writer58
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lunedì 29 febbraio 2016
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desaparecidos - leftlovers, seconda stagione
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Un giorno di ottobre svanisce all'improvviso il due per cento della popolazione mondiale Questo è l'assunto di partenza di "The Leftlovers", fiction scritta da Damon Lindelof, uno degli sceneggiatori in assoluto più interessanti e controversi, coautore di una serie che ha avuto una risomaanza mondiale, Lost. Lindelof ama i numeri, soprattutto quando celano verità nascoste, le alchimie misteriche, i plot twist, le zone intermedie tra vita e morte, l’irruzione del sovrannaturale nel mondo ordinario. E’ molto abile nel creare tra gli spettatori coinvolgimento emotivo, chiedendo in cambio un “leap of faith”, qualcosa in più della “sospensione dell’incredulità”, cerca l’adesione piena del pubblico alla dimensione emozionale del racconto.
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Un giorno di ottobre svanisce all'improvviso il due per cento della popolazione mondiale Questo è l'assunto di partenza di "The Leftlovers", fiction scritta da Damon Lindelof, uno degli sceneggiatori in assoluto più interessanti e controversi, coautore di una serie che ha avuto una risomaanza mondiale, Lost. Lindelof ama i numeri, soprattutto quando celano verità nascoste, le alchimie misteriche, i plot twist, le zone intermedie tra vita e morte, l’irruzione del sovrannaturale nel mondo ordinario. E’ molto abile nel creare tra gli spettatori coinvolgimento emotivo, chiedendo in cambio un “leap of faith”, qualcosa in più della “sospensione dell’incredulità”, cerca l’adesione piena del pubblico alla dimensione emozionale del racconto.
The Leftlovers rappresenta per certi versi una maturazione nella produzione dell’autore. Lo stile di Lindelof, affiancato da Perrotta, autore del romanzo da cui è stata tratta la fiction, è riconoscibile e il punto di partenza -la sparizione inspiegabile di centoquaranta milioni di persone- è un assioma, così come lo è la natura misteriosa dell’isola di Lost. La narrazione, tuttavia, appare meno dominata dall’esigenza di introdurre colpi di scena e cliffhanger sconcertanti, meno ossessionata dai vai e vieni temporali, più centrata sulla reazione dei protagonisti a un dolore devastante e privo di mediazioni. La fenomenologia della sofferenza è il vero oggetto della fiction, sofferenza che si articola in percorsi e risposte differenziate, accomunate tuttavia da un contesto globale che ha perso senso e direzione. E’ un mondo che ha smarrito orizzonti valoriali comuni, in cui le religioni sono sostituite dalle sette e la frammentazione, il senso di perdita scorrono attraverso gli individui, i nuclei famigliari, le comunità. The Leftlovers è un’opera che tratta essenzialmente della fine della civilizzazione, del crepuscolo del pianeta.
La seconda stagione di "Leftlovers" sviluppa un arco narrativo insieme stimolante e sconcertante, largamente ambientato a Miracle, unica cittadina al mondo immune dalle sparizioni, metafora di un quotidiano frantumato, insidiato da guerre, stragi, crisi economiche, pulsioni aggressive e distruttive.
I personaggi principali (Kevin, Nora, Matt, Mary, Erika, John) sono colti in una transizione molto dura da un dolore irreparabile alla costruzione di una possibile alternativa. Ognuno di loro è solo, al di là dei vecchi o nuovi vincoli famigliari. Solo con il proprio carico: Kevin con il fantasma di Patti e una separazione dolorosa alle spalle; Nora con il peso della perdita di un marito e due figli e un approdo precario a Miracle insieme a una bambina adottata; Matt con la sua fede messa a dura prova e il corpo esanime di Mary; Mary con il suo sguardo vuoto; Erika con la sua sordità e la sparizione di sua figlia e John con la sua rabbia e il suo terrore ad ammettere che sta succedendo qualcosa di inesplicabile.
"The Leftlovers" è una fiction coraggiosa, ambiziosa, fortemente metaforica, un esercizio potente sulla salvezza e la dannazione, sulla speranza e la disperazione, sul declino della civilizzazione e dei suoi paradigmi di riferimento. Usa un linguaggio e immagini postmoderne che producono effetti stranianti. Allo stesso tempo, però, è un prodotto irrisolto, a tratti irritante nella sua presunzione, che lascia numerosi interrogativi sospesi. C’è da sperare che questi nodi vengano dipanati nella terza -e conclusiva- stagione.
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caco_gioanina
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venerdì 19 settembre 2014
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the leftovers: un vecchio nuovo viaggio
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Prima scena prime emozioni. Prime urla, primo mistero. Prime angosce.
Il 2% della popolazione sparisce. Balzo temporale. Tre anni dopo. Come sarebbe la vostra vita? Come rispondereste a ciò? Chi impazzisce, chi se ne fa una ragione chi non ci pensa o finge di farlo e chi instaura un contatto apparente con un qualcosa di superiore quasi in cerca di una risposta o un autocompiacimento a ciò che è successo. Ma la verità non sfugge di mano così facilmente e dunque per i nostri protagonisti rispondere ai quesiti: "chi li ha portati via!? Perché loro!? Dove sono? Torneranno? non sarà facile.. Nulla sarà scontato.
Una trama già trattata e vista? Si magari non in questo modo e sopratutto non con questa genialità nel trasmettere allo spettatore voglia di conoscere voglia di immedesimarsi nelle vite dei personaggi.
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Prima scena prime emozioni. Prime urla, primo mistero. Prime angosce.
Il 2% della popolazione sparisce. Balzo temporale. Tre anni dopo. Come sarebbe la vostra vita? Come rispondereste a ciò? Chi impazzisce, chi se ne fa una ragione chi non ci pensa o finge di farlo e chi instaura un contatto apparente con un qualcosa di superiore quasi in cerca di una risposta o un autocompiacimento a ciò che è successo. Ma la verità non sfugge di mano così facilmente e dunque per i nostri protagonisti rispondere ai quesiti: "chi li ha portati via!? Perché loro!? Dove sono? Torneranno? non sarà facile.. Nulla sarà scontato.
Una trama già trattata e vista? Si magari non in questo modo e sopratutto non con questa genialità nel trasmettere allo spettatore voglia di conoscere voglia di immedesimarsi nelle vite dei personaggi. Una serie Tv che sembra possa puntare molto in alto. Tra sparizioni, segreti, visioni o apparenti tali, dialoghi quasi perfetti e un filo conduttore di tensione angoscia e mistero, questa serie ha tutti gli ingredienti per divenire un punto di riferimento per il cinema del domani e un bellissimo intrattenimento e "viaggio" per il nostro oggi.
Perché come ci ha insegnato "Lost" non è imperante il punto di arrivo ma il viaggio che compì per raggiungerlo e non si è mai realmente da soli.
Ci sarebbero molti fattori che potrei associare a elementi presenti in "lost" ma non voglio togliervi nulla e quindi cercateli voi, scrutare e seguite gli sguardi dei personaggi e di coloro che osservano a loro volta le loro azioni. E sopratutto voi da che parte state? "Gli eroi sopravvissuti con una missione specifica ancora indefinita e misteriosa vestiti tutti in bianco" o la parte della popolazione che continua a combattere per conoscere la verità e sperare nel ritorno dei loro cari?
E voi, come reagireste se da un secondo all'altro sparisse la vostra famiglia e o i vostri amici?
Avreste la forza di andar incontro a un viaggio verso l'ignoto?
THE LEFTOVERS vi metterà alla prova. Dimostrate di che pasta siete fatti e lasciatevi trasportare in questo "nuovo capolavoro" targato HBO.
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Il quattordici ottobre di qualche anno fa svanisce all'improvviso il due per cento della popolazione mondiale Questo è l'assunto di partenza di "The Leftlovers", fiction scritta da Damon Lindelof, uno degli sceneggiatori in assoluto più interessanti e controversi, coautore di una serie che ha avuto una risomaanza mondiale, Lost. Lindelof ama i numeri, soprattutto quando celano verità nascoste, le alchimie misteriche, i plot twist, le zone intermedie tra vita e morte, l’irruzione del sovrannaturale nel mondo ordinario. E’ molto abile nel creare tra gli spettatori coinvolgimento emotivo, chiedendo in cambio un “leap of faith”, qualcosa in più della “sospensione dell’incredulità”, cerca l’adesione piena del pubblico alla dimensione emozionale del racconto.
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Il quattordici ottobre di qualche anno fa svanisce all'improvviso il due per cento della popolazione mondiale Questo è l'assunto di partenza di "The Leftlovers", fiction scritta da Damon Lindelof, uno degli sceneggiatori in assoluto più interessanti e controversi, coautore di una serie che ha avuto una risomaanza mondiale, Lost. Lindelof ama i numeri, soprattutto quando celano verità nascoste, le alchimie misteriche, i plot twist, le zone intermedie tra vita e morte, l’irruzione del sovrannaturale nel mondo ordinario. E’ molto abile nel creare tra gli spettatori coinvolgimento emotivo, chiedendo in cambio un “leap of faith”, qualcosa in più della “sospensione dell’incredulità”, cerca l’adesione piena del pubblico alla dimensione emozionale del racconto.
The Leftlovers rappresenta per certi versi una maturazione nella produzione dell’autore. Lo stile di Lindelof, affiancato da Perrotta, autore del romanzo da cui è stata tratta la fiction, è riconoscibile e il punto di partenza -la sparizione inspiegabile di centoquaranta milioni di persone- è un assioma, così come lo è la natura misteriosa dell’isola di Lost. La narrazione, tuttavia, appare meno dominata dall’esigenza di introdurre colpi di scena e cliffhanger sconcertanti, meno ossessionata dai vai e vieni temporali, più centrata sulla reazione dei protagonisti a un dolore devastante e privo di mediazioni. La fenomenologia della sofferenza è il vero oggetto della fiction, sofferenza che si articola in percorsi e risposte differenziate, accomunate tuttavia da un contesto globale che ha perso senso e direzione. E’ un mondo che ha smarrito orizzonti valoriali comuni, in cui le religioni sono sostituite dalle sette e la frammentazione, il senso di perdita scorrono attraverso gli individui, i nuclei famigliari, le comunità. The Leftlovers è un’opera che tratta essenzialmente della fine della civilizzazione, del crepuscolo del pianeta.
La seconda stagione di "Leftlovers" sviluppa un arco narrativo insieme stimolante e sconcertante, largamente ambientato a Miracle, unica cittadina al mondo immune dalle sparizioni, metafora di un quotidiano frantumato, insidiato da guerre, stragi, crisi economiche, pulsioni aggressive e distruttive.
I personaggi principali (Kevin, Nora, Matt, Mary, Erika, John) sono colti in una transizione molto dura da un dolore irreparabile alla costruzione di una possibile alternativa. Ognuno di loro è solo, al di là dei vecchi o nuovi vincoli famigliari. Solo con il proprio carico: Kevin con il fantasma di Patti e una separazione dolorosa alle spalle; Nora con il peso della perdita di un marito e due figli e un approdo precario a Miracle insieme a una bambina adottata; Matt con la sua fede messa a dura prova e il corpo esanime di Mary; Mary con il suo sguardo vuoto; Erika con la sua sordità e la sparizione di sua figlia e John con la sua rabbia e il suo terrore ad ammettere che sta succedendo qualcosa di inesplicabile.
"The Leftlovers" è una fiction coraggiosa, ambiziosa, fortemente metaforica, un esercizio potente sulla salvezza e la dannazione, sulla speranza e la disperazione, sul declino della civilizzazione e dei suoi paradigmi di riferimento. Usa un linguaggio e immagini postmoderne che producono effetti stranianti. Allo stesso tempo, però, è un prodotto irrisolto, a tratti irritante nella sua presunzione, che lascia numerosi interrogativi sospesi. C’è da sperare che questi nodi vengano dipanati nella terza -e conclusiva- stagione.
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