alfonso nero
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giovedì 8 marzo 2012
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war horses
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Nel 1914, in un villaggio inglese un piccolo proprietario terriero acquista un cavallo per la gioia del piccolo figlio Albert, che decide di chiamarlo Joey e si prende l’impegno di addestrarlo. Joey è un cavallo dotato di una spiccata personalità, un purosangue caratterizzato da“calzini bianchi” sulle quattro zampe e una macchia sul muso che ricorda la forma di una croce. Con il passare del tempo il rapporto tra il ragazzo e il cavallo cresce fino a diventare un legame indissolubile. Ciònonostante, poco tempo dopo, il padre di Albert in gravi difficoltà economiche, contro la volontà del ragazzo, è costretto a vendere l'animale che viene acquistato dall’esercito inglese appena entrato in guerra.
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Nel 1914, in un villaggio inglese un piccolo proprietario terriero acquista un cavallo per la gioia del piccolo figlio Albert, che decide di chiamarlo Joey e si prende l’impegno di addestrarlo. Joey è un cavallo dotato di una spiccata personalità, un purosangue caratterizzato da“calzini bianchi” sulle quattro zampe e una macchia sul muso che ricorda la forma di una croce. Con il passare del tempo il rapporto tra il ragazzo e il cavallo cresce fino a diventare un legame indissolubile. Ciònonostante, poco tempo dopo, il padre di Albert in gravi difficoltà economiche, contro la volontà del ragazzo, è costretto a vendere l'animale che viene acquistato dall’esercito inglese appena entrato in guerra. Il quadrupede, sbattuto da una trincea all'altra, compie azioni eroiche, lasciando un segno di speranza su tutte le persone con cui entra in contatto. Albert intanto, animato dall’indomabile desiderio di ricongiungersi con il suo cavallo, decide di arruolarsi e partire per la guerra. Tratto da un romanzo di Michael Morpurgo del 1982, basato sulle testimonianze reali di alcuni veterani inglesi della prima guerra mondiale, War Horse è diventato anche una pièce teatrale di grande successo che ha debuttato nel South Bank di Londra nel 2007. E, ora, il grande Steven Spielberg ne ha fatto un adattamento per il grande schermo che ha entusiasmato la critica americana. Una storia di amicizia sullo sfondo della prima guerra mondiale, in cui, mentre i primi carri armati facevano la loro apparizione, i cavalli venivano ancora usati come strumento di battaglia. Ma non è un altroSalvate il soldato Ryan, bensì una storia incentrata sui legami affettivi, adatta alle famiglie - ha commentato Spielberg, aggiungendo: “Per la prima volta al cinema l’eroe non è sopra una sella ma sotto. E la storia è raccontata come la vede lui”. Girato nei maestosi paesaggi del Devon, Spielberg ha scelto una troupe ‘all british’, a cominciare dai due sceneggiatori Lee Hall (Billy Elliot) eRichard Curtis (Love Actually, Notting Hill) al cast che vede il giovane protagonista Jeremy Irvine più Peter Mullan, Emily Watson, David Thewlis, Benedict Cumberbatch, Toby Kebbell. War Horse è un film che bilancia perfettamente melodramma, retorica, gusto per la messa in scena e sentimenti, regalandoci una storia capace di farci piangere senza vergogna.
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cizeta
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mercoledì 2 aprile 2014
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tonfo
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Che tonfo di Spielberg con War Horse, una caduta di pesante nella sua amata (da me particolarmente) cinematografia!
La storia del cavallo Joey, nato in Inghilterra, il cui destino ha voluto che vivesse la prima guerra mondiale nella Francia della resistenza passando al nemico, ritornando agli inglesi, ritornando ancora ai tedeschi ecc ecc l'epilogo dolce amaro è il ritorno, un pò malconcio, di Joey tra le braccia di chi lo aveva addestrato ad arare i campi, Albert, in una finale da "vissero felici e contenti".
Voto Personale: 5
Partiamo dalle cose che salvo di questo film: inanzitutto le ambientazioni e le scenografia assolutamente degne di nota, come per tutti i film spielberghiani (almeno su una cosa non sbaglia mai).
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Che tonfo di Spielberg con War Horse, una caduta di pesante nella sua amata (da me particolarmente) cinematografia!
La storia del cavallo Joey, nato in Inghilterra, il cui destino ha voluto che vivesse la prima guerra mondiale nella Francia della resistenza passando al nemico, ritornando agli inglesi, ritornando ancora ai tedeschi ecc ecc l'epilogo dolce amaro è il ritorno, un pò malconcio, di Joey tra le braccia di chi lo aveva addestrato ad arare i campi, Albert, in una finale da "vissero felici e contenti".
Voto Personale: 5
Partiamo dalle cose che salvo di questo film: inanzitutto le ambientazioni e le scenografia assolutamente degne di nota, come per tutti i film spielberghiani (almeno su una cosa non sbaglia mai). Anche la fotografia è quasi sempre ottima ma con alcuni svarioni allucinanti: pannelli riflettenti usati malissimo, sopratutto nella prima parte, quando Albert parla con il padre Ted sul campo di casa. La luce è assolutamente innaturale, i volti risultano illuminati eccessivamente rispetto al resto della scena troppo buio (vista anche la scelta di un cielo molto nuvoloso)... uno svarione non di poco conto a parer mio.
Ancora peggio la semplicità con cui è trattato l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo e trasposizione teatrale: il film rimane a metà dalla tragedia bellica, prendendo un pò di Salvate il Soldato Ryan e La Sottile Linea Rossa, e setimental-romantico-animalista, ricordando molto il capolavoro di Redford L'Uomo che Sussurava i Cavalli. Il film, prendendo tanti spunti da tanti film, non ha una sua natura risultando eccessivamente buonista, fin troppo pilotato per un lieto fine, troppo veloce nei vari episodi in cui il cavallo passa da una mano all'altra.
Bravi tutti gli interpreti che allietano in qualche modo War Horse.
In totale accordo con la Gandolfi!
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giugy3000
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domenica 19 febbraio 2012
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cavalcando una guerra di sentimenti
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Ci sono modi e modi al cinema per rendere i sentimenti e le emozioni.Ci sono film infarciti di clichè imbarazzanti, dove la melassa del buonismo e dell'happy-end sgorga a fiumi ed è stucchevolmente gratuita, preconfezionata ed usata sovente per tappare i buchi di una vicenda già vuota in partenza.Qui ci troviamo di fronte ad un film firmato S.S, le due geniali doppie esse che hanno già marchiato capolavori dai titoli d'assonanti doppie vocali come A.I o E.T. Un po'ce lo dobbiamo aspettare già da subito: quel film che definiscono di genere "guerra" sappiamo che non sarà tutto bombe e cannoni, ma una guerra di sentimenti e d'amicizia, il prototipo di film che al grande Spielberg riesce meglio.
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Ci sono modi e modi al cinema per rendere i sentimenti e le emozioni.Ci sono film infarciti di clichè imbarazzanti, dove la melassa del buonismo e dell'happy-end sgorga a fiumi ed è stucchevolmente gratuita, preconfezionata ed usata sovente per tappare i buchi di una vicenda già vuota in partenza.Qui ci troviamo di fronte ad un film firmato S.S, le due geniali doppie esse che hanno già marchiato capolavori dai titoli d'assonanti doppie vocali come A.I o E.T. Un po'ce lo dobbiamo aspettare già da subito: quel film che definiscono di genere "guerra" sappiamo che non sarà tutto bombe e cannoni, ma una guerra di sentimenti e d'amicizia, il prototipo di film che al grande Spielberg riesce meglio.Sarà la guerra per ritrovarsi di Joey e Albert, non due comuni ragazzini del Vermont conosciutosi nello scoppio del primo conflitto mondiale, ma tra un purosangue elegante e di puri "sentimenti umani" e un giovane ragazzo con un fortissimo amore per gli animali e per la vita. Lasciamo perdere il terribile finale scontato e qualche piccola scena di violenza sulla bestia scelta a puntino per impietosire spettatore e animalisti: concentriamoci sulla parte centrale della vicenda, per me la più riuscita, dove Joey viene scelto per affiancare i generali dell'esercito e parte per la prima volta via dal suo padrone per "diventare un cavallo adulto sotto ogni aspetto".Il viaggio di Joey lontano da casa sarà metaforicamente il viaggio della fine dell'adolescenza anche dello stesso Albert,che per riunirsi a lui sceglie di affrontare gli orrori della guerra e di arruolarsi nella speranza di rivederlo,grazie ad un particolare richiamo insegnato al puledrino sin da piccolo. Molto bella la scelta del peregrinare del cavallo di proprietario in proprietario, trovandosi sempre fortunatamente per lui a che fare con persone dotate della medesima sensibilità del suo amato Albert: un generale che lo dipinge in un ritratto per ricordarsene, un ragazzino tedesco che lo cura in ogni minimo dettaglio rendendosi conto della sua rara bellezza,una bambina francese che ne fa l'oggetto dei suoi desideri e lo monta per la prima volta provando una gioia infinita e in un ultimo un caporale tedesco di buon cuore che lo intima alla fuga per salvarsi e sfuggire dal durissimo lavoro del traino dei pesanti cannoni.Gli occhi della bestia sono durante tutto il film di una luce e di un' intelligenza che si percepisce a distanza di chilometri, ricchi di amore e comprensione per tutta la durata della storia, segnale di quel legame che raramente nella vita percepiamo cosi puro tra i nostri simili e Spielberg lo sa bene.Già ai tempi di E.T un giovanissimo ragazzino trova il suo migliore amico aldilà del suo mondo, in un extraterrestre non parlante la nostra lingua ma capace del più magnetico degli sguardi che rimarrà impresso nel nostro cuore per sempre.Purtroppo però non sono d'accordo alle 6 candidature agli oscar che questo film ha ricevuto:una pessima e fintissima fotografia lo rendono un prodotto scarno della filmografia di Spielberg, inoltre non mi è piaciuta la tematica di sfondo, ovvero la prima guerra mondiale, resa malissimo con una sceneggiatura a buchi come un pezzo di groviera. Doppiaggio a malapena sufficiente e attori che si potevano scegliere con un po' più di attenzione, perchè a tratti monoespressivi.Una pellicola comunque pienamente sufficiente,che fa venire una gran voglia di trovare il maneggio più vicino e salire sopra una bella bestia come Joey!
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osteriacinematografo
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venerdì 2 marzo 2012
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la caduta di spielberg
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“War horse” narra la storia di Joey, un cavallo selvaggio che vive libero nelle campagne del Devon. Acquistato all’asta di paese da Ted Narracott a un prezzo spropositato, Joey verrà addestrato da Albert, il figlio di Ted, ad arare i campi angusti della fattoria dei Narracott. Albert instaura un rapporto di profonda amicizia col cavallo, e riuscirà nell’intento di fargli dissodare molti ettari di terra; ma la guerra incombe, il maltempo rovina il raccolto, e Ted è costretto a vendere Joey all’esercito inglese per salvare la fattoria.
Il Capitano Nichols, nuovo proprietario dell’animale, promette ad Albert di averne cura, ma l’uomo muore al primo assalto in Francia, e Joey viene predato dall’esercito tedesco assieme al cavallo del sergente Perkins.
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“War horse” narra la storia di Joey, un cavallo selvaggio che vive libero nelle campagne del Devon. Acquistato all’asta di paese da Ted Narracott a un prezzo spropositato, Joey verrà addestrato da Albert, il figlio di Ted, ad arare i campi angusti della fattoria dei Narracott. Albert instaura un rapporto di profonda amicizia col cavallo, e riuscirà nell’intento di fargli dissodare molti ettari di terra; ma la guerra incombe, il maltempo rovina il raccolto, e Ted è costretto a vendere Joey all’esercito inglese per salvare la fattoria.
Il Capitano Nichols, nuovo proprietario dell’animale, promette ad Albert di averne cura, ma l’uomo muore al primo assalto in Francia, e Joey viene predato dall’esercito tedesco assieme al cavallo del sergente Perkins. I due cavalli attraverseranno insieme la Grande Guerra: prima insieme ai giovani militari tedesci Gunter e Michael, e poi con la dolce Emily, una ragazzina francese che tenta di nasconderli prima che l’esercito tedesco li requisisca per utilizzarli come bestie da soma. Chiunque allaccerà rapporti con Joey finirà male. Nel frattempo Albert, ormai maggiorenne, si arruola e parte per il fronte, e così seguiamo le sue vicende in parallelo a quelle, ancor più drammatiche, dei due splendidi cavalli, prima dell’ovvio e patinato finale.
Spielberg utilizza un linguaggio cinematografico classico e realizza un film banale e scontato, che va dove deve andare senza mai sorprendere, seguendo un canovaccio piatto e deludente; un film ruffiano che adula e tenta di addolcire lo spettatore a suon di clichè e caramelle visive che hanno un sapore commerciale, adattabile ai gusti più disparati. Certo, Joey è un ottimo attore, le scenografie sono accattivanti e ben realizzate, ma la storia è talmente scontata e superficiale da sconcertare: sembra quasi che Spielberg sia stato costretto a fare questo film, o che l’abbia fatto senza alcuna convinzione, con l’inevitabile risultato di produrre un’opera che colleziona stereotipi e si rivela inverosimile.
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emanu_lele
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domenica 19 febbraio 2012
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un film interessante e struggente
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Prima di tutto vorrei scrivere un appunto sulla recensione della Sig.ra Marzia Gandolfi. Soprattutto quando parla della snaturata connotazione dell'animale "cavallo" (paragonato sanza problemi a scimie, squali e gorilla come se fossero tutti ugualmente spinti dallo tesso istinto animale) con il comportamento umano. E' evidente che la Sig.ra Gandolfi non ha avuto esperienze di animali domestici e parla della dicotomia istinto animale e comportamento umano comw se questi non siano in comunicazione e abbiano una relazione così forte solo nei film holliwoodiani. Bhe! si sbaglia di grosso. I comportamenti del cavallo sono sempre coerenti con il comportamento di un animale domestico che come dice la stessa parola è "piegato" ed adattato alla vita domestica e degli abitanti che la abitano, così come gli abitanti sono influenzati dalle tante sfaccettature che un animale addomesticato è in grado di esprimere.
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Prima di tutto vorrei scrivere un appunto sulla recensione della Sig.ra Marzia Gandolfi. Soprattutto quando parla della snaturata connotazione dell'animale "cavallo" (paragonato sanza problemi a scimie, squali e gorilla come se fossero tutti ugualmente spinti dallo tesso istinto animale) con il comportamento umano. E' evidente che la Sig.ra Gandolfi non ha avuto esperienze di animali domestici e parla della dicotomia istinto animale e comportamento umano comw se questi non siano in comunicazione e abbiano una relazione così forte solo nei film holliwoodiani. Bhe! si sbaglia di grosso. I comportamenti del cavallo sono sempre coerenti con il comportamento di un animale domestico che come dice la stessa parola è "piegato" ed adattato alla vita domestica e degli abitanti che la abitano, così come gli abitanti sono influenzati dalle tante sfaccettature che un animale addomesticato è in grado di esprimere. L'unica volta dove forse esagerano è quando joy, il cavallo protagonista, prende l'iniziativa per sostituire l'amico (il cavallo nero) nel traino del cannone su per la salita.
Per il resto posso dire che è un bello spaccato della prima guerra mondiale visto da un punto di vista originale e cioè l'umanità e disumanità nel rapporto tra gli uomini e tra gli uomini e gli animali; che loro stessi hanno plasmato per le loro esigenze.
Non ha caso il film inizia e finisce con una compravendita di cavalli, trattati come una merce qualsiasi che stride con l'altra faccia del rapporto e cioè la profonda umanità e lo straordinario rapporto che si può instaurare tra 2 esseri viventi tanto distanti quando simili, addirittura in mezzo agli orrori della prima guerra mondiale.
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cimmino pasquale
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lunedì 12 marzo 2012
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cavalcando nel mondo degli eroi...
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Una lieve storia d'amore, che certamente consola coloro i quali sono amanti di vicende d'altri tempi. In un mondo dove il cavallo-vapore è la forza imperante, un ragazzo, che ben si sa ergere al di là delle afflizioni della miseria, prima, e della guerra, poi, rivive i fasti delle memorabilia antiche, scagliando oltre l'ostacolo ogni timore, come solo i Compagni macedoni avevano fatto o i cavalieri polacchi faranno poi, incuranti del domani.
Accanto al giovane virgulto, si staglia la figura (quasi mostruosa per la sua maestosità) di un cavallo, purosangue, che tanta umanità sembra possedere da, non solo far sfigurare molti dei personaggi del film, quanto da indurre in quanti vengono in contatto con esso un sentimento di pace.
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Una lieve storia d'amore, che certamente consola coloro i quali sono amanti di vicende d'altri tempi. In un mondo dove il cavallo-vapore è la forza imperante, un ragazzo, che ben si sa ergere al di là delle afflizioni della miseria, prima, e della guerra, poi, rivive i fasti delle memorabilia antiche, scagliando oltre l'ostacolo ogni timore, come solo i Compagni macedoni avevano fatto o i cavalieri polacchi faranno poi, incuranti del domani.
Accanto al giovane virgulto, si staglia la figura (quasi mostruosa per la sua maestosità) di un cavallo, purosangue, che tanta umanità sembra possedere da, non solo far sfigurare molti dei personaggi del film, quanto da indurre in quanti vengono in contatto con esso un sentimento di pace. Insomma il cavallo del film si erge a fuoco fatuo nelle tenebre di un mondo indegno, sprigionando non calore, ma una speciale scintilla che certamente rassomiglia a un qualcosa di divino e roussoiano al contempo.
INSOMMA DA VEDERE PER QUANTI AMANO LA LEGGENDA.
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hollyver07
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lunedì 20 febbraio 2012
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stucchevole delusione
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Ciao. Pellicola che cavalca (è proprio il caso di dirlo...) il filone "animali antropomorfizzati" che sopportano struggenti esperienze di vita. Onestamente... una storia interessante ma proposta in maniera troppo banale, stucchevole ed estremamente deludente, sopratutto considerando la figura registica di Spielberg. A onor del vero, le recenti pellicole del buon Steven già non mi avevano convinto più di tanto e quest'ultima molto meno delle altre. Inoltre, sottolineo il fatto che l'origine della trama di questo film sia d'ambigua radice (non riconosciuta dalla produzione in quanto il soggetto fa riferimento all'omonimo libro del 1982 di Michael Morpurgo).
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Ciao. Pellicola che cavalca (è proprio il caso di dirlo...) il filone "animali antropomorfizzati" che sopportano struggenti esperienze di vita. Onestamente... una storia interessante ma proposta in maniera troppo banale, stucchevole ed estremamente deludente, sopratutto considerando la figura registica di Spielberg. A onor del vero, le recenti pellicole del buon Steven già non mi avevano convinto più di tanto e quest'ultima molto meno delle altre. Inoltre, sottolineo il fatto che l'origine della trama di questo film sia d'ambigua radice (non riconosciuta dalla produzione in quanto il soggetto fa riferimento all'omonimo libro del 1982 di Michael Morpurgo). In tal senso, mi associo pienamente a quanto evidenziato su questo forum da un altro utente: faberest il quale, bontà della sua memoria, cita un romanzo tratto da una storia vera: Albino cavallo d'Italia del 1962 - di R. D'Ami e M. Faustinelli. Ad ogni buon conto, il film è apprezzabile solo nella scenografia, nei costumi e nelle ricostruzioni d'ambiente, in parte anche nella colonna sonora. Per il resto... meglio non pensare alle 6 nominations che gli sono state attribuite, in particolare quelle legate a: miglior film, migliore fotografia - no, proprio non ci siamo! In merito alle prove attoriali "umane"... c'è ben poco da dire... indefessamente seguono la falsariga, abbondantemente cosparsa di melassa, del film ed evito di formulare ulteriori giudizi e d'affermare che il cavallo è stato il migliore attore(!). Per chiudere... mi sento di consigliarlo (parzialmente e per pochi minuti) ai soli dipendenti della Walt Disney ed ai nostalgici di Lassie. Saluti
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[+] commento offensivo
(di egs83)
[ - ] commento offensivo
[+] egs83 - commenti ed offese... no! era un consiglio
(di hollyver07)
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