire la matrigna, una volta rimasta vedova. Per fare ciò Hana è costretta a rivolgersi al Kanun: solo giurando di rimanere verginea vita potrà ottenere ciò che è a esclusivo appannaggio degli uomini: la libertà di essere ciò che vuole, tranne essere una donna. Scegliendo di diventare una burrnesha, Hana rinuncia alla sua identità, comprimendo nella carne anche l’animo. Un rifiuto di sé che diventerà la sua prigione: la legge del Kanun si basa sull’onore di chi lo contrae che giura fedeltà eterna. Ma quando entrambi genitori adottivi moriranno non sentirà più l’obbligo di gratitudine e partirà alla ricerca della sua amichetta Lila che le vicende della vita hanno fatto separare. E lì – a Bolzano- nella casa di Lila con marito e figlia, danzatrice acquatica in sincrono, assistendo alle prove atletiche in piscina Mark/Hanna piano piano ritrova la curiosità e il desiderio di riappropriarsi della sua parte femminile. E lo fa lentamente – molto lentamente… - con dubbi e curiosità ma anche tentennamenti, finché l’amica ritrovata la spinge ad abbandonare il camuffamento e a lasciarsi andare.
Lunghi piani sequenza, tempi quasi reali, camera sempre dietro Hana/Mark che cammina come a scoprire insieme un mondo; primi piani di pelli di volti, di nasi e di corpi attorno alla piscina. Colloqui minimi, in cui le stesse lingue narrano il processo delle ritrovate identità delle due amiche/sorelle. L’androgina Alba Rohrwacher è ripresa quasi sempre di profilo o di scorcio e ha l’intensità dei volti duecenteschi, ma anche la fissità, dipinti da Duccio di Boninsegna.
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stefano capasso
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mercoledì 1 aprile 2015
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tra rigore e libertà
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Lasciata l’Albania Mark va in Italia a trovare sua sorella Lila acquisita trasferitasi da tempo. Erano cresciute insieme tra le montagne del loro paese, e Mark, all’epoca Hana, era rimasta orfana e adottata dal papa di Lila. Crescendo e sperimentando le restrizioni imposte alle donne dalla cultura locale, fanno scelte estreme: Lila scappa in Italia col suo amante e Hana sceglie di diventare una “vergine giurata”, di essere a tutti gli effetti considerata uomo rinunciando all’amore. In Italia Mark farà di nuova una scelta di libertà.
Il primo film di Laura Bispuri è molto bello. Il racconto è ipnotico ed emozionante, sostenuto da una fotografia suggestiva in un atmosfera rigorosa, che è quella delle montagne da cui provengono le protagoniste.
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Lasciata l’Albania Mark va in Italia a trovare sua sorella Lila acquisita trasferitasi da tempo. Erano cresciute insieme tra le montagne del loro paese, e Mark, all’epoca Hana, era rimasta orfana e adottata dal papa di Lila. Crescendo e sperimentando le restrizioni imposte alle donne dalla cultura locale, fanno scelte estreme: Lila scappa in Italia col suo amante e Hana sceglie di diventare una “vergine giurata”, di essere a tutti gli effetti considerata uomo rinunciando all’amore. In Italia Mark farà di nuova una scelta di libertà.
Il primo film di Laura Bispuri è molto bello. Il racconto è ipnotico ed emozionante, sostenuto da una fotografia suggestiva in un atmosfera rigorosa, che è quella delle montagne da cui provengono le protagoniste. Alcune scene che descrivono nel dettaglio tradizioni e usanze della cultura locale sono davvero di grande impatto emotivo. E’ un film sulle possibilità, sul coraggio di scegliere cosa essere e cosa no, sempre in bilico tra rigore e libertà che hanno un confine sfumato. Quel rigore che le protagoniste sanno vivere per raggiungere la loro libertà. Rigore e liberta sono istanze che vanno insieme, come è simboleggiato dai continui riferimenti al nuoto sincronizzato che pratica con rigore e liberta la figlia di Lila
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flyanto
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lunedì 30 marzo 2015
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quando nascere donna è una condanna
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Film in cui si racconta di una giovane donna che, poichè si è ribellata alle regole della sua terra natia in base a cui la donna deve forzatamente vivere sottomessa all'uomo/marito, preferisce, sempre secondo le "leggi" locali, giurare di rimanere per sempre vergine ed assumere conseguentemente anche un aspetto totalmente e maschile sia negli abiti indossati che nello praticare alcune azioni ed attività, quali quella di impugnare il fucile, del tutto negate alle donne. Ma la protagonista si ribellerà presto a tutto ciò, fuggendo dal luogo della montagna in cui è nata ed ha sempre vissuto e raggiungendo una sua amica/parente nella città dove pipano piano riuscirà a ricostruirsi una nuova esistenza.
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Film in cui si racconta di una giovane donna che, poichè si è ribellata alle regole della sua terra natia in base a cui la donna deve forzatamente vivere sottomessa all'uomo/marito, preferisce, sempre secondo le "leggi" locali, giurare di rimanere per sempre vergine ed assumere conseguentemente anche un aspetto totalmente e maschile sia negli abiti indossati che nello praticare alcune azioni ed attività, quali quella di impugnare il fucile, del tutto negate alle donne. Ma la protagonista si ribellerà presto a tutto ciò, fuggendo dal luogo della montagna in cui è nata ed ha sempre vissuto e raggiungendo una sua amica/parente nella città dove pipano piano riuscirà a ricostruirsi una nuova esistenza.
Questa pellicola di Laura Bispuri mette in evidenza principalmente l'assurdità e l'arretratezza in cui ancora vivono alcune aree geografiche: qui, per la precisione, siamo in un paese montano dell'Albania, dove lo spettatore apprende, soprattutto per ciò che concerne la condizione delle donne, che l'intero genere femminile viene considerato e fatto vivere letteralmente sotto l'ingerenza maschile, costituito pertanto da uomini per lo più prevaricatori e del tutto insensibili alle esigenze, nonchè desideri, delle donne.
Alba Rorhrwacher, che interpreta la protagonista principale, ricopre molto egregiamente ed intensamente il ruolo di donna/uomo a cui in pratica è stata tolta l'identità. Forte prima per il fatto di avere trovato il coraggio necessario di ribellarsi alle assurde leggi della propria terra, ma ancora di più, in seguito, nell'intraprendere il suo viaggio di "affrancamento" di sè e soprattutto di conoscenza di sè in quanto individuo donna a cui non deve assolutamente essere precluso di poter gioire della propria condizione di nascita. E nel corso della sua trasformazione e conquista di libertà individuale, la Rohrwacher consegna allo spettatore un ritratto femminile molto efficace nel suo lento e timido, ma risoluto, cambiamento.
Vivamente consigliato.
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flyanto
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lunedì 30 marzo 2015
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quando nascere donna è una condanna
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Film in cui si racconta di una giovane donna che, poichè si è ribellata alle regole della sua terra natia in base a cui la donna deve forzatamente vivere sottomessa all'uomo/marito, preferisce, sempre secondo le "leggi" locali, giurare di rimanere per sempre vergine ed assumere conseguentemente anche un aspetto totalmente e maschile sia negli abiti indossati che nello praticare alcune azioni ed attività, quali quella di impugnare il fucile, del tutto negate alle donne. Ma la protagonista si ribellerà presto a tutto ciò, fuggendo dal luogo della montagna in cui è nata ed ha sempre vissuto e raggiungendo una sua amica/parente nella città dove pipano piano riuscirà a ricostruirsi una nuova esistenza.
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Film in cui si racconta di una giovane donna che, poichè si è ribellata alle regole della sua terra natia in base a cui la donna deve forzatamente vivere sottomessa all'uomo/marito, preferisce, sempre secondo le "leggi" locali, giurare di rimanere per sempre vergine ed assumere conseguentemente anche un aspetto totalmente e maschile sia negli abiti indossati che nello praticare alcune azioni ed attività, quali quella di impugnare il fucile, del tutto negate alle donne. Ma la protagonista si ribellerà presto a tutto ciò, fuggendo dal luogo della montagna in cui è nata ed ha sempre vissuto e raggiungendo una sua amica/parente nella città dove pipano piano riuscirà a ricostruirsi una nuova esistenza.
Questa pellicola di Laura Bispuri mette in evidenza principalmente l'assurdità e l'arretratezza in cui ancora vivono alcune aree geografiche: qui, per la precisione, siamo in un paese montano dell'Albania, dove lo spettatore apprende, soprattutto per ciò che concerne la condizione delle donne, che l'intero genere femminile viene considerato e fatto vivere letteralmente sotto l'ingerenza maschile, costituito pertanto da uomini per lo più prevaricatori e del tutto insensibili alle esigenze, nonchè desideri, delle donne.
Alba Rohrwacher, che interpreta la protagonista principale, riscopre molto egregiamente ed intensamente il ruolo di donna/uomo a cui in pratica è stata tolta l'identità. Forte prima per il fatto di avere trovato il coraggio necessario di ribellarsi alle assurde leggi della propria terra, ma ancora di più, in seguito, nell'intraprendere il suo viaggio di "affrancamento" di sìè e soprattutto di conoscenza di sè in quanto individuo donna a cui non deve assolutamente essere precluso di poter gioire della propria condizione di nascita. E nel corso della sua trasformazione e conquista di libertà individuale, la Rohrwacher consegna allo spettatore un ritratto femminile molto efficace nel suo lento e timido, ma risoluto, cambiamento.
Vivamente consigliato.
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stefanomaria
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venerdì 27 marzo 2015
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un libro visivo
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Sono al buio, è notte fonda, e le immagini, le sensazioni, le emozioni suscitatemi da 'Vergine giurata' sono lì, presenti, attive; non riesco a staccami da loro, loro non mi lasciano un minuto, e si consumano lentamente dentro di me, stimolando la mia mente e imponendomi di riflettere sulle splendide immagini del film.
Scarno, essenziale, con dialoghi ridotti all'osso, il lungometraggio della Bispuri riporta emozioni che ho, talvolta, avvertito con la lettura di un buon libro, nel quale le 'immagini immaginate' sono più forti di qualsiasi rappresentazione riportata su di un lenzuolo bianco ed impresse sulla mia cornea; infatti, al di là della storia sconvolgente delle 'vergini giurate' albanesi, la scenografia e il simbolismo delle immagini del film sono di una forza inarrestabile che va decisamente al di là della mera rappresentazione visiva: la macchina da presa rincorre i personaggi, sta loro fisicamente addosso, ritrae ogni piccolo particolare senza compiacimento, senza vergogna o pudore, con la consapevolezza della loro potenza narrativa e descrittiva; i caratteri sono lì, nudi davanti a noi spettatori, e non c'è fraintendimento, non c'è equivoco, sia nella interpretazione, da parte di noi spettatori, dei significati palesi, superficiali, né di quelli più reconditi e sottotraccia.
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Sono al buio, è notte fonda, e le immagini, le sensazioni, le emozioni suscitatemi da 'Vergine giurata' sono lì, presenti, attive; non riesco a staccami da loro, loro non mi lasciano un minuto, e si consumano lentamente dentro di me, stimolando la mia mente e imponendomi di riflettere sulle splendide immagini del film.
Scarno, essenziale, con dialoghi ridotti all'osso, il lungometraggio della Bispuri riporta emozioni che ho, talvolta, avvertito con la lettura di un buon libro, nel quale le 'immagini immaginate' sono più forti di qualsiasi rappresentazione riportata su di un lenzuolo bianco ed impresse sulla mia cornea; infatti, al di là della storia sconvolgente delle 'vergini giurate' albanesi, la scenografia e il simbolismo delle immagini del film sono di una forza inarrestabile che va decisamente al di là della mera rappresentazione visiva: la macchina da presa rincorre i personaggi, sta loro fisicamente addosso, ritrae ogni piccolo particolare senza compiacimento, senza vergogna o pudore, con la consapevolezza della loro potenza narrativa e descrittiva; i caratteri sono lì, nudi davanti a noi spettatori, e non c'è fraintendimento, non c'è equivoco, sia nella interpretazione, da parte di noi spettatori, dei significati palesi, superficiali, né di quelli più reconditi e sottotraccia.
Da sfondo (quasi a voler evocare la simbologia arcaica di questo elemento), c'è l'acqua che, in mare, in una piscina, in pioggia, in neve, nello scorrere di un fiume di montagna, in una improvvisata vasca da bagno in una povera casa di montanari, tra i capelli di Hana/Mark) accompagna maternamente la storia, i personaggi, lo scorrere (appunto...) e i cambiamenti delle loro vite, come un'anziana che conosca il bene e il male saprebbe condurre i giovani per mano verso la dritta via (sapientemente, pazientemente, infallibilmente...) delle loro esistenze.
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