harley360
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domenica 29 novembre 2020
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lento
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Il film si presenta già ai primi 25 minuti molto lento e senza effetti interessanti. I paesaggi e alcuni dettagli sono creati abbastanza bene ma tuttavia la trama si sarebbe potuta sviluppare meglio. Non lo consiglio
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biso93
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venerdì 5 maggio 2017
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la forza delle idee
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Across the River, oltre il guado, e' un film del 2013 scritto e diretto da Luca Bianchini. New horror italiano! Across the River ha ricevuto numerosi premi nei festival a cui ha partecipato e oggi guardandolo ho scoperto il motivo. Parliamo di un film che manifesta tutta la sua amatorialita quanto la forza della sua messa in scena, dimostrando che la base di un buon film, starà sempre nella forza della sua idea, e della passione che ci si mette nel realizzarlo. Con non più di 5000 euro, e secondo me non esagero più di tanto, Bianchini realizza un film intelligente, potente, semplice e capace di emergere tra le tante monnezze che circolano nel genere horror. Dialoghi ridotti all'osso, angoscia costante.
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Across the River, oltre il guado, e' un film del 2013 scritto e diretto da Luca Bianchini. New horror italiano! Across the River ha ricevuto numerosi premi nei festival a cui ha partecipato e oggi guardandolo ho scoperto il motivo. Parliamo di un film che manifesta tutta la sua amatorialita quanto la forza della sua messa in scena, dimostrando che la base di un buon film, starà sempre nella forza della sua idea, e della passione che ci si mette nel realizzarlo. Con non più di 5000 euro, e secondo me non esagero più di tanto, Bianchini realizza un film intelligente, potente, semplice e capace di emergere tra le tante monnezze che circolano nel genere horror. Dialoghi ridotti all'osso, angoscia costante. Si perché le atmosfere del film, le location la fotografia e i rumori del bosco, creano da soli tutta l'ansia necessaria. Il nostro protagonista a causa del maltempo, rimarrà bloccato in un villaggio abbandonato. In cui nessuno vorrebbe rimanere da solo. Bello, semplice e povero, ma forte di una semplice e solida idea di cinema che ricorda quanto le nostre paure siano sempre generate dalle cose più sciocche e antiche! Da vedere assolutamente!
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gufetta76
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sabato 29 aprile 2017
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il villaggio maledetto
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La storia è lenta e noiosa. La regina non è male ma non esistono dialoghi , è molto noioso perché non accade nulla, non c'è molto senso logico e il finale è sbrigativo. Tempo perso a guardarlo
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(di valentina allavevena)
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kronos
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martedì 25 ottobre 2016
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inquietante con parsimonia
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Lorenzo Bianchini ha avuto un ruolo importante, per certi versi fondativo, per la new wave italica horror (rigorosamente indipendente) degli ultimi lustri: ha mostrato che anche a zero budget si potevano realizzare thriller/horror di grande effetto.
Inevitabilmente sacrificati nella confezione, ma comunque capaci di regalare grandi emozioni.
A distanza di anni da quei singolari esordi, può darsi che Bianchini abbia sparato le cartucce migliori: pur funzionando discretamente, "Oltre il guado" non eguaglia in complessità narrativa e pathos emotivo i lavori precedenti, in particolare il notevole "Custodes Bestiae".
Anche se l'impatto tecnico e visivo è migliorato, di livello ormai semi-professionale, manca qualcosa in termini di scrittura e quindi di coinvolgimento.
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Lorenzo Bianchini ha avuto un ruolo importante, per certi versi fondativo, per la new wave italica horror (rigorosamente indipendente) degli ultimi lustri: ha mostrato che anche a zero budget si potevano realizzare thriller/horror di grande effetto.
Inevitabilmente sacrificati nella confezione, ma comunque capaci di regalare grandi emozioni.
A distanza di anni da quei singolari esordi, può darsi che Bianchini abbia sparato le cartucce migliori: pur funzionando discretamente, "Oltre il guado" non eguaglia in complessità narrativa e pathos emotivo i lavori precedenti, in particolare il notevole "Custodes Bestiae".
Anche se l'impatto tecnico e visivo è migliorato, di livello ormai semi-professionale, manca qualcosa in termini di scrittura e quindi di coinvolgimento.
L'impressione è che in "Across the river" la sceneggiatura fatichi a reggere la durata del lungometraggio, costringendo il regista a diluire in eccesso la vicenda.
In particolare sono troppi e troppo simili i vagabondaggi notturni del protagonista nelle topaie del villaggio fantasma, per convincere e coinvolgere appieno.
Qualche idea in più in fase di scrittura o, in alternativa, qualche minuto in meno nel final cut, avrebbero giovato non poco.
Resta comunque un film godibile per gli appassionati del genere: buona atmosfera, discreta tensione emotiva, finale in crescendo e, perchè no, qualche idea inedita.
VOTO FINALE: due stelline e mezzo
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oldboy muzza
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sabato 16 aprile 2016
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niente male davvero ...
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Ecco la prova che anche in Italia si riescono a fare film "americani".
La storia, fondamentalmente, non è nulla di troppo originale: un uomo si trova immerso nella natura completamente da solo e tutto va bene fino a quando non iniziano ad accadere strane cose. Rumori, giochi di ombre, visuale notturna quando serve, atteggiamenti del protagonista che da lucidi si fanno deliranti, una spirale di paura che lo assale e si porta dietro lo spettatore. Questo piccolo film raggiunge esattamente l'obiettivo che si deve porre un horror che faccia ricorso alla tensione più che allo splatter, ovvero spaventa, inquieta e incuriosisce. E proprio sulla curiosità inciampa, nel senso che va bene stimolarla in chi guarda ma sarebbe opportuno appagarla.
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Ecco la prova che anche in Italia si riescono a fare film "americani".
La storia, fondamentalmente, non è nulla di troppo originale: un uomo si trova immerso nella natura completamente da solo e tutto va bene fino a quando non iniziano ad accadere strane cose. Rumori, giochi di ombre, visuale notturna quando serve, atteggiamenti del protagonista che da lucidi si fanno deliranti, una spirale di paura che lo assale e si porta dietro lo spettatore. Questo piccolo film raggiunge esattamente l'obiettivo che si deve porre un horror che faccia ricorso alla tensione più che allo splatter, ovvero spaventa, inquieta e incuriosisce. E proprio sulla curiosità inciampa, nel senso che va bene stimolarla in chi guarda ma sarebbe opportuno appagarla. Il rischio, in film come questo, è del resto quello di svelare troppo, il regista se ne tiene deliberatamente alla larga finendo però per svelare troppo poco. La scelta di non inserire sottotitoli quando parla il vecchio che tutto sembra sapere, sentire e conoscere forse non è azzeccatissima. Ad ogni modo, un bel prodotto, segno che il cinema italiano sarà pure in crisi cronica (innegabile) ma qualcosa per uscire lo sta facendo, come aprirsi nuove strade attraverso percorsi diversi dal solito. Un applauso, dunque, per il film, e mezza stella in più per l'idea di tentare la sorte con qualcosa di differente da quello cui la nostra cultura ci ha abituati.
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bericopredieri
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martedì 6 ottobre 2015
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una sorpresa.
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Ecco come fare con quattro soldi, una idea un pò abusata ma sviluppata benissimo, l'ambientazione giusta, un signor hottor, da fare invidia alle solite scemenze di americanate con oscure presenze e fotocamere varie al seguito. Complimenti al regista e all'unico bravo protagonista,.
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savross85
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giovedì 24 settembre 2015
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lo sguardo dei boschi
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Lorenzo Bianchini è un regista che sicuramente meriterebbe maggiore spazio nel panorama cinematografico italiano. Questo across the river risulta un lavoro accurato, maturo, silenzioso, dalla foografia elegante e i silenzi mai fini a sè stessi. Il riferimento a la casa dalle finestre che ridono è evidente, ma Bianchini crea più una sorta di leggenda gotica rurale trasportata ai giorni nostri, in cui la natura dei boschi finisce per essere la vera protagonista del tutto. Il protagonista, Marco Contrada, è veramente bravo, ed il fatto che gli altri due coprotagonisti parlino sloveno, una lingua slava ma che finisce per essere sconosciuta allo spettatore italiano, finiscono per rendere ancora più inquietante la storia.
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Lorenzo Bianchini è un regista che sicuramente meriterebbe maggiore spazio nel panorama cinematografico italiano. Questo across the river risulta un lavoro accurato, maturo, silenzioso, dalla foografia elegante e i silenzi mai fini a sè stessi. Il riferimento a la casa dalle finestre che ridono è evidente, ma Bianchini crea più una sorta di leggenda gotica rurale trasportata ai giorni nostri, in cui la natura dei boschi finisce per essere la vera protagonista del tutto. Il protagonista, Marco Contrada, è veramente bravo, ed il fatto che gli altri due coprotagonisti parlino sloveno, una lingua slava ma che finisce per essere sconosciuta allo spettatore italiano, finiscono per rendere ancora più inquietante la storia.
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no_data
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mercoledì 19 agosto 2015
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pessimo, lento ed inguardabile.
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Un film ridicolo, se non fosse che non c'è niente da ridere. Trama e recitazione inesistenti. Se si tratta di un esperimento, direi che è fallito. Se si tratta di uno scherzo, è uno scherzo che non fa ridere nessuno. Se è costato più di 100 euro, sono stati buttati dei soldi. Risparmiate un'ora e mezza di vita e guardate qualsiasi altro film. Davvero.
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no_data
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mercoledì 19 agosto 2015
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peggio di una perdita di tempo
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Un film ridicolo, se non fosse che non c'è niente da ridere. Trama e recitazione inesistenti. Se si tratta di un esperimento, direi che è fallito. Se si tratta di uno scherzo, è uno scherzo che non fa ridere nessuno. Se è costato più di 100 euro, sono stati buttati dei soldi. Risparmiate un'ora e mezza di vita e guardate qualsiasi altro film. Davvero.
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lore64
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mercoledì 17 giugno 2015
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il meglio e il peggio
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"Oltre il fiume" ha una bellissima fotografia, una sceneggiatura impeccabile (tanto più se si pensa che è stata realizzata con mezzi assolutamente artigianali) e anche buoni riferimenti simbolici. Si pensi ad es. al tema classico del fiume - il Lete, Caronte, il rogo dei capi vichinghi sul loro drakkar - come elemento divisivo fra regno dei vivi e dei morti. Il villaggio abbandonato è reso benissimo e risulta in immagini indimenticabili avvolte fra nebbia, gelo, solitudine e un senso di minaccia incombente.
Eccellente l'idea delle telecamere come medium tramite cui il protagonista coglie le avvisaglie di una presenza minacciosa. Molto valido il lavoro della cinepresa che segue da presso il protagonista negando allo spettatore la possibilità di vedere cosa c'è attorno e quindi moltiplicando il senso di minaccia.
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"Oltre il fiume" ha una bellissima fotografia, una sceneggiatura impeccabile (tanto più se si pensa che è stata realizzata con mezzi assolutamente artigianali) e anche buoni riferimenti simbolici. Si pensi ad es. al tema classico del fiume - il Lete, Caronte, il rogo dei capi vichinghi sul loro drakkar - come elemento divisivo fra regno dei vivi e dei morti. Il villaggio abbandonato è reso benissimo e risulta in immagini indimenticabili avvolte fra nebbia, gelo, solitudine e un senso di minaccia incombente.
Eccellente l'idea delle telecamere come medium tramite cui il protagonista coglie le avvisaglie di una presenza minacciosa. Molto valido il lavoro della cinepresa che segue da presso il protagonista negando allo spettatore la possibilità di vedere cosa c'è attorno e quindi moltiplicando il senso di minaccia. I primi 45 minuti lasciano presagire un film di grande valore.
Allora cosa è andato storto? Due cose strettamente collegate. Nel film non succede quasi nulla. Le esplorazioni del protagonista si ripetono invariate nei minimi dettagli, come anche negli edifici visitati, per 50+ minuti. Alla fine la cosa annoia. Come in altre sue produzioni, Bianchini non taglia abbastanza e il film diventa ripetitivo. Tanto più che trattandosi di film indipendenti le locations sono pochissime e si ripetono all'infinito.
Il secondo problema è che non c'è sviluppo dell'azione né del personaggio. Il protagonista continua le esplorazioni senza che emergano elementi nuovi e senza che la sua situazione psicologica cambi significativamente. Se anche una notte ha paura e si barrica in casa, la mattina dopo tutto riprende come prima (cosa anche poco realistica). Sarebbe stato molto più interessante se ad es. il protagonista avesse progressivamente perso il proprio sangue freddo, e le esplorazioni dei primi giorni si fossero progressivamente trasformate in fughe da rumori misteriosi o ombre appena intraviste. La cosa avrebbe costruito trama e suspence, ed aggiunto un elemento di approfondimento psicologico che poi avrebbe magari giustificato una conclusione aperta (meno scemotta di quella propinataci).
Manca infine qualsiasi spiegazione, anche vaga, sull'origine della minaccia sovrannaturale.
Guardabile da chiunque non si fermi alle porcate statunitensi, ma raccomandato solo a chi abbia tanta pazienza o apprezzi un horror completamente "denaturato" stile L'Anticristo di Lars von Trier o Don`t look now di Roeg.
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