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giup
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venerdì 30 maggio 2025
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retroscena di quadri familiari
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Una storia in realtà terribile, ma scritta e narrata con delicatezza. Racconto dello scambio di neonati che, tuttavia, è fondamentalmente un racconto di genesi dei sentimenti, di vissuti interiori complessi. Bravissimi I tutti gli attori, bambini inclusi
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francesca50
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mercoledì 27 novembre 2024
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un film da ricordare
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Un'opera misurata, interessante e attuale specialmente in Italia dove la famiglia per alcuni ha perso la sua funzione di luogo affettivo e in cui i genitori hanno perso il ruolo di guida, ma che fa comprendere l'importanza dei rapporti affettivi fondamentali per crescere degli adulti 'sani'. La figura del padre, che è colui con cui cresci, è fondamentale per un figlio e questo film lo fa capire...
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felicity
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venerdì 2 agosto 2024
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quand’è che si diventa padri
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Tenero e commovente, "Like Father, Like Son" è una pellicola di intensa umanità. E' un gesto di pace e di poesia.
Ma "Like Father, Like Son" è anche la bravura di un regista capace di far convivere la vicenda collettiva, quella che coinvolge ogni membro della famiglia, con un'altra, più intima e personale che appartiene a Ryota, chiamato a fare i conti con i traumi di un'infanzia solitaria e sofferta, rivissuta nelle vicissitudini dei due bambini, smarriti in una vicenda che rischia, come successe a lui, di allontanarli per sempre da coloro che amano.
Koreeda filma in punta di piedi, riuscendo a mantenersi in bilico tra lirismo emotivo e gusto della rappresentazione.
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Tenero e commovente, "Like Father, Like Son" è una pellicola di intensa umanità. E' un gesto di pace e di poesia.
Ma "Like Father, Like Son" è anche la bravura di un regista capace di far convivere la vicenda collettiva, quella che coinvolge ogni membro della famiglia, con un'altra, più intima e personale che appartiene a Ryota, chiamato a fare i conti con i traumi di un'infanzia solitaria e sofferta, rivissuta nelle vicissitudini dei due bambini, smarriti in una vicenda che rischia, come successe a lui, di allontanarli per sempre da coloro che amano.
Koreeda filma in punta di piedi, riuscendo a mantenersi in bilico tra lirismo emotivo e gusto della rappresentazione. Del suo film stupisce la presenza di uno sguardo intimo sulle vite dei personaggi e allo stesso tempo il pudore con cui il regista le ha restituite sullo schermo.
Kore-eda torna a parlare di famiglie, di sentimenti minimi, ma tanto saldi da ritrarsi nel segreto delle verità, nella stanza buia di quei pudori che appartengono a tutti, nonostante il dominio delle apparenze e i miti della condivisione vogliano ormai negarli.
Ci si può mettere in mostra quanto si vuole o si può rifiutare l’esistenza del cuore, ma ci sono legami da cui non ci si può liberare, volti, frasi che ti tengono avvinto con una risolutezza ben maggiore di quella che ti porta a rinnegarli.
Non c’è che un padre e una madre, aldilà degli odi e degli amori, degli errori e della giustizia. Ma quand’è che si diventa padri, chiede Kore-eda.
Non può essere una questione di parole, pensieri, opere e omissioni, come se ci fosse un codice da rispettare. E non può essere nemmeno un affare di leggi, certificati, carte da firmare.
Uno è padre nel momento in cui si accorge di non poter fare a meno del proprio figlio, quello in cui scopre che, dopo tutte le deviazioni, le distanze possibili e immaginabili, gli errori dell’errare, la sua strada non può che ricongiungersi con quella dell’altro, con quella creatura a cui si è data una forma, giusta o sbagliata che sia.
Si è padri solo alla fine del cammino, non all’inizio. Non è un dato, un flusso che passa attraverso il sangue, le cellule, le tracce di DNA nascoste nella saliva.
La paternità è la ricompensa di una missione impossibile, compiuta nell’istante in cui si ha il coraggio di rovesciare le cose, per ritrovarsi figli dei propri figli.
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domenica 14 gennaio 2024
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complimentimarianna !!!
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Hai colpito in pieno le idee che si sviluppano in ritmo crescente il dramma di un padre di fronte alle difficoltà di problemi enormi e invalicabili. Emerge nell'altro padre un contrappunto di valori sociali diversi , E che diversità !!! L a sua simpatia che coinvolge i bambini è qualcosa di straripante, di fronte alla freddezza e chiusura dei sentimenti del primo. Il film è una lezione di umanità in senso totale che appiattisce in modo enorme una classe borghese decaduta con la quale precipitano assieme all'arroganza e nullità di valori futili e meschini legati al successo nella vita.
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luca scialo
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venerdì 22 aprile 2022
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genitori dinanzi ad una drammatica scelta
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Kore'eda Hirokazu è un maestro nel dipingere affreschi di famiglie alle prese con scelte difficili e problematiche del quotidiano. In Giappone due famiglie scoprono che i loro figli sono stati scambiati nella culla e neppure per negligenza, ma per volontà dell'infermiera che voleva così ristabilire una sorta di giustizia sociale. Le due famiglie coinvolte nel dramma, infatti, appartengono a due classi sociali molto diverse. Una agiata, con un capofamiglia manager, l'altra più modesta, con il capofamiglia che ha un negozio di materiale elettrico. Alla fine cosa prevarrà davvero? La pellicola tocca nel profondo del cuore lo spettatore, è una poesia recitata con una delicata sinfonia come sottofondo.
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Kore'eda Hirokazu è un maestro nel dipingere affreschi di famiglie alle prese con scelte difficili e problematiche del quotidiano. In Giappone due famiglie scoprono che i loro figli sono stati scambiati nella culla e neppure per negligenza, ma per volontà dell'infermiera che voleva così ristabilire una sorta di giustizia sociale. Le due famiglie coinvolte nel dramma, infatti, appartengono a due classi sociali molto diverse. Una agiata, con un capofamiglia manager, l'altra più modesta, con il capofamiglia che ha un negozio di materiale elettrico. Alla fine cosa prevarrà davvero? La pellicola tocca nel profondo del cuore lo spettatore, è una poesia recitata con una delicata sinfonia come sottofondo. In pieno stile nipponico. Il finale ha una morale molto forte, dove a prevalere, nonostante la modernità del contesto, sono ancora i buoni sentimenti.
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carloalberto
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giovedì 3 dicembre 2020
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lezione in forma di sillogisma con toni patetici
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Il film appartiene al moderno genere intimista e melodrammatico giapponese di cui Hirokazu Kore'eda è uno degli esponenti più acclamati in occidente. Kore'eda, tardo epigono di Ozu, manca tuttavia del tocco lieve e poetico del maestro, in parte ereditato, invece, da Yōji Yamada.
Il tema della genitorialità senza legami di sangue, simile a quello della famiglia allargata che lo stesso Kore'eda svilupperà in Un affare di famiglia del 2018, è svolto in forma di freddo sillogismo, colorito grossolanamente da toni patetici eccessivi ed insistiti, soprattutto nelle sequenze finali.
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Il film appartiene al moderno genere intimista e melodrammatico giapponese di cui Hirokazu Kore'eda è uno degli esponenti più acclamati in occidente. Kore'eda, tardo epigono di Ozu, manca tuttavia del tocco lieve e poetico del maestro, in parte ereditato, invece, da Yōji Yamada.
Il tema della genitorialità senza legami di sangue, simile a quello della famiglia allargata che lo stesso Kore'eda svilupperà in Un affare di famiglia del 2018, è svolto in forma di freddo sillogismo, colorito grossolanamente da toni patetici eccessivi ed insistiti, soprattutto nelle sequenze finali.
Premessa maggiore, per la verità alquanto ovvia:i legami affettivi tra le persone si creano laddove c’è amore, a prescindere dai rapporti di parentela. Premessa minore: se gli adulti si prendono cura amorevolmente dei bambini nasce tra loro un rapporto di reciproca affezione. Conclusione: si definiscono genitori, al di la del significato etimologico del termine, gli adulti che allevano i propri bambini con amore.
Il tema asfitticamente familistico, ancorché affrontato in chiave moderna e svincolato dai rapporti di parentela, non si eleva dal particolare all’universale, come accadeva nei film di Ozu, ma rimane rigidamente ancorato a una visione pragmatica e progressista dei rapporti umani nella società odierna. La contrapposizione con le idee tradizionaliste della vecchia generazione, in questo film rappresentate dal padre del protagonista che vorrebbe fosse privilegiato il rapporto di sangue, non può più avere oramai i toni del drammatico che aveva nel secondo dopoguerra, essendo la dialettica tra vecchie e nuove visioni del mondo da tempo superata dalla omologazione dei costumi e dalla loro globalizzazione.
La pellicola si riduce ad una lezioncina edulcorata e moraleggiante, nello stile di favola esopica per adulti, su come occorra comportarsi per essere considerati dei buoni genitori, con l’aggiunta di piccoli suggerimenti da posta del cuore, del tipo: lavora meno e dedica più tempo ai tuoi figli e alla tua famiglia. Lezioso, noioso, ridondante, didascalico e lontanissimo dalla grande arte di Ozu.
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volontè78
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domenica 22 marzo 2020
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il cinema d'oriente non tradisce mai
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Il mondo arido degli adulti e quello disinìncantato dei più piccoli,raccontato con la macchina da presa senza invadere,ma accompagnando nel reale i protagonisti.Imperdibile
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giorpost
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lunedì 28 maggio 2018
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non è mai soltanto una questione di sangue
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Quando due famiglie giapponesi, l'una appartenente al ceto borghese, l'altra di estrazione operaia, vengono messe al corrente che i loro figli di 6 anni, nati nello stesso ospedale il medesimo giorno, furono scambiati nelle culle e deliberatamente assegnati ai genitori sbagliati, le loro vite vengono inevitabilmente sconvolte.
Tra leggi assurde, reati prescritti e padri di famiglia costretti a scelte a dir poco complicate, assistiamo al consiglio del "vecchio" di famiglia (quella agiata) che discetta sul sangue che non mente mai, come accade tra i cavalli; la tesi porterà alla decisione estrema ed allo "scambio" dei fanciulli, il quale (ovviamente) non verrà vissuto alla stregua di una passeggiata.
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Quando due famiglie giapponesi, l'una appartenente al ceto borghese, l'altra di estrazione operaia, vengono messe al corrente che i loro figli di 6 anni, nati nello stesso ospedale il medesimo giorno, furono scambiati nelle culle e deliberatamente assegnati ai genitori sbagliati, le loro vite vengono inevitabilmente sconvolte.
Tra leggi assurde, reati prescritti e padri di famiglia costretti a scelte a dir poco complicate, assistiamo al consiglio del "vecchio" di famiglia (quella agiata) che discetta sul sangue che non mente mai, come accade tra i cavalli; la tesi porterà alla decisione estrema ed allo "scambio" dei fanciulli, il quale (ovviamente) non verrà vissuto alla stregua di una passeggiata.
Ma proprio una camminata, nel finale, tra un padre ed un figlio -non biologico- potrebbe contribuire a schiarire le idee, nonostante i non trascurabili sei anni trascorsi, un amore da mettere da parte a discapito di migliaia di foto scattate e una nuova creatura da educare e crescere con un bagaglio di affetti ed esperienze precedenti.
Le succitate differenze sociali, nonché le soluzioni (mai semplici) adottate dalle rispettive famiglie, ci fanno comprendere quanto si possa imparare dalla cultura nipponica.
Father and son (Jap, 2013) rappresenta l'emblema della tolleranza che l'uomo non sa di possedere, quella soglia di sopportazione che, soprendentemente, potremmo raggiungere anche nelle situazioni più avverse. Casi come questo saranno frequenti nel mondo, raramente accade quanto visto nella pellicola di Eda; di sicuro, però, quei rari casi facilmente potrebbero essersi manifestati nel paese del Sol Levante, terra di inopinabile bellezza nella quale caos e calma (non è un titolo di un film nostrano) convivono con ottimi risultati. Il perdono, le certezze infrante, il potere del denaro, le frustrazioni personali: sono soltanto alcuni dei temi delicatamente affrontati in un'opera che stride con il convincimento del buon sangue che non mente. Ne siamo proprio convinti?
Inutile sentenziare: in certe situazioni occorre davvero trovarcisi in prima persona.
Voto: 7
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mcmurphy
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mercoledì 23 maggio 2018
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storia non originale ma di grande impatto emotivo e magistralmente direttta
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Due famiglie giapponesi socialmente agli antipodi, una formata da marito moglie e figlio piccolo, benestante (lui è un architetto impegnato in un importante progetto edilizio, e lavora quasi tutto il tempo), l’altra più numerosa (marito, moglie e tre figli piccoli) e di più modeste condizioni, vedono le loro vite sconvolte quando sono informati dall’ospedale, dove due dei loro figli sono nati, che c’è stato uno scambio di neonati: il figlio di una coppia appartiene all’altra, e viceversa. Chiarito l’equivoco (in realtà lo scambio è stato deliberatamente effettuato da una infermiera in crisi di identità per agevolare il bambino socialmente più svantaggiato e garantirgli un avvenire migliore) le due famiglie hanno 6 mesi di tempo per far sì che i due ragazzini (entrambi maschi, e ovviamente coetanei) oggetto dello scambio si reinseriscano nelle loro famiglie d'origine.
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Due famiglie giapponesi socialmente agli antipodi, una formata da marito moglie e figlio piccolo, benestante (lui è un architetto impegnato in un importante progetto edilizio, e lavora quasi tutto il tempo), l’altra più numerosa (marito, moglie e tre figli piccoli) e di più modeste condizioni, vedono le loro vite sconvolte quando sono informati dall’ospedale, dove due dei loro figli sono nati, che c’è stato uno scambio di neonati: il figlio di una coppia appartiene all’altra, e viceversa. Chiarito l’equivoco (in realtà lo scambio è stato deliberatamente effettuato da una infermiera in crisi di identità per agevolare il bambino socialmente più svantaggiato e garantirgli un avvenire migliore) le due famiglie hanno 6 mesi di tempo per far sì che i due ragazzini (entrambi maschi, e ovviamente coetanei) oggetto dello scambio si reinseriscano nelle loro famiglie d'origine. Il papà benestante incarica un suo amico avvocato di risolvere la faccenda e, sebbene l’amico avvocato glielo sconsigli, arriva a offrire del denaro all’altra coppia perché lascino che siano lui e sua moglie a crescere entrambi i bambini. L’altra coppia (lui è un lavoratore svogliato, gestisce una ferramenta, più propenso a godersi la vita e vivere alla giornata; uomo dai gusti dozzinali, mangia e beve in continuazione junk food; mentre lei lavora in un fast food) non accetta l’offerta e anzi si offende per la proposta, ma il tutto si ricompone grazie alla tolleranza della famiglia "umile" (che però, a differenza dell'altra, mira a un congruo risarcimento dall'ospedale per i danni morali subiti). I due ragazzini iniziano il processo di integrazione presso le loro “nuove” famiglie, ma mentre il ragazzino (ex) “fortunato” si integra facilmente nella famiglia svantaggiata, l'altro fa fatica a integrarsi nella famiglia benestante, questo perché il suo nuovo (e vero) padre è troppo rigido ed esigente; tanto che un giorno il ragazzino scappa di casa e torna dalla vecchia famiglia. A questo punto il padre in carriera capisce che se vuole conquistare l’affetto e la fiducia di suo figlio deve dimostrarsi più disponibile e meno esigente con lui, e si sforza di farlo. Pian piano le cose cominciano a funzionare, e l’uomo riesce a ottenere l’affetto anche del bambino che non era il suo ma che ha cresciuto come se lo fosse, il quale però è ormai completamente integrato nella sua nuova e vera famiglia, e non sembra rimpiangere affatto gli agi dell’altra, circondato com’è dall’affetto dei suoi fratelli e dei suoi nuovi/vecchi genitori. Il finale è aperto, nel senso che non è (volutamente) chiaro se tutti e due i bambini resteranno a vivere insieme con la famiglia socialmente svantaggiata, per il loro bene, e con il consenso di entrambe le coppie di genitori. La trama non è molto originale (il tema dello scambio di gemelli è stato ampiamente sfruttato al cinema, perfino in C'era una volta in America di Leone), ma la delicatezza con cui viene trattato l'argomento, e la conseguente difficoltà dei quattro genitori ad accettare la nuova situazione e rimettersi in gioco come padri e madri dei loro veri figli, è la cifra stilistica del film, non a caso premiato a Cannes. Il ritmo narrativo è “giapponese”, e soprattutto all’inizio si stenta un po’ ad adeguarvisi, ma a lungo andare la storia intensa, insieme drammatica e intima, dei quattro genitori chiamati a uno sforzo affettivo e di comprensione non indifferente, in particolare della coppia benestante (lei non può più avere figli e dare un fratellino al loro, sbagliato, figlio che invece ne vorrebbe), non può non coinvolgere lo spettatore, che non può fare a meno di provare empatia per quei disgraziati papà e mamme costretti a rimettersi in gioco come genitori e cominciare tutto daccapo. I dialoghi sono “minimalisti” (niente speculazioni filosofiche), esatti e puntuali. Ottimo il cast (con una menzione speciale per il papà benestante, controllato e misurato, ma con un sostrato di carenza affettiva che pian piano si manifesta dando spessore al personaggio; e per il piccolo che prima era suo figlio e poi non lo è più) così come la fotografia e la scenografia: cupe e livide quanto basta a evidenziare lo stato d’animo dei personaggi, e a delimitare visivamente la differenza di stato sociale delle due famiglie. Il film merita in pieno le cinque stelle.
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filippo catani
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martedì 6 dicembre 2016
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un tremendo dramma familiare
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La vita di due coppie giapponesi viene sconvolta dalla notizia che i loro figli vennero scambiati alla nascita in ospedale. A loro ora spetterà la decisione se effettuare lo scambio dei bambini o lasciare le cose come stanno.
Un dramma profondo che tocca le corde del cuore. Una scelta impossibile da prendere con leggerezza ma soprattutto quale sarebbe quella migliore? Lasciare le cose come stanno o ripristinare la natura? Fra l'altro le due coppie non potrebbero essere più diverse specialmente nelle figure dei padri: uno ligio al dovere e l'altro sempre pronto allo scherzo e stralunato. Ed è proprio il rapporto padri figli il secondo cardine attorno al quale ruota la pellicola.
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La vita di due coppie giapponesi viene sconvolta dalla notizia che i loro figli vennero scambiati alla nascita in ospedale. A loro ora spetterà la decisione se effettuare lo scambio dei bambini o lasciare le cose come stanno.
Un dramma profondo che tocca le corde del cuore. Una scelta impossibile da prendere con leggerezza ma soprattutto quale sarebbe quella migliore? Lasciare le cose come stanno o ripristinare la natura? Fra l'altro le due coppie non potrebbero essere più diverse specialmente nelle figure dei padri: uno ligio al dovere e l'altro sempre pronto allo scherzo e stralunato. Ed è proprio il rapporto padri figli il secondo cardine attorno al quale ruota la pellicola. Insomma un complesso mosaico da rimettere in piedi per un film commovente e tosto che affronta uno degli incubi peggiori dell'essere genitori.
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