jonnylogan
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mercoledì 28 aprile 2021
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nel sottosuolo
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Steve e Sue sono due agenti di una multinazionale energetica mandati a McKinley, piccola comunità rurale della Pennsylvania, per persuadere gli abitanti a cedere le loro proprietà in cambio di alcune migliaia di dollari. La Global, società per la quale lavorano, ha infatti trovato nel sottosuolo di McKinley molto gas naturale che può essere estratto per mezzo della fratturazione idraulica, un metodo che comporta un grande rischio d’inquinamento ambientale.
La Terra Promessa alla quale si riferisce il titolo del film di Gus Van Sant, basato su un racconto dello scrittore Dave Eggers e sceneggiato da due dei protagonisti: Matt Damon e John Krasinski, è forse quella Pennsylvania colonizzata a fine XVII secolo da William Penn; o forse, più prosaicamente, è quella terra che racchiude il gas naturale su cui ha gettato uno sguardo pieno di cupidigia la multinazionale energetica per la quale lavora l’ex ragazzo di campagna Steve Butler, un Matt Damon compreso nel ruolo di salvatore degli oppressi a suon di cifre a più zeri.
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Steve e Sue sono due agenti di una multinazionale energetica mandati a McKinley, piccola comunità rurale della Pennsylvania, per persuadere gli abitanti a cedere le loro proprietà in cambio di alcune migliaia di dollari. La Global, società per la quale lavorano, ha infatti trovato nel sottosuolo di McKinley molto gas naturale che può essere estratto per mezzo della fratturazione idraulica, un metodo che comporta un grande rischio d’inquinamento ambientale.
La Terra Promessa alla quale si riferisce il titolo del film di Gus Van Sant, basato su un racconto dello scrittore Dave Eggers e sceneggiato da due dei protagonisti: Matt Damon e John Krasinski, è forse quella Pennsylvania colonizzata a fine XVII secolo da William Penn; o forse, più prosaicamente, è quella terra che racchiude il gas naturale su cui ha gettato uno sguardo pieno di cupidigia la multinazionale energetica per la quale lavora l’ex ragazzo di campagna Steve Butler, un Matt Damon compreso nel ruolo di salvatore degli oppressi a suon di cifre a più zeri. In ogni caso il messaggio racchiuso dal film non risulta essere nè ecologico ma nemmeno capitalistico. Van Sant dirige nuoamente Damon a distanza di tre lustri da Will Hunting – Genio ribelle, e consente a chi vede gli sforzi del duo di agenti Steve e Sue, una Frances McDormand madre single con un figlio che gioca nella little League come lanciatore, nelle vesti a volte di amichevoli salvatori a volte di squali pronti a devastare un paesaggio pieno di campi, fienili e fattorie. Un finale a sorpresa aiutato dall’arrivo di John Krasinski, nella veste di agricoltore vittima della Global, e Rosemarie DeWitt, in quello di insegnante al quale cercare di sottrarre la fattoria di famiglia, aggiungono una virata a tinte maggiormente ecologiste e rosa a una pellicola buonista ma godibile e impreziosita da una fotografia, firmata da Linus Sandgren, che non si fa di certo dimenticare troppo facilmente.
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ennio
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lunedì 15 ottobre 2018
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sembra l'america di "strade blu"
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Molti si ricorderanno di "strade blu", un programma tv che andò in onda qualche anno fa e che viaggiava nell'America profonda. Quel programma si ispirava al romanzo omonimo di William Least Heat Moon, un nativo americano che raccontava le storie raccolte appunto nelle strade blu americane, ovvero quelle meno frequentate, distanti dai grandi centri e dal grande traffico, dal grande commercio.
"Promised land" mi ha riportato in quelle realtà. Un ottimo film, una delle poche produzioni americane che ci accompagna dentro la vera America, lontana dalle secolarizzate e scellerate tipizzazioni hollywoodiane. E grazie a un tipino asciutto come Van Sant anche i dialoghi, le ambientazioni, i ritmi, sono improntati a un credibile e godibile realismo.
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Molti si ricorderanno di "strade blu", un programma tv che andò in onda qualche anno fa e che viaggiava nell'America profonda. Quel programma si ispirava al romanzo omonimo di William Least Heat Moon, un nativo americano che raccontava le storie raccolte appunto nelle strade blu americane, ovvero quelle meno frequentate, distanti dai grandi centri e dal grande traffico, dal grande commercio.
"Promised land" mi ha riportato in quelle realtà. Un ottimo film, una delle poche produzioni americane che ci accompagna dentro la vera America, lontana dalle secolarizzate e scellerate tipizzazioni hollywoodiane. E grazie a un tipino asciutto come Van Sant anche i dialoghi, le ambientazioni, i ritmi, sono improntati a un credibile e godibile realismo.
Poi leggo che questo film non piace a qualcuno per motivi ideologici. Il discorso ecologico/economico è l'asse portante del film, poco importa se il colpo di scena finale mette in buona o cattiva luce le parti in causa, l'importante è aver mostrato con lucidità certe tematiche legate ad ambiente ed economia reale.
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sir branco
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mercoledì 19 ottobre 2016
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un van sant poco personale ma comunque valido
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La storia parla di due rappresentati di una multinazionale che lavora nell'estrazione del gas che si presentano in una piccola cittadina americana di contadini per tentare di acquistare, grazie alla crisi economica, vasti territori a basso prezzo.
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La storia parla di due rappresentati di una multinazionale che lavora nell'estrazione del gas che si presentano in una piccola cittadina americana di contadini per tentare di acquistare, grazie alla crisi economica, vasti territori a basso prezzo. Quando uno scienziato in pensione comincerà a insinuare il dubbio tra i suoi concittadini cominceranno a nascere i primi problemi e si deciderà di creare una sorta di referendum per decidere se dare alla multinazionale la possibilità o meno di agire.
Promised Land è probabilmente uno dei film meno personali del regista. Sia chiaro, si vede che è un film raccontato da Van Sant, ma manca quel guizzo tipico. Il film nasce da una sceneggiatura di John Krasinski poi rimaneggiata da Matt Damon e basata su una storia di Dave Eggers. Inizialmente il film doveva anche essere diretto da Matt Damon ma poi la regia passò a Van Sant. I due si trovano quindi alla terza collaborazione, dal momento che Damon ha scritto e recitato anche in Will Hunting e Gerry. Questo per dire che secondo me in Promised Land si sente più lo zampino degli sceneggiatori che del regista, sensazione amplificata dal momento che gli stessi appaiono nel ruolo di protagonista e "antagonista" nel film.
Detto questo, tutto ciò non è per me un difetto e a differenza di molti altri (critica inclusa) io ho apprezzato Promised Land non poco. Ho trovato interessante la tematica, l'ambientazione e i personaggi. Il personaggio interpretato da Krasinski, che a dirla tutta non ha mai avuto ruoli di grandi rilievo, riesce inoltre a valorizzarlo dando vita a un personaggio efficacemente inquietante. Senza fare spoiler, interessante anche il ritrarre i rappresentanti di una multinazionale come i buoni e gli ambientalisti come cattivi.
La storia è interessante perchè pur parlando di un semplice referendum cittadino riesce a regalare atmosfere inusuali, con personaggi sinistri e una città primitiva e ostile in cui i personaggi devono muoversi con cautela. Notevole anche la fotografia che riesce a cambiare il mood altalenante della cittadina tramite l'utilizzo sapiente della luce.
Secondo me lo sbaglio di molti è stato di considerare Promised Land come un film ambientalista mal riuscito, secondo me invece è un film che decide di usare il tema dell'ambientalismo come sfondo per raccontarlo in modo inusuale. Tra i difetti maggiori del film il finale, dove si sarebbe potuto osare di più.
P.S.: Sto sperimentando con Youtube, se volete supportarmi in questo esperimento visitate youtube.com/watch?v=jwPtYcJ4nNw per vedere il video dedicato a Promised Land aiutandomi con un "mi piace", un’iscrizione o anche solo con una visualizzazione e se possibile fatemi sapere cosa ne pensate. Vi ringrazio :)
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luca_1968
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giovedì 24 settembre 2015
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film magistrale...
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... capita, a volte, di vedere un film in cui tutto si incastra alla perfezione (regia, attori, sceneggiatura, colonna sonora...): ecco, questo è uno di quei casi! Ed, insieme a tutto ciò, un messaggio etico valido per tutti. Da vedere!
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onufrio
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mercoledì 25 marzo 2015
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cinema di riflessione
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Van Sant tocca un tema scottante, come i petrolieri, anche le compagnie del gas invitano i cittadini e vendere i propri terreni per poter trivellare e fare i loro miliardari affari; alla gente di questa cittadina rurale sembra andare bene sin da subito, la possibilità di avere soldi facili fa gola a tutti, ma un vecchio professore della contea pone delle domande importanti sul lato negativo di queste trivellazione e su come potrebbero trasformare il loro piccolo villaggio rurale che vive di fattorie e agricoltura. Da qui prende via una battaglia dialettica tra i favorevoli ed i contrari, fatta di colpi di scena e di trame oscure che sorprendono lo stesso protagonista (Matt Damon).
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giorpost
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martedì 24 marzo 2015
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un film attivista che non esalta, ma fa riflettere
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La Global Crosspower Solutions è una grossa multinazionale che si occupa di trivellazioni per l’ estrazione di gas naturale e può contare su un fatturato miliardario e su una rete di promotori capillare. Nell’ era della crisi economica invia nella cittadina di McKinley due venditori con lo scopo di convincere gli scettici abitanti del luogo a cedere i propri infruttuosi terreni e poter così disporre di un discreto gruzzolo che gli consenta di contrastare il progressivo impoverimento che non ha risparmiato nemmeno le comunità rurali e la remota periferia degli States. Questi sono Steve (Damon), uomo medio sui 40, venditore esperto in odore di promozione e Sue (McDormand), cinica lavoratrice divorziata con il solo scopo di portare il pane a tavola e non far mancare niente al figlio teenager.
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La Global Crosspower Solutions è una grossa multinazionale che si occupa di trivellazioni per l’ estrazione di gas naturale e può contare su un fatturato miliardario e su una rete di promotori capillare. Nell’ era della crisi economica invia nella cittadina di McKinley due venditori con lo scopo di convincere gli scettici abitanti del luogo a cedere i propri infruttuosi terreni e poter così disporre di un discreto gruzzolo che gli consenta di contrastare il progressivo impoverimento che non ha risparmiato nemmeno le comunità rurali e la remota periferia degli States. Questi sono Steve (Damon), uomo medio sui 40, venditore esperto in odore di promozione e Sue (McDormand), cinica lavoratrice divorziata con il solo scopo di portare il pane a tavola e non far mancare niente al figlio teenager.
Quando alla riunione cittadina prende la parola un colto insegnante in pensione (l’ ottimo Hal Holbrook) l’ obiettivo della vendita, fino a quel momento raggiungibile con disarmante semplicità (anche grazie alla facile corruttibilità del sindaco), diventa mano a mano sempre più difficile e la discesa si trasformerà in ripida salita in quanto viene messa in dubbio non tanto la qualità del gas ma il metodo poco pulito (e dannosissimo per l’ ambiente) per estrarlo. Sarà la Global a trovare una “solution” sorprendente che spiazzerà innanzitutto proprio Steve, frenetico arrampicatore sociale ma di umili origini e, dunque, ancora in possesso di buoni propositi, il quale dovrà scegliere tra etica e dovere.
Il finale, intriso di quei buoni sentimenti tipici del lieto fine made in USA, è una lotta a pari merito tra chi vuole tenersi stretto un lavoro qualsiasi e chi, invece, sceglie di lottare per qualcosa in cui credere.
Diretto inevitabilmente da Gus Van Sant, Promised Land (USA, 2012) doveva essere l’ opera registica d’ esordio di Matt Damon che ne ha curato anche la sceneggiatura. In ogni caso il lavoro raccoglie l’ eredità di un certo attivismo fortunatamente ancora in voga in una parte di Hollywood, ricalcando parzialmente il metodo di denuncia già visto in Will Hunting (sempre con la medesima coppia Van Sant-Damon) dove uno studente dall’ intelletto ipersviluppato si ribellava ai cinici calcoli guerrafondai di quell’ America che non esita un’ istante ad inviare i propri cittadini vestiti da soldato a morire su campi di battaglia generati ad hoc o a sterminare intere mandrie di vacche e a corrompere le falde acquifere nel nome dello sviluppo energetico.
Certamente condivisibile l’ intento e la trama, un po’ meno la scarna attenzione rivolta ad un ritmo troppo blando e ad un’ ambientazione eccessivamente periferica. Damon è bravo, e questo lo sapevamo, non mi ha fatto impazzire, invece, la McDormand a differenza dei gregari i quali, a partire dal citato Holbrook ma anche passando per il co-sceneggiatore John Krasinski, non sfigurano affatto.
Voto: 6,5 (soprattutto per l’ impegno civico)
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marco michielis
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martedì 24 marzo 2015
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un tentativo di denuncia
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Passato questa sera su Rai3, "Promised land" è in realtà, nel contesto della filmografia di Van Sant, un'opera discretamente impersonale, dato che la regia doveva essere inizialmente affidata a quel Matt Damon che comunque, oltre ad essere protagonista, è anche autore del soggetto insieme a John Krasinski, anch'egli nel cast.
Lavoro buono ma non eccezionale, nel complesso. Non stiamo parlando di "Elephant" o di "Paranoid park", per intenderci. Ha suscitato molto più scandalo negli Stati Uniti che da noi, nonostante la pomposità del trailer che potete apprezzare qui sotto; un trailer che Travis Bickle definirebbe senza dubbio "orgasmizzante". Sebbene, come accennato, abbia qualche difetto, tra i quali è doveroso rilevare la mancanza di accelerazioni quando si tratta di conferire quel qualcosa in più al tutto, "Promised land" risulta oggi più che mai attuale nel suo tentativo di denuncia e nel suo ricordarci una volta in più (il che non guasta mai) che, di fatto, siamo solo piccole pedine nelle avide mani delle grandi compagnie internazionali.
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(di marco michielis)
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liuk!
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lunedì 31 marzo 2014
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senza infamia e senza lode
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Film di denuncia sul problema delle perforazioni del terreno in Usa. Come tutti i film del genere, viene messa la storia in secondo piano per prediligere la tematica sociale, a scapito della resa della pellicola, solitamente piuttosto noiosa. Promised Land non fa eccezione e risulta piatto e monotematico, se pur discretamente interpretato e con un leggero colpo di scena nel finale che ridesta l'attenzione dello spettatore ormai assopito.
Nel complesso é un prodotto piú che sufficiente.
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francesco2
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lunedì 3 marzo 2014
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un film minore, ma forse da non dimenticare
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Sotto certi, ed anzi abbastanza, aspetti Van Sant sembra tornato l'abulico regista che diverse persone vedevamo prima di "Elefant", anche se non erano mancati tentativi -Davvero riusciti?- di fare cinema controcorrente, come "Da morire". La denuncia appare spesso didascalica e "Urlatamente" accennata, né mancano concessioni alla commedia, con un ritmo che latita.
Tuttavia, forse non andrebbe dimenticato questo filmetto, con la sua America delle cittadine ed un colpo di scena, verso la fine, che non so in quanti ci saremmo aspettati.
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kimkiduk
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lunedì 21 ottobre 2013
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fritto
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Gli americani sanno di essere cattivi ma devono fare i buoni ed i buonisti. Questo ennesimo film sulla loro autodenuncia del sapere di essere cattivi sembra voler dire "DOBBIAMO FARLO" siamo americani, cattivi ma per forza. Il mondo và così che ci possiamo fare, ma diciamo ogni tanto che siamo cattivi e ci puliamo l'anima. Film non di denuncia ma di ennesima ipocrisia americana. Per me anche recitato male. Mi dispiace per Van Sant che ha fatto ottimi film ma che è caduto nel baratro con questo film scontato e deludente. Perfetto l'attore Matt Damon per la vendita del prodotto. Attore perfetto per il ruolo con la faccia pulita ma con la bandiera a stelle e strisce tatuata ovunque.
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Gli americani sanno di essere cattivi ma devono fare i buoni ed i buonisti. Questo ennesimo film sulla loro autodenuncia del sapere di essere cattivi sembra voler dire "DOBBIAMO FARLO" siamo americani, cattivi ma per forza. Il mondo và così che ci possiamo fare, ma diciamo ogni tanto che siamo cattivi e ci puliamo l'anima. Film non di denuncia ma di ennesima ipocrisia americana. Per me anche recitato male. Mi dispiace per Van Sant che ha fatto ottimi film ma che è caduto nel baratro con questo film scontato e deludente. Perfetto l'attore Matt Damon per la vendita del prodotto. Attore perfetto per il ruolo con la faccia pulita ma con la bandiera a stelle e strisce tatuata ovunque. Qualcuno arrabbiato c'è negli USA anche di registi (vedi Michel Moore) ma poi come la Global del film si servono di altri per dire lo sappiamo tutti ma il mondo è così ..... e allora le torri gemelle sono crollate con gli aerei .... anche se tutti sanno la verità.
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