bomber89
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giovedì 15 ottobre 2015
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evadere dalla realtà ed incontrarsi
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Castaway on the moon è un film con due protagonisti un pó insoliti: un uomo al lastrico(sommerso dai debiti) che tenta il suicidio buttandosi da un ponte e che si ritrova "naufrago" in un isoletta nel fiume non lontano dalla città, dove troverà il modo di sopravvivere e fare a meno della sua vecchia vita; ed una ragazza che vive da tre anni chiusa nella sua stanza, dove si è creata il suo mondo parallelo vivendo in simbiosi con un social che crea una vita parallela sul web. Due tipi di evasione diversa ma pur sempre tentativi di fuga dalla realtà e dalla società alla quale per diversi motivi i due si sentono corpi estranei; il film suona proprio come una denuncia alla società che spesso diventa un dramma e risulta invivibile.
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Castaway on the moon è un film con due protagonisti un pó insoliti: un uomo al lastrico(sommerso dai debiti) che tenta il suicidio buttandosi da un ponte e che si ritrova "naufrago" in un isoletta nel fiume non lontano dalla città, dove troverà il modo di sopravvivere e fare a meno della sua vecchia vita; ed una ragazza che vive da tre anni chiusa nella sua stanza, dove si è creata il suo mondo parallelo vivendo in simbiosi con un social che crea una vita parallela sul web. Due tipi di evasione diversa ma pur sempre tentativi di fuga dalla realtà e dalla società alla quale per diversi motivi i due si sentono corpi estranei; il film suona proprio come una denuncia alla società che spesso diventa un dramma e risulta invivibile. Eppure i due trovano nella loro evasione un modo per comunicare tra loro, un modo per andare avanti, una ragione per lottare; e proprio quando il naufrago viene ri-catapultato nella vita reale (costretto ad abbandonare con la forza la sua isoletta) ecco che l'equilibrio è rotto e la ragazza trova la forza di uscire dal suo stato di isolamento, andargli incontro e, solo per una fortunata coincidenza, ad incontrarlo. Due "naufraghi" si ritrovano INSIEME nel mondo e chissà se riusciranno a trovare una ragione per ri-affrontarlo, INSIEME, quel mondo tanto odiato!
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cgamba
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giovedì 1 dicembre 2011
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la luna terrestre
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Esistono esseri lunari: un pallore delicato e prezioso, che si mantiene lontano dai fari del pazzo mondo quotidiano e che di notte riesce a non far sbattere sui muri; un pallore difficile da sostenere, rischioso, ma che se riesce ad attrarre il simile allora diventa un incanto. Sono questi i protagonisti di questo divertente, poetico, speranzoso, folle, commovente film coreano. L'estremo Oriente ormai divorato dal metodo capitalista non sta solo sullo sfondo della vicenda, ma ne è il motivo scatenante: la ribellione verso un mondo che schiaccia e umilia è ardua e solitaria, ma non annichilente. Due solitudini che si rincorrono, che imparano a parlarsi, che tentano di spezzare il ciclo delle proprie amarezze e di essere riconosciuti non per quello che il mondo si aspetta da loro, ma per come sono.
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Esistono esseri lunari: un pallore delicato e prezioso, che si mantiene lontano dai fari del pazzo mondo quotidiano e che di notte riesce a non far sbattere sui muri; un pallore difficile da sostenere, rischioso, ma che se riesce ad attrarre il simile allora diventa un incanto. Sono questi i protagonisti di questo divertente, poetico, speranzoso, folle, commovente film coreano. L'estremo Oriente ormai divorato dal metodo capitalista non sta solo sullo sfondo della vicenda, ma ne è il motivo scatenante: la ribellione verso un mondo che schiaccia e umilia è ardua e solitaria, ma non annichilente. Due solitudini che si rincorrono, che imparano a parlarsi, che tentano di spezzare il ciclo delle proprie amarezze e di essere riconosciuti non per quello che il mondo si aspetta da loro, ma per come sono. Un tema che potrebbe sembrare abusato (alienazione) viene sviluppato con umorismo e una disperazione che non chiude la porta alla speranza; regia sempre attenta ai particolari, ottima nel sfruttare gli interni e gli esterni, natura contro società (metropoli, tecnologia).
Ottimo film.
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topsykretts
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domenica 17 febbraio 2013
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naufragio dalla società
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Un impiegato di Seul, devastato moralmente e psicologicamente ed economicamente rovinato, decide di togliersi la vita gettandosi da un ponte. Tuttavia, rocambolescamente si ritrova su una piccola isola deserta situata sotto il ponte, nel mezzo del fiume.
L'isolotto, verdeggiante e pieno dei rifiuti prodotti dalla frenetica metropoli circostante, rappresenta in un primo momento una sorta di prigione dalla quale il protagonista non riesce ad allontanarsi, non sapendo nuotare e non riuscendo a comunicare con il mondo esterno.
Ben presto, però, si trasforma in un rifugio, un luogo di auto-emarginazione dove poter apprezzare la solitudine e la lontananza dalla società che lo aveva respinto e di cui ora si sente estraneo.
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Un impiegato di Seul, devastato moralmente e psicologicamente ed economicamente rovinato, decide di togliersi la vita gettandosi da un ponte. Tuttavia, rocambolescamente si ritrova su una piccola isola deserta situata sotto il ponte, nel mezzo del fiume.
L'isolotto, verdeggiante e pieno dei rifiuti prodotti dalla frenetica metropoli circostante, rappresenta in un primo momento una sorta di prigione dalla quale il protagonista non riesce ad allontanarsi, non sapendo nuotare e non riuscendo a comunicare con il mondo esterno.
Ben presto, però, si trasforma in un rifugio, un luogo di auto-emarginazione dove poter apprezzare la solitudine e la lontananza dalla società che lo aveva respinto e di cui ora si sente estraneo.
Egli, riuscendo lentamente ad adattarsi al nuovo ambiente, ritrova soprattutto la voglia di continuare a vivere. Simbolo di tale passaggio è la scritta che egli disegna sulla sabbia: dapprima un disperato grido d'aiuto, HELP, poi un ironico e amichevole HELLO.
Di quella società così crudele e ora così lontana sente la mancanza soltanto delle piccole cose, come il semplice e mai tanto desiderato sapore di un piatto di spaghetti ai fagioli.
Parallelamente, un'altra anima, un'"hakikomori", sensibile ed alienata, si emargina dalla società per fuggire da quel mondo basato unicamente sulle apparenze, sull'immagine e sulla bellezza esteriore.
La ragazza, che da oltre tre anni vive reclusa per sua scelta nella sua camera, nota casualmente la presenza sull'isolotto del "Robinson Crusoe coreano" e inizia faticosamente a comunicare con lui.
"Castaway on the moon" è una commedia grottesca e surreale, in cui la realtà viene ironicamente esasperata, per far emergere la crudeltà di una società divorata dal capitalismo, basato unicamente sul profitto.
La situazione dei due protagonisti, rappresenta il caso estremo in cui l'unico mezzo di ribellione alla costante perdita di individualità è l'auto-emarginazione, la solitudine.
Questa piccola perla orientale è evidentemente anche una semi-parodia del "Cast Away" hollywoodiano di Robert Zemeckis, in cui la condizione del naufrago è ribaltata e trattata con pungente ironia e umorismo.
Nota di merito anche alla regia, sempre molto attenta ai particolari, che confeziona magistralmente in ogni immagine.
Il film rappresenta una vera e propria parabola esistenziale, ironica, ma al tempo stesso profonda, in cui la speranza e l'amore vincono sull'alienazione.
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bartleby corinzio
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mercoledì 1 agosto 2012
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una piccola meraviglia
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Può un uomo tentare il suicidio gettandosi da un ponte e finire intrappolato su una piccola isola sotto i ponti della città stessa? Può una ragazza decidere di restar chiusa nella sua stanza per ben tre anni? Evidentemente sì, o meglio è lo spettro cinematografico che mutua la realtà, spazio interarticolare, cromogeno, differenziale (frasi a caso le mie,
buone come incipit ma assolutamente insensate se non nel vincolo magmatico pirandelliano). Ricalcando in modo ironico il Castaway di Robert Zemeckis, il naufrago Kim si ingegna e fa quel che può per sopravvivere aiutato anche da idee salvifiche come la ricetta dei tagliolini ai fagioli neri e, a differenza di Tom Hanks, inizierà ad amare quella condizione di solitudine e soprattutto l'allontanamento dal sociale.
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Può un uomo tentare il suicidio gettandosi da un ponte e finire intrappolato su una piccola isola sotto i ponti della città stessa? Può una ragazza decidere di restar chiusa nella sua stanza per ben tre anni? Evidentemente sì, o meglio è lo spettro cinematografico che mutua la realtà, spazio interarticolare, cromogeno, differenziale (frasi a caso le mie,
buone come incipit ma assolutamente insensate se non nel vincolo magmatico pirandelliano). Ricalcando in modo ironico il Castaway di Robert Zemeckis, il naufrago Kim si ingegna e fa quel che può per sopravvivere aiutato anche da idee salvifiche come la ricetta dei tagliolini ai fagioli neri e, a differenza di Tom Hanks, inizierà ad amare quella condizione di solitudine e soprattutto l'allontanamento dal sociale. La sua lotta non consiste nel voler andarsene dall'isola ma nel voler restare lì. Su un'altra isola, in forma di stanza di appartamento, risiede invece una ragazza, una hikikomori. Rinchiusa per scelta nella sua camera, dedita a regole di sopravvivenza ben calcolate: sa quante calorie deve accumulare, quanti passi fare per aiutare la digestione. "Metodi efficaci per evadere la realtà", come dice lei stessa stando bene attenta a non incrociare i genitori che vivono con lei in casa. Il solo hobby della ragazza è quello di affacciarsi con cautela alla finestra e fotografare la Luna, conquistata dall'idea che non si può soffrire la solitudine in un posto in cui non c'è nessuno. Sarà proprio grazie all'obiettivo della macchina fotografica che si accorgerà del naufrago sull'isola. E ovviamente di più non si può dire. Il film di Lee Hae-Jun è una piccola meraviglia. Siamo tutti dei naufraghi, in qualche modo. Qualcuno è come Kim che sa far sua la solitudine e qualcuno è come la ragazza che vive nella sua stanza, che vive il mondo come una minaccia che disarma maggiormente, che impoverisce le gambe, che genera indolenza. Per camminare in un luogo sassoso come il comun-vivere può bastare anche adoperarsi con un paio di bottiglie come scarpe. Non riluttante al vivere in sé, gustare a fior di labbra, riconoscere le avvisaglie, deliberare la minuziosità per il proprio esistere. Pretendere innanzitutto da se stessi di aver il diritto di Essere. Un'isola può essere polivalente e non tramutar si in una prigione. Or dunque e ben donde consiglio questa piccola parabola esistenziale - a tratti delicata, a tratti auto-ironica, a tratti tratteggiante e a tratti profonda - a tutti quelli che in un modo o nell'altro devono capire se son naufraghi su un'isola o su una stanza e nel farlo.
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giorpost
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venerdì 11 gennaio 2013
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brillante e piacevole film dalla prolifica s.corea
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Seul, Corea del Sud. In una città che è considerata, con giusta ragione, una delle metropoli più altamente urbanizzate e moderne del globo, il giovane Kim Seung-Keun non riesce ad accettare la vita frenetica di oggi, basata sull’ immagine e sul danaro, in un contesto dove essere uno dei 23 milioni di abitanti dell’ area metropolitana della capitale è sempre più complicato. E’ un uomo sul lastrico al quale passa la voglia di sottostare a queste regole e così decide di farla finita. Interpretato da Jung Ryeo-Won (efficace, seppur con uno stile recitativo troppo “asiatico”), il co-protagonista del film tenta il suicidio gettandosi dal ponte Seogang, finendo rocambolescamente, invece, sull’ isolotto sottostante chiamatoBamseom.
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Seul, Corea del Sud. In una città che è considerata, con giusta ragione, una delle metropoli più altamente urbanizzate e moderne del globo, il giovane Kim Seung-Keun non riesce ad accettare la vita frenetica di oggi, basata sull’ immagine e sul danaro, in un contesto dove essere uno dei 23 milioni di abitanti dell’ area metropolitana della capitale è sempre più complicato. E’ un uomo sul lastrico al quale passa la voglia di sottostare a queste regole e così decide di farla finita. Interpretato da Jung Ryeo-Won (efficace, seppur con uno stile recitativo troppo “asiatico”), il co-protagonista del film tenta il suicidio gettandosi dal ponte Seogang, finendo rocambolescamente, invece, sull’ isolotto sottostante chiamatoBamseom. Non sa nuotare, per cui inizialmente si trova in uno stato di sospensione tra un suicidio andato male e l’ impossibilità di lasciare quella che apparentemente può sembrare una prigione. Ma così non è ed infatti pian piano comincia a trasformare la sua visione delle cose, a provare piacere per quella “bellissima noia assoluta” che si può provare solo in una situazione simile, con l’ unico problema di non avere cibo.
Contestualmente Kim Jung-Yeon (la giovane Jung Ryeo-Won, carina e brava), è un’ auto reclusa affetta da sindrome bipolare, non esce dalla sua stanza da 3 anni e non ha contatti con l’ esterno eccetto rispondere alle domande della madre via sms. La sua “malattia” è probabilmente dovuta ad un padre violento (lei si alza al mattino quando il genitore esce di casa, va a letto la sera quando questi rientra), oppure ad una cicatrice che ha sulla fronte, parzialmente nascosta dai lunghi e lisci capelli, che la obbliga ad una prigionia volontaria, convinta che sarebbe comunque invisibile in una società devota alle mode, alle tendenze, al look ricercato e alla bellezza ad ogni costo. Jung-Yeon ha una vita perfettamente cadenzata, fatta di “passeggiate” ritmate (muove le gambe simulando una camminata) che le servono per far sembrare la giornata faticosa, usa molto il PC (facendo spese virtuali), si crea una sorta di avatar rappresentato da una modella. Ma lei ha soprattutto 2 passioni: fotografare la luna di notte e le strade di Seul quando, 2 volte l’ anno, queste si svuotano per una evacuazione di massa che vale come esercitazione in caso di guerra con la Corea del Nord. E proprio durante una di queste sessioni fotografiche fatte dalla sua finestra (dalla quale c’è una visuale privilegiata, abitando al settimo piano di un edificio residenziale che affaccia sul fiume Han), la giovane e dolce adolescente si imbatte nel naufrago in stile Hanks/Crusoe che nel frattempo aveva scritto HELP sulla sabbia. Inizia così ad osservarne abitudini, stile, modi di fare, essendo l’ unica spettatrice di un film interpretato da quello che lei crede essere un alieno. Dopo alcuni tentennamenti decide di uscire di casa, di notte, indossando un casco da motociclista e senza farsi vedere da nessuno va sul ponte e lancia un messaggio in una bottiglia al naufrago. Da qui nasce una comunicazione a distanza nella quale non si esplicitano mai i pensieri di entrambi fino in fondo, ma nasce in tutti e due quella voglia di conoscersi e si rivede anche quello spirito di socializzazione che avevano perso. E qui sta il senso della storia, un ritrovato amore nei confronti di una vita che aveva deluso due anime delicate e fragili. Lei cerca un appiglio umano pur credendolo un alieno naufrago su quella luna che le aveva fatto compagnia per anni; lui ritrova invece un inaspettato senso dell’ avventura e del rischio che lo porta a crearsi un amico spaventapasseri vestito da colletto bianco e un vero e proprio orticello dal quale attingere il necessario per nutrirsi. Ma una della chiavi dell’ opera (scritta e diretta da Hae-jun Lee) la si evince appena si supera la metà del film, quando Kim Jung-Yeon fa recapitare sull’ isolotto cittadino la pietanza preferita dal naufrago, ovvero gli spaghetti ai fagioli neri: questi, inaspettatamente per lo spettatore, li rifiuta e li rimanda al mittente (ancora sconosciuto). Lui deve nutrirsi prima di tutto di speranza, perché senza quella non andrà da nessuna parte. Così, in un finale atteso ma ben costruito, il passaggio da quell’ iniziale stato di abbandono e di odio nei confronti della vita ad un ritrovato senso del piacere di esserci, viene completato. Seung-Keun (ormai capellone e con barba lunga) si oppone alle guardie costiere che lo intimano di lasciare quel luogo protetto dal governo, ma deve farlo e lo fa senza ancora essere riuscito ad avere la risposta più importante di tutte: chi mi ha salvato la vita?
Non rivelerò a chi legge se questo avverrà o meno, posso solo aggiungere quanto segue: ogni buon appassionato di Cinema cerca, di tanto in tanto, di pescare nell’ oceano uno di quei film cosiddetti “di nicchia”, una pellicola particolare, girata magari con un budget ridotto e con attori sconosciuti ma che abbia una struttura solida, un soggetto inusuale e scorri via piacevolmente. “Castaway on the Moon” (R.o.K., 2009), risponde a questi crismi in maniera pressoché totale, risultando una delle opere cinematografiche più fresche ed al contempo delicate degli ultimi tempi, arrivando da quell’ iper civilizzata e filoccidentale Corea del Sud dalla quale sono venuti fuori, in questi anni, registi e sceneggiatori di talento capaci di sfornare una miriade di film d’autore. Questo film è uno di quelli.
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borazio
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domenica 7 febbraio 2016
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perla di rara fattura.
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Kim Seung-geun un uomo in grave crisi economica ed appena uscito da una relazione sentimentale, tenta di suicidarsi gettandosi da un ponte di Seul, finendo trascinato su un isolotto disabitato: non sapendo nuotare e avendo la batteria del cellulare scarica si trova imprigionato sull'isola paradossalmente ad un passo dalla civilità. Nessuno può vederlo, ed quindi costretto ad adattarsi alla vita da naufrago. Con il passare del tempo la cosa comincerà a piacergli a tal punto che rifiuterà l'idea di tornare alla civiltà. Film poco conosciuto che rappresenta una perla rara della cinematografia. Pellicola che parte come una mera parodia del più famoso "Cast away" e che si dipana affrontando situazioni sociali di grande attualità.
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Kim Seung-geun un uomo in grave crisi economica ed appena uscito da una relazione sentimentale, tenta di suicidarsi gettandosi da un ponte di Seul, finendo trascinato su un isolotto disabitato: non sapendo nuotare e avendo la batteria del cellulare scarica si trova imprigionato sull'isola paradossalmente ad un passo dalla civilità. Nessuno può vederlo, ed quindi costretto ad adattarsi alla vita da naufrago. Con il passare del tempo la cosa comincerà a piacergli a tal punto che rifiuterà l'idea di tornare alla civiltà. Film poco conosciuto che rappresenta una perla rara della cinematografia. Pellicola che parte come una mera parodia del più famoso "Cast away" e che si dipana affrontando situazioni sociali di grande attualità. Grottesco e pensiero filosofico si mescolano in una commedia intelligente ma leggera, scevra da ogni pesantezza stilistica; i dialoghi sono brevi e funzionali, ampio lo spazio dato alla fotografia con la quale si riesce a realizzare una perfetta caratterizzazione dei personaggi senza dover ricorrere ad artifici grevi o dialoghi noiosi. Si affronta il tema della solitudine sociale e della disperazione senza rinunciare alla risata, raggiungendo equilibrio tra dolcezza e romanticismo senza intingere lo spettatore nella sterile melassa e nelle smancerie. Una perla rara, da vedere assolutamente.
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fede slevin
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martedì 21 aprile 2015
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un cast away dai risvolti sociali
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Kim Seung-geun, impiegato ditrutto economicamente e moralmente decide di farla finita buttandosi dal ponte di Seul nel sottostante fiume, ma l'"inetto", come viene etichettato sin dalle prime riprese, fallisce anche su questo piano e si ritrova naufrago su un isolotto verdeggiante. Incapace di nuotare e abbandonato dalla batteria del telefono dovrà ingegnarsi per crearsi una nuova vita lontano dalla "civiltà", disponendo unicamente dei rifiuti che la circostante metropoli gli regala generosamente ogni giorno. Il tutto, sotto l'occhio vigile di una ragazza "hikikomori" che, munita di una fotocamera dal potente teleobiettivo, riesce a trovare uno scopo alle sue giornate, così spente e prive di significato fino a quel momento.
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Kim Seung-geun, impiegato ditrutto economicamente e moralmente decide di farla finita buttandosi dal ponte di Seul nel sottostante fiume, ma l'"inetto", come viene etichettato sin dalle prime riprese, fallisce anche su questo piano e si ritrova naufrago su un isolotto verdeggiante. Incapace di nuotare e abbandonato dalla batteria del telefono dovrà ingegnarsi per crearsi una nuova vita lontano dalla "civiltà", disponendo unicamente dei rifiuti che la circostante metropoli gli regala generosamente ogni giorno. Il tutto, sotto l'occhio vigile di una ragazza "hikikomori" che, munita di una fotocamera dal potente teleobiettivo, riesce a trovare uno scopo alle sue giornate, così spente e prive di significato fino a quel momento.
Il film è una potente denuncia alla società coreana (ma non solo) e alla sua ossessiva, frustrante ricerca dell'esteriorità dove non conta chi sei ma come appari, dove il profitto viene prima di tutto e l'individualità viene osteggiata se non, addirittura, annichilita. Una società in cui non c'è posto per gli eterni secondi, dove si limitano le capacità dei singoli, facendoli chiudere in un'improduttiva insicurezza da cui il protagonista riesce ad evadere solo una volta lontano dal "sistema" aguzzando l'ingegno fino a stupirsi del nuovo "IO". In un contesto di questo tipo sorgono spontanee iniziative estreme come quella attuata della ragazza, la cui evoluzione psicologica avviene di pari passo con la trasformazione della propria stanza: prima così buia e chiusa (con tanto di porta serrata a simboleggiare la separazione netta dal mondo reale), poi la luce dalla finestra, l'uscita da quel loculo che usava come letto e la comparsa delle piantine di mais con cui Kim Jung-yeon decide di tornare alla vita, prendendosi cura di qualcos'altro fuori se stessa, su imitazione del compagno di isolamento (definito "alieno" proprio da una aliena(ta) come lei, a sancire un netto distacco che, in realtà, ne rivela tutti i lati in comune). Un film che scorre piacevole, pur con tutta la sua carica distruttrice di denuncia, capace di strappare un sorriso dalle situazioni grottesche che vengono a delinearsi, ma soprattutto capace di commuovere, nel porre l'accento su cose così scontate come un semplice piatto di spaghetti, ma che diventano, qui, un fortissimo simbolo di SPERANZA. E' questo, dunque, il vero tema della narrazione: la forza di guardare quella cravatta appesa a cappio al ramo dell'albero e dire "no, non è ancora finita", rinunciare alla consegna del fattorino per riuscire, almeno una volta nella vita, a realizzare i propri sogni, a "galleggiare" in quella dannata piscina (simbolo delle difficoltà della vita) senza ansimare e godersi infine l'agognata vittoria, con un sommesso, tenerissimo pianto. Un film che con una precisa ed attenta regia (e fotografia) riesce a far immedesimare lo spettatore, ora, nei panni dell'impacciatissimo Kim Seung-geun, ora, nel distaccato, ma sempre piu incuriosito sguardo della ragazza. Per concludere, non si può non citare il significato della tempesta che arriva come una sentenza, inesorabile, proprio quando tutto sembra aver trovato il giusto corso e riporta il protagonista nel fango, ricordandogli che è là che deve stare. Ma ancora una volta, ecco la speranza farsi largo sul bordo del precipizio e venire in soccorso di quelle due vite parallele destinate ad incontrarsi, a dispetto di ogni legge geometrica proprio a sancire che alla fine, la ruota gira e la felicità è dietro l'angolo. Poetico.
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larry141
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giovedì 17 luglio 2014
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un film comico.. ma non troppo!
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Ho poco spazio per spiegare quello che è per me questo film, anche se pochi aggettivi possono riassumerlo: fantastico e coinvolgente. Per quanto mi riguarda guardando questo film ho provato quasi la sua stessa gioia nel fare quelle semplici attività che oramai nessuno faceva più, ma che davano tante soddisfazioni. Questa era solo una introduzione, adesso inizio la recensione;
Ci troviamo a Seoul, nel sud della Korea, dove, appoggiato ad un ponte , troviamo un impiegato, a telefono e sentendo i propri debiti aumentati alle stelle ed essendo che aveva rotto perfino con la sua ragazza,si butta giù dal ponte, con scarso successo, iniziando quella che per lui sarà una avventura alla Robinson Crusoe, con la sola differenza che aveva la città a poche miglia.
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Ho poco spazio per spiegare quello che è per me questo film, anche se pochi aggettivi possono riassumerlo: fantastico e coinvolgente. Per quanto mi riguarda guardando questo film ho provato quasi la sua stessa gioia nel fare quelle semplici attività che oramai nessuno faceva più, ma che davano tante soddisfazioni. Questa era solo una introduzione, adesso inizio la recensione;
Ci troviamo a Seoul, nel sud della Korea, dove, appoggiato ad un ponte , troviamo un impiegato, a telefono e sentendo i propri debiti aumentati alle stelle ed essendo che aveva rotto perfino con la sua ragazza,si butta giù dal ponte, con scarso successo, iniziando quella che per lui sarà una avventura alla Robinson Crusoe, con la sola differenza che aveva la città a poche miglia... peccato non sappia nuotare! E quindi da questo punto vedremo il nostro eroe fare tentativi per la sopravvivenza, quando, all'improvviso, ci troviamo a vedere un'altra storia, quella di una ragazza che, al contrario è segregata volontariamente nella sua stanza seguendo un rigido schema.Scopriremo che questa ragazza vive grazie ai social network, nella quale non è lei, ma la persona che vorrebbe essere, e passa tutta la giornata a crearsi una vita virtuale sempre diversa dall'altra.Solo alla sera la vediamo fare qualcosa di diverso, infatti lei adora fare scatti alla luna con la sua reflex.Lei,infatti ama quel piccolo satellite, dove la solitudine non esiste e dove "Se la gravità è 1/6 di quella terrestre, allora anche la vita è più leggera".Ed è qui, con la macchina fotografica della ragazza che si intrecciano le storie, un pò come Cloud Atlas, ma in modo molto più lineare e godibile. Può sembrare che abbia detto troppo sul film,ma questi sono 20min di un capolavoro. Passando al lato tecnico del film posso dire che le musiche sono particolarmente belle e sempre adatte, gli ambienti (dalla stanza in soqquadro della ragazza, all'isola dove il povero impiegato è naufragato) sono resi in modo molto buono. Le riprese meritano un elogio,perchè sono semplici e sempre adeguate al tipo di scena.Ci tengo ancora a precisare che questo film non è un film comico, questo infatti ha un risvolto da film drammatico verso la fine. C'è da dire che poi le storie dei due personaggi si intrecciano in modo sublime, spingendo la ragazza ad avere un contatto più diretto con Kim, e spingendo quest'ultimo a voler tentare di tornare alla odiata città che l'aveva distrutto per incontrare quella ragazza.Tirando le somme.. beh cosa dire.. il regista Hae-Jun Lee ha saputo meravigliarmi creando un film mai noioso ma che nasconde dietro l'animo da film comico tanti significati; il fare qualcosa con le proprie mani è una cosa inestimabile, una libertà unica, il poter dire al mondo,alla modernità che noi siamo qui,che non abbiamo bisogno di mille tecnologie per sentirci vicini, che possiamo valere anche da soli, senza niente, senza carte di credito, senza soldi, ci basta la dedizione, la speranza. Io stesso pensavo di non essere in grado di recensire un film, ma l'ho fatto, e per quanto non sia un grande passo ora potrò dire: questa l'ho fatta da me, e potrò ricavarne soddisfazione vedendola pubblicata. La recensione termina qui, spero abbiate carpito il significato di questo fantastico film che consiglio a tutti.
Arrivederci e alla prossima recensione :)
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stefanocapasso
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mercoledì 19 febbraio 2014
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non si può rinunciare all'amore
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Sono tante le emozioni che suscita questa commedia surreale del coreano Hae-jun Lee. Tanti i temi che con delicatezza e originalità vengono portati alla luce. Certamente è l’amore quello che sta sopra tutti.
Due solitudini, un uomo e una donna con una identità fragile, condizionata e fortemente legata a quello che la società del consumo detta. Si trovano casualmente a dialogare a distanza e con metodi primitivi, il messaggio nella bottiglia, le scritte sulla sabbia.
Lui, Mr. Kim, naufrago su un’isola del fiume di Seul, dopo aver tentato il suicido buttandosi da un ponte; naufrago a poche decine di metri dai grattacieli, impossibilitato a muoversi perché non sa nuotare.
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Sono tante le emozioni che suscita questa commedia surreale del coreano Hae-jun Lee. Tanti i temi che con delicatezza e originalità vengono portati alla luce. Certamente è l’amore quello che sta sopra tutti.
Due solitudini, un uomo e una donna con una identità fragile, condizionata e fortemente legata a quello che la società del consumo detta. Si trovano casualmente a dialogare a distanza e con metodi primitivi, il messaggio nella bottiglia, le scritte sulla sabbia.
Lui, Mr. Kim, naufrago su un’isola del fiume di Seul, dopo aver tentato il suicido buttandosi da un ponte; naufrago a poche decine di metri dai grattacieli, impossibilitato a muoversi perché non sa nuotare. Lei, Ms.Kim chiusa da tre anni nella sua stanza in un mondo parallelo rigidamente organizzato in tempi e attività, che non ammette intrusioni altre se non quelle virtuali.
Dopo un inizio difficile Mr.Kim si adatta alla nuova situazione e comincia a conoscere un nuovo uomo: ritrova le proprie emozioni, e le sue abilità naturali che gli consentono di cavarsela bene in quelle condizioni estreme. Lei, che lo guarda da lontano, parallelamente segue un percorso analogo e questo crea tra i due un legame sempre più forte, anche se sono ancora due perfetti sconosciuti.
Quando dopo vari colpi di scena, lui viene riportato in citta, e i due rischiano di perdersi prima ancora di essersi incontrati, entrambi assumono la consapevolezza che si può sopravvivere ad ogni trasformazione, ci si può adattare ad ogni novità, ma non alla perdita dell’amore. Cosi lei rompendo l’isolamento esce di casa e corre a perdifiato per arrivare da lui prima che sia troppo tardi, raggiungendolo grazie alla sua tenacia e ad un colpo di fortuna.
Nel loro percorso evolutivo, dopo aver riscoperto l’amore per se stessi, riscoprendo le emozioni e le proprie abilità si puo accedere all’amore per l’altro.
Mi fa pensare all’incontro tra anime gemelle. L’incontro tra due anime che hanno percorso pienamente il loro percorso individuale che proprio per questo riescono a trovarsi.
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no_data
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venerdì 9 ottobre 2015
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filosofia
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Innamorata di questo film,visto e rivisto, mi ha sempre dato qualcosa in più per riflettere. E' un film che rispecchia la società coreana e, nello stesso tempo, il materialismo odierno. Un uomo che passa dalla depresione della modernità alla riscoperta del suo stato di natura, quasi ripercorrendo le stesse tappe evolutive storiche dell'uomo. Il film ha in sé una splendida filosofia: l'uomo che lavora per qualcosa che desidera e la ottiene con le proprie forze ama ciò che ottiene. Ormai,a questo proposito, la popolazione umana sta diventando cieca. E un film del genere non fa che aprire gli occhi! Splendido film, un misto fra tragedia e commedia
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