matteo
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domenica 14 giugno 2020
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ipocrisia radical chic
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La solidarietà borghese si mostra per quello che è: una patina di perbenismo che maschera a malapena gli interessi egoistici di chi pretende di fare il bene degli altri aspettandosi una riconoscenza morale che l'autoassolva. Il tema non è facile, mostrare l'ipocrisia di classe nel tendere la mano agli esclusi non lasciando loro autonomia di scelta e trattandoli come oggetti da disciplinare. La mercificazione dell'esistenza sembra a parole criticata (l'amico della coppia che parla solo di soldi) ma è confermata dalla vita da ricchi, privilegiati e politicamente impegnati che fanno loro e il figlio con fidanzata. L'esclusione dell'altro viene rimarcata proprio da questa falsa accoglienza che si rivela tale quando la ragazza viene usata per manifestare la generosità di chi l'accoglie o quando diviene oggetto sessuale per il figlio viziato.
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La solidarietà borghese si mostra per quello che è: una patina di perbenismo che maschera a malapena gli interessi egoistici di chi pretende di fare il bene degli altri aspettandosi una riconoscenza morale che l'autoassolva. Il tema non è facile, mostrare l'ipocrisia di classe nel tendere la mano agli esclusi non lasciando loro autonomia di scelta e trattandoli come oggetti da disciplinare. La mercificazione dell'esistenza sembra a parole criticata (l'amico della coppia che parla solo di soldi) ma è confermata dalla vita da ricchi, privilegiati e politicamente impegnati che fanno loro e il figlio con fidanzata. L'esclusione dell'altro viene rimarcata proprio da questa falsa accoglienza che si rivela tale quando la ragazza viene usata per manifestare la generosità di chi l'accoglie o quando diviene oggetto sessuale per il figlio viziato. E' nel mancato riconoscimento dell'altro, quando questi si rivela essere una persona e non un soggetto da "curare", che la famiglia borghese entra in crisi e piuttosto che fare i conti con delle relazioni vuote e ipocrite preferisce percorrere la via più semplice: l'espulsione della ragazza non degna di riconoscenza. I personaggi sono al limite del credibile e un po' stereotipati, ma mostrano bene, forse involontariamente, la loro insopportabilità.
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sellerone
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domenica 26 agosto 2018
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ipocrisia della bella gente
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Film pesante sotto un certo punto di vista. Per aiutare le persone non serve la carità, bisogna essere disposti ad avere fiducia e a rischiare di sacrificare anche tutto quello che si è costruito. Questo film è il ritratto dell'ipocrisia di un certo tipo di persone. Una donna impegnata a costo 0 nel sociale, cerca di soddisfare il suo io impegnandosi in un'impresa fuori delle sue limitate possibilità sociali ed umane. Alla fine dona un'illusione a chi ne ha bisogno e mette a rischio la sua famiglia. Grandi attori e bellissimi scenari. Profondo anche il messaggio contro una certa idea di umanità, fatta solo di cultura astratta, pietà e celato conservatorismo.
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yarince
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lunedì 8 maggio 2017
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68ini con le lore velleità irritabili
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Un bel film sulla "bella gente" che a tutti noi sarà capitato di incontrare: gli ex 68ini piccolo borghesi, con tutte le loro velleità irritabili.
Una coppia di 50enni, un architetto lui, di indole diplomatica e una psicologa lei, che si occupa di donne maltrattate, è una donna dai grandi principi di sinistra, istintiva, volubile, Trascorrono le vacanze nel casale in Umbria, e frequentano i loro vicini di villa. Ricordano gli anni delle lotte giovanili e, ancora oggi dimostrano a loro stessi il loro impegno per un mondo più equo, aprendo le porte della loro casa ad una ragazzina ucraina, una prostituta salvata per strada mentre veniva maltrattata.
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Un bel film sulla "bella gente" che a tutti noi sarà capitato di incontrare: gli ex 68ini piccolo borghesi, con tutte le loro velleità irritabili.
Una coppia di 50enni, un architetto lui, di indole diplomatica e una psicologa lei, che si occupa di donne maltrattate, è una donna dai grandi principi di sinistra, istintiva, volubile, Trascorrono le vacanze nel casale in Umbria, e frequentano i loro vicini di villa. Ricordano gli anni delle lotte giovanili e, ancora oggi dimostrano a loro stessi il loro impegno per un mondo più equo, aprendo le porte della loro casa ad una ragazzina ucraina, una prostituta salvata per strada mentre veniva maltrattata. Ma se la ragazza, bellissima, non si limita a fare il cagnolino randagio, ferito, che scodinzola e fa le feste al padrone, come segno di gratitudine e inizia a muoversi in autonomia, a riprendersi la sua dignità di essere pensante e a voler usufruire degli stessi privilegi che hanno loro, e se addirittura si innamora del loro unico figlio ( buon partito, che studia a Londra) , allora gli equilibri si rompono e le maschere si sgretolano. La ragazza torna ad essere una prostituta dell'est, inaffidabile, ingrata e approrfittatrice di cui doversi sbarazzarre con un pò di soldi, giusto per quietare le coscienze. Inquietante anche la figura del figlio ( che dovrebbe essere migliore proprio perchè nato da una coppia degli anni delle lotte) . UN 30enne ricco e viziato che sta con una ricca, viziata , capricciosa e spocchiosa (ma vera) e che ricorda i" conquistadores seriali" di oggi e che dopo aver conquistato la fiducia della ragazza ucraina la usa e poi la scarica vigliaccamente.
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lbavassano
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martedì 15 marzo 2016
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la crosta sottile del progressismo
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Una coppia di benestanti progressisti, sicuramente benestanti, ancor più sicuramente (di sé) progressisti, recandosi per le meritate ferie estive nel casale, perfettamente restaurato, impeccabilmente locato nella campagna orvietana, incontra sulla propria strada una bestiola impaurita, dispersa, maltrattata. Inevitabile l'immediata decisione di lei. Fin troppo facile vincere le deboli resistenze di lui. Se la portano a casa.
E qui iniziano i problemi.
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Una coppia di benestanti progressisti, sicuramente benestanti, ancor più sicuramente (di sé) progressisti, recandosi per le meritate ferie estive nel casale, perfettamente restaurato, impeccabilmente locato nella campagna orvietana, incontra sulla propria strada una bestiola impaurita, dispersa, maltrattata. Inevitabile l'immediata decisione di lei. Fin troppo facile vincere le deboli resistenze di lui. Se la portano a casa.
E qui iniziano i problemi. Perché la bestiola, che nobilmente (progressisticamente) ci si proponeva di salvare da un crudele destino, avviandola sulla strada della buona (progressistica) educazione, dalla quale ci si attendeva unicamente gli umili segni di riconoscenza legittimamente pretesi da un randagio ricondotto ad un mondo di civiltà e di affetti, è in realtà un essere umano, che ha la sfrontatezza non solo di portarsi a letto il figlio dei padroni di casa (in realtà fa quasi tutto lui, ma poco cambia), non solo di mettere a repentaglio il suo fidanzamento, ma addirittura di innamorarsene.
Saltano gli equilibri, si frantuma la crosta del progressismo, emerge il vero volto della "bella gente". Cambia il tono della narrazione, che da favoletta melensa diviene crudelmente autentica, diviene un bel film, anche grazie all'entrata in scena di Elio Germano, alla sua capacità di dare spessore ad un personaggio secondario costantemente a rischio di macchietta. Nuoce però l'impianto troppo esplicitamente didascalico.
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stefano capasso
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mercoledì 9 dicembre 2015
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la carità pelosa
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Alfredo e Susanna sono una coppia borgese di mezza età, di sinistra, reduci dalle lotte giovanili. Susanna lavora in un centro per donne che subiscono maltrattamenti. In estate si trasferiscono nella loro grande casa coloniale in campagna, e proprio nelle strade dei dintorni, Susanna vede una giovanissima prostituta maltrattata da un uomo. Decide di aiutarla e con il marito riesce a portarla in casa per nasconderla dal suo protettore, non senza difficoltà. Nadia, la giovane ucraina, poco a poco comincia a fidarsi di questa famiglia che sembra essere così generosa con lei, finchè la sua bellezza comincia a diventare un problema per Susanna che comincia a essere gelosa
Bel film di Ivano di Matteo che mantiene una tensione narrativa costante.
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Alfredo e Susanna sono una coppia borgese di mezza età, di sinistra, reduci dalle lotte giovanili. Susanna lavora in un centro per donne che subiscono maltrattamenti. In estate si trasferiscono nella loro grande casa coloniale in campagna, e proprio nelle strade dei dintorni, Susanna vede una giovanissima prostituta maltrattata da un uomo. Decide di aiutarla e con il marito riesce a portarla in casa per nasconderla dal suo protettore, non senza difficoltà. Nadia, la giovane ucraina, poco a poco comincia a fidarsi di questa famiglia che sembra essere così generosa con lei, finchè la sua bellezza comincia a diventare un problema per Susanna che comincia a essere gelosa
Bel film di Ivano di Matteo che mantiene una tensione narrativa costante. Il tema di fondo è quello della carità, che trova il limite nel pregiudizio. Nel momento in cui si accorciano le distanze, la formazione culturale e il pregiudizio possono completamente trasformare il senso dell’aiuto che si vuole dare. Quando vengono messi in discussione i propri affetti, il pericolo può portare a ricorrere al pregiudizio per allontanare la minaccia.
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enrico danelli
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giovedì 8 ottobre 2015
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il gigante e i nanerottoli
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Il gigante è Nadya, la straniera, la extracomunitaria, la giovanissima (ex) prostituta. I nanerottoli sono tutti gli altri, gli italiani, la bella gente. Se vediamo il film come la storia di Nadya, cioè cambiamo il focus della nostra attenzione spostandolo dai nanerottoli al gigante, la narrazione e il significato del film sono ben più appaganti. Sugli italiani si è già detto tutto: la superficialità e ipocrisia di Susanna, il cerchiobottismo di Alfredo, la volgarità e truculenza dei vicini, la vita annoiata del figlio di Susanna e la arroganza della sua fidanzata. Il ritardo di cinque anni con cui è uscito il film non ha certo giovato alla novità di questi messaggi.
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Il gigante è Nadya, la straniera, la extracomunitaria, la giovanissima (ex) prostituta. I nanerottoli sono tutti gli altri, gli italiani, la bella gente. Se vediamo il film come la storia di Nadya, cioè cambiamo il focus della nostra attenzione spostandolo dai nanerottoli al gigante, la narrazione e il significato del film sono ben più appaganti. Sugli italiani si è già detto tutto: la superficialità e ipocrisia di Susanna, il cerchiobottismo di Alfredo, la volgarità e truculenza dei vicini, la vita annoiata del figlio di Susanna e la arroganza della sua fidanzata. Il ritardo di cinque anni con cui è uscito il film non ha certo giovato alla novità di questi messaggi. Tolta la novità, quello che rimane comunque è una esposizione dei difetti italici un po' approssimativa e non certo efficace come in altri film. Per Nadya invece il regista riesce a scolpire un personaggio memorabile sin dalla prima cruda scena di sesso mercenario in macchina, seguendone poi la diffidente ritrosia verso i suoi "salvatori" e via via il suo atteggiamento franco nei rapporti con gli altri personaggi italiani del film. Qui si scolpisce con pochi e incisivi tratti la coerenza, la dignità e la onestà di Nadya (ottima Larchenko) che non ha mai cercato nessuno, nè prima Alfredo e Susanna, nè poi il loro "bel" figlio, ma viceversa è stata cercata, lusingata, illusa, usata e infine abbandonata. Bella scelta degli attori: Catania perfetto per il "molle" Alfonso, Guerritore perfetta per la sofisticata Susanna, Forte e Gobbi ben assortiti nei panni dei grossolani vicini. Un peccato invece vedere Elio Germano impersonare un personaggio così insulso e meschino come il figlio di Susanna e Alfonso. Qualche scena parecchio inverosimile (il rapimento di Nadya da parte di Alfonso) e dialoghi un po' superficiali lasciano però un finale senso di incompiutezza di tutto ciò che fa da contorno al gigante: Nadya.
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mademoiselle nives
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mercoledì 7 ottobre 2015
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l’alterazione degli equilibri, rivela la realta’
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“ L’ALTERAZIONE DEGLI EQUILIBRI, RIVELA LA REALTA’ “
Sono convinta di poterlo considerare il motto ideale del lavoro di De Matteo.
Il caso che ci trasmette il regista attraverso il film è:
Il falso buon senso della gente apparentemente sensibile e legata alle vicende sociali, pronti a contribuire all’abolizione di gravi circostanze come, la prostituzione.
Struggente realtà che dilaga soprattutto fra le ragazze dell’est Europeo.
Ivano De Matteo per l’ennesima volta ci invita ad aprire gli occhi, per farci capire quanto il mondo sia pieno di un “condimento” inutile che esalta i valori di tutta quella gente che, se ci immergessimo in acque più profonde, capiremo quanto il loro, sia un comportamento da falsi perbenisti.
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“ L’ALTERAZIONE DEGLI EQUILIBRI, RIVELA LA REALTA’ “
Sono convinta di poterlo considerare il motto ideale del lavoro di De Matteo.
Il caso che ci trasmette il regista attraverso il film è:
Il falso buon senso della gente apparentemente sensibile e legata alle vicende sociali, pronti a contribuire all’abolizione di gravi circostanze come, la prostituzione.
Struggente realtà che dilaga soprattutto fra le ragazze dell’est Europeo.
Ivano De Matteo per l’ennesima volta ci invita ad aprire gli occhi, per farci capire quanto il mondo sia pieno di un “condimento” inutile che esalta i valori di tutta quella gente che, se ci immergessimo in acque più profonde, capiremo quanto il loro, sia un comportamento da falsi perbenisti.
Vi chiederete, PERCHE’ LA GENTE DOVREBBE ESSERE COSI’ IPOCRITA?
Il film ci consegna la chiave giusta per risolvere questo rebus.
Alfredo e Susanna, formano una famiglia che se pur borghese, non ostenta troppo le proprie possibilità finanziarie.
Accolgono nella loro vita Nadja, una ragazza Ucraina salvata dalla strada e dai maltrattamenti di un uomo che la costringeva a fare la prostituta.
Susanna decide di salvarla, coinvolgendo il marito ma lo fanno per sentirsi migliori, per salvare i propri ideali e per non affogare nella fredda indifferenza.
Quell’egoismo che tanto vorrebbero estromettere, in realtà fa capolino, prendendo il sopravvento nella loro vita.
Si, perché alla fine scopriamo che non agiscono per la salvezza della ragazza ma per se stessi.
Ma tornando al motto
“ L’ALTERAZIONE DEGLI EQUILIBRI, RIVELA LA REALTA’ ”
Quando Susanna nota che la ragazza, supera i limiti che le sono stati imposti e altera gli equilibri famigliari, inizia ad avere delle debolezze o meglio delle sciocche gelosie.
Susanna da personaggio eroico, adesso passa al ruolo di donna debole, sopraffatta dalla paura di perdere il marito, sotto seduzione di una 17enne o di vedersi portare via il figlio, fidanzato da tempo con una ricca pariolina.
A questo punto, vale la pena passarci una mano nella coscienza e chiederci:
RIUSCIREMO VERAMENTE AD ACCOGLIERE CHI NECESSITA DI UN AIUTO…?
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nunziett�
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lunedì 5 ottobre 2015
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che tristezza!
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Questo mondo borghese (Susanna e Alfredo).
Questo modo di pensare che gli altri (Nadja) siano 'meno' di noi.
Questa vorace ricerca a fare 'del bene' per distinguersi dagli altri (i vicini di casa ma anche Giorgio e la fidanzata) che non lo fanno e che pertanto sono ignoranti.
Il film si permette troppo di giudicare cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Impone al pubblico di prendere una posizione e vuole convincere che ci doveva essere gratitudine e redenzione laddove invece c'era altro.
Film irritante e anche ipocrita come i suoi interpreti.
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chicchiddu
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venerdì 2 ottobre 2015
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riflettere veramente...quanto è difficile.
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Bel film che fa riflettere sulle ipocrisie della nostra società e noi stessi...meditate gente, meditate
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ralphscott
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giovedì 1 ottobre 2015
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un dramma che implode
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Questa messa in scena,riuscita,del vorrei...ma forse no,regge pienamente sotto ogni punto di vista:attori in parte,regia efficace,sceneggiatura essenziale,musica piacevole. Non c'é stato il ricorso alla contaminazione con il thriller,contaminazione che spesso paga e accresce la resa sul pubblico;non vediamo il pappone se non all'inizio,quando schiaffeggia la bella Nadya. Anche quando la ragazza viene raggiunta nella solitudine della casa isolata,sappiamo già che sarà Giulio l'uomo nero che pare voglia sfondare porte e finestre. La coppia Forte-Gobbi ci regala battute davvero spassose,degne dei piu impensabili,cinici coniugi della miglior commedia nostrana. Il ragazzo che pare poter scombinare le carte,il sempre superlativo Elio Germano,tradisce anche lui,alla fine,le aspettative dello spettatore.
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Questa messa in scena,riuscita,del vorrei...ma forse no,regge pienamente sotto ogni punto di vista:attori in parte,regia efficace,sceneggiatura essenziale,musica piacevole. Non c'é stato il ricorso alla contaminazione con il thriller,contaminazione che spesso paga e accresce la resa sul pubblico;non vediamo il pappone se non all'inizio,quando schiaffeggia la bella Nadya. Anche quando la ragazza viene raggiunta nella solitudine della casa isolata,sappiamo già che sarà Giulio l'uomo nero che pare voglia sfondare porte e finestre. La coppia Forte-Gobbi ci regala battute davvero spassose,degne dei piu impensabili,cinici coniugi della miglior commedia nostrana. Il ragazzo che pare poter scombinare le carte,il sempre superlativo Elio Germano,tradisce anche lui,alla fine,le aspettative dello spettatore. Seguirà la strada che riporta ad un tranquillo tram tram familiare. Ovviamente un film così impegnato si,ma bello e con attori in parte molto conosciuti,é stato relegato,qua a Genova,in una sala da 40 posti:povera Italia!
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