maria f.
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lunedì 12 novembre 2012
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evviva i buoni film!
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Per essere un buon insegnante non è necessario avere curricula pieni di titoli.
La base necessaria è sapere osservare e ascoltare con interesse e amore.
Bachir Lazhar è un ristoratore algerino che a causa di un attentato in cui, moglie e figli sono stati uccisi, si trasferisce in Canada chiedendo asilo politico.
Per sopravvivere, si propone - esibendo fasulli titoli professionali - come sostituto di un’insegnante morta suicida. È accettato.
Ha inizio così il lavoro in una classe mista di ragazzi di 11/12 anni i quali devono metabolizzare o elaborare la perdita della loro amatissima prof.
Falso docente e alunni – a dispetto di preside, colleghi, psicologa e genitori - si aiuteranno analizzando insieme il concetto di morte che, provoca dolore e angoscia solo se non c’è nessuno accanto pronto e disponibile all’attenta osservazione e all’ascolto della sofferenza.
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Per essere un buon insegnante non è necessario avere curricula pieni di titoli.
La base necessaria è sapere osservare e ascoltare con interesse e amore.
Bachir Lazhar è un ristoratore algerino che a causa di un attentato in cui, moglie e figli sono stati uccisi, si trasferisce in Canada chiedendo asilo politico.
Per sopravvivere, si propone - esibendo fasulli titoli professionali - come sostituto di un’insegnante morta suicida. È accettato.
Ha inizio così il lavoro in una classe mista di ragazzi di 11/12 anni i quali devono metabolizzare o elaborare la perdita della loro amatissima prof.
Falso docente e alunni – a dispetto di preside, colleghi, psicologa e genitori - si aiuteranno analizzando insieme il concetto di morte che, provoca dolore e angoscia solo se non c’è nessuno accanto pronto e disponibile all’attenta osservazione e all’ascolto della sofferenza.
Approfondendo con delicatezza e sobrietà i sentimenti che un tale dolore provoca, Bachir riesce a trasmettere alla classe e a noi, che dalla lacerazione di un’esperienza così crudele ci si può salvare se si dà spazio al coraggio di affrontare la vita e quindi al germogliare di nuove consapevolezze, proprio come accade alla crisalide che per diventare farfalla deve abbandonare le proprie sembianze, il proprio guscio.
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kimkiduk
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lunedì 28 gennaio 2013
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bastano poche parole.
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Ho trovato questo film stupendo. Mi stupisce spesso come un regista Francese al suo secondo film riesca a fare film migliori di italiani navigati. La scuola, come il film fa capire, è fondamentale e la scuola di cinema francese sicuramente è la migliore al mondo. Falardeau è canadese ma essendo del Quebec diciamo francese. Un film che rispecchia questo in modo esemplare. In questo film si parla poco ma soprattutto si spiega poco e meglio ancora si spiega tutto con poche parole. Non ci sono i "fuochi d'artificio" americani, le spiegazioni totali italiane e le mille parole inutili. Si entra dentro a mille aspetti, a mille situazioni senza devastazione ma facendo pensare ad ogni piccola frase e ad ogni inquadratura di un volto.
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Ho trovato questo film stupendo. Mi stupisce spesso come un regista Francese al suo secondo film riesca a fare film migliori di italiani navigati. La scuola, come il film fa capire, è fondamentale e la scuola di cinema francese sicuramente è la migliore al mondo. Falardeau è canadese ma essendo del Quebec diciamo francese. Un film che rispecchia questo in modo esemplare. In questo film si parla poco ma soprattutto si spiega poco e meglio ancora si spiega tutto con poche parole. Non ci sono i "fuochi d'artificio" americani, le spiegazioni totali italiane e le mille parole inutili. Si entra dentro a mille aspetti, a mille situazioni senza devastazione ma facendo pensare ad ogni piccola frase e ad ogni inquadratura di un volto. Spiega poco e non si accanisce su genitori "stupidi" o non addobba il film di situazioni ridicole. In italia si sarebbe costruita una storia d'amore banale ed inutile con l'insegnante, si sarebbero create scene di isteria della preside al momento della verità, reazioni violente di Lazhar verso i genitori dei bambini, scene strappalacrime per la storia dell'Algeria, ecc. e soprattutto il finale sarebbe stato non solo spiegato ma forse anche disegnato in HD. Qui niente di tutto questo, il cinema francese è DELICATO e lascia allo spettatore decidere su cosa il regista volesse far capire e tutto senza fronzoli. Bellissimo il finale che poteva danneggiare un film quasi perfetto e che lo ha reso vicino al Capolavoro. Ancora una volta colpito da un film ed anche questo non italiano ma francese.
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pressa catozzo
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venerdì 28 settembre 2012
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scuola come crisalide
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Dopo aver visto alcuni film discutibili, finalmente la gioia di essere andato a vedere un ottimo film. Può la scuola essere educativa? Si se chi sta seduto dietro la cattedra si mette al livello dei suoi alunni e il nostro personaggio lo fa nel corridoio sfiorando la sua prediletta. La morte e il dolore da vari angolature. Ma a Venezia dove li scelgono i film?
Ottima fotografia, un bel montaggio e finalmente complimenti al doppiaggio.
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rampante
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venerdì 11 gennaio 2013
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un maestro di vita
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La storia si svolge a Montreal una città fredda, innevata, siamo in inverno.
L'insegnante Martine Lachance si è tolta la vita a scuola, in classe.
Bachir Lahzar si propone come sostituto ed entra in contatto con gli scolari.
Bachir non è un insegnante, è un rifugiato politico, è un uomo solo e ha un estremo bisogno di trovarsi in quel luogo, Bachir ad Algeri in un attentato terroristico ha perso la moglie insegnante e le due figlie,
trovarsi in quella classe lo aiuterà a ricordare la moglie e a ritrovare le figlie .
A sua insaputa la Preside compie un errore madornale ma, in quel momento Bachir è la persona giusta al posto giusto.
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La storia si svolge a Montreal una città fredda, innevata, siamo in inverno.
L'insegnante Martine Lachance si è tolta la vita a scuola, in classe.
Bachir Lahzar si propone come sostituto ed entra in contatto con gli scolari.
Bachir non è un insegnante, è un rifugiato politico, è un uomo solo e ha un estremo bisogno di trovarsi in quel luogo, Bachir ad Algeri in un attentato terroristico ha perso la moglie insegnante e le due figlie,
trovarsi in quella classe lo aiuterà a ricordare la moglie e a ritrovare le figlie .
A sua insaputa la Preside compie un errore madornale ma, in quel momento Bachir è la persona giusta al posto giusto. Quel maestro, pur non avendo titoli, è per quei bambini un buon insegnante, sa capire, ascoltare, osservare e lavora per superare insieme a loro gli eventi della vita , gli insegna ad avere coraggio, ad affrontare la vita, ad abbandonare il proprio guscio e crescere . Bachir non sarà un insegnante per sempre ma scoperto e costretto ad abbandonare la classe, per dire addio ai suoi alunni sceglie la correzione di una favola .
A dare il via a questo dramma è stato un abbraccio tra Simon e la sua insegnante, a chiudere la storia sarà un abbraccio tra Alice e Bachir perchè Alice deciderà di tornare in classe per accomiatarsi dal suo maestro. La bimba ha bisogno di un abbraccio, vuole un abbraccio. Lei lo chiede e il maetro Bachir contraccambia.
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carpo86
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sabato 7 settembre 2013
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film grazioso e potente
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Lasciare il proprio passato burrascoso e tormentato per cominciare una nuova vita, questa è la scelta del protagonista, Bashir Lazhar, rifugiato politico algerino trapiantato in Canada. Ricominciare è anche l'imperativo per i bambini di una classe che hanno vissuto il trauma del suicidio della propria insegnante. Bachir si propone per il ruolo, ottiene la cattedra e con i ragazzi inzia un percorso di rinascita. Il film, con una struttura esile e semplice ma mai banale, aiutato da una recitazione sempre efficace e sincera - un plauso in tal senso spetta ai bimbi - porta il fruitore a riflettere sul tema della morte, della dinamica della sua metabolizzazione, della possibilità e della forza di volontà che l'aiuto vicendevole porta a un nuovo stato di vita, più consapevole.
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Lasciare il proprio passato burrascoso e tormentato per cominciare una nuova vita, questa è la scelta del protagonista, Bashir Lazhar, rifugiato politico algerino trapiantato in Canada. Ricominciare è anche l'imperativo per i bambini di una classe che hanno vissuto il trauma del suicidio della propria insegnante. Bachir si propone per il ruolo, ottiene la cattedra e con i ragazzi inzia un percorso di rinascita. Il film, con una struttura esile e semplice ma mai banale, aiutato da una recitazione sempre efficace e sincera - un plauso in tal senso spetta ai bimbi - porta il fruitore a riflettere sul tema della morte, della dinamica della sua metabolizzazione, della possibilità e della forza di volontà che l'aiuto vicendevole porta a un nuovo stato di vita, più consapevole. Il protagonista inizialmente si scontra con un mondo diverso dal prorpio di origine, ove i rapporti scolastici sono caratterizzati da un eccessivo politically correct, i genitori spesso sono assenti o si limitano a criticare, la morte violenta viene oscurata e non analizzata ma riesce a svolgere egregiamente il ruolo di educatore e padre, in grado di far affrontare ai suoi allievi il dolore, la paura, la depressione di un evento per loro traumatico, fino a portarli a esprimere i loro sentimenti, a liberarsi, a tornare a vivere. E lui con loro.
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stefanocapasso
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venerdì 23 maggio 2014
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le relazioni che curano
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“Monsieur Lazhar” del canadese Philippe Failardeau è un racconto dal sapore malinconico, che affronta con tenerezza e lucidità il tema della relazione nell'educazione.
Martine, maestra di una scuola media di Montreal, si suicida impiccandosi in classe. E' la conseguenza di un piccolo scandalo seguito ai lamenti di un bimbo che si era amentato di aver avuto un abbraccio di troppo dalla amorevole maestra. E’ anche la conseguenza di un disagio che Martine si portava dietro e che evidentemente faceva trasbordare nell’ambito scolastico.
Bachir Lazhar, immigrato algerino, si presenta all'istituto per offrirsi come maestro supplente.
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“Monsieur Lazhar” del canadese Philippe Failardeau è un racconto dal sapore malinconico, che affronta con tenerezza e lucidità il tema della relazione nell'educazione.
Martine, maestra di una scuola media di Montreal, si suicida impiccandosi in classe. E' la conseguenza di un piccolo scandalo seguito ai lamenti di un bimbo che si era amentato di aver avuto un abbraccio di troppo dalla amorevole maestra. E’ anche la conseguenza di un disagio che Martine si portava dietro e che evidentemente faceva trasbordare nell’ambito scolastico.
Bachir Lazhar, immigrato algerino, si presenta all'istituto per offrirsi come maestro supplente. I suoi metodi sono quelli tradizionali, orami superati dalle nuove teorie pedagogiche. Nonostante questo riesce a costruire un ottimo rapporto con la classe. Porta con se un lutto ancora irrisolto: la sua famiglia intera è morta in seguito all’incendio della sua casa provocato da avversari politici della moglie scrittrice. Così il maestro trova l’occasione di elaborare il suo lutto partecipando all’elaborazione collettiva del lutto della classe per la morte della precedente insegnate
Quando verrà alla luce che in realtà Bachir è un rifugiato politico e non ha mai fatto l’insegnante, verrà allontanato dalla scuola sulle pressioni di alcuni genitori.
Il lutto e la sua elaborazione rappresentano il territorio in cui si svolge la transazione tra il maestro e la classe
Ed è una transazione buona, perché può essere costruita su una empatia vera.
Perché Lazhar, pur usando i sorpassati metodi di insegnamento della sua infanzia, riesce a mettersi al servizio della missione del formatore; non ne diventa protagonista o attore come sembrano fare i suoi moderni colleghi, che portano le loro esperienze personali immaginando che costituiscano un arricchimento. E’ questo che permette a Bachir Lazhar di stabilire un legame autentico con i ragazzi, fatto di contatti umani veri e regolati da ruoli ben precisi, che permettono a tutti di poter esplorare i propri confini in modo sicuro e libero.
La sua classe manca di colore, di immagini etniche, di forme variopinte, come sono le altre che finiscono per apparire asettiche, cosi rigidamente legate al modello in voga, ma certamente è una classe dove le comunicazioni sono autentiche e nitide, E come accade per ogni relazione, è la qualità della relazione stessa, la capacita di essere autenticamente presenti e nitidamente definiti che nutre e cura, piuttosto che il modello di riferimento adottato.
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great steven
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venerdì 9 dicembre 2016
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schiva abilmente le trappole del sentimentalismo
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MONSIEUR LAZHAR (CANADA, 2012) diretto da PHILIPPE FALARDEAU. Interpretato da MOHAMED FELLAG, SOPHIE NéLISSE, éMILIEN NéRON, DANIELLE PROULX, BRIGITTE POUPART
Emigrato dall’Algeria per problemi famigliari legati ad un’esplosione terroristica nella quale perirono sua moglie e i suoi figli, il gentile e determinato Bashir Lazhar, ex-impiegato statale e gestore di un ristorante e ora insegnante di letteratura precario arriva in Canada e ha alcune cavillose pratiche burocratiche da sbrigare per far sì che il visto di permanenza nel paese nordamericano gli venga confermato definitivamente.
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MONSIEUR LAZHAR (CANADA, 2012) diretto da PHILIPPE FALARDEAU. Interpretato da MOHAMED FELLAG, SOPHIE NéLISSE, éMILIEN NéRON, DANIELLE PROULX, BRIGITTE POUPART
Emigrato dall’Algeria per problemi famigliari legati ad un’esplosione terroristica nella quale perirono sua moglie e i suoi figli, il gentile e determinato Bashir Lazhar, ex-impiegato statale e gestore di un ristorante e ora insegnante di letteratura precario arriva in Canada e ha alcune cavillose pratiche burocratiche da sbrigare per far sì che il visto di permanenza nel paese nordamericano gli venga confermato definitivamente. Nel frattempo, in una scuola media di Montréal, Martine Lachance, insegnante molto amata dai suoi piccoli alunni ma depressa da tempo, si impicca nella loro classe. L’evento getta nel più profondo sconcerto sia i bambini che gli insegnanti, al punto che, quando Bashir si propone di sostituirla anche solo temporaneamente, fintantoché i documenti non saranno pronti per un suo soggiorno permanente in terra canadese, la preside dell’istituto ha qualche titubanza, ma alla fine gli assegna l’incarico. Il signor Lazhar ha metodi d’insegnamento poco convenzionati e ortodossi che saltano subito agli occhi dei suoi giovanissimi allievi, abituati a dettati più semplici e lezioni meno pesanti e più interattive, ma è soprattutto il ricordo di Martine a lacerare i loro cuori, a spingerli a chiedersi ossessivamente il perché del suo gesto estremo e a tormentare l’essenza fisica stessa della loro aula. Bashir è consapevole del fatto che stiano elaborando un lutto enorme, ma con la forza di volontà, l’impegno e la perseveranza che, poco a poco, riesce a ricavare dai suoi studenti, si fa rispettare e ne conquista il rispetto e la stima. Fa amicizia col collega di educazione fisica ed è invitato a cena da Claire, professoressa di teatro e grammatica. Finalmente, le questioni poco simpatiche relative ai documenti di soggiorno vengono risolti, ma Bashir, per via di aver tirato fuori troppe volte il discorso del suicidio coi suoi alunni, viene cacciato dalla preside. Coglie tuttavia l’occasione per permettere ai ragazzini di correggere una fiaba da lui scritta, incentrata sul tema del perdono, della tolleranza e della convivenza pacifica. Bashir riuscirà a stringere un rapporto speciale in particolar modo con Alice, bambina bionda dall’intelligenza viva e attenta, e con Simon, bambino irrequieto e leggermente anarchico che sente su di sé il peso della scomparsa della sua amatissima insegnante in quanto, una volta, durante una ripetizione, lei lo aveva abbracciato e lui si era rifiutato di accettare quell’atto d’affetto, travisando poi il racconto quando lo esponeva ai compagni. Il cinema canadese non ha mai avuto una gran fortuna, qui da noi, e per quel che concerne questo piccolo capolavoro di lirica drammatica e sentimenti educativi privi di retorica, è un peccato: Monsiuer Lazhar sembra, dapprincipio, presentare una storia di scuola come tante altre se ne sono già viste sul grande schermo (alunni che faticano ad integrarsi col nuovo professore, quest’ultimo che ha problemi burocratici perché viene da una nazione straniera, una storia dolorosa che ha precipitato nel rancore un’intera classe), ma in più aggiunge una dose fortificante e rivitalizzante di tensione emotiva che, invece di esplodere con violenza, cresce sequenza dopo sequenza fino a stabilizzarsi in un finale rappacificante, anche se non del tutto consolatorio, che si apre comunque all’ottimismo, alla sopportazione tenera malgrado le avversità e al candore degli affetti che, di suo, pretende esclusivamente il bene incondizionato e totale dell’altro. Il merito va alla sceneggiatura, tratta da una pièce teatrale di un’autrice francofona, che privilegia tutti i personaggi e le motivazioni che li spingono ad assumere determinati comportamenti, primo fra tutti l’insegnante dal cuore d’oro, generoso e prodigo di consigli di Fellag (un’interpretazione da Oscar!), ma anche i bambini, pur costretti sommariamente ad una recitazione corale, riescono a trovare il giusto, benché piccolo, spazio espressivo per sfoderare ottime performances, e il cast degli adulti forma un affiatato gruppo che sorregge il personaggio principale ma, in certi casi, lo ostacola anche, seppur mosso da obiezioni, ambizioni e pareri personali che tendono ad attanagliarlo e a remargli contro. Una fotografia sobria ed essenziale, abilissima nel ritratto invernale del Canada francese, con una metropoli sepolta dalla neve che funge da splendido teatro scenico per un film sentimentale che si può, a pieno titolo e contrariamente alle opinabili opposizioni, definire d’amore: l’amore si traduce, tramite le vicende e vicissitudini di adulti e bimbi, mediante la ricerca degli affetti perduti, il recupero di quelli ancora esistenti, il bisogno di ricevere e dare messaggi e cose preziose, la paura poi felicemente superata di scontrarsi e arrecare danno a coloro che si adorano e, infine, anche attraverso la conservazione dei ricordi positivi che i caratteri depositano nel proprio cuore, appartenenti al passato, ma non scevri di una finestra che si spalanchi su un futuro roseo, sebbene sarà, come i personaggi stessi sanno, irto di barriere e nuovi problemi da fronteggiare. Un inno alla carità e alla generosità senza supplementi, inserito nel contesto meravigliosamente descritto di un istituto che nulla ha da invidiare ad altre scuole fittizie della cinematografia mondiale. A livello meta cinematografico, condivide numerose affinità, anche per come viene esposto sul piano narrativo, con l’italiano La scuola (1995, Daniele Luchetti) e il più recente La classe – Entre les murs (2008, Laurent Cantet), francese.
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paolo_sem
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domenica 13 settembre 2015
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film ben riuscito
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Monsieur lazhar era un film difficile da realizzare, a causa dell' argomento che tratta e in generale il regista ha svolto un ottimo compito, infatti questo film tratta diversi punti scottanti quali: la morte, la violenza in generale nella vita, l'immigrazione, il trauma, il terrorismo e la guerra (se ne sente parlare spesso in questo film), il sistema scolastico ed estremamente associato a questo ultimo punto la pedofilia. In questa pellicola c'è tutto questo ed è uno dei problemi: infatti non riesce a trovare un punto su cui focalizzarsi, c'è un suicidio, c'è un abbraccio, c'è anche un incendio appicato a causa di un libro e i sensi di colpa di un bambino, in tutto questo si doveva trovare un punto sui focalizzarsi maggiormente.
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Monsieur lazhar era un film difficile da realizzare, a causa dell' argomento che tratta e in generale il regista ha svolto un ottimo compito, infatti questo film tratta diversi punti scottanti quali: la morte, la violenza in generale nella vita, l'immigrazione, il trauma, il terrorismo e la guerra (se ne sente parlare spesso in questo film), il sistema scolastico ed estremamente associato a questo ultimo punto la pedofilia. In questa pellicola c'è tutto questo ed è uno dei problemi: infatti non riesce a trovare un punto su cui focalizzarsi, c'è un suicidio, c'è un abbraccio, c'è anche un incendio appicato a causa di un libro e i sensi di colpa di un bambino, in tutto questo si doveva trovare un punto sui focalizzarsi maggiormente. la macchina da presa distante nei momenti in cui deve esserlo e invadente quando vuole entrare nelle vite dei protagonisti. Un finale ottimo in cui il regista decide che è il momento di abbandonare i personaggi con un abbraccio commuovente, ma senza cadere in eccessivi sentimentalismi. in genreale un progetto riuscito
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figliounico
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giovedì 2 novembre 2023
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una moderna favola nera
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Una storia drammatica narrata con estrema leggerezza dal regista canadese Philippe Falardeau. L’equivoco iniziale risulta poco realistico ma è coerente con il tono del racconto che è quello di una moderna favola nera sugli orrori della violenza del terrorismo stragista, una favola che si nutre di altre favole, quelle vere raccontate come metafore della vita dal protagonista, un professore supplente interpretato dall’attore algerino Fellag, ai ragazzini traumatizzati dal suicidio della loro insegnante nell’ora di ricreazione. Al di là della facile morale che si può trarre banalmente dal film, ciò che colpisce è il modo in cui la duplice tragedia, familiare del protagonista e personale della donna che lui stesso sostituisce nel ruolo di educatrice, è rappresentata.
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Una storia drammatica narrata con estrema leggerezza dal regista canadese Philippe Falardeau. L’equivoco iniziale risulta poco realistico ma è coerente con il tono del racconto che è quello di una moderna favola nera sugli orrori della violenza del terrorismo stragista, una favola che si nutre di altre favole, quelle vere raccontate come metafore della vita dal protagonista, un professore supplente interpretato dall’attore algerino Fellag, ai ragazzini traumatizzati dal suicidio della loro insegnante nell’ora di ricreazione. Al di là della facile morale che si può trarre banalmente dal film, ciò che colpisce è il modo in cui la duplice tragedia, familiare del protagonista e personale della donna che lui stesso sostituisce nel ruolo di educatrice, è rappresentata. Il regista assume come punto di vista lo sguardo impotente ed incuriosito dello spettatore piuttosto che quello del personaggio principale donando così al racconto quell’aria disincantata di apparente distacco dal pathos, che coinvolge esclusivamente gli attori sulla scena, allo stesso modo appunto con cui si narrano le favole, dove anche gli eventi più terribili e spaventosi che accadono ai protagonisti sono esorcizzati dalla certezza, che accomuna utopici idealisti e bambini, che il mondo sia in realtà migliore di quello evocato dal racconto. Come canonicamente stabilito per tutte le favole anche in questo film fiaba il lieto fine liberatorio, che riscatta il protagonista dall’incubo del suo passato, giunge nel finale che purtroppo cede al sentimentalismo scadendo nel patetico abbraccio tra la bambina ed il maestro.
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eugen
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venerdì 2 febbraio 2024
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non tanto politically correct, ma vero
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Oltre ll'etichetta di"politically correct"(limmigrato algerno che salva la situazione, in una classe quebecoise di bambini /e preadolscenti, dopo il suicidio dlela maestra titolare, impiccatasi nell'aula stessa dove faceva lezione), "Monsieur Lezahr"(Philippe Lafardeau, anche autore dello screeplay, dalla piece teatrla di Elenyne de la Cheneli're , 2011)parla di uin immigrato algerino, con un passato difficile alle spallle-famiglia morta bruciata in casa a seguito idee della moglie, lei vera insegnante, che aveva scritto un libro contro l'integralismo religioso. Alla fine, visto che non ha i titoli per insengare, dovra'lasciare la catttedra, ma almeno otterra' la cittadinanza canades come rifugiato.
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Oltre ll'etichetta di"politically correct"(limmigrato algerno che salva la situazione, in una classe quebecoise di bambini /e preadolscenti, dopo il suicidio dlela maestra titolare, impiccatasi nell'aula stessa dove faceva lezione), "Monsieur Lezahr"(Philippe Lafardeau, anche autore dello screeplay, dalla piece teatrla di Elenyne de la Cheneli're , 2011)parla di uin immigrato algerino, con un passato difficile alle spallle-famiglia morta bruciata in casa a seguito idee della moglie, lei vera insegnante, che aveva scritto un libro contro l'integralismo religioso. Alla fine, visto che non ha i titoli per insengare, dovra'lasciare la catttedra, ma almeno otterra' la cittadinanza canades come rifugiato. Bel film, nobilemente descritto, dovee molti temi civili vengono affrntati appunto"nobilmnete", dove l'elabroazione del lutto e'duplisce(da parte della classe che ha perso in quel modo la sua maestra, ma accetta il nuovo insegnante, da parte del docente"provvisorio"rispetto a quanto gli era successo e poteva ancora accadergli in patria)e'naturalemtena al primo posto. Film efficace, di chiara origine teatrlae, dove Felllag protaognista e'pero'supportato dall'interpretazione delle altre/degli altri interpreti, mai solo"comprimari": Eugen
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