tmpsvita
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venerdì 10 novembre 2017
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mark duplass colonna portante, horror che funziona
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Creep è un film independente, dal budget bassissimo, che si inserisce all'interno dell'attuale e vastissimo panorama horror con una timidezza che si rivela, con il passare del tempo, solo un astuto e ottimamente costruito escamotage per stupire il pubblico in una fase finale inquietante ed ambiziosa.
Il difetto che, però, mi trattiene parecchio nel sostenerlo un cult horror, come molti critici lo hanno definito, è che questa "trasformazione" da una parte iniziale particolarmente lunga (2/3 del film), anzi troppo lunga, calma e difficile da decifrare e che cerca in tutti i modi di creare all'interno della testa dello spettatore numerosi punti di domanda, a una seconda molto più chiara, veloce e dal forte impatto visivo ma soprattutto emozionale, è fin troppo percepibile.
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Creep è un film independente, dal budget bassissimo, che si inserisce all'interno dell'attuale e vastissimo panorama horror con una timidezza che si rivela, con il passare del tempo, solo un astuto e ottimamente costruito escamotage per stupire il pubblico in una fase finale inquietante ed ambiziosa.
Il difetto che, però, mi trattiene parecchio nel sostenerlo un cult horror, come molti critici lo hanno definito, è che questa "trasformazione" da una parte iniziale particolarmente lunga (2/3 del film), anzi troppo lunga, calma e difficile da decifrare e che cerca in tutti i modi di creare all'interno della testa dello spettatore numerosi punti di domanda, a una seconda molto più chiara, veloce e dal forte impatto visivo ma soprattutto emozionale, è fin troppo percepibile. Ciò naturalmente riduce lo stupore, anche perché la tensione che si va a creare nella prima mezz'ora comincia a diventare solo un'attesa abbastanza lunga.
Nonostante questo, il film riesce in tempo a cambiare tono e a diventare un vero e proprio horror, più dal punto di vista psicologico che "fisico".
Quest'ultima mezz'ora è, infatti, dominata da una costante tensione che viene amplificata da delle scene dall'atmosfera disturbante e da un'esemplare interpretazione da parte di Mark Duplass. Si tratta di un attore, che ho già conosciuto e quasi sempre apprezzato attraverso altre pellicole dal timbro indie (Blue Jay, The One I Love, The Lazarus Effects), capace di rendere ogni personaggio, da lui interpretato, unico e complesso nonché ricco di svariate sfumature, ne è un esempio più che valido il lavoro svolto da lui in questo film: praticamente è la colonna portante dell'intera pellicola.
Ho sfruttato l'occasione di recuperarlo vista la recente uscita del suo seguito che sicuramente vedrò e recensirò molto presto.
VOTO: 7 - /10
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dandy
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lunedì 25 gennaio 2021
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manipolazione.
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Curioso prodotto lowbudget che rielabora in modo originale l'espediente ormai usurato del filmato in prima persona.Colpisce la rappresentazione di un male sinuoso che avvolge una vittima ignara e allo stesso tempo vagamente consapevole degli strani segnali circostanti(i continui scherzi di Josef,la truce maschera da licantropo e le confessioni spiazzanti come quella sui gusti sessuali della moglie) ma rabbonita da un espediente inattaccabile come una malattia terminale.L'inquietudine è presente fin da subito,e come dimostra il finale,dopo aver lasciato costantemente in dubbio il suo bersaglio(e sovente lo spettatore stesso)il macchiavellico e perverso carnefice riesce fatalmente a riconquistarne la fiducia riutilizzando l'espediente della vulnerabilità con cui lo aveva avvicinato dimostrando come spesso ci si renda inevitabilmente partecipi in un gioco al massacro illudendosi di aver capito la vera natura dell'altro(cosa su cui l'assassino stesso riflette nelle ultime scene).
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Curioso prodotto lowbudget che rielabora in modo originale l'espediente ormai usurato del filmato in prima persona.Colpisce la rappresentazione di un male sinuoso che avvolge una vittima ignara e allo stesso tempo vagamente consapevole degli strani segnali circostanti(i continui scherzi di Josef,la truce maschera da licantropo e le confessioni spiazzanti come quella sui gusti sessuali della moglie) ma rabbonita da un espediente inattaccabile come una malattia terminale.L'inquietudine è presente fin da subito,e come dimostra il finale,dopo aver lasciato costantemente in dubbio il suo bersaglio(e sovente lo spettatore stesso)il macchiavellico e perverso carnefice riesce fatalmente a riconquistarne la fiducia riutilizzando l'espediente della vulnerabilità con cui lo aveva avvicinato dimostrando come spesso ci si renda inevitabilmente partecipi in un gioco al massacro illudendosi di aver capito la vera natura dell'altro(cosa su cui l'assassino stesso riflette nelle ultime scene)....Molto bravi i due protagonisti(il regista interpreta Aaron),anche sceneggiatori e che a loro detta hanno totalmente improvvisato i dialoghi.Peccato per alcune forzature nella seconda parte,dall'indifferenza della polizia al fatto che Aaron continui a filmare tutto quello che succede.Niente colonna sonora,se non sui titoli di coda("Our Mutant" dei Big Business).Uscito da noi su Netflix sottotitolato.Con un seguito.
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