woody62
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domenica 26 marzo 2017
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la "scuola" della malavita ha esiti imprevedibili
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La storia inizia come molte altre: la prima esperienza in carcere può diventare un inferno per un giovane allo sbaraglio, senza una forte “protezione”. Accade in “Un uomo innocente” (1989) dove Tom Selleck deve ringraziare F. Murray Abraham, o più recentemente ne “Il profeta” (2009) dove il giovane Tahar Rahim è accolto in carcere nella squadra del boss Cesar Luciani. Accade anche al19enne JR, il bravo attore australiano Brenton Thwaites (già visto in Maleficent) che deve scontare solo sei mesi di prigione, e che capisce presto il rischio che corre senza un l'aiuto di qualcuno, in particolare del noto rapinatore Brendan – un ottimo Ewan Mac Gregor.
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La storia inizia come molte altre: la prima esperienza in carcere può diventare un inferno per un giovane allo sbaraglio, senza una forte “protezione”. Accade in “Un uomo innocente” (1989) dove Tom Selleck deve ringraziare F. Murray Abraham, o più recentemente ne “Il profeta” (2009) dove il giovane Tahar Rahim è accolto in carcere nella squadra del boss Cesar Luciani. Accade anche al19enne JR, il bravo attore australiano Brenton Thwaites (già visto in Maleficent) che deve scontare solo sei mesi di prigione, e che capisce presto il rischio che corre senza un l'aiuto di qualcuno, in particolare del noto rapinatore Brendan – un ottimo Ewan Mac Gregor. Il problema è che in tutti questi casi l'aiuto ha un prezzo da pagare. Il film punta su questo registro, sia per l'aspetto dell'azione spettacolare – dalla fuga dal carcere di Brendan, alla rapina alla miniera e agli sviluppi successivi –, sia per il rapporto umano tra i due protagonisti che si configura in una malintesa e controversa dinamica padre-figlio. Il tutto è complicato dalla storia d'amore di JR con la bella Tasha (Alicia Vikander) la donna del boss con cui Brendan organizza la rapina in miniera. Non occorre svelare la fine di una trama comunque avvincente. Basti dire che, come accadde già a Tom Selleck e a Tahar Rahim, la “scuola” della malavita porta a risultati strani e imprevedibili, specie in un giovane intelligente (gioca benissimo a scacchi e questo lo aiuterà proprio all'arrivo in carcere) e tremendamente innamorato.
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vepra81
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venerdì 24 marzo 2017
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dalla parte dei cattivi
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non mi ha detto molto come film. Visto sempre dalla parte dei cattivi mi diventa difficile simpatizzare con il protagonista. Mi aspettavo un bel film d azione ma si e rilevato un film generico. Finale non appassionante e un po deja vu. Si poteva variare la sceneggiatura.
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ennio
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venerdì 15 dicembre 2017
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scarso, stereotipato, ideologizzato
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E' sempre più difficile nel 201xxx fare un thriller che sia un thriller, un giallo, con una trama lineare e credibile. Questo film ne è una dimostrazione. Ad imitazione di temi e stili hollywoodiani recenti, qui i protagonisti non sono le persone, ma immagini di stampo ideologico e stereotipato: l'eroe giovane, impulsivo, stupido e innamorato. L'eroina, donna apparentemente fragile ma in realtà i pantaloni li porta lei e mette nel sacco una sfilza di omuncoli ingenui e presuntuosi. Molte le incongruenze e le assurdità: dal protagonista che tradisce il suo compagno di fuga dal carcere proprio a fuga ultimata, e perchè? Perchè la radio ha comunicato che in realtà egli non è stato condannato per "violenza aggravata", ma per lo stupro di una studentessa.
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E' sempre più difficile nel 201xxx fare un thriller che sia un thriller, un giallo, con una trama lineare e credibile. Questo film ne è una dimostrazione. Ad imitazione di temi e stili hollywoodiani recenti, qui i protagonisti non sono le persone, ma immagini di stampo ideologico e stereotipato: l'eroe giovane, impulsivo, stupido e innamorato. L'eroina, donna apparentemente fragile ma in realtà i pantaloni li porta lei e mette nel sacco una sfilza di omuncoli ingenui e presuntuosi. Molte le incongruenze e le assurdità: dal protagonista che tradisce il suo compagno di fuga dal carcere proprio a fuga ultimata, e perchè? Perchè la radio ha comunicato che in realtà egli non è stato condannato per "violenza aggravata", ma per lo stupro di una studentessa. Il protagonista, un pluriomicida, a questo punto s'indigna, lo pesta a sangue e lo lascia nelle mani della polizia. Se non è abbastanza ridicola questa scena, ce ne saranno altre, purtroppo. Peccato per Ewan Mcgregor che fa sempre una bella figura.
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elgatoloco
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mercoledì 20 novembre 2019
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innovativo, se pur "tradizionale"
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Sembra un paradosso affermarlo così, ma"Son of a Gun"(Julius Avery, anche sceneggiatore, 2014)è un film tradizionale(il plot e la trama, l'evasione etc.)eppure innovativo nel ritmo ma soprattutto nella concezione, di una realtà spezzettata anche se destinata a ricomporsi che prelude al film stesso, nelle sua realizzazione, stante già la sceneggiatura. In realtà, considerando che il film è australiano, si poteva/potrebbe aspettatre che il film lo sia più decisamente/marcatamente, mentre in realtà ci troviamo di fronte a un film che potrebbe essere, con piccole ma insignificanti varianti, statunitense o di Hong-Kong o al limite canadese, ma in epoca di" globalizzazione"a tali nuances si rischia di non fare neppure più caso.
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Sembra un paradosso affermarlo così, ma"Son of a Gun"(Julius Avery, anche sceneggiatore, 2014)è un film tradizionale(il plot e la trama, l'evasione etc.)eppure innovativo nel ritmo ma soprattutto nella concezione, di una realtà spezzettata anche se destinata a ricomporsi che prelude al film stesso, nelle sua realizzazione, stante già la sceneggiatura. In realtà, considerando che il film è australiano, si poteva/potrebbe aspettatre che il film lo sia più decisamente/marcatamente, mentre in realtà ci troviamo di fronte a un film che potrebbe essere, con piccole ma insignificanti varianti, statunitense o di Hong-Kong o al limite canadese, ma in epoca di" globalizzazione"a tali nuances si rischia di non fare neppure più caso... Cerrto"Son of a Gun"è film potente, ben concepito, efficace, salvo forse nell'incipit, che rischia di apparire quasi convenzionale, ben diretto e ben interprerato. Salvo Ewan Mc Gregor gli/le interpreti mi erano quasi ignoti/e(in realtà, come interpreti femminili si può citare solamente Alicia Vikander, peraltro brava), ma complessivamente la prova è superata decisamente bene. Forse inutile voler cercare"sensi in più"particolari, in questo film; basterà limitarsi a dire che interpreta stati d'animo, pur in un ambiente violento e criminale, legati alla percezione e alla sensazione ben più che alla ragione e all'"intelletto". una tendenza rilevabile anche nel common sense dominante in questo nostro tempo, post-tutto, post-ideologico e post-razionale, dove la ragione serve soprattutto al dominio economico e tecnologico. El Gato
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