august
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sabato 5 giugno 2010
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film meravigliospo
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A parte qualche piccolo difetto La Papesa di Sönke Wortman è uno dei film piú belli degli ultimi anni. il montaggio di Hans Funck é stupendo dà un ritmo bellissimo ed incalzate a tutto il film e la fotografia di Tom Fährmann é veramente molto bella sia nell'episodio bavarese che presenta la bellezza della natura tedesca ma anche i problemi del piccolo popolo sassone allo splendore di una Roma che non vuole rinunciare all'impero. Non ci sono anacronismi degni di rilievo e le scene di battaglia sono bellissime. la prova di Johanna Wokalek é molto bella quasi superlativa nell'essere sia androgena che molto dolce e femminile e la prova di David Wenham il barone gelod è altrettanto intesa. Bravissimo anche John Goodman in quella del papa Sergio e tutto il resto del casting.
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A parte qualche piccolo difetto La Papesa di Sönke Wortman è uno dei film piú belli degli ultimi anni. il montaggio di Hans Funck é stupendo dà un ritmo bellissimo ed incalzate a tutto il film e la fotografia di Tom Fährmann é veramente molto bella sia nell'episodio bavarese che presenta la bellezza della natura tedesca ma anche i problemi del piccolo popolo sassone allo splendore di una Roma che non vuole rinunciare all'impero. Non ci sono anacronismi degni di rilievo e le scene di battaglia sono bellissime. la prova di Johanna Wokalek é molto bella quasi superlativa nell'essere sia androgena che molto dolce e femminile e la prova di David Wenham il barone gelod è altrettanto intesa. Bravissimo anche John Goodman in quella del papa Sergio e tutto il resto del casting. un film che deve essere semplicemente visto. Forse vedermo una nuova moda di modelle con tosatura da monaco medievale
Robert Fogelberg Rota
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7alieni
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domenica 14 novembre 2010
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la papessa, un ottimo film.
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accantonando per un momento la storia di una donna fattasi papa, "la papessa" descrive dettagliatamente la situazione in cui versavano le donne intorno all' 814 d.c. ; sottomesse all'uomo, visto come essere superiore, e allontanate dalla cultura. Identificate solo come strumento di procreazione e serve del mantenimento della specie. Il loro ruolo veniva cosi limitato all'essere madri e serve ma Giovanna (Jhoanna wokalek), fin da bambina, evidenzia una forte resistenza alle leggi morali del suo tempo e fugge così da un destino già prescritto grazie alla fede e ad una grande forza di volonta; impara a leggere e a scrivere, riesce a frequentare la scuola e aiutata dalla foruna arriverà fino al papato, ma se fin qui tutto era andato per il meglio, quella sua grande fortuna gli si ritorcerà contro costringendola ad intraprendere un cammino azzardato ed insidioso che la condurrà fino alla morte.
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accantonando per un momento la storia di una donna fattasi papa, "la papessa" descrive dettagliatamente la situazione in cui versavano le donne intorno all' 814 d.c. ; sottomesse all'uomo, visto come essere superiore, e allontanate dalla cultura. Identificate solo come strumento di procreazione e serve del mantenimento della specie. Il loro ruolo veniva cosi limitato all'essere madri e serve ma Giovanna (Jhoanna wokalek), fin da bambina, evidenzia una forte resistenza alle leggi morali del suo tempo e fugge così da un destino già prescritto grazie alla fede e ad una grande forza di volonta; impara a leggere e a scrivere, riesce a frequentare la scuola e aiutata dalla foruna arriverà fino al papato, ma se fin qui tutto era andato per il meglio, quella sua grande fortuna gli si ritorcerà contro costringendola ad intraprendere un cammino azzardato ed insidioso che la condurrà fino alla morte. Film storico-drammatico diretto meravigliosamente da Sonke Wortmann che, allo stesso tempo, svolgela funzione di "docere" (informare) e "flectere" (commuovere). Film ben riuscito, di quelli che se ne vedono pochi.
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fab_y
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martedì 1 maggio 2012
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bello sì...ma storico un pò meno
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Si contano sulle dita delle mani i fim a cui ho dato più di tre stelle...ma questo mi è piaciuto molto nonostante i commenti non troppo entusiasti degli altri che hanno lasciato la loro opinione su questo forum. (Non capendo tuttavia come le più stupide e demenziali commedie italiane arrivino ad avere nei commenti sul forum quattro o cinque stelle). Chiudendo subito questa parentesi...io ho trovato questo film estremamente interessante da un punto di vista culturale, soprattutto riguardo il ruolo della donna non solo nella società ma in primo luogo all'interno della vita ecclesiastica. Soprattutto la prima parte del film offre uno spaccato interessante su quella che era la vita delle donne in un remoto passato ma che è anche oggi a volte di forte attualità: una macchina per procreare, sottomessa al marito, incapace di apprendere.
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Si contano sulle dita delle mani i fim a cui ho dato più di tre stelle...ma questo mi è piaciuto molto nonostante i commenti non troppo entusiasti degli altri che hanno lasciato la loro opinione su questo forum. (Non capendo tuttavia come le più stupide e demenziali commedie italiane arrivino ad avere nei commenti sul forum quattro o cinque stelle). Chiudendo subito questa parentesi...io ho trovato questo film estremamente interessante da un punto di vista culturale, soprattutto riguardo il ruolo della donna non solo nella società ma in primo luogo all'interno della vita ecclesiastica. Soprattutto la prima parte del film offre uno spaccato interessante su quella che era la vita delle donne in un remoto passato ma che è anche oggi a volte di forte attualità: una macchina per procreare, sottomessa al marito, incapace di apprendere. Questa realtà trova nel film una completa rappresentaione fino quasi al disgusto, che si rafforza al ricordo della protagonista anche delle parole di San Paolo su questo tema. Interpretazione ottima da parte di quasi tutti gli attori e in particolar modo di Johanna Wokalek, che con Giovanna diviene promotrice di un riscatto sociale in cui la donna dimostra la sua superiorità rispetto all'ignoranza e all'arroganza, capace invece di sopportare con forza in vista di grandi obiettivi e comprendere e muoversi con saggezza nel labirinto dell'orgoglio mascolino. L'ultima parte del film perde però per strada il suo carattere per lasciar spazio ad un frettoloso romanticismo e alla fantasia. Le ultime vicende di Giovanna risualtano confuse, poco analizzate, e ci giungono improvvisamente. Il finale direi tocca l'apice della più incontrollata fantasia degli autori. Rimane però, nonostante tutto, un film assolutamente da vedere.
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eleonora panzeri
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venerdì 17 ottobre 2014
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una finestra sul passato
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Questo film di Sönke Wortmann, penso sia uno dei più belli ed intensi che abbia mai visto di recente, pertanto non posso far a meno di affermare che si tratti di un vero e proprio capolavoro.
Colpiscono le spettacolari inquadrature, l’uso curato dell’immagine che trasforma i soli paesaggi in qualcosa di unico e speciale.
Magistrale la scelta degli attori, che riescono ad incarnare in modo perfetto i personaggi a loro assegnati.
Mi ha colpita molto la giovanissima Lotte Flack, giovane attrice prodigio capace di un interpretazione tenera e struggente.
Vedere questo film è come fare un tuffo nel passato, in una realtà maschilista, brutale ed efferata.
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Questo film di Sönke Wortmann, penso sia uno dei più belli ed intensi che abbia mai visto di recente, pertanto non posso far a meno di affermare che si tratti di un vero e proprio capolavoro.
Colpiscono le spettacolari inquadrature, l’uso curato dell’immagine che trasforma i soli paesaggi in qualcosa di unico e speciale.
Magistrale la scelta degli attori, che riescono ad incarnare in modo perfetto i personaggi a loro assegnati.
Mi ha colpita molto la giovanissima Lotte Flack, giovane attrice prodigio capace di un interpretazione tenera e struggente.
Vedere questo film è come fare un tuffo nel passato, in una realtà maschilista, brutale ed efferata.
Un mondo tristemente esistito che fa tirare un profondo respiro di sollievo nel sapersi nati adesso e non allora.
“Io penso, quindi Dio esiste”, questa battuta credo sia la chiave sulla quale si fonda questo film e il senso della vita.
L’intelligenza dopo tutto sta nel cuore e nella mente delle persone che con pazienza e umiltà, si dedicano alla conoscenza e all’aiuto degli altri.
Fa accapponare la pelle la figura del padre padrone misogino e sadico della protagonista, tanto da spingere lo spettatore ad indignarsi per tale brutalità.
Quello che emerge forte e chiaro è l’arretratezza e l’inflessibilità dogmatica della chiesa, che poco ha a che vedere con le cose di Dio, ma molto con giochi di potere, intrighi e tradimenti.
L’ambizione, il voler fare di più, anche se inutilmente perché ogni buon gesto compiuto da Giovanna sarà poi vano, rendono amaro il finale.
Sicuramente però danno un significato profondo alla parola sacrificio, fermo restando la contestazione della castità come regola ecclesiastica vera solo a parole e tutto sommato forse innaturale anche per la più timorata e meritevole figlia di Dio.
Resta il dubbio che la storia sia piena di grandi donne, formidabili menti, costrette a vivere nell’ombra negando la loro stessa natura o a veder divulgato il loro operato attraverso il nome di mariti o fratelli.
Il passare alla storia tuttavia non è così importante, la rilevanza maggiore è quella dei gesti, la capacità di provare compassione e amore, che una donna in linea generale sviluppa in modo naturale, essendo nata per essere madre. Compito che non deve essere visto come una debolezza,come penalizzazione (ancora oggi)o come qualcosa di impuro, ma come qualcosa di meraviglioso e miracoloso. Se il mondo fosse in mano alle donne e non alla prepotenza e brutailtà degli uomini, forse e dico forse, sarebbe un posto migliore.
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inside_kurama
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domenica 23 ottobre 2016
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la forte rievocazione, ma non come il romanzo...
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Nonostante abbia visto il film nel 2010, non passa momento in cui non ammetta la sua incredibile forza di rievocazione di una leggenda del mondo cristiano ogni volta che lo vedo. Sia nel romanzo che nel film riemergono stereotipi imposti dalle Scritture,fortemente criticati dalla stupenda figura di Giovanna, che da donna viene umiliata, ma da uomo rispettata e venerata. Non solo,però, nell'amore con Gerold riemerge la sua profonda sensibilità femminile, ma in ogni sua azione dedicata alla scoperta di tutto ciò che antico e tutto ciò che può diventare innovativo. 'Non permetto alle donne di insegnare, e ancor meno di esautorare l'uomo della sua autorità. Piuttosto rimanga in silenzio',si impone così il pensiero di San Paolo, ma, nonostante Giovanna non sia mai esistita, è bello pensare che una figura così forte non riesca a svanire totalmente dalla cultura cristiana, all'epoca come oggi.
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Nonostante abbia visto il film nel 2010, non passa momento in cui non ammetta la sua incredibile forza di rievocazione di una leggenda del mondo cristiano ogni volta che lo vedo. Sia nel romanzo che nel film riemergono stereotipi imposti dalle Scritture,fortemente criticati dalla stupenda figura di Giovanna, che da donna viene umiliata, ma da uomo rispettata e venerata. Non solo,però, nell'amore con Gerold riemerge la sua profonda sensibilità femminile, ma in ogni sua azione dedicata alla scoperta di tutto ciò che antico e tutto ciò che può diventare innovativo. 'Non permetto alle donne di insegnare, e ancor meno di esautorare l'uomo della sua autorità. Piuttosto rimanga in silenzio',si impone così il pensiero di San Paolo, ma, nonostante Giovanna non sia mai esistita, è bello pensare che una figura così forte non riesca a svanire totalmente dalla cultura cristiana, all'epoca come oggi. Un monito?
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sabato 7 agosto 2010
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sopravviverete anche senza averlo visto.
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La Papessa, film tedesco della Constantin Film, mi ha lasciato per tutto il primo atto senza fiato. Fotografia Hollywoodiana, perfetta a dir poco e particolarissima. La recitazione dei bambini senza fiato (con i limiti del doppiaggio), scenografia stupenda. L'interpretazione del padre di Giovanna ottima, anche se un filino esagerata. Comunque, un ottimo film, con ritmo ed emozioni forti.
Mentre si dipana la storia però, si vede la costruzione Hollywoodiana che rovina il film. Il marchingegno, il suo amante, il bambino che cura che a sua volta la curerà (per caso) anni dopo, in un improbabile recupero lungo il fiume. La storia incomincia a partire per la tangente, la sua tangente, così diversa dalla realtà storica.
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La Papessa, film tedesco della Constantin Film, mi ha lasciato per tutto il primo atto senza fiato. Fotografia Hollywoodiana, perfetta a dir poco e particolarissima. La recitazione dei bambini senza fiato (con i limiti del doppiaggio), scenografia stupenda. L'interpretazione del padre di Giovanna ottima, anche se un filino esagerata. Comunque, un ottimo film, con ritmo ed emozioni forti.
Mentre si dipana la storia però, si vede la costruzione Hollywoodiana che rovina il film. Il marchingegno, il suo amante, il bambino che cura che a sua volta la curerà (per caso) anni dopo, in un improbabile recupero lungo il fiume. La storia incomincia a partire per la tangente, la sua tangente, così diversa dalla realtà storica. La scenografia a Roma incomincia a perdere i pezzi, le porte d'oro del palazzo Vaticano poco credibili, come il cortile creato per limitare le comparse.
Il peggio in assoluto è la forzata storia d'amore, azzeccata solo da Robert Zemeckis in Titanic, e riproposta in tutte le sceneggiature di ricostruzioni storiche, anche fuori luogo, come qua. Peccato, partito benissimo e finito nella banalità. Non so se consigliarlo o no. Sopravviverete anche senza averlo visto.
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leopoldo74
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sabato 24 luglio 2010
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poteva essere un capolavoro
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Il film poteva veramente essere un capolavoro, purtroppo si dilunga troppo nel narrare fatti di minor rilievo ( l'infanzia e l'adolescenza della protagonista, Giovanna, il rapporto con il padre/padrone etc) cercando di accorciare e correre, quasi a voler recuperare il tempo perso, nei momenti più importanti della storia (come, ad esempio, la nomina a Papa). In generale quindi, il film non è stato sufficientemente approfondito, lascia nello spettatore un senso di vuoto, di insoluto. Peccato!
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dario carta
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lunedì 23 agosto 2010
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appunti di fantascienza storica
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Maliziosa provocazione e discutibile dissertazione su un presunto fatto storico,”La Papessa” del regista Sonke Wortmann,film ispirato al romanzo della scrittrice americana Donna Woolfolk Cross,raccoglie,come la sua fonte letteraria,frammenti di voci di una tradizione popolare per narrare una vicenda costruita in una dimensione fantastica della Chiesa di Roma.
Nell’etere dissacratorio fra leggenda e tradizione,il film narra la vita di Johanna (Johanna Wokalek,”Baader Meinhof”),figlia di un pastore di Ingelheim,un villaggio della Franconia dei primi anni del IX secolo,padre padrone poco disposto ad accettare la nascita di una figlia anziché un erede maschio.
Ma la fanciulla,nonostante l’ambiente avverso e i divieti del padre,si dimostra in possesso di una notevole intelligenza, un’insaziabile sete di conoscenza e di un irrefrenabile anelito ad un rapporto con il Divino,tanto da attirare l’attenzione del vescovo della comunità,che la introduce alla vita monastica.
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Maliziosa provocazione e discutibile dissertazione su un presunto fatto storico,”La Papessa” del regista Sonke Wortmann,film ispirato al romanzo della scrittrice americana Donna Woolfolk Cross,raccoglie,come la sua fonte letteraria,frammenti di voci di una tradizione popolare per narrare una vicenda costruita in una dimensione fantastica della Chiesa di Roma.
Nell’etere dissacratorio fra leggenda e tradizione,il film narra la vita di Johanna (Johanna Wokalek,”Baader Meinhof”),figlia di un pastore di Ingelheim,un villaggio della Franconia dei primi anni del IX secolo,padre padrone poco disposto ad accettare la nascita di una figlia anziché un erede maschio.
Ma la fanciulla,nonostante l’ambiente avverso e i divieti del padre,si dimostra in possesso di una notevole intelligenza, un’insaziabile sete di conoscenza e di un irrefrenabile anelito ad un rapporto con il Divino,tanto da attirare l’attenzione del vescovo della comunità,che la introduce alla vita monastica.
Diventata adulta,Johanna conosce il conte Gerold (David Wenham,”Il signore degli anelli”),dal quale viene adottata ed amata con sincero ed innocente sentimento.
La guerra contro i popoli che premono dal nord allontana i due e Johanna capisce che il suo desiderio è quello di consacrarsi all’amore per Dio e il prossimo. Entrata in un convento e travestitasi da uomo per potervi rimanere,la donna prosegue i suoi studi,facendosi notare al punto di ritrovarsi a Roma come medico e confidente del papa Sergio II (un improbabile John Goodman con mimiche e movenze di Peter Ustinov e Charles Laughton),alla morte del quale viene eletta al trono pontificio con il nome di Johanna Anglicus.
Forte ventata ecumenica di femminismo antelitteram, che segue l’impegno sociale di Rachel Weisz alle prese con l’insidia cristiana alla cultura ellenistica e l’ascesa al trono d’Inghilterra della Blanchett come regina vergine.
Affresco a tinte fosche e luci spente,come nelle intenzioni più proverbiali dell’iconografia medievale,nel quale l’oscurità storiografica è tradotta tra le righe di una satira antipapale negli affettati termini di un’ambientazione pesantemente allegorica posta sullo sfondo di una narrazione troppo lunga e lenta dal suo incipit allo sbrigativo epilogo.
Gli eccessi fanno festa in questo film,che pare un ampolloso esercizio di stile ridondante di stereotipi,dalle sottili metafore anticlericali alle immagini di una violenza tanto forzata quanto artificiosa,come le teste spiccate dai corpi alla pari di tranci di fantasia strappati alla Storia.
Con molta ambizione ma poca empatia,la narrazione sposa il ritratto di una donna contro il suo tempo,ma del quale assorbe i fermenti,la corrente di emancipazione estranea alla sua epoca,dalla quale trae la protervia con la quale la protagonista riesce a imporsi in una società che limita lo slancio delle sue aspirazioni.
Ma la visione d’insieme coglie il fallimento di un senso armonico del racconto e la storia non fonde l’elemento umano con l’ambiente,facendone due realtà disincarnate.
Resta una cronaca dal passo pesante e pomposo in bilico tra poca Historia e molta fantasia,in un’accademica analisi storiografica filtrata da una eccedenza di polemica anticlericale e che più che più che una narrazione di costume,suggerisce i tratti stampati di una banale e prevedibile opus popularis
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