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martina carlesi
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domenica 3 dicembre 2023
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promosso
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Senza aver visto nient'altro del suddetto regista,senza farmi influenzare da altri giudizi e basandomi solo sulle mie sensazioni devo dire che mi è piaciuto molto tutto. In primis dai disegni e dai colori scelti, attuali e pertinenti per la trama; successivamente ripeto ho continuato ad apprezzarlo anche per altre sfaccettature. L' ho trovato attuale nei contenuti ovviamente adattati in un film d'animazione, a tratti emozionante e struggente nel rappresentare il cinismo e la solitudine che circonda tante vite. Senza sogni, senza amore e senza speranza non c'è vita.
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daniele 69
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sabato 22 marzo 2014
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dopo i prima 15 minuti diventa insopportabile.
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Assolutamente mediocre.
Forse in mano a Burton sarebbe potuto diventare un quasi capolavoro, ma purtroppo di Tim Burton non c'è traccia.
Insopportabili le canzoni che ti accompagnano lungo tutto il film.
Una commedia nera che dura 10 minuti e si trasforma in lunga agonia a prescindere del messaggio che in qualche modo si voleva trasmettere e che si può anche condividere.
Meno male che non ho pagato per la visione.
Peccato!
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giorg99
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martedì 23 luglio 2013
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humor nero in un cartoon.
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. Leconte ambienta la storia in una città sinistra e triste - una sorta di incrocio tra il 13° distretto di Parigi e una città qualsiasi della Corea del Nord - in cui l'unica oasi di colore è rappresentata dal negozio per aspiranti suicidi. Le facciate dei palazzi sono minacciose e alte e, di conseguenza, il sole non risplende mai nelle strade, rendendo inquietante anche l'esterno del negozio. L'interno, invece, è un'attrazione multicolorata e piena di oggetti dal forte appeal.
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. Leconte ambienta la storia in una città sinistra e triste - una sorta di incrocio tra il 13° distretto di Parigi e una città qualsiasi della Corea del Nord - in cui l'unica oasi di colore è rappresentata dal negozio per aspiranti suicidi. Le facciate dei palazzi sono minacciose e alte e, di conseguenza, il sole non risplende mai nelle strade, rendendo inquietante anche l'esterno del negozio. L'interno, invece, è un'attrazione multicolorata e piena di oggetti dal forte appeal. I clienti, simbolo di un dolore reale, sono rappresentati con dei tratti talmente sopra le righe da divenire divertenti. La famiglia Tuvache, proprietaria del negozio situato su Bérégovoy Boulevard, è composta da papà Mishima (come lo scrittore giapponese Yukio Mishima, morto suicida il 25 novembre 1970) e da mamma Lucrezia (come Lucrezia Borgia, esperta preparatrice di pozioni e veleni). I figli hanno il nome di personaggi suicidi famosi: Marilyn (come l'attrice Marilyn Monroe), Vincent (come il pittore Vincent Van Gogh ) e Alan (come l'inventore informatico Alan Turing, morto dopo aver mangiato una mela che aveva precedentemente immerso nel cianuro).
mettono al mondo un figlio per loro "degenere". Alan e la sua gioia di vivere sono infatti una disgrazia per gli affari: con la sua visione ottimistica della vita e il sorriso costantemente stampato sul viso, consola i clienti e fa loro cambiare idea, rovinando gli affari di famiglia. Lavorare ad un film di animazione ha permesso a Leconte di ritornare indietro negli anni. Questo cartoon che stava per sfuttare il divieto ai minori di 18 anni rappresenta uno speciale e stravagante inno alla vita.Pultroppo in questi tempi c'è la crisi e molte persone finiscono col suicidarsi "La bottega dei suicidi" non è altro che un quadro della nostra era, il messaggio è positivo LA VITA E' BELLA E VA GODUTA!
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lynette
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giovedì 18 luglio 2013
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guardabile grazie alle piccole cose...
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La storia è ambientata in una cittadina francese, ai giorni nostri, dove la vita di tutti è deprimente e senza speranza a causa della crisi. Non c'è più nulla da fare, nessuna possibilità di un futuro migliore, alla gente non rimane altro da fare che ricorrere al suicidio. Per questo motivo, solo una famiglia se la cava bene: i Tuvache, propietari della "Bottega dei Suicidi", dove tutti possono trovare l'occorrente per trapassare comodamente in casa propria (uccidersi in ambiente pubblico è vietatissimo). Gli affari del negozio sono alti, ma tutto viene messo a rischio quando la signora Tuvache dà alla luce il suo terzogenito: Alen, un bambino che non condivide la visione triste e cupa della sua vita come la sua famiglia.
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La storia è ambientata in una cittadina francese, ai giorni nostri, dove la vita di tutti è deprimente e senza speranza a causa della crisi. Non c'è più nulla da fare, nessuna possibilità di un futuro migliore, alla gente non rimane altro da fare che ricorrere al suicidio. Per questo motivo, solo una famiglia se la cava bene: i Tuvache, propietari della "Bottega dei Suicidi", dove tutti possono trovare l'occorrente per trapassare comodamente in casa propria (uccidersi in ambiente pubblico è vietatissimo). Gli affari del negozio sono alti, ma tutto viene messo a rischio quando la signora Tuvache dà alla luce il suo terzogenito: Alen, un bambino che non condivide la visione triste e cupa della sua vita come la sua famiglia.
Dopo aver finito di vedere questo film, sono rimasta decisamente perplessa. Ho avuto la sensazione che Leconte avesse in mente un progetto originale e geniale, ma non sapesse come svilupparlo. Di questo ne hanno risentito molto sia la sceneggiatura e che i personaggi: la prima è abbastanza banale, e riempita eccessivamente di canzoni lunghe e prive di ritmo. Spero solo sia colpa del doppiaggio italiano. Un vero peccato per i personaggi. Avevano davvero un grande potenziale (come l'idea iniziale del film) ma sono stati resi blandi e vuoti da un povero dialogo e una personalità appena accentuata. Non sono mostrati molto i rapporti tra i membri della famiglia, e non è stato neanche esplorato il motivo per cui Alen è felice mentre i suoi famigliari no. Si percepisce che tra il bambino e gli altri c'è una certa distanza, ma a questo i produttori non danno molta importanza, concentrandosi invece sulle canzoncine o sulla fila di gente che va a suicidarsi. Inoltre in alcuni punti, le azioni dei personaggi sono o inutili o prive di senso (perchè alla fine il padre vende la crêpe al cianuro, se per metà film mostrava rimorso per aver condotto degli innocenti al suicidio?).
Nonostante tutto questo, il messaggio finale ci insegna che i momenti più bui si possono affrontare grazie alle piccole gioie che la vita ci regala. Lo stesso, si possono apprezzare le piccole cose che rendono guardabile questo film, non solo l'idea di partenza; ma anche lo stile grafico, la critica alla società odierna e la morale 'la vita è preziosa, non bisogna buttarla'.
VOTO: 6,25
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elveticman1
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sabato 13 luglio 2013
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un film d'animazione in cui non ti aspetti
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Mi sono molto sorpreo che un cartone si incentri in parte alla morte (Figurarsi al suicidio), a me è piaciuto il film (nonostante la trama), non per il tema del suicidio, ma per i tentativi dell'ultimogenito ad migliorare la situazione in città ed convinviere la sua famiglia in cui la trama si capisce sono "pro" al suicidio a convincierli he la vita è bella che non va andata al fumo, riuscendo a convinciere prima alla sorelaa, poi alla madre e il fratello, e infine il padre.
Forse andrebbe meglio se avessere messo un limite non vietato ai minori di 18, ma vietato ai minori di 13
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fra1980
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giovedì 27 giugno 2013
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non consigliato!
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Molto bella la grafica: ho notato, e ciò mi ha colpita molto, alcuni rimandi (naturalmente resi con stile "fumettistico") a Picasso, De Chirico e Dalì..
Però ha solo questo!!!
Pessima la storia: molto monotona e scontata e a tratti troppo ostentata.
Orrende le parti musicali: sembrano tutte uguali.. e per la qualità dei testi e della musica sono nettamente troppo lunghe e noiose
In pratica: non lo consiglio assolutamente, a meno che non siate dei disegnatori o patiti del fumetto e vogliate guardarvelo SENZA AUDIO!
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storyteller
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mercoledì 5 giugno 2013
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vivere felici o andarsene con stile
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Nell'insieme mi è piaciuto. È un film che conta non tanto per quel che dice apertamente, ma per quello che lascia trapelare. Roboante e squinternato, non va analizzato secondo criteri di logica o profondità intellettuale, ma nell'ottica di un'allegoria provocatoria, contraddittoria (vedi il finale catartico) e quantomai attuale.
Qui non si parla di giovani outsiders in conflitto con il mondo, ma di un gruppo di ragazzi "normali" che hanno il coraggio di guardare alla vita con un po' di positività; il buonumore può essere contagioso, proprio come la depressione, e non avrebbe senso spiegarne le "origini", non in una storia come questa dove lo svolgimento è lasciato in secondo piano e i personaggi prevaricano la (comunque buonissima) idea di partenza.
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Nell'insieme mi è piaciuto. È un film che conta non tanto per quel che dice apertamente, ma per quello che lascia trapelare. Roboante e squinternato, non va analizzato secondo criteri di logica o profondità intellettuale, ma nell'ottica di un'allegoria provocatoria, contraddittoria (vedi il finale catartico) e quantomai attuale.
Qui non si parla di giovani outsiders in conflitto con il mondo, ma di un gruppo di ragazzi "normali" che hanno il coraggio di guardare alla vita con un po' di positività; il buonumore può essere contagioso, proprio come la depressione, e non avrebbe senso spiegarne le "origini", non in una storia come questa dove lo svolgimento è lasciato in secondo piano e i personaggi prevaricano la (comunque buonissima) idea di partenza.
Humour nero e cinismo non mancano, e ce n'è a sufficienza per correggere il leggero sbarramento di melassa che caratterizza l'ultima parte, anch'essa in contrappunto ad una gag risolutiva che non tradisce le iniziali note anticonformiste del film.
Ciò che resta sono una veste grafica riuscita, un discreto numero di sequenze memorabili e una colonna sonora funzionale, appena un po' troppo invadente.
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cenox
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giovedì 30 maggio 2013
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originale ma troppo cantato e diseducativo!!
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Dal trailer mi era sembrata una buona idea, ma mi sono decisamente diovuto ricredere dopo aver visto l'intero film: innanzitutto ciò che non si poteva vedere dal trailer erano le tantissime canzoni che cantano più o meno tutti e che anche a chi piacciono (a me no, a meno che non valgano veramente la pena, vedi Aladdin per esempio!) non possono assolutamente non essere sembrate troppe; poi anche la storia, che inizia bene (cioè male!) con l'attività di questa famiglia particolare che hanno una bottega ove vendono tutto l'occorente per trapassare beatamente (in un mondo cupissimo e pieno di tristezza), ma che si trova ad aver a che fare con la nascita di un bambino, al contrario pieno di vita.
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Dal trailer mi era sembrata una buona idea, ma mi sono decisamente diovuto ricredere dopo aver visto l'intero film: innanzitutto ciò che non si poteva vedere dal trailer erano le tantissime canzoni che cantano più o meno tutti e che anche a chi piacciono (a me no, a meno che non valgano veramente la pena, vedi Aladdin per esempio!) non possono assolutamente non essere sembrate troppe; poi anche la storia, che inizia bene (cioè male!) con l'attività di questa famiglia particolare che hanno una bottega ove vendono tutto l'occorente per trapassare beatamente (in un mondo cupissimo e pieno di tristezza), ma che si trova ad aver a che fare con la nascita di un bambino, al contrario pieno di vita. Ci sono diverse occasioni in cui il film assume un atteggiamento totalmente diseducativo, e potei citare quando il padre fa fumare il figlio nemmeno adolescente oppure quando il figlio stesso vuole vedere condividendo con i suoi amici le nudità della sorella... . In conclusione un film che mi ha deluso tantissimo e che risulta addirittura noiosetto, in quanto la trama è piuttosto scarna.
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onufrio
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martedì 21 maggio 2013
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dal crepamento alla crepéria
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Macabro film d'animazione francese ambientato in un mondo molto triste dove tante persone decidono di farla finita; è qui che viene in soccorso la bottega dei suicidi, un negozietto di una famiglia Adams dei giorni nostri che dà gli "ultimi" consigli alla gente che vuol farla finita, soddisfatti o rimborsati, tutto procede bene per la famigliola, ma la nascita del terzo genito porta lo scompiglio in casa, poichè Alan ride sempre, è allegro, è felice, e questo non va bene per gli affari di famiglia. In un periodo in cui la percentuale di suicidi anche in Italia sta prendendo pieghe spaventose, l'idea di una bottega per suicidi sembra affondare un altro coltello nella piaga sociale dei nostri giorni, ma questo è solo un film d'animazione e lo si deve prendere per quello che è, visto anche l'epilogo finale in cui vissero tutti felici e contenti.
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Macabro film d'animazione francese ambientato in un mondo molto triste dove tante persone decidono di farla finita; è qui che viene in soccorso la bottega dei suicidi, un negozietto di una famiglia Adams dei giorni nostri che dà gli "ultimi" consigli alla gente che vuol farla finita, soddisfatti o rimborsati, tutto procede bene per la famigliola, ma la nascita del terzo genito porta lo scompiglio in casa, poichè Alan ride sempre, è allegro, è felice, e questo non va bene per gli affari di famiglia. In un periodo in cui la percentuale di suicidi anche in Italia sta prendendo pieghe spaventose, l'idea di una bottega per suicidi sembra affondare un altro coltello nella piaga sociale dei nostri giorni, ma questo è solo un film d'animazione e lo si deve prendere per quello che è, visto anche l'epilogo finale in cui vissero tutti felici e contenti. Dal punto di vista dello svolgimento del racconto mi sarei aspettato un'atmosfera dark, con magari meno canzonette ad interrompere il film e magari qualche macabro mistero da svelare.
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linus2k
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venerdì 26 aprile 2013
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una catastrofe di bottega
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Lo dico subito: "La bottega dei suicidi" è uno dei peggiori film d'animazione che abbia visto in tutta la mia vita!
L'attesa era di una animazione per adulti, una storia noir che avrebbe potuto guadagnare dal disegno quel tono di poesia che solo il disegno sa aggiungere, e dalla Francia mi attendo ormai un cinema d'animazione di grandissima qualità.
Gli ingredienti c'erano tutti: un storia che partiva da una situazione fortemente d'attualità, la depressione e la crisi, condita con humor nero di una bottega che vende metodi per suicidarsi dove lavora una famiglia scura e triste stravolta dall'arrivo di un bambino felice di vivere.
Diciamo che Burton avrebbe fatto carte false per una trama così, ma Leconte non è Burton, e si vede in maniera eclatante!
La trama è sconnessa, sconclusionata, manca di passaggi chiave e risolve tutto con una superficialità che ha dell'irritante, condita da musichette di musical di quint'ordine che avrebbero fatto chiudere a Broadway già alla seconda serata (brutte, cantate male, sciatte e praticamente prive di musica).
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Lo dico subito: "La bottega dei suicidi" è uno dei peggiori film d'animazione che abbia visto in tutta la mia vita!
L'attesa era di una animazione per adulti, una storia noir che avrebbe potuto guadagnare dal disegno quel tono di poesia che solo il disegno sa aggiungere, e dalla Francia mi attendo ormai un cinema d'animazione di grandissima qualità.
Gli ingredienti c'erano tutti: un storia che partiva da una situazione fortemente d'attualità, la depressione e la crisi, condita con humor nero di una bottega che vende metodi per suicidarsi dove lavora una famiglia scura e triste stravolta dall'arrivo di un bambino felice di vivere.
Diciamo che Burton avrebbe fatto carte false per una trama così, ma Leconte non è Burton, e si vede in maniera eclatante!
La trama è sconnessa, sconclusionata, manca di passaggi chiave e risolve tutto con una superficialità che ha dell'irritante, condita da musichette di musical di quint'ordine che avrebbero fatto chiudere a Broadway già alla seconda serata (brutte, cantate male, sciatte e praticamente prive di musica).
La depressione, la mancanza di speranza nella società attuale, si risolve in niente, fondamentalmente non c'è un vero sbocco, una strada, se non nel giochino poco chiaro di alcuni bambini. Non c'è una vera evoluzione, piuttosto un cambio di registo che si traduce in uno sciatto e sommario finale che non spiega, non risolve.
Di sicuro anche il disegno non aiuta: Leconte non è Chomet, o meglio, è lampante che gli piacerebbe esserlo, ma non lo è e si vede chiaramente! Quella poesia, quella vena di malinconica ironia che distingue Chomet ed il suo poetico tratto, qui viene scimmiottato (anche in maniera irritante) senza ottenere alcun altro effetto se non quello di disegnare personaggi grotteschi fini a se stessi e francamente brutti, di quella bruttezza che non sottende nient'altro che il fastidio alla visione.
La bottega dei suicidi è una vera catastrofe. Un film da dimenticare presto, pregando Leconte di tornare al più presto al cinema tradizionale.
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[+] scusal...
(di animasapien)
[ - ] scusal...
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