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shopgirl
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martedì 11 gennaio 2011
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dvd
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Qualcuno sa se è già uscito in dvd???
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doni64
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martedì 9 novembre 2010
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film...intenso
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Film drammatico interpretato in modo esemplare da attori noti e non.La trama e' interessante e coerente e nel complesso un film toccante per la sua drammaticita' e piu' che simpatico.Voto 7+
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francescol82
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lunedì 21 giugno 2010
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interessante
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L'ho trovato interessante ma senza troppe pretese, utile per sapere qualcosa di più su una sindrome di cui si parla poco. A tratti è un pò lento, bravi gli attori e musiche azzeccate. Finale forse un pò sbrigativo.
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alexportman80
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giovedì 10 giugno 2010
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dal sundance, un delizioso film ben interpretato
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Voto: 9. Ennesimo “bello & invisibile", su questo film avevo già letto diverse opinioni, molto positive quelle estere, ben più tiepide quelle nostrane. Le quali, come al solito, sono condite dalle solite espressioni “deja vu”, “strade già battute”, “niente di nuovo sotto il sole” (quale sole? Dalle mie parti ho visto molta più pioggia…). Tutti i pareri sono più che legittimi, ci mancherebbe, ma rimango sempre sconcertato che questo “aspetto”, ipotizzando sia vero, faccia perdere, da solo, tanti punti ad un film. Eppure se alla miriade di opere realizzate in Italia togliessimo certi temi (il precariato, le corna, gli adolescenti scemi…) penso non rimarrebbe molto, o no? Non è più importante trattare un qualsiasi tema, anche per la millesima volta, con uno sguardo nuovo, originale?
“Adam” narra di una coppia di ragazzi, Adam appunto e Beth, sui 30 anni, lui affetto da una forma di autismo (la sindrome di Asperger), lei una maestra d’asilo e scrittrice di favole per bambini.
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Voto: 9. Ennesimo “bello & invisibile", su questo film avevo già letto diverse opinioni, molto positive quelle estere, ben più tiepide quelle nostrane. Le quali, come al solito, sono condite dalle solite espressioni “deja vu”, “strade già battute”, “niente di nuovo sotto il sole” (quale sole? Dalle mie parti ho visto molta più pioggia…). Tutti i pareri sono più che legittimi, ci mancherebbe, ma rimango sempre sconcertato che questo “aspetto”, ipotizzando sia vero, faccia perdere, da solo, tanti punti ad un film. Eppure se alla miriade di opere realizzate in Italia togliessimo certi temi (il precariato, le corna, gli adolescenti scemi…) penso non rimarrebbe molto, o no? Non è più importante trattare un qualsiasi tema, anche per la millesima volta, con uno sguardo nuovo, originale?
“Adam” narra di una coppia di ragazzi, Adam appunto e Beth, sui 30 anni, lui affetto da una forma di autismo (la sindrome di Asperger), lei una maestra d’asilo e scrittrice di favole per bambini. Ma non risulta per nulla una pellicola furba, melensa o compiaciuta: la malattia non è trattata infatti come avviene in altri casi, quando prende il sopravvento la pietà per la difficile condizione in cui si ritrova la persona colpita. Non si tratta di un film su un malato di tale sindrome, piuttosto su un ragazzo molto timido, spesso silenzioso (ma non quando discerne sull’astronomia, una delle sue principali passioni) e, nei rari casi di loquacità, diretto e sincero. L’attenzione del regista, Max Mayer, al suo secondo lungometraggio, è focalizzata sull’incontro di questi due essere umani e su come evolve il loro rapporto, tra luci e ombre, passando attraverso momenti di tenerezze, malinconie e difficoltà. Si potrebbe erroneamente dire che si tratta una commedia leggera: in realtà, pur essendoci sequenze con dialoghi brillanti ed originali, non mancano i momenti di riflessione, mai superficiale: i due protagonisti sono ben tratteggiati ed interpretati in modo eccellente, mentre rimane un po’ più sullo sfondo la famiglia di lei (ma Peter Gallagher, nel ruolo del padre, è comunque efficace). Il risultato finale è comunque molto buono: il film, snello nei suoi 90 minuti o poco più, coinvolge, incanta, diverte ed emoziona: da ricordare, fra le altre, le sequenze dell’incontro tra Adam e Beth, del planetario casalingo, dei procioni nel parco (e successivo sviluppo), del “vetraio/astronomo”, della favola di Beth nel finale.
Molto convincente Hugh Dancy in questo ruolo, interpretazione che lascerà certamente un solco più profondo rispetto a quella in “I love shopping” (che sono riuscito ad evitare), anche se non era stato male neppure in “Il club di Jane Austen”. Adam è tratteggiato con delicatezza, senza alcun eccesso o patetismo.
E’ sempre stata molto brava, ma Rose Byrne, raggiunta la soglia dei 30 anni, sembra migliorare come il vino, in primo luogo a livello professionale ma anche con il surplus di un fascino sempre più irresistibile: anche perché i ruoli da lei scelti spesso non sono banali e non privi di rischi. La sua Beth è sì una ragazza vivace e piena di vita, ma in parte anche delusa e insicura: la relazione, terminata, con l’ex compagno non è facile da cancellare e questa difficoltà di lasciarsi andare fino in fondo è mostrata in modo molto accurato e mai retorico.
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