olgadik
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mercoledì 17 novembre 2010
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cartoline appassionate
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Eccolo il cerimoniere cortese in abiti borghesi che con il suo atteggiamento, colto e popolare insieme, dà il via nella prima scena “perché la festa cominci”. Infatti assisteremo insieme con lui alla festa per un incontro d’amore tra il regista e la musica napoletana. Siamo tutti invitati a partecipare, mentre gli esterni (che tale è lo sfondo) di una città ferita ma non domata, si snodano sotto i nostri occhi. Una cascata di suoni investe le orecchie e la mente in questo percorso musicale dove incontriamo di tutto: la villanella del 1200, la melodia classica dell’800, la tamurriata, il rap, i videoclip, il jazz, il neomelodico. E intanto i fondali mutano intersecandosi con le canzoni o la loro sceneggiatura; facciate nobili, le case dei Rioni Spagnoli, il tardo rococò delle chiese, gli androni scenografici restaurati o no, la ripida scalinata di Castel dell’Ovo, la costiera, le pendici aride del Vesuvio.
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Eccolo il cerimoniere cortese in abiti borghesi che con il suo atteggiamento, colto e popolare insieme, dà il via nella prima scena “perché la festa cominci”. Infatti assisteremo insieme con lui alla festa per un incontro d’amore tra il regista e la musica napoletana. Siamo tutti invitati a partecipare, mentre gli esterni (che tale è lo sfondo) di una città ferita ma non domata, si snodano sotto i nostri occhi. Una cascata di suoni investe le orecchie e la mente in questo percorso musicale dove incontriamo di tutto: la villanella del 1200, la melodia classica dell’800, la tamurriata, il rap, i videoclip, il jazz, il neomelodico. E intanto i fondali mutano intersecandosi con le canzoni o la loro sceneggiatura; facciate nobili, le case dei Rioni Spagnoli, il tardo rococò delle chiese, gli androni scenografici restaurati o no, la ripida scalinata di Castel dell’Ovo, la costiera, le pendici aride del Vesuvio. Ogni piano si mischia, al di fuori di ordini e regole cronologiche, tutto è vibrante: corpi sensualissimi di donne, immagini di oggi e di ieri, spezzoni inediti da film luce, occhi di bimbi curiosi e popolane che non sanno resistere al ritmo ballando coi corpi sfatti e gli occhi usurati ma non spenti. La gioia per la vita la vince nonostante tutto. Nel ballo e nel canto i napoletani dimenticano e riprendono fiato. Un vecchio spezzone brevissimo con un Ranieri scugnizzo riempie per un breve istante con le note di “O sole mio” lo schermo, mentre l’inno dell’emigrato italiano esplode da una voce cristallina e da un muso di adolescente intenso. Qua e là il cerimoniere si fa vivo con collaudato garbo e commenta l’inedito omaggio a una città della quale dice: “Ci sono posti in cui vai una volta sola. E poi c’è Napoli”. La Napoli che ha inglobato tutte le culture più diverse, rimanendo se stessa nei fondamentali: vizi o virtù che siano. Ma se parliamo di musica si tratta soprattutto del positivo, perché questa si estende con le sue melodie sui luoghi più miseri e dimenticati e a tutto comunica energia, dolore, amore e ritmo. Questa faccia della realtà napoletana Turturro ha voluto ricordarla con sincera gioia, senza vezzi snobistici, avvicinandosi ad essa con divertimento e serietà. Inutile citare qui la folla di autori e interpreti famosi presenti in questa cavalcata (c’è anche il cammello!) o i testi di canzoni vecchie, nuove, sperimentali, arrangiate, rappate, sceneggiate, ecc. Ognuno viaggerà nell’universo, su cui il nostro cerimoniere ha alzato il sipario ,con il proprio cuore, la sua capacità di vibrare all’unisono con i sentimenti delle canzoni, con la irresistibile voglia di alzarsi dalla poltrona e trasferirsi nello schermo per ballare tra i vicoli di Napoli. Dicono che per l’occasione Turturro abbia fatto sgombrare la spazzatura dalle strade e che ci sia riuscito… suonando il piffero.
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pepito1948
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martedì 16 novembre 2010
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passione di un italomeridionale
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Confesso che, come amante del musical moderno (quello meno frivolo e vacuo del vecchio schema musica-amore-danza-lieto anni '40-’50), sono pregiudizialmente sbilanciato a favore di questo tipo di cinematografia, di cui abbiamo avuto magnifici esempi soprattutto dall’America.
“Passione” è diverso, è un atto d’amore verso Napoli di un cineasta americano come Turturro, figlio di madre siciliana e cantante di jazz, quindi di sangue italico meridionale e di conseguenza passionale per definizione e musicofilo. Il suo modo di vivere e comunicare una realtà complessa e multiforme come Napoli, forse una delle città più stereotipate nelle rappresentazioni iconografiche nazionali ed estere, denota una naturalezza ed una originalità che sono difficili da riscontrare anche in casa nostra a Nord della Campania.
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Confesso che, come amante del musical moderno (quello meno frivolo e vacuo del vecchio schema musica-amore-danza-lieto anni '40-’50), sono pregiudizialmente sbilanciato a favore di questo tipo di cinematografia, di cui abbiamo avuto magnifici esempi soprattutto dall’America.
“Passione” è diverso, è un atto d’amore verso Napoli di un cineasta americano come Turturro, figlio di madre siciliana e cantante di jazz, quindi di sangue italico meridionale e di conseguenza passionale per definizione e musicofilo. Il suo modo di vivere e comunicare una realtà complessa e multiforme come Napoli, forse una delle città più stereotipate nelle rappresentazioni iconografiche nazionali ed estere, denota una naturalezza ed una originalità che sono difficili da riscontrare anche in casa nostra a Nord della Campania.
Turturro ha il merito di descrivere Napoli dal basso, nei vicoli e nelle strade dove primeggiano scritte e graffiti neri o sgargianti, muri scrostati, incuria, palazzi che sembrano toccarsi disordinatamente, visi rugosi di anziani magari appesantiti dagli anni ma sempre pronti a mettersi in gioco, a partecipare a quella sarabanda di colori, suoni, sensualità che caratterizzano la città. E’ la Napoli delle tradizioni popolari, dove non c’è posto per i negozi di lusso, i caffè ed i monumenti del centro, le strade larghe e le palazzine dei quartieri ricchi. Le immagini del passato, dell’allegra baldoria della gente comune al passare dei salvatori americani, dimentica per un momento degli enormi problemi della ricostruzione, dei bambini poveri ma festanti, tracciano una linea di continuità con la realtà di oggi, più evoluta ma sostanzialmente rimasta ancorata alle contraddizioni di sempre. Non si vede sporcizia, non compaiono i cumuli di immondizia, non c’è “Bertolaso” che controlla la situazione, ma ne possiamo avvertire la presenza dietro il degrado che qua e là fa capolino.
Il Vesuvio è presente, ma non ha il solito bonario pennacchio filiforme e rassicurante, ma fa da ombroso sfondo ad un caotico susseguirsi di tetti ed antenne, o mostra tutta la sua violenza terrificante come nell’ultima eruzione del ’44, o emerge vago ed anonimo tra la nebbia durante lo sbarco dei marines. Anche il Vesuvio è povero, spoglio e potenzialmente iroso come la moltitudine di coloro che lo guardano da sotto tutti i giorni.
Ma è la musica, la loro musica, la vera protagonista del film; non una semplice colonna sonora, ma il “veicolo emotivo”, che lega e compatta centinaia di migliaia di vite variegate e dalle più diverse storie. La musica come energia unificante e vivificante, che fa vibrare giovani e vecchi, sui ritmi di tradizioni culturali plurigenerazionali aggiornate ma sempre attuali, inframmezzata da interviste, pensieri in libertà o recite improvvisate espressi in un dialetto (o una lingua, come qualcuno dice) che è anch’essa musica.
Non manca qualche pecca, ma il tutto è confezionato in modo da coinvolgere ed appassionare, lontano dai luoghi comuni, e quindi Turturro ha centrato l’obiettivo.
Qualcuno si è chiesto perché c’è tanta Montecorvino (chi era costei?) e nessun Murolo. La risposta è semplice: la prima rappresenta anche fisicamente, con quel volto scavato che sembra nascondere sofferenza e con la sensualità semplice e ruspante di un corpo che non vuole appassire, l’anima più popolare di Napoli; Murolo la tradizione dotta, la musica elegante, aulica che nel film non trova posto.
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mdgrazia
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venerdì 12 novembre 2010
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turturro, ti amo!
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Colorito, gioioso, trasuda energia, vivace, soprattutto si sente l'anima napoletana e in modo diverso, nuovo. Ebbene sì, un americano (italomericano) ha saputo farlo! L'ho rivisto di nuovo, poichè ci ho portato le figlie e lo rivedrei ancora altre volte senza stancarmi ed ora ho anche capito perchè: ci fa sentire orgogliosi di essere napoletani! Ha saputo cogliere ciò che Napoli possiede, lui dice, in più rispetto ad altri luoghi. Per noi che ci viviamo è la normalità, è scontato che sia così la gente, pur con tanti difetti. Ma chi viene da fuori ed ha una sensibilità particolare evidentemente si accorge di qualcosa.
I critici hanno detto che ha omesso di inserire altri grandi artisti rappresentativi partenopei, ma io dico che così com'è il film è già di livello ragguardevole, certo avrebbe potuto essere ancora migliore, in realtà non dura nemmeno 2 ore e qualche altro pezzo ci avrebbe solo allietato di più, ma .
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Colorito, gioioso, trasuda energia, vivace, soprattutto si sente l'anima napoletana e in modo diverso, nuovo. Ebbene sì, un americano (italomericano) ha saputo farlo! L'ho rivisto di nuovo, poichè ci ho portato le figlie e lo rivedrei ancora altre volte senza stancarmi ed ora ho anche capito perchè: ci fa sentire orgogliosi di essere napoletani! Ha saputo cogliere ciò che Napoli possiede, lui dice, in più rispetto ad altri luoghi. Per noi che ci viviamo è la normalità, è scontato che sia così la gente, pur con tanti difetti. Ma chi viene da fuori ed ha una sensibilità particolare evidentemente si accorge di qualcosa.
I critici hanno detto che ha omesso di inserire altri grandi artisti rappresentativi partenopei, ma io dico che così com'è il film è già di livello ragguardevole, certo avrebbe potuto essere ancora migliore, in realtà non dura nemmeno 2 ore e qualche altro pezzo ci avrebbe solo allietato di più, ma ... la perfezione non è umana. Magari nel prossimo ...!
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c.v.b.
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lunedì 1 novembre 2010
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io non sono napoletana
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Segnalo alcuni punti.Bellissima la tammurriata eseguita da Barra insieme a Max Casella (americano),che introduce sonorità un po' folk,e alla cantante che ci mette un che di mediorentale,bella summa della storia di Napoli,porto e crocevia di storia e di fusione.Buona l'idea di avere inserito la figura di Raffaele Cutolo,attraverso la canzone di De André,perché la Napoli di Turturro non è una cartolina né vuole essere una denuncia politica e sociale,e non si poteva comunque parlare della città trascurando questo lato.Interessante Malafemmena recitata da Ranieri e Sastri,dopo aver spiegato che Totò,malomaschio,scrisse la canzone per la moglie,dopo essere stato da lei lasciato (a proposito,su Internet circolano orribili traduzioni in italiano della canzone,dove malafemmena diventa "donnaccia",quando forse si può dire "donna crudele" al massimo).
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Segnalo alcuni punti.Bellissima la tammurriata eseguita da Barra insieme a Max Casella (americano),che introduce sonorità un po' folk,e alla cantante che ci mette un che di mediorentale,bella summa della storia di Napoli,porto e crocevia di storia e di fusione.Buona l'idea di avere inserito la figura di Raffaele Cutolo,attraverso la canzone di De André,perché la Napoli di Turturro non è una cartolina né vuole essere una denuncia politica e sociale,e non si poteva comunque parlare della città trascurando questo lato.Interessante Malafemmena recitata da Ranieri e Sastri,dopo aver spiegato che Totò,malomaschio,scrisse la canzone per la moglie,dopo essere stato da lei lasciato (a proposito,su Internet circolano orribili traduzioni in italiano della canzone,dove malafemmena diventa "donnaccia",quando forse si può dire "donna crudele" al massimo).
Ovviamente tutti noi abbiamo notato le assenze,secondo i nostri gusti e le nostre storie.A me manca Murolo,mancano i due Bennato e persino il Peppino di Capri di Nun è peccato.Ma sempre,quando si è costretti a scegliere, bisogna rinunciare a qualcosa.
Io non sono napoletana,piuttosto sono amante della musica di spessore, di ritmo e sensualità.Questo film non piacerà a tutti,ma va bene così.Cinzia
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everyone
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venerdì 29 ottobre 2010
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canta napoli 2
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avevo dimenticato le .....stelle
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everyone
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venerdì 29 ottobre 2010
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canta napoli...
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Ci voleva un italoamericano pieno di curiosità per fare vedere e sentire anche a noi l'anima di Napoli tramite le melodie da lui scelte con cura ed interpretate magistralmente dagli artisti prescelti.
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renato volpone
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martedì 26 ottobre 2010
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viva napoli
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Guardi questo film e torni a casa con la musica in testa, quella musica che è vitalità, la vivacità di Napoli. Splendido documentario musioale sulla storia della musica napoletana con bellissime coreografie e tanto ritmo. assoloutamente da vedere
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crismovie
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domenica 24 ottobre 2010
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una piccola perla senza data di scadenza
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Non scontato, emoziona e rende omaggio senza retorica. La musicalità e il ritmo trasudano dalla gente e dalla cità e il film ne dà semplicemente atto e con umiltà.
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algernon
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sabato 23 ottobre 2010
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un americano a napoli
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Viaggio con John Turturro nella musicalità napoletana. un po' documentario didattico, che spiega ai non-Napoletani, magari anche agli Americani come Turturro, la nascita e l'evoluzione delle canzoni, e il loro rapporto con i Napoletani. Un po', anzi molto, spettacolo, bellissime interpretazioni delle migliori voci, da Angela Luce a Peppe Barra a Pino Daniele a tanti altri. Un po' bella visione, dei visi delle persone del popolo, dei vicoli di Napoli, delle architetture, con bei colori sovrasaturi e con grande regia. Il regista è presente in scena e si muove anche lui al ritmo della mausica. Applauso finale, questa volta meritato.
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tony pisacane
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mercoledì 8 settembre 2010
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napoli canta napoli
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nn ho ancora visto il film passione di turturro , ma finalmente grazie a questo grande regista un film sulla canzone napoletana classica con un cast di attori davvero straordinari , dalla grande attrice e cantante napoletana Angela Luce la vera ed unica interprete napoletana , al bravissimo cantattore Massimo Ranieri , Lina Sastri e poi ancora Fiorello e tanti altri ,che dira grazie a TURTURRO che con un film fa cantare napoli nel mondo.
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