Sorprende sempre di più questa cinematografia greca: stile asciutto e crudo, vividezza, disvelamento della passione tramite la sua negazione, occhio attento all'istintualità, attenzione estrema alla morbosità.
Questo Luton non fa eccezione, ricorrendo ad una narrazione in gran parte spoglia di accenti di qualsivoglia tipo, premunendosi però di mettere semi, indizi, giustificazioni volti a raccogliere prodotti vivi e sorprendenti, taglienti soprattutto per la maestria con la quale sono messi in tavola. Si basa chiaramente sull'opposizione e sul completamento questa bell'opera: lontanissima da un approccio bozzettistico, esamina i nostri campioni immergendoli in situazioni del tutto routinarie, e non potrebbe essere altrimenti; l'interesse primario è quello di individuare comportamenti in qualche modo devianti e deviati, sempre rimanendo, occorre ripeterlo, in una cornice ancorata solidamente alla realtà delle cose.
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Sorprende sempre di più questa cinematografia greca: stile asciutto e crudo, vividezza, disvelamento della passione tramite la sua negazione, occhio attento all'istintualità, attenzione estrema alla morbosità.
Questo Luton non fa eccezione, ricorrendo ad una narrazione in gran parte spoglia di accenti di qualsivoglia tipo, premunendosi però di mettere semi, indizi, giustificazioni volti a raccogliere prodotti vivi e sorprendenti, taglienti soprattutto per la maestria con la quale sono messi in tavola. Si basa chiaramente sull'opposizione e sul completamento questa bell'opera: lontanissima da un approccio bozzettistico, esamina i nostri campioni immergendoli in situazioni del tutto routinarie, e non potrebbe essere altrimenti; l'interesse primario è quello di individuare comportamenti in qualche modo devianti e deviati, sempre rimanendo, occorre ripeterlo, in una cornice ancorata solidamente alla realtà delle cose. Vediamo così come i nostri si caratterizzino per un sentimento costante di disagio, generato in primis da vuoti relazionali, acuiti da un'esistenza piuttosto piatta, fonte di una noia paralizzante; mettere in atto comportamenti di reazione a ciò è loro impossibile: ad anestetizzarli vi è il timore di recidere anche quell'ultimo tendine che tiene loro legati ad una parvenza di normalità, che tiene loro inseriti in quella dinamica piccolo, medio o alto borghese di cui, volente o nolente, fanno parte a tutti gli effetti. È la frustrazione dunque ad impossessarsi di loro, ed a guidare l'azione; tramite un'impostazione non comune, adoperando in maniera più che brillante un vispo montaggio alternato, si giunge in una dimensione pregna di un umore estremamente differente: gli stacchi repentini e violenti vanno così a replicare, in modo sublime, tutta la gratuità dei loro comportamenti, facendo attenzione, sempre e comunque, ad inserirli in uno scenario di normalità, follia lucida e razionale, nella quale non vi è euforia di alcun tipo, solo un senso di vuoto da colmare, ed una rivincita da perpetrare, scagliandosi in qualche modo su doppi dei loro mali. In questa aberrazione si viene paradossalmente (ma non troppo) a creare un'idea di relazione disinteressata, malata sì, ma per loro necessaria, abituati a muoversi in solide griglie a tenuta stagna. Le pulsioni sono varie e di diversa natura dunque, non limitate ad un soddisfacimento corporale, comunque presente, ma associato e capeggiato da un desiderio di pura sopraffazione dell'altro, meglio se inerme, meglio ancora se preparato a subire buffetti simbolicamente potentissimi.
Vi è un rimedio, qualcosa o qualcuno capace di fermare tutto ciò? Praticamente sì, strutturalmente no.
Replicabile all'infinito, quindi.
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