Revanche - Ti ucciderò

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Un film di Götz Spielmann. Con Johannes Krisch, Ursula Strauss, Andreas Lust, Irina Potapenko, Johannes Thanheiser.
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Titolo originale Revanche. Thriller, durata 121 min. - Austria 2008. - Fandango uscita venerdì 5 marzo 2010. MYMONETRO Revanche - Ti ucciderò * * * - - valutazione media: 3,39 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Non necessariamente noir.. Valutazione 3 stelle su cinque

di gadoraid


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giovedì 4 marzo 2010

Revanche è stato definito da più parti, anche autorevoli, un film “noir”, altre volte un poliziesco, altre volte addirittura un thriller o tutti e tre i generi contemporaneamente. Revanche non è però niente di tutto ciò o almeno potrebbe tingersi di noir ma rimane sostanzialmente un film drammatico. Il film noir, in particolare come sottogenere cinematografico di film giallo, nasce negli States negli anni quaranta e cinquanta. Oltre al tema di un'inchiesta ed all'ambientazione tipicamente cittadina, l'aggettivo noir (nero) fa riferimento alla cupezza di queste pellicole, sia per quel che riguarda il loro contenuto, sia per gli aspetti di carattere prettamente formale (forte uso del chiaroscuro, inquadrature distorte) che rimandano al cinema espressionista tedesco, contrasti che rappresentano simbolicamente il conflitto tra bene e male. Come anche per la letteratura noir, i personaggi di questo genere sono spesso figure oscure, ricurve sui loro tormenti con storie torbide come le loro coscienze. A differenza del giallo, nel noir si "lavora" per far trionfare la parte oscura che ogni personaggio porta dentro di sé. A questi personaggi si oppongono altre figure meno “buie” che, narrando spesso in prima persona le vicende, cercano di opporsi restando, a loro volta, in quelle stesse invischiati. La soluzione del crimine passa quasi in secondo piano. Il noir tende ad avere più un antieroe come protagonista, invece dell'eroe consolatorio del giallo. Ed è in questo ultimo senso che Revanche può essere considerato un noir e per la sua struggente fotografia espressionista, scarna, naturale. Revanche è la drammatica storia di “mezze persone”: la mezza puttana, il mezzo delinquente, il mezzo uomo-poliziotto, la mezza donna-moglie. Tutti alla ricerca dell’altra metà di se stessi, della metà più chiara di se stessi. L’unico uomo del film già completo è il vecchio contadino che, rimasto solo, riesce comunque a vivere del suo lento mondo, godendo nel morsicare la mela che cade e credendo in Dio e nel lavoro. Le mezze persone nel film crescono però tutte, la loro parte oscura, tanto cara al genere noir non vince. Anche la stessa prostituta, che da morta (e viene abbandonata non a caso nei pressi di un crocifisso) diventa il “mezzo” per la salvezza e redenzione di tutti gli altri protagonisti, beatificando pertanto anche se stessa. Non vi sono colpi di scena particolari, i dialoghi sono scarni, la regia tipicamente da scuola tedesca e oggettivamente statica (campi medi, macchina da presa troppo volte fissa), gli attori sono un po’freddi, impostati non particolarmente naturali (anch’essi tipicamente germanici). Nonostante ciò il film regge (anche se parlare di Oscar è però un tantino eccessivo) e in un certo modo ti rasserena dandoti la sensazione che alla fine dell’espiazione vi sia sempre la possibilità di una redenzione o almeno la possibilità di una serenità da ricercarsi anche in quei monotoni gesti quotidiani ben noti al mondo contadino. La pistola sempre scarica per tutto il film, viene sì caricata alla fine ma non viene usata. Viene gettata nelle acque purificatrici del lago. Peccato per il sottotitolo in italiano tipico di thriller di serie b “Ti ucciderò”: in questo film nessuno ha voluto o vuole uccidere nessuno!

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paola di giuseppe venerdì 5 marzo 2010
a ciascuno il suo
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Certo non è un noir all'americana, non per niente il regista non è stato costretto ad espatriare come Fritz Lang, ma le atmosfere del noir di stampo europeo le ha tutte, naturalmente cinquant'anni e più dopo, e questo fa la bella differenza.Tutta quella simbologia cristologica inoltre non credo abbia un peso determinante e non mi è sembrato che le acque del lago fossero cariche di prospettive purificatrici. Al contrario il film mi pare estremamente realista, nei tempi della ripresa, nei campi fissi, nell'assenza di sovrastrutture ideologiche. Come dire, la vita può essere anche questo, è il campo delle infinite possibilità e il caso assegna le parti.La parte oscura delle persone qui non cresce ma neanche mi sembra ci siano grandi prospettive salvifiche in giro. [+]

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