doni64
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lunedì 14 febbraio 2011
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film da gettare...into cesso
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Un film,se cosi' si puo' nominare,stupido,insignificante,mal recitato con una trama futile insomma un film da evitare.Voto 5-
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cannedcat
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domenica 13 febbraio 2011
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un film alla jeunet della realtà italiana
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Abbiamo trovato anche noi una regista che racconta favole per immagini come lo Jean Pierre Jeunet di Amelie e dell'Esplosivo piano di Bazil.
Ma abbiamo anche la prova che l'unico modo di comprendere una realtà è farlo fare a chi non è nel sistema, la milanese che non è coinvolta nella realtà napoletana e riesce perciò a sbatterci in faccia la realtà, cruda, nuda, senza fronzoli, senza dilunguarsi in pistolotti morettiani buoni per fare da canovaccio a politici senza idee ma di molto appetito, come ben dice il precario attempato, un uomo senza affetti, senza amicizie, un po' sfigato, che trova in una comunità diversa e straniera quella vitalità che è la cifra dei quartieri popolari di Napoli, una città che riesce, proprio grazie a questa forza naturale, a superare le angherie dei politici e dei camorristi, che non solo sono collusi, - lì e nel resto del paese -, ma sono anche tragicamente simili: gente morta dentro che, pur potente, ricca e con la panza piena, non conta niente, nè per gli altri che la subiscono, nè per la Storia che li ignorerà per sempre.
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Abbiamo trovato anche noi una regista che racconta favole per immagini come lo Jean Pierre Jeunet di Amelie e dell'Esplosivo piano di Bazil.
Ma abbiamo anche la prova che l'unico modo di comprendere una realtà è farlo fare a chi non è nel sistema, la milanese che non è coinvolta nella realtà napoletana e riesce perciò a sbatterci in faccia la realtà, cruda, nuda, senza fronzoli, senza dilunguarsi in pistolotti morettiani buoni per fare da canovaccio a politici senza idee ma di molto appetito, come ben dice il precario attempato, un uomo senza affetti, senza amicizie, un po' sfigato, che trova in una comunità diversa e straniera quella vitalità che è la cifra dei quartieri popolari di Napoli, una città che riesce, proprio grazie a questa forza naturale, a superare le angherie dei politici e dei camorristi, che non solo sono collusi, - lì e nel resto del paese -, ma sono anche tragicamente simili: gente morta dentro che, pur potente, ricca e con la panza piena, non conta niente, nè per gli altri che la subiscono, nè per la Storia che li ignorerà per sempre.
Il film è anche riuscito nella regia e nel montaggio, oltre che nella bella prova di tutto il cast, mai sopra le righe e sempre "molto naturale" anche nel porgere "l'assurdo quotidiano" di cui siamo circondati oggi quando il paese reale sembra vivere una telenovela mai immaginata da un cattivo sceneggiatore brasiliano,
Unica pecca: una colonna sonora invadente che disturba il dialogo che è invece molto pregevole.
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(di angelo umana)
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goldy
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venerdì 11 febbraio 2011
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si.però
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L'idea è bella, accattivante e condivisibile ma per arrivare a fare un film sostenuto dalla metafora finale nell'equiparazione camorra uguale a cancro ci vuole ben altra maestria registica. La narrzazione è sconnessa, manca di ritmo e fluidità. I bozzetti vanno saputi costruire con un grande mestiere che qui non vedo.
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angelo umana
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venerdì 11 febbraio 2011
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l'immaginazione al potere
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“Io sono un ex campione sfortunato” dice lo srilankese Gayan emigrato a Napoli in cerca di una vita migliore; “Io sono un ex ricercatore precario licenziato” gli risponde il già anziano Alfonso D’Onofrio (Gianfelice Imparato). In questo breve dialogo c’è molto di tutto il film: sono gli stranieri – che si adattano a molti lavori, Gayan per esempio farà il badante e sua cugina Giacinta, che diventerà amica quasi amore di Alfonso, legge il futuro ai clienti - a star peggio in una società disastrata o simpaticamente scombiccherata come la nostra e come la regista ce la mostra, oppure gli italiani ormai fuori mercato che si adattano a espedienti per sopravvivere? Può capitare invece che si diano alla politica inchinandosi alla criminalità organizzata , del resto “un politico mangia tutto”, come Vincenzo Cacace (Peppe Servillo degli Avion Travel) oppure alla manovalanza sonnacchiosa del boss camorrista don Fefé, macchietta esilarante per la quale – si spera – la malavita non accuserà la regista di vilipendio dell’”istituzione” camorra e non la minaccerà come ha fatto con Roberto Saviano.
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“Io sono un ex campione sfortunato” dice lo srilankese Gayan emigrato a Napoli in cerca di una vita migliore; “Io sono un ex ricercatore precario licenziato” gli risponde il già anziano Alfonso D’Onofrio (Gianfelice Imparato). In questo breve dialogo c’è molto di tutto il film: sono gli stranieri – che si adattano a molti lavori, Gayan per esempio farà il badante e sua cugina Giacinta, che diventerà amica quasi amore di Alfonso, legge il futuro ai clienti - a star peggio in una società disastrata o simpaticamente scombiccherata come la nostra e come la regista ce la mostra, oppure gli italiani ormai fuori mercato che si adattano a espedienti per sopravvivere? Può capitare invece che si diano alla politica inchinandosi alla criminalità organizzata , del resto “un politico mangia tutto”, come Vincenzo Cacace (Peppe Servillo degli Avion Travel) oppure alla manovalanza sonnacchiosa del boss camorrista don Fefé, macchietta esilarante per la quale – si spera – la malavita non accuserà la regista di vilipendio dell’”istituzione” camorra e non la minaccerà come ha fatto con Roberto Saviano.
Ognuno insomma s’arrangia, cerca una sponda, “più sponde equivalgono a più possibilità”, se proprio non si ha una “sponda secca”. Tutto questo è Into Paradiso: Paradiso è il nome del fondaco occupato promiscuamente da srilankesi e nativi napoletani, ma forse è anche il tetto della casa dove D’Onofrio e Cacace si ritrovano dopo una fuga dai malavitosi, il primo si era rivolto all’altro in cerca di lavoro o di una “sponda”. Sul tetto conoscono Gayan e la sua dolce cugina Giacinta. Gayan diventa uno dei pochi extracomunitari, rara avis, che dopo pochi giorni d’Italia vogliono tornare al proprio paese; dice “basta!” ad Alfonso che cerca di spiegargli la complessità del soprav-vivere da noi.
Il film è realizzato come in un set teatrale, pieno di sonorità musicali e popolari, più voci da un mondo multiculturale, Servillo e Imparato sono impareggiabili. Il ritratto del nostro arrangiarsi richiama i recenti Qualunquemente di Albanese, Che bella giornata di Zalone e, perché no, Un’altra vita di Luchetti. Ci viene servito da Paola Randi in un piatto di sogni e fantasia, così la realtà sembra meno amara. D’Onofrio si mette i tappi nelle orecchie per seguire un mondo suo, dove diventa regista di un film, dove vede gli eventi svolgersi come in sogno. In una scena parla al telefono con Cacace e gli descrive immagini di una festa srilankese, il fantastico che contrasta con le parole del politico angosciato, minacciato da don Fefé.
Da quest’aria di disperazione ma festaiola il finale ci fornisce una satira elegante e giocosa, l’immaginazione al potere: è il sermoncino che Alfonso fa a don Fefé nel covo di costui, circondato dagli scagnozzi, “a pensarci bene non la voglio più la raccomandazione, tanto tra un po’ siamo tutti morti. Siete cellule impazzite che non comunicano più tra loro, cancro da estirpare come voi tutti”. Gli spari che seguono, dove ognuno ammazza l’altro, sembrano più petardi, non una vera e propria carneficina; Alfonso scappa alla chetichella (come Gianfelice Imparato-Don Ciro nel finale di Gomorra) e Cacace legato a una sedia con le rotelle lo insegue. Sarà un’allegoria, un politico legato alla sedia?
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rongiu
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giovedì 10 febbraio 2011
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serendipità.
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“Into Paradiso” può diventare un neologismo, una nuova parola. Indica il felice connubio tra popoli diversi, presentato attraverso il racconto di “storie migranti”. Un po’ come il termine serendipità, che sta ad indicare lo stato emozionale che si prova nel vivere una situazione totalmente nuova, imprevista. Non è ciò che capita a Gayan, \ Saman Anthony /, ex campione di cricket giunto a Napoli da squattrinato, ma con un sogno indotto… ?
Il termine serendipità, è originato da Serendip, il nome con cui i Persiani chiamavano lo Sri Lanka, ovvero “l’isola risplendente”. C’è una famosa frase di un cittadino americano, guarda caso bioricercatore, che descrive la serendipità.
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“Into Paradiso” può diventare un neologismo, una nuova parola. Indica il felice connubio tra popoli diversi, presentato attraverso il racconto di “storie migranti”. Un po’ come il termine serendipità, che sta ad indicare lo stato emozionale che si prova nel vivere una situazione totalmente nuova, imprevista. Non è ciò che capita a Gayan, \ Saman Anthony /, ex campione di cricket giunto a Napoli da squattrinato, ma con un sogno indotto… ?
Il termine serendipità, è originato da Serendip, il nome con cui i Persiani chiamavano lo Sri Lanka, ovvero “l’isola risplendente”. C’è una famosa frase di un cittadino americano, guarda caso bioricercatore, che descrive la serendipità. “Serendipity is looking in a haistack for a needle and discovering a farmer’s daughter.” “La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino”. (dr. Julius H. Comoroe). Non è ciò che capita al nostro scienziato disoccupato, Alfonso D’onofrio \ Gianfelice Imparato / nel momento in cui si rivolge al politico mangiatutto, Vincenzo Cacace \ Peppe Servillo /? Quali e quante sorprese gli riserva questa amicizia politica?
La comunità singalese, ha preso sede, in un quartiere nei pressi di Piazza Dante; Il “Cavone” di Napoli. Questa location è il luogo dove le vicende di Gayan cercheranno di fagocitare, quelle del dr. D’Onofrio. Mai location fu più adatta. Non è forse Parthenope una leggiadra fanciulla dotata di una fervida fantasia, che trascorre molte ore seduta sugli scogli a guardare il mare e sognare altri paesi da visitare?
Le provocatorie, gravi, ipoacusie del dr. D’onofrio, sono l’apporto nuovo nella narrazione. Tali ipoacusie, creano, infatti, nuove dimensioni temporali. All’interno di questi nuovi spazi virtuali è il ricercatore che tenta di trovare, una logica soluzione vitale, al proprio vissuto. Darà alla propria vita un “svolta”. Sarà pragmatica o ascetica? Le musiche di Fausto Mesolella donano calore e colore al percorso psichico dei protagonisti.
Le storie migranti, se storie vere, aprono sempre un dibattito. Quella raccontataci dalla regista Paola Randi, milanese di nascita e professionista itinerante, sicuramente lo è. I temi sono tanti; il dibattito è aperto.
Good click!
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ale9191
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giovedì 10 febbraio 2011
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il paradiso è proprio qui
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Cara Paola, in questo tuo primo lungometraggio, hai proprio fatto centro. Nel bel mezzo di una Napoli multiculturale si incontrano due personaggi agli antipodi tra di loro: Vincenzo, politico in ascesa, che per raggiungere l'apice della propria carriera è disposto a scendere a patti con la mafia e Alfonso, un ingenuo disoccupato, che decide sotto consiglio di rivolgersi al vecchio amico molto addentro alle istituzioni per farsi raccomandare, perchè tanto "così fan tutti". In tutto ciò un giovane asiatico il quale si troverà con gli altri in un turbine di ricatti e fraentendimenti tali da sconvolgere, nel bene e nel male, la loro vita. Questo film è un'altra vittoria per il cinema italiano, non sarò commerciale come i vari Zalone o Albanese (ahimè) ma sicuramente contribuirà a far capire all'estero che in Italia non esiste solo De Sica&Boldi.
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Cara Paola, in questo tuo primo lungometraggio, hai proprio fatto centro. Nel bel mezzo di una Napoli multiculturale si incontrano due personaggi agli antipodi tra di loro: Vincenzo, politico in ascesa, che per raggiungere l'apice della propria carriera è disposto a scendere a patti con la mafia e Alfonso, un ingenuo disoccupato, che decide sotto consiglio di rivolgersi al vecchio amico molto addentro alle istituzioni per farsi raccomandare, perchè tanto "così fan tutti". In tutto ciò un giovane asiatico il quale si troverà con gli altri in un turbine di ricatti e fraentendimenti tali da sconvolgere, nel bene e nel male, la loro vita. Questo film è un'altra vittoria per il cinema italiano, non sarò commerciale come i vari Zalone o Albanese (ahimè) ma sicuramente contribuirà a far capire all'estero che in Italia non esiste solo De Sica&Boldi. Ottima la colonna sonora, il finale mi sembra un po' forzato ma è stupendo il monologo finale dove Alfonso paragona le cellule cancerogene alla malavita. Film consigliatissimo
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reservoir dogs
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mercoledì 9 febbraio 2011
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grottesco e quotidiano
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Alfonso (Imparato) è uno scienziato napoletano impacciato e da poco disoccupato, un amico che si è visto bruciare il cinema di sua proprietà (dalla malavita) per ben quattro volte, gli consiglia la via più sicura della raccomandazione.
Un suo vecchio amico Vincenzo Cacace (Servillo), politico in cerca d'ascesa (con supporti camorristici) vede in Alfonso l'ingenuo capro espiatorio da utilizzare per un "lavoretto".
Trovatosi a fare da corriere, Alfonso si capiterà in mezzo ad un regolamento di conti tra cosche camorristiche e nascostosi in un tetto di un quartiere chiamato Paradiso dai residenti srilankesi, troverà Gayan (Anthony), ex campione di crycket e verrà a conoscenza di un mondo a lui prima sconosciuto.
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Alfonso (Imparato) è uno scienziato napoletano impacciato e da poco disoccupato, un amico che si è visto bruciare il cinema di sua proprietà (dalla malavita) per ben quattro volte, gli consiglia la via più sicura della raccomandazione.
Un suo vecchio amico Vincenzo Cacace (Servillo), politico in cerca d'ascesa (con supporti camorristici) vede in Alfonso l'ingenuo capro espiatorio da utilizzare per un "lavoretto".
Trovatosi a fare da corriere, Alfonso si capiterà in mezzo ad un regolamento di conti tra cosche camorristiche e nascostosi in un tetto di un quartiere chiamato Paradiso dai residenti srilankesi, troverà Gayan (Anthony), ex campione di crycket e verrà a conoscenza di un mondo a lui prima sconosciuto.
Al suo esordio registico Paola Rondi intreccia il grottesco con il quotidiano; perchè l'unica spiegazione per l'attuale situazione italiana è sempre anche la meno plausibile.
Una mortale patologia ed un organizzazione criminale hanno molto in comune: entrambe hanno la possibilità di comunicare e portare alla metastasi le altre cellule vicine.
Parabola molto Italiana di un mondo dentro un mondo che vive distante da esso e si "accontenta" di un modesto ma reale frammento di paradiso.
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[+] ogni tanto per fortuna al cinema c'è arte!...
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giuliacanova
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mercoledì 9 febbraio 2011
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delizioso!
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Un film veramente delizioso. Ironico e qui e là surreale, con uno sguardo lucido ma poetico allo stesso tempo sul mondo sbrindellato che abbiamo intorno, che gioca amabilmente sullo sgomento di chi conserva ancora l'incanto. Gli attori tutti nella parte. Napoli poteva essere qualsiasi altra città del mondo, nei cui territori suburbani le storie si somigliano tutte. Bellissimo il sonoro, sempre puntuale nell'accompagnare la sceneggiatura. E i titoli di coda un gioiellino in più. Mi è piaciuto molto e sono certa che nella sala, dove sicuramente andrò a rivederlo, si farà apprezzare anche di più. Anche la fotografia molto bella, soprattutte nelle punte più gotiche.
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Un film veramente delizioso. Ironico e qui e là surreale, con uno sguardo lucido ma poetico allo stesso tempo sul mondo sbrindellato che abbiamo intorno, che gioca amabilmente sullo sgomento di chi conserva ancora l'incanto. Gli attori tutti nella parte. Napoli poteva essere qualsiasi altra città del mondo, nei cui territori suburbani le storie si somigliano tutte. Bellissimo il sonoro, sempre puntuale nell'accompagnare la sceneggiatura. E i titoli di coda un gioiellino in più. Mi è piaciuto molto e sono certa che nella sala, dove sicuramente andrò a rivederlo, si farà apprezzare anche di più. Anche la fotografia molto bella, soprattutte nelle punte più gotiche. E' un film che denota un lavoro fatto da professionisti affiatati e che sicuramente si sono divertiti in questa avventura cinematografica un pò fuori dal coro.
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algernon
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mercoledì 9 febbraio 2011
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notevole
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regia originale e brillante, storia un po' surreale, spirito multietnico, ottima fotografia, ottima musica. molto bravo Gianfelice Imparato, attore attonito con stile. bravi anche gli attori srilanka, e Peppe Servillo. bello anche il messaggio di speranza. ottima opera prima di Paola Randi. mi è piaciuto molto. grazie anche a mymovies per l'anteprima web.
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rufo71to
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mercoledì 9 febbraio 2011
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non basta parlare di migrazione per fare un film!
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Nonostante le critiche positive, il film scorre malamente, cerca di usare un registro surreale, ma non riesce nell'intento: infine, molto pretenzioso!!!
[+] ma sei sicura di aver visto into paradiso?!
(di osservatore acuto)
[ - ] ma sei sicura di aver visto into paradiso?!
[+] totalmente d'accordo
(di robert1948)
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