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lunedì 3 maggio 2021
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pessimo
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Davvero pessimo. Senza senso.
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andrew_119933
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martedì 19 gennaio 2021
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deludente e prevedibile
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Film piatto con dialoghi banali e privi di senso. Visto il cast mi sarei aspettato qualcosina in più, al contrario durante tutto il film ci si ritrova a guardare scene scontate e prevedibili, con dialoghi semplici tra personaggi dei quali si conosce poco e niente.
Sconsigliato vivamente, soprattutto se si è fan del genere thriller/drammatico.
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wolvie
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domenica 22 novembre 2020
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giustizia desolante
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Regista svedese in trasferta negli USA, tra i produttori del film figura anche Anthony Hopkins. Alfredson realizza un opera non male, l ennesimo western moderno, con protagonisti eroi loro malgrado che si alleano per arginare il male, ovvero un ex sceriffo, stupratore e trafficante di droga che impone con la violenza e sopprusi ogni tipo di nefandezza. Un vecchio, un giovane un pochetto "ritardato" ( la Corazza di " Vikings")ed una donzella indifesa che pretende giustizia, partono per una missione di rivelazione di sé stessi, attraverso paesaggi spogli, freddi, dove le relazioni umane sono nulle se non in un bar o in una vecchia segheria. Il percorso si trasforma anche per lo spettatore, in una sorta di rappresentazione mitologica, dove non ci sono orpelli narrativi ma prevalgono violenza, bene e male, alla fine non c è altro spazio.
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Regista svedese in trasferta negli USA, tra i produttori del film figura anche Anthony Hopkins. Alfredson realizza un opera non male, l ennesimo western moderno, con protagonisti eroi loro malgrado che si alleano per arginare il male, ovvero un ex sceriffo, stupratore e trafficante di droga che impone con la violenza e sopprusi ogni tipo di nefandezza. Un vecchio, un giovane un pochetto "ritardato" ( la Corazza di " Vikings")ed una donzella indifesa che pretende giustizia, partono per una missione di rivelazione di sé stessi, attraverso paesaggi spogli, freddi, dove le relazioni umane sono nulle se non in un bar o in una vecchia segheria. Il percorso si trasforma anche per lo spettatore, in una sorta di rappresentazione mitologica, dove non ci sono orpelli narrativi ma prevalgono violenza, bene e male, alla fine non c è altro spazio. È già la seconda volta che Hopkins uccide Lyotta, nella prima gli mangiava il cervello (gnam!)
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ennio
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martedì 20 febbraio 2018
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un tranquillo thriller sulle montagne rocciose
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Il film si apprezza per i paesaggi, e per l'ambientazione in un'America rurale, montanara, lontana dal caos metropolitano. Per il resto, è un thriller/azione molto piatto, senza particolari idee, anche dialoghi e sceneggiatura sono piuttosto banali. Uno di quei film che fa pensare alla necessità di "far lavorare" attori famosi e in età da pensione come Hopkins e Liotta, rispettivamente nella parte del vendicatore e del cattivo di turno, tanto per fargli onorare un contratto con la casa cinematografica.
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elgatoloco
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sabato 28 ottobre 2017
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"blackway"emozionante
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Interessante, questo"Blackway"(noto anche come"Go with me"dal titolo del libro da cui è tratto)dove Daniel Alfredson, regista svedese, già famoso per film made in North Europe, riesce a trasporsi nel non meno freddo interstizio tra USA e Canada, con atmosfere fosche, "dark"e a tratti "gotiche"senza che, peraltro, nel film vi sia il minimo accenno(palese, almeno)di"fantastico"...dove naturalmente, bisogna ammetterlo, la fotografia aiuta e non poco, anzi a tratti è asoslutamente determinante. Film volutamente cupo, che però ci mostra una"deriva positiva"di ANthony Hopkins, passato da molti film come"Hannibal Lector"et similia a personaggio positivo, modello(per intenderci)"vecchio saggio".
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Interessante, questo"Blackway"(noto anche come"Go with me"dal titolo del libro da cui è tratto)dove Daniel Alfredson, regista svedese, già famoso per film made in North Europe, riesce a trasporsi nel non meno freddo interstizio tra USA e Canada, con atmosfere fosche, "dark"e a tratti "gotiche"senza che, peraltro, nel film vi sia il minimo accenno(palese, almeno)di"fantastico"...dove naturalmente, bisogna ammetterlo, la fotografia aiuta e non poco, anzi a tratti è asoslutamente determinante. Film volutamente cupo, che però ci mostra una"deriva positiva"di ANthony Hopkins, passato da molti film come"Hannibal Lector"et similia a personaggio positivo, modello(per intenderci)"vecchio saggio". La trasformazione dell'ex-poliziotto Blackway(nomen omen)in"vilain", in personaggio perfido oltre che"terribile"e"nefasto"non è in realtà spiegata nella sua genesi, ma si puiò ragionevolm,ente supporre che, come il"Quinlan"di Orson Welles(in"Touch of Evil", in it."L'infernale Quinlan", 1958)il personaggio fosse malvagio da sempre....Interessante è invece seguire il processo che porta alla"risoluzione", ossia anche al finale, con una sorta di"viaggio"(un altro"blackway", in qualche modo...?)dei tre personaggi"positivi"per combattere il malvagio-emblema del male, vista anche la totale indifferenza/omertà/paura di coloro che sarebbero delegati a proteggere i cittadini, ossia della locale polizia. Tratti à la Stephen King?Diremmo di no, se non nella rappresentazione di un certo mondo"marginale", "ai confini dell'Impero", regionale o come lo si voglia chiamare. Da considerare ampiamente, come film, nella sua dialettica bene-male, ma non solo, tenendo cioè invece conto di tutte le altre variabili che intervengono... Di Hopkins si è detto, della sua"compiacenza"nel mostrarsi "altro"rispetto a come lo si conosceva, mentre rimane da dire di Ray Liotta, ottimo"vilain", appunto, con tutte le connotazioni quasi"diaboliche"che sa attribuire al personaggio, mentre Julia Stiles impersona una donna psicologicamente molto interessante, divisa tra forza e consapevolezza da un lato, instrinseca incapacità a difendersi dall'altro; Alexander Ludwig, poi, giovane collaboratore"in difficoltà"di Hopkins , rappresenta chi è in fase di "eterna"(o quasi)crescita.... El Gato
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rampante
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venerdì 27 gennaio 2017
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terra di nessuno
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Un western particolare con tre insoliti personaggi il bello, il buono e il cattivo convinti che la giustizia o te la fai da solo oppure vieni schiacciato dal più forte.
Una donna torna a vivere nella sua città natale in una casa ai margini di una foresta della Pacific Worth West
La ragazza viene perseguitata da un ex poliziotto ora potente criminale; spacciatore, molestatore e boss dietro una ramificata tratta delle bianche
La donna chiede aiuto al poliziotto locale che in realtà non vuole aiutarla ma cerca di ostacolare anche la sua permanenza in città
Una avventura classica in atmosfera nordica ma anche una vendetta contro un simbolo del Male.
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Un western particolare con tre insoliti personaggi il bello, il buono e il cattivo convinti che la giustizia o te la fai da solo oppure vieni schiacciato dal più forte.
Una donna torna a vivere nella sua città natale in una casa ai margini di una foresta della Pacific Worth West
La ragazza viene perseguitata da un ex poliziotto ora potente criminale; spacciatore, molestatore e boss dietro una ramificata tratta delle bianche
La donna chiede aiuto al poliziotto locale che in realtà non vuole aiutarla ma cerca di ostacolare anche la sua permanenza in città
Una avventura classica in atmosfera nordica ma anche una vendetta contro un simbolo del Male.
Il trio di vendicatori è il pezzo forte del film e i tre eroi: una ragazzotta antipatica, un vecchio un poco stordito e un giovane gigantesco leggermente ritardato si addentrano nei boschi per dare la caccia a un uomo estremamente cattivo
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begoloz
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giovedì 20 ottobre 2016
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una boiata pazzesca
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Film lentissimo e noioso , poche scene di azione e trama banalissima.film che non doveva neanche passare nelle sale.mi sembrava di vedere quei gialli del sabato sera di rai2 con poco budget. Non basta un buon cast per il film più brutto dell' anno.
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tino79
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mercoledì 19 ottobre 2016
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state pure a casa
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Questo è senza dubbio uno dei film più brutti che abbia mai visto. Manca di ritmo, di introspezione psicologica e di tensione. Che per un thriller sarebbero caratteristiche indispensabili... I dialoghi sono imbarazzanti e quasi surreali, la trama è inconsistente e gli attori davvero poco espressivi. Hopkins..ma perché??? Davvero non riesco a condividere l'entusiasmo delle recensioni positive.
State a casa e spendete meglio i vostri soldi.
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alex62
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lunedì 17 ottobre 2016
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farsi giustizia da soli
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È lecito, quando un colpevole, Blackway (Ray Liotta in grande spolvero!) si erge sovrano sopra tutte le regole e la Legge, impunito, intoccabile, farsi giustizia con le proprie mani?!
In una specie di “sfida all'OK Corral” dove i numeri e le probabilità sono tutte a sfavore, i tre protagonisti di questo piccolo, sublime racconto vanno alla ricerca di una nuova opportunità. Vivian, la brava Julia Stiles ritorna a casa della madre che non c'è più e vorrebbe concedersi una nuova vita; Less, interpretato dal meraviglioso attore Anthony Opkins, è stato privato dei suoi affetti più cari e sua figlia è morta per overdose, e in quella fatalità certamente il nemico, Blackway, ha avuto parte, come anche nel percorso di autodistruzione della ragazza.
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È lecito, quando un colpevole, Blackway (Ray Liotta in grande spolvero!) si erge sovrano sopra tutte le regole e la Legge, impunito, intoccabile, farsi giustizia con le proprie mani?!
In una specie di “sfida all'OK Corral” dove i numeri e le probabilità sono tutte a sfavore, i tre protagonisti di questo piccolo, sublime racconto vanno alla ricerca di una nuova opportunità. Vivian, la brava Julia Stiles ritorna a casa della madre che non c'è più e vorrebbe concedersi una nuova vita; Less, interpretato dal meraviglioso attore Anthony Opkins, è stato privato dei suoi affetti più cari e sua figlia è morta per overdose, e in quella fatalità certamente il nemico, Blackway, ha avuto parte, come anche nel percorso di autodistruzione della ragazza. Infine Alexander Ludwig, alias Nate, alla ricerca non sa bene neanche lui di cosa, ma fedele al vecchio amico e compagno di lavoro Less, a qualunque costo e rischio. Insomma un vecchio, una ragazza triste e un demente: cosa possono sperare?! I tre s'imbarcano in un'impresa ardita, molto aldilà delle loro possibilità, perché? Perché non hanno nulla da perdere? Oppure perché è data a loro finalmente, dopo vite piatte e insoddisfacenti, se non addirittura tragiche, l'occasione regina di fare qualcosa di utile a tutta la comunità e al mondo intero, che sarà alleggerito da una presenza abominevole, che ha fatto solo del male e con autocompiacimento…
Sarebbe facile se si potesse giudicare in questo modo, se fosse così facile: liberare l'umanità da una presenza realmente, oggettivamente spiacevole…come evitare di pensare al ruolo che gli USA si sono assunti nei confronti del terrorismo globale?! Il Presidente degli USA invia i suoi droni armati a colpire in tutto il mondo i terroristi che hanno macchiato di sangue il suolo americano o quelli che stanno per farlo, perché no…chi potrebbe lamentarsi per questo?! Sono assassini spietati, non hanno diritto a pietà, né a un equo processo? Né al beneficio del dubbio, insieme con i loro parenti e a quanti si dovessero trovare nelle vicinanze all'arrivo del missile?!? Dov'è finita la norma sovrana del codice di procedura penale: colpevole aldilà di ogni ragionevole dubbio, anche del più debole. Significa che non si può condannare nessuno, se solo sussiste un'incertezza, anche la minima incertezza.
Ma forse il film vuole proprio stigmatizzare questo atteggiamento del giustiziere ad ogni costo, del dito puntato con eccessiva leggerezza nei confronti di chiunque.
In fondo i nostri tre improbabili eroi accettano una sfida ad armi pari (quasi), con un vecchio fucile da caccia, una pistola rubata ai delinquenti e tanta voglia di farla pagare a Blackway, a colui che ha scelto senza possibile remissione, la via del male. Non sono comodamente al riparo di una cabina di comando, a migliaia di kilometri di distanza dall'obiettivo ignaro, e non premono un bottone per scatenare l'inferno sul bersaglio. Ma invece s'inoltrano nella foresta, entrano nel territorio di Blackway, vanno a cacciarlo sul suo terreno e rimangano tutti e tre feriti e sconcertati da un risultato che non avrebbero mai sperato.
La ragazza pellerossa che riescono a strappare ai compari di Blackway, fabbricanti di droghe taroccate, di pessima qualità e magnaccia di un'azienda di prostituzione e spaccio senza controllo, è il simbolo dell'onestà dell'impegno dei nostri improbabili eroi: la salvano, la mettono su di un pullman, riuscendo a strapparla ai suoi aguzzini.
Una vita in cambio di una vita; anzi: due in cambio di tre…
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eugenio
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lunedì 17 ottobre 2016
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alla ricerca di blackway
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Anthony Hopkins e Ray Liotta ovvero Il silenzio degli innocenti e Quei bravi ragazzi per citare due famosi film, sono i protagonisti dell’ultimo thriller diretto da Daniel Alfredson della trilogia Millennium.
Forse qualcosa di svedese nel colore grigio del paesaggio e nel pallido volto della protagonista, Lilian, c’è.
Un foresta, una segheria, un ambiente glaciale, chiuso, dove ogni protagonista vive cieco incurante dei soprusi quotidiani, è il contesto in cui si muove Lilian, una giovane donna tornata da Seattle alla casa dei suoi genitori, ai margini appunto della foresta, a seguito della morte della madre.
In compagnia del gatto, la donna viene presto presa di “mira” da un sordido elemento: Blackway, appunto, (interpretato da Ray Liotta) dopo aver rifiutato il suo “esplicito” approccio al bar.
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Anthony Hopkins e Ray Liotta ovvero Il silenzio degli innocenti e Quei bravi ragazzi per citare due famosi film, sono i protagonisti dell’ultimo thriller diretto da Daniel Alfredson della trilogia Millennium.
Forse qualcosa di svedese nel colore grigio del paesaggio e nel pallido volto della protagonista, Lilian, c’è.
Un foresta, una segheria, un ambiente glaciale, chiuso, dove ogni protagonista vive cieco incurante dei soprusi quotidiani, è il contesto in cui si muove Lilian, una giovane donna tornata da Seattle alla casa dei suoi genitori, ai margini appunto della foresta, a seguito della morte della madre.
In compagnia del gatto, la donna viene presto presa di “mira” da un sordido elemento: Blackway, appunto, (interpretato da Ray Liotta) dopo aver rifiutato il suo “esplicito” approccio al bar. Le conseguenze del diniego non saranno piacevoli: il gatto sarà decapitato da Blackway e alla giovane ma non reattiva Lilian, non rimarrà che farsi giustizia da sola, pur essendo stata invitata dallo sceriffo della comunità (sic.) a lasciare il paese.
Intenzionata ad abbattere il muro di gomma del potere criminale di Blackway, Lilian cercherà l’aiuto di due “diversi” come lei: un silenzioso Lester, che sembra nascondere nel suo passato qualcosa di terribile legato alla figura criminale di Blackway e uno stolido, un dinoccolato “scemo del villaggioW, Nate, che segue Lester in ogni suo passo. Insieme il terzetto si metterà sulle tracce di Blackway per farlo redimere, o meglio, per contrastarlo togliendolo di mezzo una volta per tutte.
Non sarà facile.
Girato come un western algido ispirato al romanzo Go with me di Castle Freeman, Blackway (o Go with me titolo italiano), propone la classica dicotomia bene/male, in cui i nostri sono portatori di luce e di un sopruso, in lotta contro il prepotente di turno qui con l’occhio glaciale di Ray Liotta che dei Goodfellas mostra la sua estremizzazione più assoluta.
Ad essa si contrappone, con momenti non del tutto riusciti, un personaggio malinconico, legato ad un passato doloroso ma di cui non viene mai approfondito con la dovuta intensità il dramma che rimane in superficie (se non per la scena del controllo alcolemico).
Alfredosn tenta la strada degli Spietati ma non è Eastwood. Ed è un peccato perché con due grandi attori come Hopkins e Liotta, il gioco poteva vincersi facile. Per un’oretta piena nel bascular incerto dei protagonisti alla ricerca di Blackway, questo non si può dire, ma nel finale, ecco che il guizzo c’è, la fiamma si accende, ma brucia troppo in fretta.
E allo spettatore non resta che assistere alla smorta cenere, raffreddata dal vento di maestrale, quello della delusione.
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