laurence316
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martedì 31 gennaio 2017
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belle animazioni ma la storia è risaputa e banale
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Il 4° film (un mediometraggio, in realtà) di Makoto Shinkai subito assurto, senza coglierne le profonde differenze in termini di tematiche e realizzazione, dalla critica occidentale a "nuovo Miyazaki", Il giardino delle parole è una nuova variazione sul tema caro al regista della distanza (e separazione) tra le persone, un’opera di durata limitata che ha proprio in questo la sua forza.
Fin qui tutto bene, si potrebbe dire. Peccato che le tematiche qui esplorate siano le medesime di 5 cm per second, o di Oltre le nuvole, il luogo promessoci: tormenti adolescenziali, amori irraggiungibili, difficoltà di comunicazione, lontananza.
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Il 4° film (un mediometraggio, in realtà) di Makoto Shinkai subito assurto, senza coglierne le profonde differenze in termini di tematiche e realizzazione, dalla critica occidentale a "nuovo Miyazaki", Il giardino delle parole è una nuova variazione sul tema caro al regista della distanza (e separazione) tra le persone, un’opera di durata limitata che ha proprio in questo la sua forza.
Fin qui tutto bene, si potrebbe dire. Peccato che le tematiche qui esplorate siano le medesime di 5 cm per second, o di Oltre le nuvole, il luogo promessoci: tormenti adolescenziali, amori irraggiungibili, difficoltà di comunicazione, lontananza. Il regista pare insomma monotematico: i suoi film non sono altro che una costante rielaborazione, talvolta non particolarmente eclatante come in questo caso, del medesimo discorso.In questo Il giardino della parole, poi, è solo grazie alla breve durata che viene in qualche modo (non sempre) arginata la deriva patetica e sentimentalistica della trama non particolarmente originale e fin troppo scontata.
Vorrebbe parlare di emozioni profonde suscitandone a sua volta nello spettatore il regista, ma data la superficialità nella caratterizzazione dei protagonisti, vi è come un’impressione di distanza, i personaggi (il cui charachter design non è proprio eccellente) paiono bambolotti apatici e inespressivi, incapaci di trasmettere complesse emozioni e, pertanto, incapaci di suscitare empatia nello spettatore.
Vorrebbe parlare della classica (anche se un po' improbabile) storia d’amore tra un adolescente e una donna matura, nel contesto alquanto alienante della società giapponese contemporanea, ma i momenti realmente intensi e riusciti in questo senso sono ben pochi.
Se sul piano narrativo non ha molto mordente, il film di Shinkai si risolleva però e ampiamente con la straordinaria qualità delle animazioni, con un’attenzione al dettaglio veramente maniacale e con un realismo degli sfondi che non ha nulla da invidiare alle produzioni dello Studio Ghibli. Resta però il rammarico per quello che, con un minimo di cura in più anche sul piano della sceneggiatura, si sarebbe potuto rivelare un nuovo capolavoro dell’animazione giapponese.
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kronos
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giovedì 4 giugno 2015
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atmosfera sublime
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"Il giardino delle parole" è un film profondamente sentimentale che può emozionare o stancare a seconda della sensibilità e del vissuto di chi guarda.
Ma l'atmosfera sublime che si respira in ogni fotogramma, quella non può lasciar indifferente chicchessia: pare quasi di esserci in quel giardino, le cui meraviglie, dipinte al variare delle stagioni, evocano i sentimenti e le emozioni dei personaggi, e di riflesso le nostre.
Arrivati ai titoli di coda si ha la piacevole sensazione d'aver respirato quarantasei minuti d'aria pura.
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elizabeth 91
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martedì 3 febbraio 2015
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una storia
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Non credo che questo film d'animazione sia per tutti e credo che sia necessario informarsi sul film prima di vederlo. L'autore e regista ha una sensibilità pazzesca che potrebbe non essere apprezzata da tutti. Shinkai sviluppa un mediometraggio che racconta una storia in cui (come ha detto lui stesso) cerca di rappresentare il valore originario della parola amore in giapponese: solitaria tristezza, oppure, desiderare qualcuno in solitudine. La storia è questa, non deve esserci necessariamente un lieto fine o semplicemente una fine.
La grafica è tecnicamente eccellente, iperrealistica. I colori creano un'atmosfera potente e le musiche ti solleticano l'animo. Se riuscite ad apprezzare tutto questo, è un dvd che non può mancare.
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Non credo che questo film d'animazione sia per tutti e credo che sia necessario informarsi sul film prima di vederlo. L'autore e regista ha una sensibilità pazzesca che potrebbe non essere apprezzata da tutti. Shinkai sviluppa un mediometraggio che racconta una storia in cui (come ha detto lui stesso) cerca di rappresentare il valore originario della parola amore in giapponese: solitaria tristezza, oppure, desiderare qualcuno in solitudine. La storia è questa, non deve esserci necessariamente un lieto fine o semplicemente una fine.
La grafica è tecnicamente eccellente, iperrealistica. I colori creano un'atmosfera potente e le musiche ti solleticano l'animo. Se riuscite ad apprezzare tutto questo, è un dvd che non può mancare.
Il doppiaggio giapponese è ottimo, quello italiano è buono ma si poteva fare di più. Ho apprezzato molto i contenuti speciali che spiegano meglio il punto di vista del regista e lo sviluppo della tematica.
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kyotrix
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domenica 19 ottobre 2014
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ottimo
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Se adorate i film jappo coi loro sentimenti profondi, chiaramente dovere guardarlo. NB c'e' una scena finale dopo i titoli di coda.
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il critico
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venerdì 12 settembre 2014
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il giardino delle parole
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Magari se non sei appassionato di anime non sai nemmeno chi è Shinkai e che film abbia fatto anche se viene definito il nuovo "Miyazaki" dalla locandina magari per attirare qualche pesce in più al cinema anche se effettivamente i due registi si somigliano per stile.Il punto forte di questo film,classico di Shinkai, è il colpo d'occhio.i disegni dettagliatissimi e colorati da soli bastano per catturare la vostra attenzione per tutti i suoi 45 minuti."Il Giardino delle Parole" è una storia d'amore tra un adolescente e una donna più grande che si incontrano in un giardino nelle giornate di pioggia, però è una storia d'amore diversa a quella a cui il cinema americano (ma anche italiano) vi ha abituato infatti qui i due protagonisti (piccolo spoiler) non si danno manco un bacio in tutto il film (fine spoilerino) in un senso d'amore più orientale e classico del regista con il forte tema della lontananza sia fisica (per il finale) e sia magari d'età dei due amanti.
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Magari se non sei appassionato di anime non sai nemmeno chi è Shinkai e che film abbia fatto anche se viene definito il nuovo "Miyazaki" dalla locandina magari per attirare qualche pesce in più al cinema anche se effettivamente i due registi si somigliano per stile.Il punto forte di questo film,classico di Shinkai, è il colpo d'occhio.i disegni dettagliatissimi e colorati da soli bastano per catturare la vostra attenzione per tutti i suoi 45 minuti."Il Giardino delle Parole" è una storia d'amore tra un adolescente e una donna più grande che si incontrano in un giardino nelle giornate di pioggia, però è una storia d'amore diversa a quella a cui il cinema americano (ma anche italiano) vi ha abituato infatti qui i due protagonisti (piccolo spoiler) non si danno manco un bacio in tutto il film (fine spoilerino) in un senso d'amore più orientale e classico del regista con il forte tema della lontananza sia fisica (per il finale) e sia magari d'età dei due amanti."Il Giardino delle Parole" è una storia con un ritmo molto lento (ma non annoia) e rilassante ma che è forse la trama più matura del regista.Se vi piace il genere vi piacerà molto per la sua fiabesca atmosfera.Consigliato.
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veritasxxx
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venerdì 13 giugno 2014
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impressioni dell'estremo oriente
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Mi chiedo chi di questi tempi si prenda la briga di andare a vedere un film di animazione giapponese di un regista poco conosciuto, che dura 45 minuti e di cui nessuno ha mai sentito parlare. E infatti nessuno l'ha visto ed è passato nei cinema per poco più di una settimana. Peccato, perchè gli spunti de "il giardino delle parole" sono interessanti e mostrano come l'animazione nipponica si abbini bene all'introspezione psicologica dei personaggi nei fatati panorami urbani di Tokyo, che si tratti di un'affollata stazione di treni o di un gazebo in mezzo a un parco. L'incontro casuale tra un giovane studente che marina la scuola nei giorni di pioggia e una donna misteriosa che preferisce bere birra e mangiare cioccolata nel parco che andare al lavoro è lo spunto per descrivere le solitudini di due fasi della vita, l'adolescenza con le sue incertezze e e sue speranze, e l'età adulta in cui certe fragilità della gioventù non sembrano dissolversi.
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Mi chiedo chi di questi tempi si prenda la briga di andare a vedere un film di animazione giapponese di un regista poco conosciuto, che dura 45 minuti e di cui nessuno ha mai sentito parlare. E infatti nessuno l'ha visto ed è passato nei cinema per poco più di una settimana. Peccato, perchè gli spunti de "il giardino delle parole" sono interessanti e mostrano come l'animazione nipponica si abbini bene all'introspezione psicologica dei personaggi nei fatati panorami urbani di Tokyo, che si tratti di un'affollata stazione di treni o di un gazebo in mezzo a un parco. L'incontro casuale tra un giovane studente che marina la scuola nei giorni di pioggia e una donna misteriosa che preferisce bere birra e mangiare cioccolata nel parco che andare al lavoro è lo spunto per descrivere le solitudini di due fasi della vita, l'adolescenza con le sue incertezze e e sue speranze, e l'età adulta in cui certe fragilità della gioventù non sembrano dissolversi.
Anche se l'evoluzione della storia attinge a pieni mani dal melò di matrice tipicamente giapponese, il mediometraggio mostra come, con la maestria necessaria, con pochi fotogrammi ben realizzati si possa descrivere il passare di una stagione e l'evoluzione spirituale dei protagonisti, i loro desideri, le loro paure. Anche con un'animazione ridotta all'osso, ci affezioneremo al promettente ciabattino che sogna di costruire delle scarpe per la sua amata affinchè sia in grado di camminare da sola contro le difficoltà della vita. Musica, immagini e impressioni dell'estremo oriente. Delicatezza di sentimenti e purezza di spirito. Poesia allo stato puro, che in un paese votato alla corruzione dei corpi e delle anime, può solo passare inosservata. Che tristezza.
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