emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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storie di ordinario squallore
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Il film ha vinto il secondo premio della Giuria dei giovani al festival di Locarno.
Pietro vive a Torino e mantiene il fratello tossicomane. I due vivono in un appartamento lasciato loro in eredità. Pietro ha un leggero ritardo mentale che lo mette al centro dell'irrisione degli amici del fratello. Un giorno conosce una ragazza e qualcosa nella sua vita cambia.
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Il film ha vinto il secondo premio della Giuria dei giovani al festival di Locarno.
Pietro vive a Torino e mantiene il fratello tossicomane. I due vivono in un appartamento lasciato loro in eredità. Pietro ha un leggero ritardo mentale che lo mette al centro dell'irrisione degli amici del fratello. Un giorno conosce una ragazza e qualcosa nella sua vita cambia.
Dodici giorni di lavorazione, poco più di 100.000 euro di budget (il film è praticamente autoprodotto dalla troupe) e due mesi di prove per un film piccolo nella forma, ma enorme per potenza comunicativa. Il regista racconta una storia di squallore quotidiano come specchio dell'Italia intera, in "un periodo storico che considera deprimente", dove la violenza e l'alienazione la fanno da padroni. Per far questo utilizza gli angoli più sporchi e decadenti di Torino, fotografati da Gherardo Gossi con toni cupi, in linea con l'animo tormentato del protagonista; una scelta quasi espressionista, amplificata anche dal comparto sonoro e da alcune scelte di montaggio.
Parliamo ora del protagonista: la storia di un emarginato che cerca un briciolo di felicità in un ambiente ostile non è certo nuova, ma Gaglianone non la butta mai sul patetismo. Pietro non è ostacolato dal suo ritardo mentale (molto lieve), ma dalle persone che lo circondano, prodotti di una società priva di ideali, "un'Italia triste, violenta, arrogante e morta"(Giona Nazzaro, "Film tv"). A questo punto la rivalsa finale del protagonista può essere letta sia come un grido disperato di chi non riesce ad omologarsi alle logiche sociali, sia un desiderio, quasi nazifascista, di fare pulizia (un po come Lou Castel ne I pugni in tasca).
Un film che va sostenuto e che non ha avuto il successo meritato perché considerato da molti "troppo radicale". è invece coraggioso e sincero, ma soprattutto libero.
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metius
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domenica 14 aprile 2013
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un bellissimo film autofinanziato
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Un bellissimo film,in cui, nonostante io interpreti il capo cattivo, lascia il tempo di riflettere su realtà ormai decisamente contemporanee.Bravo Daniele Gaglianone ,grazie Gianluca Arcopinto e complimenti a tutto lo staff compreso il casting.
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folignoli
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mercoledì 14 dicembre 2011
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costato solo 120mila euro:si fa per dire solo
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PIETRO è un film indipendente costato solo 120.000€ . Si fa per dire SOLO 120.000. Ma per diamine..... di questi tempi vi sembrano pochi?? Ok i film costano miliardi. ma poi con gli incassi e la pubblicità guadagnano il doppio. PIETRO quanti incassi ha fatto? Non capisco perchè ai film patetici si danno sempre parecchi stellette. Io l'ho visto in dvd e devo dire che è un film BRUTTO. Non sto qui a fare una recensione sofisticata.... dico solo che è un film BRUTTO, noioso, retorico, banale. Le denuncie sociali non possono garantire un giudizio positivo. Un film deve essere un film e quindi intrattenimento. Le denuncie lasciamole fare ai giornalisti che hanno mezzi più adatti per farle.
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PIETRO è un film indipendente costato solo 120.000€ . Si fa per dire SOLO 120.000. Ma per diamine..... di questi tempi vi sembrano pochi?? Ok i film costano miliardi. ma poi con gli incassi e la pubblicità guadagnano il doppio. PIETRO quanti incassi ha fatto? Non capisco perchè ai film patetici si danno sempre parecchi stellette. Io l'ho visto in dvd e devo dire che è un film BRUTTO. Non sto qui a fare una recensione sofisticata.... dico solo che è un film BRUTTO, noioso, retorico, banale. Le denuncie sociali non possono garantire un giudizio positivo. Un film deve essere un film e quindi intrattenimento. Le denuncie lasciamole fare ai giornalisti che hanno mezzi più adatti per farle. Chi fa film deve fare dei prodotti cmmercializzabili, prima di tutto. Gli autori snob, gli artisti, se fossero per me, morirebbero tutti di fame. Che andassero a lavorare. Che si svegliassero alle 5 per andare in fabbrica.
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lars_42
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martedì 8 novembre 2011
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ambizioso ma confuso
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Questo film si propone fin dall'inizio come un prodotto di nicchia, ma non riesce a spiccare il volo né come denuncia sociale, né come storia personale di un individuo vittima delle crudeltà della società.
Il maggior punto di forza del film è senz'altro rappresentato dall'attore protagonista, che riesce a dare credibilità al personaggio che interpreta.
Un altro aspetto positivo è dato dall'uso della musica e degli effetti sonori, volutamente
confusionari e disturbanti, al punto da convincere lo spettatore di trovarsi dentro la testa del povero Pietro.
Tuttavia, il resto del film è piuttosto trascurabile.
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Questo film si propone fin dall'inizio come un prodotto di nicchia, ma non riesce a spiccare il volo né come denuncia sociale, né come storia personale di un individuo vittima delle crudeltà della società.
Il maggior punto di forza del film è senz'altro rappresentato dall'attore protagonista, che riesce a dare credibilità al personaggio che interpreta.
Un altro aspetto positivo è dato dall'uso della musica e degli effetti sonori, volutamente
confusionari e disturbanti, al punto da convincere lo spettatore di trovarsi dentro la testa del povero Pietro.
Tuttavia, il resto del film è piuttosto trascurabile. La fotografia non riesce a dare il giusto risalto al disagio della grande città, teatro della storia, ma si limita ad indugiare in alcuni specifici luoghi (soprattutto i mezzi pubblici).
I dialoghi sono confusi e sbiascicati, tanto da pregiudicarne spesso la comprensione. La trama, infine, sembra voler cercare disperatamente una morale, senza riuscire a trovarla, e concludendosi in un modo tanto tragico quanto superfluo.
Tutto sommato, è un film che si lascia guardare, ma sicuramente non rientra tra i miei preferiti.
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giovannispada
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giovedì 2 settembre 2010
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pietro, il riccio
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Secondo il Buddismo, il dolore è inseparabile dall'esistenza, ma era il VI secolo a.c. e i persiani dominavano l'India. Ora nel 21 secolo d.c. un regista torinese gira questo lungometraggio. Un lavoro eccessivo dove nessuno sfugge al proprio destino di dolore. Parallelamente una giovane autrice di cortometraggi, Mona Achache, dirige IL RICCIO, un ricerca del senso della vita e della dignità davanti alla morte. Grandi temi, giovani registi, due scuole agli antipodi !! Preferisco la portinaia Renèe !!
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alin0
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domenica 22 agosto 2010
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un grande film
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Come dice Zappoli, il regista non potrebbe essere più duro e coraggioso di così nel descrivere la drammatica vicenda di Pietro. La vita del protagonista è stretta tra le sue difficoltà personali, con un lieve handicap e un ambiente sociale miserabile, gretto e claustrofobico, nel quale non può sfuggire alle sfottiture ed alla invadenza del fratello e degli amici di lui, ad un datore di lavoro crudele, ad una vita grigia, ripetitiva e solitaria. La sua insofferenza e difficoltà di sottomissione ad una vita del genere esplode alla fine con un senso di cupa inevitabilità che riscatta il personaggio nel modo peggiore, senza nessuna via di uscita possibile.
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Come dice Zappoli, il regista non potrebbe essere più duro e coraggioso di così nel descrivere la drammatica vicenda di Pietro. La vita del protagonista è stretta tra le sue difficoltà personali, con un lieve handicap e un ambiente sociale miserabile, gretto e claustrofobico, nel quale non può sfuggire alle sfottiture ed alla invadenza del fratello e degli amici di lui, ad un datore di lavoro crudele, ad una vita grigia, ripetitiva e solitaria. La sua insofferenza e difficoltà di sottomissione ad una vita del genere esplode alla fine con un senso di cupa inevitabilità che riscatta il personaggio nel modo peggiore, senza nessuna via di uscita possibile. La drammatica vicenda scorre raccontata per immagini e quadri bene definiti, introdotti da frasi che paiono inizialmente senza senso, con una a tratti davvero sublime e moderna capacità di descrivere per immagini, montaggio delle sequenze (davvero Granaglione ha fatto tutto da solo?!) e commento sonoro-rumoristico struggente (la scena di Pietro addormentato nell'autobus). Oltre a tutto questo, la prova attoriale di 'Pietro' Casella è semplicemente choccante e scorrevole, capace di mettere lo spettatore a disagio nelle scene con il fratello e con gli amici e di commuovere con la stessa disarmante semplicità (i brevi incontri con la ragazza). Mi dispiace a Locarno il film non sia stato forse completamente apprezzato. E' semplicemente un ottimo film.
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il conformista
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venerdì 20 agosto 2010
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adesso posso sparami...
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Un'ora abbondante di vessazioni continue. Film totalmente pessimista e senza pietà. Musica martellante. Finale prevedibile. Personaggi sgradevoli. Basta così?
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waalter
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martedì 17 agosto 2010
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e' di pietra!
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Qualsiasi artista ha il dovere di conoscere il mezzo che usa.Quindi il regista deve sapere che lo spettatore si siede davanti a delle IMMAGINI che gli scorrono davanti. Sono queste che ti fanno entrare emotivamente nella narrazione, non il contenuto. Qui cio' non l'ho ne' visto ne' sentito quasi mai,tranne nel monologo finale di Pietro. Mi dispiace,anche se il protagonista ce la mette tutta,si vede che e' mal diretto. "
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